Biennio rosso in Italia: differenze tra le versioni
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La radicalizzazione delle posizioni politiche socialiste polemiche con la guerra appena conclusa giocava inoltre a favore delle organizzazioni nazionaliste che si ersero a difesa della [[Armistizio di Villa Giusti|vittoria]] e a custodi dell'ordine<ref>{{Cita|Vivarelli, I|p. 357}}.</ref>. L'antisocialismo dei nazionalisti, ribattezzato [[anticomunismo|antibolscevismo]], che seppur avesse radici più lontane, trovò nuova linfa nell'ostilità dimostrata dai socialisti nei confronti della "Vittoria" di una Patria definita come un'"inganno borghese"<ref name="ReferenceA">{{Cita|Vivarelli, I|p. 358}}.</ref> rendendo presso i nazionalisti il concetto di patriottismo indissolubilmente legato a quello di antisocialismo<ref name="ReferenceA"/>.
Per tutto il 1918 e fino alla seconda metà di febbraio del 1919, a parte sporadiche polemiche antisocialiste, non vi fu un'effettiva contrapposizione
Le manifestazioni socialiste cominciarono a moltiplicarsi e alla polemica contro la guerra si aggiunse quella contro i "combattenti" e sempre più presente divenne l'esaltazione di [[Lenin]] e del [[bolscevismo]]<ref>{{Cita|Vivarelli, I|p. 361}}.</ref>. Tutto ciò, unitamente alla violenza verbale dei giornali socialisti e dell{{'}}''Avanti!'', con dichiarazioni di guerra allo "Stato borghese" mischiate all'esaltazione della [[Rivoluzione d'ottobre]], metteva in allarme gli organi dello Stato<ref>{{Cita|Vivarelli, I|p. 362}}.</ref>.
La contrapposizione tra socialisti e interventisti scoppiò violenta a Milano il 15 aprile 1919 dopo una giornata di scontri, che culminò nell'[[Assalto all'Avanti!|assalto squadrista all{{'}}''Avanti!'']] tra manifestanti del Partito Socialista e contromanifestanti, [[arditi]], futuristi (vicini agli anarchici) e i [[sansepolcristi]] dei neocostituiti [[Fasci italiani di combattimento]] che si fecero notare per la prima volta a livello nazionale<ref>{{Cita|Guerri|p. 70}}.</ref>.▼
▲La contrapposizione tra socialisti e interventisti scoppiò violenta a Milano il [[15 aprile]] [[1919]] dopo una giornata di scontri, che culminò nell'[[Assalto all'Avanti!|assalto squadrista all{{'}}''Avanti!'']] tra manifestanti del Partito Socialista e contromanifestanti, [[arditi]], futuristi (vicini agli anarchici) e i [[sansepolcristi]] dei neocostituiti [[Fasci italiani di combattimento]] che si fecero notare per la prima volta a livello nazionale<ref>{{Cita|Guerri|p. 70}}.</ref>.
A partire dalla primavera del 1919 si costituirono numerose associazioni patriottiche e studentesche, di reduci oppure nazionaliste, tutte accomunate dall'antisocialismo, le quali iniziano a manifestare, pubblicare riviste oppure a organizzare riunioni<ref>{{Cita|Vivarelli, I|p. 365}}.</ref>.
Alle associazioni combattentistiche antisocialiste, oltre alle formazioni più audaci e a carattere volontario degli [[arditi]], presero parte soprattutto reduci animati anch'essi da patriottismo che si sentivano offesi dalle offensive svalutazioni fatte dall{{'}}''Avanti!''<ref>«...l'antisocialismo trova ora schierati più vasti ambienti e ceti sociali, soprattutto esso raccoglie una parte cospicua delle forze combattentistiche, e non solo le più spregiudicate, le più audaci, gli amanti dell'avventura e della violenza, ma anche quella parte meno eccentrica e certo più numerosa, animata da un patriottismo sincero e spesso istintivo, nella quale quanto più era sentita la somma dei sacrifici e di dolori che la guerra era costata, tanto più se ne rivendicava il senso e il valore, di contro alla ingiuriosa svalutazione dei socialisti.» {{Cita|Vivarelli, I|pp. 365-366}}.</ref><ref>«Va sottolineato che l'atteggiamento dei socialisti nei confronti della guerra, di cui si facevano strumento di illustrazione e divulgazione le vignette di Scalarini, provocava profondo risentimento pur in chi più amaramente avvertiva la delusione patita dalle idealità e dalle speranze che avevano animato i combattenti, e riconosceva quindi l'inganno della guerra.» {{Cita|Vivarelli, I|p. 366n}}.</ref>.
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