Viktor Janukovyč: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Knoxbot (discussione | contributi)
m clean up, replaced: Stati UnitiStati Uniti
Riga 77:
Il presidente [[Leonid Kučma]] nominò Viktor Janukovyč [[Primi ministri dell'Ucraina|primo ministro]] a seguito delle dimissioni di [[Anatolij Kinach]].<ref>[http://books.google.nl/books?id=B3bwDpegCCYC&pg=PA549&lpg=PA549&dq=Litvin+Gongadze&source=bl&ots=Eht135E3Fh&sig=SfmvXw3idF2EqNAx5hiGlqga8tk&hl=nl&ei=9vs1SuyOOoXJ-AbBn-SgDQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=3#PPA551,M1 Le nazioni dell'ex URSS verso il XXI secolo: gli stati europei e baltici nella transizione (pagina 556)] di Ian Jeffries, ISBN 0-415-25230-X, 9780415252300 (pubblicato nel 2004)</ref> Janukovyč iniziò il suo mandato il 21 novembre [[2002]] con una fiducia da parte della [[Verchovna Rada]] (il [[Parlamento]] nazionale) di 234 voti.<ref>{{cita web|lingua=ru|url=https://www.from-ua.com/politics/42a9194b28012/|titolo=Carriera politica di Janukovyč|accesso=13 giugno 2009 |sito=from-ua.com}}</ref> Con Janukovyč, il governo iniziò a prestare più attenzione alla riforma dell'industria del [[carbone]].
 
In politica estera, il governo di Janukovyč fu considerato politicamente vicino alla [[Russia]], anche se dichiarò il sostegno per l'accesso dell'[[Ucraina]] nell'[[Unione europea]]. Nonostante la coalizione parlamentare di Janukovyč non volesse l'ingresso dell'Ucraina nella [[NATO]], il governo acconsentì all'invio di truppe ucraine nella [[guerra in Iraq]] a sostegno della [[guerra al terrorismo]] intrapresa dagli [[Stati Uniti d'America|Stati Uniti]].
 
=== Campagna presidenziale del 2004 ===
Riga 112:
A novembre [[2013]] si verificarono una serie di proteste popolari contro il Presidente Janukovyč sfociate nella occupazione di [[Majdan Nezaležnosti|piazza Indipendenza]] a [[Kiev]] (già teatro della [[rivoluzione arancione]] del 2004) da parte di giovani pro-Europa dopo che il Presidente, data la critica situazione delle finanze pubbliche, aveva rifiutato di firmare un accordo di associazione dell'Ucraina all'Unione europea, in favore di un prestito russo (acquisto di titoli di stato per circa 15 miliardi di dollari) concesso dal Presidente Putin, che legava ancora di più il Paese alla Russia. Ulteriore motivo di protesta per la popolazione fu il rapido accrescimento di ricchezze che vide i figli ed i parenti prossimi di Janukovyč diventare miliardari, mentre l'economia del Paese s'indeboliva. Inoltre, alcuni comparti industriali ucraini erano stati delocalizzati in [[Russia]] e vasti territori agricoli venduti alla [[Cina]], Paese che inviava in Ucraina la propria manodopera, a discapito di quella locale, creando ampie sacche di disoccupazione e malcontento in aree rurali dell'Ucraina.Janukovyč avviò inoltre una riforma costituzionale per accrescere i poteri del presidente e consolidò la pratica di attribuire gli appalti statali solo ad aziende di membri della sua famiglia e degli oligarchi che lo sostenevano. Le altre imprese ucraine venivano sottoposte a procedimenti amministrativi e giudiziari fino a che l'oligarca proprietario non passava nella fazione parlamentare che sosteneva Janukovyč. Infine la corruzione riprese a dilagare nel Paese con un ruolo chiave giocato dalla polizia, che comminava multe ingiustificate di cui poi intascava i pagamenti, divenuta sempre più violenta nei confronti di qualsiasi forma di dissenso.<ref>{{Cita web|url=https://www.micromega.net/radici-conflitto-donbas/|titolo=Le radici del conflitto nel Donbas}}</ref> A gennaio 2014 gli scontri diventarono sempre più duri e violenti tra manifestanti e forze speciali. Si verificarono violenti attacchi della polizia alle barricate erette dai manifestanti in Piazza Indipendenza e l'occupazione del Municipio di Kiev e del Ministero dell'agricoltura, mentre il Parlamento votava dure leggi antiprotesta. Intanto le proteste dilagavano violente in tutto il Paese come a [[Leopoli]], città di confine con la [[Polonia]], dove il governatore dell'[[oblast' di Leopoli]] [[Olev Salo]] si dimise pubblicamente in piazza, minacciato dai manifestanti scesi in piazza che lo circondavano. Intanto Janukovyč rimosse il segretario aggiunto del Consiglio di sicurezza nazionale e di difesa dell'Ucraina, [[Vladimir Sivkovič]], e il sindaco di Kiev, [[Alexandre Popov]], ritenuti responsabili delle violenze. Il Presidente offrì la guida del Governo all'opposizione, dicendosi disponibile a nominare i capi della rivolta l'ex ministro degli esteri del governo Tymošenko [[Arsenij Jacenjuk]] e l'ex pugile [[Vitalij Klyčko]] come premier e vicepremier, ma l'accordo fu bocciato in quanto i manifestanti chiedevano, oltre a elezioni anticipate, le dimissioni immediate di Janukovyč. Il 25 gennaio violente proteste scoppiarono nuovamente con l'occupazione del Ministero dell'energia e di Casa Ucraina, che venne messa a ferro e fuoco. Il Presidente chiese al Parlamento di votare un'amnistia per tutti i manifestanti e l'abrogazione delle leggi antiprotesta, in cambio della fine alle violenze di piazza. Dopo il voto il primo ministro [[Mykola Azarov]], fedelissimo di Janukovyč, si dimise per facilitare la transizione.
 
A febbraio le rivolte diventarono sempre più sanguinose senza riuscire a trovare una mediazione tra il Presidente ed opposizioni. Forti cominciarono a essere le minacce da parte di [[ONU]], [[Unione europea]] e [[Stati Uniti d'America]] di dure sanzioni contro il Presidente, ritenuto responsabile delle violenze di piazza e della feroce repressione che continuava a godere ormai soltanto dell'appoggio dell'alleata Russia, che parlava di indebite pressioni straniere e tentativi di golpe. Il 18 febbraio le violenze dilagarono sanguinose con 28 morti, tra cui 7 poliziotti, e 335 feriti.
 
Il 20 febbraio fu il giorno più sanguinoso della protesta: venne posto in essere un vero e proprio assalto ai palazzi del potere e i manifestanti marciarono verso il Palazzo del Governo e del Parlamento. Si verificarono scontri armati tra dimostranti e polizia, molti agenti vennero bersagliati dal fuoco di cecchini rimasti ignoti<ref>{{cita web|url=https://www.bbc.com/news/world-europe-26866069|titolo=Ukraine crisis: What we know about the Kiev snipers|lingua=en|accesso=27 luglio 2022}}</ref>. A terra rimasero decine di persone uccise e centinaia di feriti. Simbolo del massacro resta il gesto di una giovane infermiera ucraina Olesja Žukovskaja che ferita gravemente<ref>[http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/02/21/ucraina-fonti-ospedaliere-al-fatto-it-linfermiera-ferita-della-croce-rossa-e-viva/889188/ Ucraina, ospedale al Fatto.it: "Infermiera fuori pericolo". E lei twitta: "Sono viva" - Il Fatto Quotidiano<!-- Titolo generato automaticamente -->]</ref> da un proiettile, twittò nello stesso momento «Я вмираю» ["Muoio"]<ref>{{Cita web|url=https://twitter.com/olesyazhukovska/status/436436294483591168|titolo=https://twitter.com/olesyazhukovska/status/436436294483591168|sito=Twitter|lingua=it|accesso=2022-04-09}}</ref>. La giovane infermiera, militante di un partito di estrema destra molto attivo negli scontri armati,<ref>{{Cita web|url=http://ilmanifesto.info/ucraina-linfermiera-e-viva-ed-e-nazista/|titolo=il manifesto|sito=ilmanifesto.info|accesso=2016-03-14}}</ref> è poi sopravvissuta. Dopo questo bagno di sangue, Janukovyč e i capi dell'opposizione arrivarono a un accordo che prevedeva elezioni anticipate e Governo di Unità Nazionale, nonché ritorno alla Costituzione del 2004, con sensibile limitazione dei poteri presidenziali. La condanna delle violenze da parte del Parlamento fu unanime.