Tabernella: differenze tra le versioni

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{{citazione|Narra la leggenda che in questo giorno, otto secoli fa il [[Papa Alessandro II|vescovo Anselmo]] discendeva dal colle di Monte San Quirico, paesetto sulla destra del [[Serchio]], a pochi passi da [[Lucca]], dov’era stato a consacrarne la [[Chiesa di San Quirico in Monte San Quirico|chiesa]]: e già si trovava sulla riva del fiume, quando ad un tratto vide venirsi incontro i legati romani, che gli recavano le insegne papali, e lo proclamavano Pontefice. Anselmo, a tale inaspettata novella, colmo di esultanza, si curvò ed empitesi ambe le mani di rena, la gettò al vento, promettendo altrettante indulgenze, quanti eran que’ granelli di sabbia, a tutti coloro che in tal giorno si fosser recati a visitar la chiesa di Monte San Quirico; e da questo fatto ebbe origine la festa che si celebra tutti gli anni lassù, col nome Tabernella. Ma per quanto strano e curioso, è un fatto, che le feste religiose, in cambio di eccitare alla pietà e alla devozione, come vorrebbero, dando occasione ai raduni, ai banchetti e agli spettacoli, finiscono col riuscire una cosa tutta affatto mondana. Ora ai Lucchesi, che si trovavan sempre storditi dal frastuono carnevalesco e che non s’erano ancor levati la voglia, non parve vero di coglier il pretesto da quella festa, per passare un altro giorno allegramente. E così coll’andar degli anni la prima Domenica di Quaresima doventò presso di noi, alla barba del calendario, l’ultima domenica di Carnevale: che da un’osteriuccia (in latino Taberna) sul ponte della Freddana (torrente che sbocca nel Serchio), dove anticamente tutti quelli che accorrevano alla festa di Monte San Quirico si adunavano e banchettavano, si chiamò Domenica della Tabernella.|{{Cita pubblicazione|autore=Giovanni Giannini|anno=1888|titolo=Il Carnevale nel contado lucchese|rivista=Archivio per lo studio delle tradizioni popolari|città=Palermo|curatore=Giuseppe Pitrè|volume=Volume 7}}}}
 
 
Cesare Salvi riporta in un articolo dello stesso anno:
{{citazione|[...] il Vescovo Anselmo recavasi a consacrare la chiesa di S. Quirico in Monticello (forse restaurata e ricostruita ad opera dei Religiosi Benedettini). Mentre pertanto, compiuta la sacra cerimonia, il Vescovo seguito dal suo clero e dai suoi famigliari scendeva dal monticello, s'imbatté, presso la riva del Serchio, in alcuni cavalieri che, incontratolo, s'inginocchairono davanti a lui. Quei cavalieri erano gli ambasciatori di Roma, i quali festosamente venivano ad annunziargli la sua gloriosa esaltazione al supremo governo della Chiesa. Il Vescovo Anselmo (illustre nella storia dei Papi col nome di Alessandro II), udita la fausta notizia, ne rese grazie al Signore e, raccolte nelle sue mani le arene del fiume, le disperse al vento dichiarando di concedere, in commemorazione di questo avvenimento, ai fedeli che in questo giorno memorabile avrebbero visitato la chiesa di S. Quirico, tante indulgenze per la salute dell'anima loro, quanti erano i granelli minuti di quell'arena."|{{Cita pubblicazione|autore=Cesare Salvi|anno=1888|titolo=La Tavernella|rivista=L'Esare|volume=Volume 60 anno II}}}}
 
In uno studio del 2004 di Luca Ricci si conclude che
{{citazione|[...]Questo è il fatto religioso che è all'origine della festa, la quale ha attirato per secoli sul colle di Monte S. Quirico un autentico pellegrinaggio di fedeli che venivano a lucrare l'indulgenza plenaria e, se soprattutto negli ultimi anni, essa ha assunto quasi la caratteristica di inopportuno prolungamento delle feste di carnevale, lo si deve al fatto che il radunarsi di una gran folla in giornata festiva comportava necessariamente che qualcuno provvedesse ad offrire cibarie dolciumi e bibite alle persone che, dopo aver assolto alla pratica religiosa, si disperdevano sul colle per riposarsi.
A ciò provvide per lungo tempo una piccola taverna che si trovava in località "Marinella" sul versante del colle che dalla chiesa scende alla Freddana: quel punto di ristoro era chiamato appunto Tavernella. Da qui anche il nome popolare della ricorrenza e, nell'espressione "''Andare alla Tavernella''", la gente comprendeva l'aspetto sacro e quello profano della festa, tanto che è diventato molto diffuso il detto: "''Nel dì della Tavernella si schicchera e si sfrittella''".|{{Cita pubblicazione|autore=Luca Ricci|città=Lucca|anno=2004|titolo=La chiesa di Monte San Quirico|rivista=Atti dell'Accademia lucchese delle Scienze, Lettere e Arti|volume=Seconda serie, Tomo XXXI}}}}
 
Altri studiosi suggeriscono che tale evento sarebbe avvenuto il [[9 marzo]] [[1063]], giorno della consacrazione della [[Chiesa di San Quirico in Monte San Quirico|chiesa di Monte San Quirico]] e data nella quale Anselmo, già eletto papa, ricevette finalmente la notizia che la sua nomina era stata legittimata anche dai suoi avversari e che poteva quindi rientrare a Roma<ref name=":0" />.