Nella terza e ultima fase, questo “ownership token” viene inoltrato a Google, accompagnato dalle motivazioni dell’utente per le quali il contenuto indicato andrebbe rimosso. Lo staff di Google sarebbe a questo punto in grado di decidere in base ai loro principi se cancellare effettivamente il contenuto - già sapendo che la richiesta è valida e legittima grazie a Oblivion.
I ricercatori comuni hanno notato che ci sono alcune limitazioni. Mancando un elemento umano, il software non sa decidere se un contenuto è ancora di pubblico interesse o meno, e quindi se effettivamente dovrebbe essere rimosso. In ogni caso, questo servirebbe a ridurre almeno in parte le richieste.<ref>{{Cita web|url = https://motherboard.vice.com/read/oblivion-is-the-software-that-could-automate-the-right-to-be-forgotten/|titolo= 'Oblivion' Is the Software That Could Automate the 'Right to Be Forgotten'}}</ref>
== Deindicizzazione Google: Garante ordina il delisting globale ==
Una svolta significativa si è verificata nel panorama della privacy e della sicurezza online: [https://www.workengo.it/deindicizzazione-google-garante-ordina-il-delisting-globale/ l'Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali italiana ha imposto a Google un delisting globale.]
Questo provvedimento permette alle persone di rimuovere i propri dati personali dai risultati di ricerca del motore di ricerca principale, offrendo un maggiore controllo sulle informazioni personali disseminate su Internet. Tale azione segna un passo avanti nell'adeguamento degli standard di privacy, conferendo agli utenti un potere precedentemente inesplorato sulla gestione delle proprie informazioni online.
La decisione del Garante della Privacy è emblematica per il settore dei diritti digitali, introducendo il diritto all'oblio su scala mondiale e obbligando Google a cancellare dai motori di ricerca, sia italiani che internazionali, i risultati contenenti informazioni private o sensibili. Il Garante ha chiarito che, in caso di mancata rimozione di contenuti illegali o dannosi, il motore di ricerca sarà ritenuto responsabile delle conseguenze. Questa misura, benché non vincolante legalmente, pone le basi per una regolamentazione globale del diritto all'oblio e della protezione della privacy online.
Il caso di Alhabib Sow, che ha portato a questa decisione, evidenzia la necessità di proteggere l'immagine personale degli individui dalle informazioni obsolete o irrilevanti. In risposta alla sua segnalazione, il Garante ha ordinato a Google di oscurare le informazioni non più pertinenti su scala globale, sottolineando l'importanza di una deindicizzazione che superi i confini nazionali.
L'articolo 17-bis del Codice privacy impone ai motori di ricerca la rimozione di link che conducono a contenuti illeciti o lesivi, estendendo l'obbligo di delisting a livello mondiale. Questo approccio garantisce che la cancellazione dei dati sia effettiva in ogni Paese, proteggendo la reputazione online degli individui su scala globale.
Per rimuovere informazioni personali da Google, è necessario presentare una richiesta di deindicizzazione, compilando un apposito modulo conforme al regolamento GDPR. Tuttavia, il processo non è sempre diretto e può richiedere l'intervento di professionisti per assicurare il rispetto del diritto all'oblio.
La decisione del Garante per la Protezione dei Dati Personali stabilisce un precedente cruciale per la tutela della privacy digitale, promuovendo un modello di gestione delle informazioni personale che rispetta la dignità e i diritti degli individui nell'era digitale.
== Note ==
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