Bruno Contrada: differenze tra le versioni

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L'analisi mafiosa della situazione aveva naturalmente individuato dei soggetti responsabili: oltre al medesimo Contrada, [[Boris Giuliano]] e Tonino De Luca.<ref>{{Cita web |url=http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?___domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1661 |titolo=Polizia e Democrazia |accesso=27 luglio 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150426014258/http://www.poliziaedemocrazia.it/live/index.php?___domain=rubriche&action=articolo&idArticolo=1661 |urlmorto=sì }}</ref> Nei confronti di questi uomini dello Stato, secondo Mutolo, la mafia avrebbe adottato una strategia del bastone e della carota: prima il tentativo di minaccia/corruzione e in seguito l'omicidio.<ref>Vi sono diversi atti processuali da cui trapela che Contrada avrebbe tra l'altro ottenuto dal mafioso {{cita testo|url=http://www.brunocontrada.info/arresto.php|titolo=Angelo Graziano|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150428002342/http://www.brunocontrada.info/arresto.php }} la disponibilità di un appartamento in cui consumava appuntamenti galanti. La vicenda sarebbe strettamente collegata al [[1992#Dicembre|suicidio del magistrato Domenico Signorino]]. Si confronti De Lutiis, ''I servizi,'' op. cit., nota a pag. 582.</ref>
 
Mutolo sostiene di aver appreso da [[Rosario Riccobono]] che Contrada "era ormai passato a disposizione della mafia".<ref>Corte d'assise di Palermo, Sentenza contro Bruno Contrada, pag. 183</ref> Dalla medesima fonte, Mutolo sapeva che il primo mafioso di rango a stabilire un rapporto di amicizia con Contrada sarebbe stato [[Stefano Bontate]], avvalendosi dei buoni uffici prestati dal conte Arturo Cassina,<ref>{{cita testo|url=http://www.santosepolcro.sicilia.it/luogotenenza/index.html|titolo=Luogotenenza Italia Sicilia - Santo Sepolcro: Nel 1964 il conte Arturo Cassina ha voluto dare all'Ordine una signorile sede, dove riunirsi e svolgere attività culturale. ...|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20130315022709/http://www.santosepolcro.sicilia.it/luogotenenza/index.html }}</ref> una sorta di vicino di casa per il mafioso, nonché confratello del funzionario SISDE presso l'[[Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme|Ordine del Santo Sepolcro]].<ref name="ad">{{Cita web|url=https://www.antimafiaduemila.com/content/view/1610/78/|titolo=Tendenze attuali del fenomeno mafioso e problemi conseguenti|autore=Giovanni Falcone|sito=[[Antimafia Duemila]], {{!}} Fondatorefondatore [[Giorgio Bongiovanni]]|data=11 novembre 2007|lingua=it|accesso=21 luglio 2023}}</ref> Questa duplicità di relazioni risulta dalle carte processuali. L'Ordine del Santo Sepolcro confermò l'appartenenza dei due soggetti che abbiamo richiamato (d'altronde le liste di quella confraternita sono di pubblico dominio), ma smentì che avessero un rapporto personale. Al contrario, i magistrati ritennero non solo l'esistenza di questo contatto, ma anche una sorta di collaborazione piuttosto spinta tra Contrada e il nominato Riccobono, al punto che più volte il secondo sarebbe stato informato dal primo dei vari tentativi di catturarlo a opera della polizia,<ref name=ad/> il tutto attraverso l'avvocato Cristoforo Fileccia.<ref>{{Cita web|url=http://www.radioradicale.it/soggetti/16851/cristoforo-fileccia|titolo=Interventi di Cristoforo Fileccia|sito=Radio Radicale|lingua=it|accesso=21 luglio 2023}}</ref>
 
L'ex magistrato Gian Carlo Caselli sul caso Contrada ha osservato che: «Tutte le sentenze di condanna a suo carico concludono dicendo che l'imputato ha dato il contributo sistematico e consapevole sia alla conservazione sia al rafforzamento di Cosa Nostra. Ci sono state “soffiate” per consentire la fuga di latitanti in occasioni di imminenti operazioni di polizia. Tre volte in favore di Totò Riina e di altri due latitanti mafiosi nel 1981. Risulta che l’imputato si sia mosso con la Questura per far avere la patente a Stefano Bontate e a Michele Greco detto “Il Papa”. A monte delle soffiate c'erano amichevoli contatti con Bontate, Salvatore Inzerillo, Michele Greco e Salvatore Riina: tutti mafiosi ai vertici di Cosa Nostra. In sostanza, secondo un pentito, dire che Contrada era nelle mani di Cosa Nostra era come dire pane e pasta: tutti lo sapevano».