Bruno Contrada: differenze tra le versioni
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Il primo processo a suo carico, incominciato il 12 aprile [[1994]]<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/aprile/12/voci_veleni_processo_Contrada_co_0_9404123471.shtml|titolo=Voci e veleni al processo Contrada}}</ref>, si concluse il 19 gennaio [[1996]], quando, al termine di una requisitoria protrattasi per ventidue udienze, il pubblico ministero [[Antonio Ingroia]] chiese la condanna a dodici anni<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/gennaio/20/Contrada_tradi_polizia__co_0_960120095.shtml|titolo=Severa requisitoria del pm Ingroia: l'ex numero tre del Sisde "a totale disposizione di Cosa Nostra"}}, Corriere della Sera, Archivio</ref>. Il 5 aprile [[1996]] i giudici disposero dieci anni di reclusione e tre di libertà vigilata<ref>{{cita testo|url=http://archiviostorico.corriere.it/1996/aprile/06/Contrada_favoriva_boss_anni_co_0_9604062699.shtml|titolo="Contrada favoriva i boss": 10 anni}}</ref>.
Il giudice [[Antonino Caponnetto]] disse che ''«quando Contrada venne interrogato sull'omicidio [[Piersanti Mattarella|
L'allora [[Capo della polizia e direttore generale della pubblica sicurezza|Capo della Polizia]] [[Vincenzo Parisi]]<ref>{{Cita web |url=http://poliziadistato.it/articolo/1479-Vincenzo_Parisi |titolo=Vincenzo Parisi (Poliziadistato.it) |accesso=27 luglio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20090907145316/http://www.poliziadistato.it/articolo/1479-Vincenzo_Parisi |urlmorto=sì }}</ref> si prodigò invece per difendere l'indagato.<ref>''[[La Repubblica (quotidiano)|la Repubblica]]'' 27 dicembre 1992</ref> [[Antonino Caponnetto]] giudicò incauta la posizione assunta da Parisi.<ref>''[[La Stampa]]'' 28 dicembre 1992</ref> [[Luciano Violante]], nel frattempo divenuto presidente della [[Commissione
Secondo Mutolo, la mafia era un'organizzazione dalla spiccata natura [[anticomunista]], che aveva servito la causa atlantica sia portando voti alla [[Democrazia Cristiana]], sia contrastando con ogni mezzo le iniziative delle formazioni progressiste (l'esempio più famoso nella [[strage di Portella della Ginestra]]). Questa attitudine aveva come contropartita una sorta di tacita ''pax mafiosa'': per anni, lo Stato aveva evitato di combattere efficacemente contro quell'organizzazione criminale. A metà degli [[anni 1970]] qualcosa era cambiato, poiché la politica sembrava aver accantonato i progetti di colpo di Stato. Nel mutato scenario, si osava attaccare i vertici mafiosi avvalendosi dello strumento giuridico dell'[[associazione per delinquere]]. L'incriminazione per tale reato, in buona sostanza, esponeva i boss al rischio di essere coinvolti nella responsabilità per ogni misfatto importante che accadesse nei rispettivi "[[Mandamento (mafia)|mandamenti]]".<ref>De Lutiis, ''I servizi,'' op. cit., pag. 382</ref>
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