Un viaggio chiamato amore: differenze tra le versioni

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Si racconta la tormentata storia d'amore tra la scrittrice [[Sibilla Aleramo]] e il poeta [[Dino Campana]], soprattutto attraverso le loro lettere. Nel 1916 la poetessa Sibilla riceve delle lettere e delle poesie da Dino Campana, poeta sopra le righe, considerato come uno squilibrato nei circoli letterari di [[Firenze]]. Tuttavia ne resta affascinata e lo va a trovare nel suo villaggio sugli Appennini toscani, dove viene considerato "il matto", e immediatamente Sibilla si innamora di lui. Andati a vivere in una villa isolata, i due scrivono poesie insieme.
 
Il film si alterna tra sequenze di presente e passato, con vari flashback che alludono all'infanzia sofferta da Sibilla, con la madre instabile di mente, e il sottoposto Ulderico, che l'la importunò per diverse settimane, fino alla violenza sessuale, approfittando dello stato mentale di lei. L'idillio tra Sibilla e Dino si incrina, quando lei vede il male mentale che s'impossessa del poeta, costantemente incline a sbalzi d'umore, e a isterismi contro l'intellighentia fiorentina, accusata da Campana di ostacolare la sua ascesa letteraria in ogni modo. Dino arriverà ad insultare Sibilla anche per i suoi rapporti d'amicizia con Papini, Soffici, Prezzolini e altri intellettuali, ricordandole di come Soffici smarrì il suo manoscritto dei ''Canti Orfici'' che gli aveva inviato per un parere.
 
Dopo una lite, l'internamento e l'uscita dal manicomio, Dino torna a cercare Sibilla, e viene ospitato nella sua Villa. Ma presto il male si ripresenta, ha una violenta lite, e scappa di casa. Il film si chiude con una didascalia, che spiega come l'idillio tra i due poeti finì nel 1918l, quando Campana venne ricoverato nel Manicomio di Villa Castelpulci, fino alla morte nel 1932.