Roberto Farinacci: differenze tra le versioni
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==== Lo scontro con le amministrazioni socialiste ====
Ottenuto il controllo delle campagne Farinacci si rivolse alle città e il primo obiettivo divennero le amministrazioni socialiste, in particolare [[Cremona]] dove i socialisti avevano un'ampia maggioranza. L'attacco all'amministrazione socialista di Cremona fu preceduto da intimidazioni ai rappresentanti politici i quali erano così impossibilitati a svolgere le proprie funzioni e disertavano quindi l'aula<ref name=autogenerato26>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 407}}.</ref>. Il 3 luglio [[1922]], constatata l'assenza del [[Sindaci di Cremona|pro-sindaco]]
Non avendo ottenuto risposta, il 6 luglio [[1922]] le squadre d'azione, composte da circa un migliaio di squadristi<ref name=autogenerato26 />, occuparono la città: le forze dell'ordine, che pur avevano ordine di reprimere i moti altresì avevano esplicito divieto di ricorrere alle armi da fuoco e furono impossibilitate a reagire<ref name=autogenerato26 />. La camera del lavoro fu facilmente occupata, così come il [[Municipio (edificio)|Municipio]] e alcune abitazioni private come quella di [[Guido Miglioli]] che fu distrutta<ref name=autogenerato26 />. Farinacci si autoproclamò sindaco<ref name="autogenerato152"/> facendo issare sul balcone il gagliardetto fascista<ref name=autogenerato9 />. L'occupazione della città durò fino al 18 luglio quando gli squadristi, dietro un espresso ordine di Mussolini, si ritirarono<ref name=autogenerato36>{{cita|Roberto Vivarelli vol.III|p. 408}}.</ref>. L'amministrazione comunale fu commissariata dal prefetto<ref name=autogenerato31 /><ref name=autogenerato36 />. Nel giro di una settimana tutti gli amministratori pubblici della provincia di Cremona, sia socialisti, sia popolari decisero di dimettersi<ref name=autogenerato36 /><ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: ""In seguito ai fatti di Cremona, la federazione del Psi decise le dimissioni di massa di tutte le amministrazioni socialiste ancora in carica (35, ma pure le amministrazioni popolari avrebbero fatto altrettanto), paralizzando di fatto la vita politica locale}}.</ref>. Questa scelta dei socialisti e dei popolari nella [[provincia di Cremona]] fece guadagnare consensi al fascismo e fece poi fallire lo [[sciopero legalitario]] proclamato alcuni mesi dopo<ref>{{cita|Giuseppe Pardini|p. 85: In tale situazione lo sciopero generale legalitario indetto dall'Alleanza del Lavoro non trovò possibilità alcuna di riuscita, anzi il solo annuncio servì ancor più a guadagnare al fascismo settori sociali che non ritenevano più i partiti costituzionali idonei a garantire la governabilità del paese}}.</ref>.
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