Vangelo: differenze tra le versioni

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''Evangelo'' è il termine per tradurre il greco ''εὐαγγέλιον'' (lett. "buona notizia" o "lieta novella"). Indica come tale non tanto le varie composizioni, chiamate anch'esse ''vangeli'', ma il loro contenuto, il messaggio della [[redenzione (religione)|redenzione]] in [[Gesù Cristo]], quello che si ritrova nel [[Nuovo Testamento]] e che fa da base alla [[fede]] cristiana. Nel Nuovo Testamento, esso è dapprima la proclamazione stessa di Gesù della prossimità del [[Regno di Dio]], e poi la proclamazione dei suoi [[apostoli]] che nella sua vita, morte e risurrezione, il Regno di Dio è stato stabilito, e le modalità in cui la [[salvezza (religione)|salvezza]], il perdono dei [[peccato|peccati]], la risurrezione e la vita eterna sono offerti a coloro che lo accolgono con fede.
 
È solo più tardi che questo termine è stato usato nei primi scritti cristiani che narrano la storia di quell'unica manifestazione della "buona notizia" nella persona e nell'opera di Gesù Cristo. Già nel 160, infatti, [[Giustino (filosofo)|Giustino]], nella sua ''Prima apologia'', afferma che le memorie degli apostoli vengono chiamate Vangeli. È la prima testimonianza in cui si passa dal Vangelo come annuncio predicato al Vangelo come testo scritto<ref>cfr. [[Giustino Martire|Giustino]], ''Apologia Prima'', 66:,3, [[Clemente di Alessandria]], ''Stromata'' 3:,13</ref>.
La maggioranza degli studiosi concorda sull'esistenza di raccolte di detti o avvenimenti la cui stesura precede quella dei Vangeli canonici; lo stesso Vangelo di Luca, nella sua introduzione, cita la precedente esistenza di diversi resoconti dei fatti ("Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi")<ref>{{cita|Porter, 2004|p. 100}}.</ref> Il termine impiegato da Luca "διήγησις" (''diēgēsis'') è impiegato nel greco classico per indicare la narrativa storica{{efn|{{en}} Charles H. Talbert, ''Reading Luke: a literary and theological commentary'', Smyth & Helwys Publishing, Inc., 2002, ISBN 978-1-57312-393-8, p. 2 (3) ''What exactly is Luke? The prologue (1:,1–4) says it is a diegesis (account). The second-century rhetorician [[Elio Teone|Theon]] defines diegesis as "an expository account of things which happened or might have happened"''. Cicero (De Inv. 1.19.27)"}} Nel ''Nuovo Testamento'' tuttavia il termine "vangelo" non è normalmente impiegato per indicare i quattro testi canonici, anche se nei secoli una frase della [[seconda lettera ai Corinzi]] "Con lui abbiamo inviato pure il fratello che ha lode in tutte le Chiese a motivo del vangelo" (8:,18) è stata a volte interpretata come un riferimento all'evangelista Luca e all'opera tradizionalmente attribuitagli.<ref>{{cita|Fyvie Bruce, 1988|p. 383}}.</ref>
 
Il contesto dell'uso del sostantivo εὐαγγέλιον e il verbo relativo εὐαγγελίζω nel ''Nuovo Testamento'' è la traduzione greca della seconda parte della profezia del ''[[Libro di Isaia]]'' ({{Passo biblico|Is|40,9|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|52,7|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|60,6|libro=no}}; {{Passo biblico|Is|61,1|libro=no}}) che è citata molte volte o si fa allusione nel ''Nuovo Testamento'' (es. Marco 1:,3; Romani 10:,15; Luca 4:,17-21; Matteo 11:,5; Luca 7:,22).
 
Nella teologia [[Martin Lutero|luterana]] il termine Evangelo è usato per rappresentare la rivelazione del ''Nuovo Testamento in contrasto'' con [[Legge di Dio|la Legge]] (l'antica dispensazione).