Conoscenza: differenze tra le versioni
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
M7 (discussione | contributi) m Annullata la modifica di 87.0.102.89 (discussione), riportata alla versione precedente di Adert Etichetta: Rollback |
Bot: sostituisco Kant_foto.jpg con File:Immanuel_Kant_-_Gemaelde_2.jpg (da CommonsDelinker per: File renamed: Criterion 3 (obvious error)). |
||
Riga 77:
==== Leibniz e Kant ====
[[File:Immanuel Kant
L'empirismo così espresso venne criticato dapprima da [[Leibniz]], il quale riaffermò che la conoscenza non è un mero processo meccanico: in noi sono già presenti dei concetti latenti, che l'esperienza può risvegliare, ma non creare dal nulla.<ref>«Il nostro egregio autore [J. Locke] sembra invece affermare che in noi non c'è nulla di virtuale e di cui non abbiamo sempre un'[[appercezione]] attuale. Ma egli non può sostenere ciò fino in fondo, perché altrimenti la sua opinione sarebbe troppo paradossale, in quanto le abitudini acquisite e gli stessi contenuti della nostra memoria non sono sempre appercepiti e non vengono sempre in nostro soccorso quando ne abbiamo bisogno, benché spesso noi li ricollochiamo agevolmente nello spirito quando una pur leggera occasione ce li faccia ricordare, come il semplice inizio ci fa ricordare tutta una canzone» (G. W. Leibniz, ''Nuovi saggi sull'intelletto umano'', prefazione, in ''Scritti filosofici'', vol. II, UTET, Torino, 1967, pagg. 171-172).</ref> Leibniz si espresse così a favore dell'[[innatismo]] delle idee, ma contestò anche [[Cartesio]], secondo cui esistevano solo quelle idee di cui si ha una conoscenza chiara e oggettiva, deducibili ''a priori'' dalla ragione: per Leibniz, invece, esistono anche pensieri di cui non si ha coscienza, e che agiscono a un livello [[inconscio]]. Ci sono cioè varie gradazioni della conoscenza, da quella più oscura fino a quella più distinta, che è l'"appercezione" di me o [[autocoscienza]].<ref>Leibniz, ''Monadologia'', in ''Scritti filosofici'', a cura di D. O. Bianca, UTET, Torino, 1967.</ref>
|