Marmo di Carrara: differenze tra le versioni
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Dal [[V secolo]] l'attività estrattiva subì un periodo di stasi a seguito delle [[invasioni barbariche]]. Più tardi, con la maggiore diffusione del [[cristianesimo]], il marmo fu richiesto in grandi quantità per l'edificazione degli edifici religiosi e per il loro arredo interno. <br>La fervente attività delle cave si dovette soprattutto ai [[Maestri comacini]], a [[Nicola Pisano|Nicola]] e a [[Giovanni Pisano]], che lo utilizzarono per le loro opere nell'Italia centrale.
Gran parte delle cave erano di proprietà dei marchesi [[Malaspina]] che a loro volta le affittavano a famiglie di maestri di Carrara che gestivano sia l’estrazione sia il trasporto del prezioso materiale. Alcune di esse, come i Maffioli, i quali avevano in locazione alcune cave a nord di Carrara, nella zona di [[Torano (Carrara)|Torano]], o, negli anni ’90 del Quattrocento, Giovanni Pietro Buffa, che acquistava a credito il marmo da cavatori locali per poi rivenderlo sul mercato veneziano, furono in grado di
e della Certosa di Pavia}}</ref>. A partire dal XVI secolo, in questo florido commercio, si inserirono anche scalpellini-mercanti genovesi<ref>{{Cita libro|autore=Christiane Klapisch-Zuber|titolo=Les maitres du marbre : Carrare, 1300-1600|anno=1969|editore=J. Touzot|città=Paris|lingua=fr|p=192}}</ref>.
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