Denis Diderot: differenze tra le versioni

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{{Doppia immagine verticale|right|Louis-Michel van Loo 001.jpg|Denis Diderot signature.svg|230|Denis Diderot, [[1767]], ritratto da [[Louis-Michel van Loo]].|[[Firma]]}}
{{Bio
|Nome = Denis
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}}
 
AmicoEra amico e collaboratore di [[Voltaire]] e del [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], col quale scrisse numerose opere anonime di intonazione antireligiosa e [[anticlericale]].<ref name="Fusaro3">{{cita web|url=http://www.filosofico.net/diderot.htm|autore=[[Diego Fusaro]] (a cura di)|titolo=Denis Diderot|accesso=30 dicembre 2013}}</ref>
 
Fu promotore, direttore editoriale ed editore dell{{'}}''[[Encyclopédie]]'', avvalendosi inizialmente dell'importante collaborazione di [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alembert]], che però alle prime difficoltà con la censura (dopo la condanna del testo ''De l'esprit'' di [[Helvétius]], anch'egli collaboratore) si ritirerà.
 
Sarà Diderot, dirigendo l'opera e scrivendo circa 50005&nbsp;000 voci, spesso anonime, che porterà avanti l'impresa quasi da solo, grazie a vari finanziamenti,<ref>Nel numero delle voci compilate per l'Encyclopédie, Diderot sarà superato da [[Louis de Jaucourt]] che, tra il [[1759]] e il [[1765]], scrisse volontariamente e senza alcun compenso più di 1700017&nbsp;000 voci ossia circa il 25% dell'intera enciclopedia; ciò ne fece il più prolifico tra i suoi colleghi enciclopedisti che lo soprannominarono ''l'esclave de l'Encyclopédie'', lo schiavo dell{{'}}''Encyclopédie'' ([http://www.persee.fr/web/revues/home/prescript/article/rde_0769-0886_1989_num_7_1_1036 Cfr. Frank A. Kafker: ''Notices sur les auteurs des dix-sept volumes de « discours » de l'Encyclopédie. Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie''. 1989, Volume 7, Numéro 7, p.&nbsp;144].</ref><ref>Madeleine Pinault, ''L'Encyclopédie'', Paris, PUF, coll. Que sais-je ?, 1993, p. 54.</ref> sino all'uscita degli ultimi volumi nel [[1772]].
 
Oltre al colossale lavoro enciclopedico e alle pubblicazioni anonime per aggirare la censura, Diderot scrisse numerose opere filosofiche e teatrali, romanzi, articoli e saggi su disparati argomenti, occupandosi di arte, storia, politica e società.<ref name="Cronologia2">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie: Denis Diderot Biographie|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
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===Origini familiari e formazione===
[[File:Didier Diderot.jpg|thumb|upright=0.8|Didier Diderot, il padre di Denis]]
La famiglia, borghese e cattolica, relativamente benestante, avrebbe voluto avviarlo alla carriera ecclesiastica o a quella giuridica, ma il giovane Denis non pareva interessato né all'una né all'altra.<ref name="Cronologia2"/> Il padre era Didier Diderot<ref name="Didier">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Didier+Diderot.html ''Didier Diderot''].</ref>, fabbricante di coltelli e ferri chirurgici<ref>Jean-Pierre Martin, Instrumentation chirurgicale en France. Des origines au XIXe siècle, Éditions L'Harmattan, 2013 (lire en ligne [archive]), p. 116</ref>, sposato adcon Angélique Vigneron.<ref name="Vigneron">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Ang%C3%A9lique+Diderot+Sr.html ''Angelique Diderot Sr.''].</ref><ref name="Cronjacq3">{{cita|Introduzione a ''Jacques il fatalista'' di Diderot|Introduzione e cronologia (a cura di P. Bianconi)|Jacques}}.</ref> Denis portava il nome del nonno. Aveva due fratelli: Didier-Pierre, poi sacerdote e canonico della cattedrale di Langres e Angélique che, diventata suora, morirà giovane in convento, probabilmente suicida: una tragica figura che Diderot riprenderà nel romanzo ''[[La monaca]]''.<ref>Jacques Floch, Denis Diderot, le bonheur en plus, Éditions de l'Atelier, 1991 (lire en ligne [archive]), p. 12.</ref><ref>Marcel Louis, ''Le frère de Diderot : Didier-Pierre Diderot : chanoine de la cathédrale et grand archidiacre du diocèse, fondateur des écoles chrétiennes de Langres'', Paris, Champion, 1913 (disp. à la Bibliothèque nationale de France).</ref> Dopo aver studiato presso il collegio [[Compagnia di Gesù|gesuita]] della città natale, e aver effettuato anche la [[tonsura]] (il rito del taglio di capelli per entrare nell'ordine), lasciò la vita clericale contro la volontà paterna, e si trasferì a [[Parigi]] per iscriversi all'[[Università]], dove ottenne il [[Maturità francese|baccalaureato]]. Ne uscì nel [[1732]], con il titolo di ''[[magister artium]]'', una laurea abbastanza generica e quindi relativamente carente per una specializzazione professionale.<ref name="Fusaro3" /><ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
=== L'attività letteraria e filosofica ===
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[[File:AduC 003 Diderot (1713-1784).jpg|thumb|upright=0.9|Stampa raffigurante Diderot]]
 
Fu anche scrivano pubblico e precettore, frequentando, come molti altri giovani anticonformisti, i [[salotto letterario|salotti]] e i [[caffè letterari]] in cui circolavano le idee illuministiche e [[Libertinismo|libertine]]. Il suo spirito vulcanico e decisionista doveva farne un leader del movimento illuminista<ref name="Fusaro3"/> e non a caso è di questo periodo la segnalazione alla polizia, che nel [[1748]] lo schederà come "giovane pericoloso" per le sue idee blasfeme e contro la religione.<ref name="Cronologia5">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Denis Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref><ref name="Cronjacq4">{{cita|Introduzione a ''Jacques il fatalista'' di Diderot|Introduzione, biografia e cronologia (a cura di P. Bianconi)|Jacques}}.</ref>
 
A Parigi conobbe, nel [[1742]], un altro provinciale come lui, il ginevrino [[Jean-Jacques Rousseau]], con cui costruì un intenso quanto burrascoso rapporto. Il sodalizio tra alti e bassi si romperà a un certo punto perché Rousseau si sentì "tradito" dagli amici illuministi che non condividevano le sue idee e i suoi atteggiamenti.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/> Dal 1742 al 1745 traduce dall'inglese il ''Dizionario medico'' di [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref>{{cita|Noetico|59}}.</ref> Nel 1745 incontrò per la prima volta [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]; nello stesso anno tradusse il ''[[Saggio sulla virtù e sul merito]]'' di [[Anthony Ashley Cooper (III conte di Shaftesbury)|Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury]], del quale ammirò le idee di [[tolleranza]] e di libertà. In seguito, assieme agli scrittori e traduttori [[François-Vincent Toussaint]] e a [[Marc-Antoine Eidous]], lavorò alla versione francese del ''Dictionnaire universel de medicine'' ([[Parigi]] 1746-1748) del medico inglese [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref name="Cronologia6">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
Dal [[1742]] al [[1745]] traduce dall'inglese il ''Dizionario medico'' di [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref>{{cita|Noetico|59}}.</ref>
Nel [[1745]] incontrò per la prima volta [[Étienne Bonnot de Condillac|Condillac]]; nello stesso anno tradusse il ''[[Saggio sulla virtù e sul merito]]'' di [[Anthony Ashley Cooper (III conte di Shaftesbury)|Anthony Ashley Cooper, III conte di Shaftesbury]], del quale ammirò le idee di [[tolleranza]] e di libertà. In seguito, assieme agli scrittori e traduttori [[François-Vincent Toussaint]] e a [[Marc-Antoine Eidous]], lavorò alla versione francese del ''Dictionnaire universel de medicine'' ([[Parigi]] [[1746]]-[[1748]]) del medico inglese [[Robert James (medico)|Robert James]].<ref name="Cronologia6">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
 
Risentono di questi rapporti culturali i suoi ''Pensées philosophiques'' (''[[Pensieri filosofici]]'') del [[1746]], di intonazione [[deista]], ''[[La sufficienza della religione naturale]]'' e ''[[La passeggiata dello scettico]]'' del [[1747]]; tutte opere aspramente critiche verso la [[superstizione]] e l'intolleranza.<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/> Il [[Parlamento francese (Ancien Régime)|Parlamento di Parigi]] condannò i ''Pensieri'', pubblicati anonimo, a [[rogo di libri|essere bruciati]].<ref name="Cronologia2"/> Risalgono al 1748 il romanzo [[Libertinismo|libertino]] ''[[I gioielli indiscreti]]'' e al 1749 la ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono]]'' di intonazione [[sensismo|sensista]] e [[materialismo|materialista]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Fusaro4">{{cita web|url=http://www.filosofico.net/diderot.htm|autore=[[Diego Fusaro]]|titolo=Denis Diderot: vita e filosofia|accesso=30 dicembre 2013}}</ref>
Il [[Parlamento francese (Ancien Régime)|Parlamento di Parigi]] condannò i ''Pensieri'', pubblicati anonimo, ad [[rogo di libri|essere bruciati]].<ref name="Cronologia2"/>
Risalgono al [[1748]] il romanzo [[Libertinismo|libertino]] ''[[I gioielli indiscreti]]'' e al [[1749]] la ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono]]'' di intonazione [[sensismo|sensista]] e [[materialismo|materialista]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Fusaro4">{{cita web|url=http://www.filosofico.net/diderot.htm|autore=[[Diego Fusaro]]|titolo=Denis Diderot: vita e filosofia|accesso=30 dicembre 2013}}</ref>
 
Già questa prima rassegna di titoli, a cui vanno aggiunti anche alcuni saggi di [[matematica]], lascia intravedere due caratteristiche fondamentali della personalità intellettuale del filosofo, vale a dire la vastità dei suoi interessi - che spaziarono dalla [[filosofia]] alla [[biologia]], dall'[[estetica]] alla [[letteratura]] - e la flessibilità dei generi di scrittura da lui praticati, particolarmente congeniale al carattere mobile, aperto e dialogico del suo [[pensiero]], nonché la sua propensione alla catalogazione dei vari rami del sapere.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
In questo periodo, con l'editore [[André Le Breton]], comincia a prendere forma il progetto dell'Encyclopédie. Diderot frequenta il salottesalotto di [[Marie-Thérèse Rodet Geoffrin|madame Geoffrin]], assieme a [[Voltaire]] e [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alembert]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
===L'arresto e la prigionia a Vincennes===
Incarcerato nel [[castello di Vincennes]] per la ''[[Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono]]'', un vero e proprio manifesto dell'[[ateismo]], dove Diderot aveva fra l'altro ripreso alcuni passi degli scritti del prete-ateo [[Jean Meslier]] ([[1664]]-[[1729]]), poi pubblicati e revisionati da [[Voltaire]], trascorrerà centotré giorni di prigionia piuttosto blanda (grazie a [[Émilie du Châtelet|Madame du Châtelet]], la compagna di Voltaire, che era parente del direttore del carcere, ebbe anche dei permessi di uscita), dal 22 luglio al 3 novembre [[1749]]<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2"/>. Oltre che per la ''Lettera'', fu arrestato anche come sospetto di aver scritto un "noto [[romanzo libertino]]" e cioè ''[[Thérèse philosophe]]'', solitamente attribuito a [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]] o altri (si veda anche il [[#Diderot e il libertinismo|paragrafo sul rapporto col libertinismo]]). Nello stesso anno ([[1748]]) aveva dato alle stampe un altro romanzo libertino e filosofico, anonimo, dal titolo ''[[I gioielli indiscreti]]''.
[[File:Encyclopedie de D'Alembert et Diderot - Premiere Page - ENC 1-NA5.jpg|thumb|upright|Copertina dell{{'}} ''Encyclopédie''.]]
La ''Lettera sui ciechi'' sarà invece inviata anche a Voltaire, che l'apprezzerà, pur non condividendo la tendenza materialista di Diderot.<ref name="cita-Noetico-60-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|60}}.</ref> Diderot fu liberato dopo aver firmato una "lettera di sottomissione"<ref>''Enciclopedia Garzanti di Filosofia'' alla voce corrispondente.</ref> e anche per le intercessioni di alcuni amici presso le autorità di sicurezza (e con tutta probabilità per l'influenza della favorita del re [[Luigi XV]], [[madame de Pompadour]], amica personale di Diderot e Voltaire<ref>Indro Montanelli, Roberto Gervaso, ''L'Italia del Settecento'', Rizzoli, Milano, 1971., p. 423</ref>); dovette però restare per un periodo in [[libertà condizionale|libertà vigilata]].<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
Cercherà anche di attribuire i ''Pensieri'' alla sua amica ed ex amante Madame de Puisieux, ma poi dovette ammettere di averli scritti e promettere per iscritto di non scrivere più «contro la religione e la morale»<ref name="Cronjacq3"/>; da allora, per molto tempo, si limitò ada esporre gli argomenti più pericolosi del suo pensiero velatamente o in maniera superficiale o ricorrendo ada inserirli nelle voci dell'Enciclopedia meno sospette. In seguito pubblicherà solo in forma anonima o sotto pseudonimi gli articoli più scomodi, oppure parteciperà con altri come [[Jacques-André Naigeon]] (costui era un' artista e scultore inizialmente coinvolto in articoli tecnici dell'Enciclopedia, in seguito instancabile propagatore di scritti antireligiosi) alla curatela delle [[#L'enciclopedia e il circolo del barone d'Holbach|opere materialistiche sotto pseudonimi]] del [[barone d'Holbach]].<ref>''Enciclopedia Garzanti..., ibidem.''</ref>
 
Si racconta che mentre andava a trovare Diderot in prigione a piedi, durante questo periodo, Rousseau ebbe l'idea della sua prima opera, il ''[[Discorso sulle scienze e le arti]]'', che rimarrà legata nell'aneddotica a questa particolare circostanza.<ref name="Cronologia2"/><ref>Franck Salaün (a cura di), ''Diderot Rousseau: un entretien à distance [colloque]'', Desjonquères, 2006 ISBN 2-84321-082-8 citato da Nathalie Kremer, "Les frères ennemis"</ref> Nello stesso anno, dopo 14 anni, Diderot si riappacificò col padre che aveva condannato la sua vita giovanile spregiudicata e gli aveva tolto una modesta pensione di sopravvivenza.<ref name="Cronjacq3"/>
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=== Il matrimonio e la relazione con Volland ===
[[File:Denis Diderot - Alix - Vanloo.png|thumb|left|upright=0.8|Pierre-Marie Alix, ritratto di Diderot da un disegno di Van Loo]]
La vita privata di Diderot fu intensa e libera, focalizzata intorno a centri affettivi di grande importanza come la famiglia. Sposatosi nel [[1743]] con la [[camicia]]ia [[Antoinette Champion]] ([[1710]]-[[1796]]) detta ''Nanette''<ref name="Antoinette">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Antoinette+Champion.html ''Antoinette Champion''].</ref>, che si rivelerà un'ottima amministratrice dell'economia domestica, ed ebbe dal matrimonio quattro figli, dei quali gli sopravvisse solo l'amatissima figlia quartogenita Marie-Angélique<ref name="Angelique">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Marie-Ang%C3%A9lique+Diderot.html ''Marie-Angélique Diderot de Vandeul''].</ref> ([[1753]]-[[1824]]), chiamata col nome della madre e della sorella di Diderot; i tre figli nati in precedenza, la primogenita chiamata anch'essa Angélique in onore della nonna, e i due maschi, François-Jacques-Denis e Denis-Laurent, morirono tutti pochi mesi dopo la nascita.<ref name="Cronologia4"/> Il padre Didier era fortemente contrario al matrimonio, e minacciò di diseredarlo (si rinconciliarono solo grazie alla mediazione di Antoinette stessa) se non si fosse fatto [[abate]], come lui voleva. Riuscì con uno stratagemma a far rinchiudere il trentenne Diderot nel convento locale, per impedirne il matrimonio, ma lui fuggì dalla finestra e andò alla cerimonia.<ref>{{cita|Noetico|58}}.</ref>
 
A partire dal [[1756]] ebbe con l'amica e amante [[Sophie Volland]]<ref name=Fusaro3/><ref name="Sophie">[http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Sophie+Volland.html ''Sophie Volland''].</ref><ref>Louise Henriette Volland, soprannominata, da Diderot stesso, "Sophie" (dal greco "sapienza"). La relazione con Sophie Volland è il tema del romanzo ''Die Philosophin'' di [[Peter Prange]], tradotto in italiano con il poco adatto titolo: ''Il filosofo e la [[Libertinismo|libertina]]'', Mondadori 2006. ISBN 88-04-56227-7. Il romanzo presenta anche notevoli parti di fantasia, soprattutto per quanto riguarda la biografia di Sophie.</ref> una relazione sentimentale e intellettuale della quale ci resta un [[epistolario]] biografico, letterario e storico di grande valore.<ref name="Cronjacq4"/><ref name="Cronologia4"/><ref>{{cita web|url=http://archiviostorico.corriere.it/1994/luglio/16/passato_presente_nelle_lettere_Diderot_co_0_940716087.shtml|titolo=Il passato e il presente nelle opere di Diderot <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|lingua= |data= |accesso= }}</ref> Il rapporto amoroso con Sophie, una donna molto diversa sia dall'amante Madeleine de Puisieux ([[1720]]-[[1798]]) - una scrittrice moralista e femminista che Diderot aveva incontrato nel 1745 - chesia dalla moglie Antoinette - di livello inferiore come istruzione e interessata, più che al perseguimento degli ideali, alle faccende pratiche dell'esistenza che assicurassero una vita agiata (al punto che in età avanzata lo scrittore diceva che Nanette "inveiva tutto il giorno"<ref>Claudio Guidi, ''Le donne all'ombra dell'Encyclopédie. D'Alembert, Diderot, Helvétius e Rousseau: come complicarsi la vita familiare'', Il Nuovo Melangolo 2019.</ref>) - fu molto importante per Diderot, che scoprì il vero sentimento dell'amore e trovò in lei una confidente e consigliera che gli fu vicina per tutta la vita.<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|65}}.</ref> Di Sophie non è rimasto alcun ritratto, ma solo alcune notazioni che dicono che portava gli occhiali e che aveva «la menotte sèche», delle "manucce magre" («Je baise votre front, vos yeux, votre bouche et votre menotte sèche qui me plaît tout autant qu'une potelée...») e che era dotata di un'accurata cultura scientifica e filosofica che destò l'ammirazione di Diderot.<ref>Otis Fellows, ''Diderot Studies'', Librairie Droz, 1971 p. 73.</ref>
 
=== L'enciclopedia e il circolo del barone d'Holbach ===
{{Citazione|Mi rappresento il vasto recinto delle scienze come una grande estensione di terreno disseminato di luoghi oscuri e illuminati. Lo scopo delle nostre fatiche deve essere quello di estendere i confini dei luoghi illuminati, oppure di moltiplicare sul terreno i centri di luce. L'un compito è proprio del genio che crea, l'altro della perspicacia che perfeziona. |D. Diderot, ''Interpretazione della natura''<ref>Edizione a cura di P.Omodeo, Roma, Editori Riuniti 1995, p.36; in edizione a cura di Paolo Ruffili: {{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 54, XIV|Interpretazione}}</ref>}}
[[File:Langres - Denis Diderot.jpg|upright=0.7|thumb|Statua di Diderot a [[Langres]].]]
Dal [[1745]] Diderot fu coinvolto attivamente nell'ambizioso progetto dell{{'}}''Encyclopédie''<ref name="Cronologia2"/>, di cui diverrà due anni dopo direttore, con d'Alembert condirettore per la parte matematica.<ref name="Cronjacq3"/> L'editore [[André Le Breton]] e i suoi tre soci in affari, David, Durand e Briasson, ottennero un privilegio reale di venti anni per pubblicare un Dizionario Universale delle Arti e delle Scienze, tradotto dalla ''[[Cyclopaedia]]'' dell'inglese [[Ephraim Chambers]]. La direzione editoriale venne affidata all'abate [[Jean Paul de Gua de Malves|Gua de Malves]], dell'[[Accademia delle scienze francese|Accademia delle Scienze]]. Tra i collaboratori vennero scelti Diderot e d'Alembert. Nell'ottobre del 1747, Gua de Malves abbandonò l'incarico a favore di Diderot e d'Alembert, nominato condirettore.<ref name="CronEnc">[http://classes.bnf.fr/dossitsm/fabrency.htm#1746 Cronologia dell'Encyclopedie].</ref>
L'editore [[André Le Breton]] e i suoi tre soci in affari, David, Durand e Briasson, ottennero un privilegio reale di 20 anni per pubblicare un Dizionario Universale delle Arti e delle Scienze, tradotto dalla ''[[Cyclopaedia]]'' dell'inglese [[Ephraim Chambers]]. La direzione editoriale venne affidata all'abate [[Jean Paul de Gua de Malves|Gua de Malves]], dell'[[Accademia delle scienze francese|Accademia delle Scienze]]. Tra i collaboratori vennero scelti Diderot e d'Alembert. Nell'ottobre del [[1747]], Gua de Malves abbandonò l'incarico a favore di Diderot e d'Alembert, nominato condirettore.<ref name=CronEnc>[http://classes.bnf.fr/dossitsm/fabrency.htm#1746 Cronologia dell'Encyclopedie]</ref>
[[File:Alembert.jpg|thumb|left|160px|Jean Le Rond d'Alembert]]
 
Di quest'opera, che lo occuperà instancabilmente per il successivo ventennio, Diderot sarà il più infaticabile artefice: egli scorgeva in essa un'irrinunciabile battaglia politica e culturale che sostenne pressoché da solo, dopo la [[defezione]] di [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|Jean d'Alembert]] nel [[1759]], a causa della persecuzione dei ''philosophes'' dovuta alla sentenza di condanna contro ''L'esprit'' di [[Helvétius]].<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronjacq3"/> Per Diderot, a differenza di quanto pensava Voltaire, l'Enciclopedia doveva servire a diffondere il sapere all'esterno della tradizionale cerchia culturale, come una nuova «[[paideia]]», un'educazione per il popolo, non solo per nobili e alto-borghesi.<ref>[http://mytech.panorama.it/internet/sapere-web-Diderot ''Il sapere del web non si avvicina al sogno di Diderot''].</ref>
Per Diderot, a differenza di quanto pensava Voltaire, l'Enciclopedia doveva servire a diffondere il sapere all'esterno della tradizionale cerchia culturale, come una nuova «[[paideia]]», un'educazione per il popolo, non solo per nobili e alto-borghesi.<ref>[http://mytech.panorama.it/internet/sapere-web-Diderot ''Il sapere del web non si avvicina al sogno di Diderot'']</ref>
[[File:D'Holbach.jpg|thumb|[[Paul Henri Thiry d'Holbach]], ritratto di [[Louis Carmontelle]]]]
 
Viceversa, Diderot non darà in genere circolazione pubblica ai propri scritti, molti dei quali rimarranno quindi del tutto sconosciuti al di fuori della ristretta cerchia dei filosofi, per venire pubblicati solo dopo molti decenni dalla sua morte (alcuni addirittura dopo la [[seconda guerra mondiale]]).<ref name="Cronologia2"/><ref name="Cronjacq3"/><ref>[http://www.sapere.it/enciclopedia/Diderot,+Denis.html ''Diderot, Denis''], Enciclopedia di Sapere.it</ref> Nel 1751 Diderot e d'Alembert avevano ricevuto, da [[Federico II di Prussia]], la nomina di membri dell'Accademia di Berlino.<ref name="Cronologia2"/>
Nel [[1751]] Diderot e d'Alembert avevano ricevuto, da [[Federico II di Prussia]], la nomina di membri dell'Accademia di Berlino.<ref name="Cronologia2"/>
 
Diderot, da questo periodo in poi, partecipò anche alla stesura o alla revisione delle opere, pubblicate anonime, del [[barone d'Holbach]]<ref name="Cronologia2"/>, animatore di un circolo culturale scettico e materialista, ma frequentato da personalità di diverso tipo.<ref name="Cronjacq3"/> Assieme al barone (autore principale e a cui i libelli sono generalmente attribuiti dalla critica), allo stretto collaboratore di quest'ultimo [[Jacques-André Naigeon]] e a [[Louis de Jaucourt]], già eminente partecipante all'Encyclopedie, Diderot stenderà o contribuirà a diversi saggi antireligiosi e anticlericali (come ''Il sistema della natura'', ''Il buon senso'' e ''Il cristianesimo svelato''), che d'Holbach faceva poi pubblicare in segreto e circolare grazie alle sue conoscenze personali e all'ingente patrimonio di famiglia. Come buona parte delle opere diderottiane più sovversive, anche queste circolarono clandestinamente e gli furono attribuite, nelle parti in cui vi lavorò, solo molto tempo dopo la morte del filosofo e di quella di d'Holbach.
 
====Problemi con la censura====
Nel [[1752]], l'abbé de Prades, uno dei redattori dell'Enciclopedia, venne accusato dalle autorità ecclesiastiche di promuovere il [[materialismo]] [[ateo]] e dare adito ai sovvertitori della società.<ref name=CronEnc/> Una sentenza del Consiglio del Re proibì e condannò al macero i due volumi pubblicati.<ref name=CronEnc/> Diderot, con il supporto di [[Guillaume-Chrétien de Lamoignon de Malesherbes|Malesherbes]] (giurista illuminista e futura vittima della [[rivoluzioneRivoluzione francese]] in quanto avvocato di [[Luigi XVI]]), direttore della Biblioteca reale (equivalente del Ministero della Cultura), riuscirà ada ottenere un nuovo privilegio reale, con una discreta libertà di pubblicazione, che durerà fino al 1759, grazie all'intervento della Pompadour presso il re.<ref name="Cronologia2" /><ref name="Cronjacq3"/> La pubblicazione riprese nel mese di novembre [[1753]].<ref name=CronEnc/> D'Alembert si dimise da condirettore, ma tornò dopo pochi mesi per dedicarsi interamente agli articoli di [[fisica]] e [[matematica]].<ref name=CronEnc/>
[[File:Un dîner de philosophes.Jean Huber.jpg|thumb|upright=1.4|''Una cena di filosofi'' o ''La santa cena del patriarca'' di [[Jean Huber]]. Al tavolo di Voltaire a [[Ferney-Voltaire|Ferney]], si vede anche Denis Diderot (l'uomo seduto di profilo a destra).]]
 
A parte il periodo di Vincennes, Diderot si dedicò infaticabilmente all'Enciclopedia; il Prospetto, scritto da lui stesso e considerato il manifesto programmatico degli Enciclopedisti, lanciò una sottoscrizione per la vendita dell'opera.<ref name=CronEnc/> Il progetto riprese l'"Albero della conoscenza umana" di [[Francesco Bacone]], innescando subito una polemica con i [[gesuiti]] che espressero la loro opposizione perché secondo loro, era diretto contro la Chiesa e la morale cristiana. Abbastanza rapidamente, infatti, il papa, i [[giansenisti]] e i gesuiti si ritrovarono insieme contro l'opera.<ref name=CronEnc/>
[[File:Denis Diderot (Dimitry Levitzky).jpg|thumb|left|upright=0.8|Diderot ritratto da Dmitry Levitskij]]
Appartengono a questo periodo - oltre alla pubblicazione dell{{'}}''Encyclopédie'' che si concluderà definitivamente solo nel [[1772]] - altre importanti opere, tra cui si possono ricordare i fondamentali saggi filosofici ''[[L'interpretazione della natura]]'' ([[1753]]) e il ''[[Sogno di d'Alembert]]'' ([[1769]]), i romanzi ''[[La monaca]]'' ([[1760]]) e ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone]]'' ([[1773]]), il dialogo ''[[Il nipote di Rameau]]'' ([[1762]]); le opere teatrali ''[[Il figlio naturale]]'' ([[1757]]) e ''[[Il padre di famiglia (Diderot)|Il padre di famiglia]]'' ([[1758]]), nonché il trattato ''[[La poésie dramatique]]'', mentre il ''[[Paradosso sull'attore]]'' è ancora oggi una delle opere più importanti sull'arte della recitazione.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronjacq3"/>
 
====Litigio con Rousseau====
Nel [[1756]] incontra di nuovo Rousseau, prima che quest'ultimo - a causa dell'articolo enciclopedico sulla sua città, [[Ginevra]] - litighi, sentendosi offeso, prima con gli autori dello scritto, d'Alembert e Voltaire (che era stato poco prima cacciato dalla città svizzera), e poi con Diderot stesso, rompendo ogni rapporto con gli enciclopedisti.<ref name="Cronjacq3"/><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |titolo=Diderot et Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150428005834/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_011 |dataarchivio=28 aprile 2015 }}</ref><ref>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |titolo=Rousseau et d'Alembert |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150419103324/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_REL_001 |dataarchivio=19 aprile 2015 }}</ref> Da allora sia Voltaire (che lo bersagliò di satire e ''[[pamphlet]]'') sia Diderot ostacolarono la circolazione delle opere del ginevrino, in particolare quelle autobiografiche, e Rousseau diverrà ancora più paranoico.<ref name="Cronologia3"/><ref name=posthume>{{cita web |url=http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |titolo=Le destin posthume de Rousseau |sito=[http://www.memo.fr/ MEMO – Voyagez à travers l'Histoire] |accesso=22 maggio 2012 |lingua=fr |urlmorto=sì |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150705065856/http://www.memo.fr/article.asp?ID=JJR_VIE_036 |dataarchivio=5 luglio 2015 }}</ref> Già precedentemente Diderot aveva litigato con Rousseau per il rifiuto di presentarsi al re che voleva concedergli un vitalizio in seguito al successo a corte dell'opera lirica ''[[L'indovino del villaggio]]'', a causa del suo problema urinario. Sia Diderot sia il suo amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Frédéric-Melchior Grimm]] al quale Rousseau era stato precedentemente legato, non tollerano ormai più l'umore scostante e la paranoia di Rousseau verso il gruppo che lui chiama la [[coterie holbachiana]]: Diderot lo accusa di essere un misantropo, scrivendo in ''Le fils naturel'' che "il buono vive in società, il malvagio da solo", causando in Rousseau un risentimento paranoico (seppur Diderot dicesse che la frase non era rivolta a lui), mentre Voltaire lo definisce "il Giuda della confraternita". Essi criticano le scelte del ginevrino, come l'aver abbandonato i cinque figli in orfanotrofio, la sua difesa quasi sciovinista di Ginevra, l'accompagnarsi con una donna analfabeta e povera (Thérèse Levasseur), che non vuole sposare e che deride alle spalle con gli amici filosofi, ma per la cui famiglia chiede denaro agli amici e specialmente a Grimm e d'Holbach (mostrandosi secondo loro ingrato). Rousseau accusava invece la ''coterie'' di tramare contro di lui con l'aiuto della suocera, e rispose con ''[[Le confessioni]]'' (1766) opera che Diderot e Grimm considerano a tratti diffamatoria, pubblicata integralmente solo dopo la morte nel 1778. Rousseau rivela infatti episodi privati, afferma di essere stato ingannato e perseguitato, di sentirsi tacitamente approvato da loro come parte dell'ambiente "libertino" nel caso dei figli abbandonati<ref>Le confessioni, libro VII.</ref> - nonostante Rousseau dicesse di non vergognarsi e di averlo reso chiaro all'epoca, è risentito dalla rivelazione pubblica fatta da Voltaire dopo la persecuzione agli enciclopedisti per l'articolo ''Ginevra'' - e mette in cattiva luce [[Louise d'Épinay]].
Sia Diderot che il suo amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Frédéric-Melchior Grimm]] al quale Rousseau era stato precedentemente legato, non tollerano ormai più l'umore scostante e la paranoia di Rousseau verso il gruppo che lui chiama la [[coterie holbachiana]]: Diderot lo accusa di essere un misantropo, scrivendo né ''Le fils naturel'' che "il buono vive in società, il malvagio da solo", causando in Rousseau un risentimento paranoico (seppur Diderot dicesse che la frase non era rivolta a lui), mentre Voltaire lo definisce "il Giuda della confraternita". Essi criticano le scelte del ginevrino, come l'aver abbandonato i cinque figli in orfanotrofio, la sua difesa quasi sciovinista di Ginevra, l'accompagnarsi con una donna analfabeta e povera (Thérèse Levasseur), che non vuole sposare e che deride alle spalle con gli amici filosofi, ma per la cui famiglia chiede denaro agli amici e specialmente a Grimm e d'Holbach (mostrandosi secondo loro ingrato). Rousseau accusava invece la ''coterie'' di tramare contro di lui con l'aiuto della suocera, e rispose con ''[[Le confessioni]]'' ([[1766]]) opera che Diderot e Grimm considerano a tratti diffamatoria, pubblicata integralmente solo dopo la morte nel 1778. Rousseau rivela infatti episodi privati, afferma di essere stato ingannato e perseguitato, di sentirsi tacitamente approvato da loro come parte dell'ambiente "libertino" nel caso dei figli abbandonati<ref>Le confessioni, libro VII</ref> - nonostante Rousseau dicesse di non vergognarsi e di averlo reso chiaro all'epoca, è risentito dalla rivelazione pubblica fatta da Voltaire dopo la persecuzione agli enciclopedisti per l'articolo ''Ginevra'' - e mette in cattiva luce [[Louise d'Épinay]].
 
[[File:'Portrait of Jean-Jacques Rousseau' by François Guérin.jpg|thumb|Rousseau intorno al 1760]]
L'ex amica di Rousseau, in buoni rapporti con Diderot e da lui appoggiata, riesce a impedirne le letture pubbliche con una denuncia alla polizia (1771), infastidita dal fatto che Rousseau racconti in pubblico la relazione sentimentale quasi contemporanea che lui e Grimm avevano avuto con lei, rotta perché Diderot, da lei ospitato, frequenta contemporaneamente la contessa Houdetot di cui si è innamorato (Rousseau sostiene invece che Diderot e Grimm sparlassero di lui e Louise, e che Grimm abbia voluto soppiantarlo come amante della donna).
 
L'amicizia tra i due si ruppe completamente già negli anni '50, per Diderot la presenza di Rousseau è fonte di "inquietudine", i suoi scritti deliranti ("Rousseau è il baratro che separa il cielo dall'inferno", dirà) e si rifiuta di frequentarlo ulteriormente.<ref>Ernst Cassirer, Il problema Gian Giacomo Rousseau. In Ernst Cassirer, Robert Darnton, Jean Starobinski, Tre letture di Rousseau, a cura di Maria Albanese, Roma-Bari, Laterza, 1994, ISBN 88-420-4402-4., p. 77.</ref> Si incontrano per l'ultima volta all'Ermitage di [[Montmorency (Val-d'Oise)|Montmorency]] nel 1757 e litigano a causa della ''Lettera a d'Alembert'' sull'articolo su Ginevra. Diderot teme che Rousseau possa attirare la persecuzione delle autorità sugli enciclopedisti in un momento delicato. Rousseau scrive che "dal mio insediamento all'Ermitage, Diderot non aveva cessato di molestarmi". Nel [[1765]] Diderot tentò una riconciliazione con Rousseau, ma questi rifiutarifiutò, pubblicando parte delle ''Confessioni'' l'anno dopo, mentre Diderot mettemise in guardia gli amici dal fidarsi del ginevrino.
 
====Le ulteriori censure all'Enciclopedia====
Nel mese di gennaio [[1757]], il fallito tentativo del servitore di un [[Parlamento francese (Ancien Régime)|parlamentare]], lo squilibrato [[Robert François Damiens]], di assassinare Luigi XV venne attribuito, dagli avversari di Diderot e d'Alembert, all'influenza delle nuove idee, che sono accusati di diffondere. Luigi XV cominciò a stringere le maglie della censura.<ref name=CronEnc/> L'anno seguente, i contrasti tra l'editore e d'Alembert<ref name="cita-Noetico-63-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|63}}.</ref>, che abbandonerà il progetto, e la persecuzione delle autorità contro uno dei collaboratori, [[Helvétius]], per aver pubblicato il saggio materialista ''De l'Esprit'', misero a rischio il lavoro.<ref name=CronEnc/><ref>{{cita|Noetico|63-64}}.</ref> Il re sospese i privilegi, e ordinò il rogo dei sette volumi usciti. Diderot riuscì a nascondere i volumi e le tavole a casa di Malesherbes, fino alla sospensione dei provvedimenti, ma solo nei confronti degli argomenti tecnici e non sensibili di censura.<ref name=CronEnc/>
L'anno seguente, i contrasti tra l'editore e d'Alembert<ref name="cita-Noetico-63-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|63}}.</ref>, che abbandonerà il progetto, e la persecuzione delle autorità contro uno dei collaboratori, [[Helvétius]], per aver pubblicato il saggio materialista ''De l'Esprit'', misero a rischio il lavoro.<ref name=CronEnc/><ref>{{cita|Noetico|63-64}}.</ref> Il re sospese i privilegi, e ordinò il rogo dei sette volumi usciti. Diderot riuscì a nascondere i volumi e le tavole a casa di Malesherbes, fino alla sospensione dei provvedimenti, ma solo nei confronti degli argomenti tecnici e non sensibili di censura.<ref name=CronEnc/>
 
Nel [[1759]] l'Enciclopedia comincia ada essere vittima della [[censura]] del Parlamento di Parigi, con l'approvazione di Luigi XV, e nemmeno la Pompadour riuscirà più a far nulla.<ref name="cita-Noetico-63-Noetico-harv-s"/> [[Papa Clemente XIII]], intanto, inserisce l'opera nell'[[Indice dei libri proibiti]], ordinando ai cattolici, sotto minaccia di [[scomunica]], di consegnare ai vescovi le copie in loro possesso, affinché venissero bruciate.<ref name="Cronologia3"/><ref name="Cronjacq4"/><ref name="cita-Noetico-63-Noetico-harv-s"/> Voltaire, dall'esilio nella sua proprietà di [[Ferney-Voltaire|Ferney]], soccorre Diderot, proponendolo come accademico di Francia, ma lui declina; nel frattempo difende comunque l'amico, attaccato pubblicamente dal giornalista anti-illuminista [[Élie Fréron]] (che lo accusava di aver plagiato un'opera di [[Carlo Goldoni]], ''[[Il vero amico]]'', nein ''Le Fils naturel'', anche se il vero bersaglio da colpire era sempre l'Enciclopedia)<ref name="Busnelli">[http://www.treccani.it/enciclopedia/denis-diderot_%28Enciclopedia-Italiana%29/ ''Denis Diderot'' su Enciclopedia italiana (1931); articolo di Manlio Duilio Busnelli].</ref>, con la pubblicazione di molti pamphlet anonimi.<ref name="Cronologia3"/> Le Breton sottopose i volumi a una censura preventiva e bruciò i manoscritti, atti che susciteranno la rabbia di Diderot, ma il progetto proseguì, con la pubblicazione degli ultimi dieci volumi, completata nel 1772, sotto falso indirizzo e in maniera semi-clandestina.<ref name=CronEnc/>
Le Breton sottopose i volumi a una censura preventiva e bruciò i manoscritti, atti che susciteranno la rabbia di Diderot, ma il progetto proseguì, con la pubblicazione degli ultimi dieci volumi, completata nel [[1772]], sotto falso indirizzo e in maniera semi-clandestina.<ref name=CronEnc/>
 
====La conclusione del progetto e altre iniziative====
[[File:Houdon Büste Denis Diderot BNM.jpg|thumb|upright|[[Jean-Antoine Houdon]], ''Diderot'' (1771)]]
Lo stesso anno conobbe [[David Hume]], in casa di d'Holbach, e cominciarono i rapporti epistolari con [[Caterina II di Russia]], la più potente dei [[dispotismo illuminato|monarchi "illuminati"]].<ref name="Cronologia3"/> Diderot le propose di poter lavorare ada un'edizione russa senza alcuna censura dell'Enciclopedia, ma l'imperatrice non accettò.<ref name="cita-Noetico-60-Noetico-harv-s"/> Nel [[1766]], sempre nel salotto parigino del barone, conosce gli illuministi italiani [[Cesare Beccaria]] e [[Alessandro Verri]] (fratello di [[Pietro Verri|Pietro]]). Entusiasta del libro ''[[Dei delitti e delle pene]]'' del Beccaria, in cui si propugna razionalmente l'abolizione della [[tortura]] e della [[pena di morte]] - tradotto in francese dall'[[André Morellet|abbé Morellet]] nel [[1776]] - Diderot ne scriverà le note esplicative.<ref name="Fusaro3"/><ref name="Cronologia2" /> Tutto questo lo spingerà nettamente verso il sostegno all'abolizionismo della pena capitale.<ref name=Busnelli/> Nel 1767 venne nominato membro dell'Accademia delle arti di [[San Pietroburgo]].<ref name="Cronologia4">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie: Biographie de Denis Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
Nel [[1767]] venne nominato membro dell'Accademia delle arti di [[San Pietroburgo]].<ref name="Cronologia4">{{cita web|url=http://www.kronobase.org/chronologie-categorie-Denis+Diderot.html|titolo=Chronologie: Biographie de Denis Diderot|autore=|accesso=11 gennaio 2014}}</ref>
 
Come molti illuministi, sostenne la lotta dei [[tredici colonie|coloni americani]] contro l'[[Inghilterra]] nella [[guerra d'indipendenza americana]] ([[1776]]), che si concluderà nel [[1783]] con la nascita degli [[Stati Uniti d'America]].<ref name="Cronjacq4"/><ref name="Cronologia4"/><ref>Denis Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e di Nerone e sui costumi e gli scritti di Seneca'' (1782), traduzione di Secondo Carpanetto, Luciano Guerci, Sellerio, Palermo, 1987, lib. II, 5 74, pp. 327-28; citato in Domenico Losurdo, ''Controstoria del liberalismo'', Laterza, 2005, p. 133.</ref>
 
=== Gli ultimi anni ===
Nel [[1765]], l'imperatrice [[Caterina II di Russia]] acquistò la [[biblioteca]] di Diderot, che ne mantenne tuttavia l'[[usufrutto]] e una rendita come bibliotecario.<ref name="Cronologia4"/> Tra il [[1764]] e il [[1765]] conobbe l'eccentrico scrittore britannico [[Laurence Sterne]] e [[David Garrick]].<ref name="Cronjacq4"/><ref>Vincenzo Barba, Introduzione a Denis Diderot, ''L'uomo e la morale'', ed. Studio Tesi, Pordenone, 1991, p. LXIV.</ref>
[[File:Portrait de Denis Diderot en robe de chambre.jpg|thumb|left|upright|Diderot nel 1780]]
Nel [[1773]] il filosofo si recò a [[San Pietroburgo]], dove stese per l'imperatrice diversi progetti di [[Riformismo|riforma]] della società e dell'[[istruzione]], che non andranno in porto.<ref name="Fusaro3"/> La successiva delusione gli fece sconfessare la concezione voltairiana di [[assolutismo illuminato]], per farlo tornare, in ''Mémoires pour Cathérine II'' e in ''Critica al libro "Dell'uomo" di Helvétius'', a schierarsi con l'ex amico Rousseau, a favore di una concezione più [[democratica]] e anti-assolutistica; negli ultimi tempi della sua vita Diderot era ormai quasi [[repubblicanesimo|anti-monarchico]], sebbene sostenesse che la zarina era certamente dispotica, ma non necessariamente tirannica.<ref name="Fusaro3"/><ref>D. Diderot, ''Dithrambe sur Féte des Rois.''</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''From Utopia to Republicanism: the case of Diderot'', in: ''The invention of modern Republic'', Cambridge University Press, 2007, a cura di Annamaria Fontana, pag. 63</ref><ref>D. Diderot, ''Réfutation suivie de l'ouvrage d'Helvetius intitulé l'Homme'', pag. 446</ref><ref>D. Diderot, ''Pages contre un tyran'', in ''Ouvres politiques'', pag. 135-138.</ref><ref>D. Diderot, ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', pag. 25-30; pag. 95.</ref><ref>Gerolamo Imbruglia, ''Dopo l'Encyclopédie: Diderot e la saggezza dell'immaginazione'', Studi Settecenteschi, vol. 11-12, 1988-89, pp. 178 e segg.</ref> Diderot coniò per la [[Russia]] la famosa definizione di "colosso dai piedi d'argilla", ripreso da un'immagine biblica.<ref>Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Hoepli, 1921, pp. 337-338.</ref>
[[File:Diderot's travel from Paris to Saint Petersburg in 1773-1774 map-fr.svg|thumb|L'itinerario di viaggio di Diderot da Parigi a San Pietroburgo nel 1773-74]]
Sempre nel 1773 la figlia Angélique sposò Abel-François Caroillon de Vandeul.<ref>Viard Georges, ''Auberive et Monsieur de Vandeul''. In: ''Recherches sur Diderot et sur l'Encyclopédie'', numero 10, 1991, pp. 127 e seguenti</ref> Prima di partire per la Russia nominò Naigeon suo esecutore letterario, per cui il collaboratore di d'Holbach divenne editore, compilatore e commentatore delle opere di Diderot.<ref>Denis Diderot, 7 giugno 1773, citato da Maurice Tourneux nella recensione dell'edizione di Ernest Dupuy di Paradoxe sur le comédien, Revue d’histoire littéraire de la France, 9.3 (1902), 500–18 (p. 506); vedi anche Denis Diderot, Correspondance, a cura di Georges Roth e Jean Varloot, 15 volumi (Paris: Minuit, 1955–70), vol. 12, p. 231 (3 giugno 1773).</ref>
 
Al ritorno del viaggio in [[Russia]], nel [[1774]], visitò i [[Paesi Bassi]], fermandosi al[[l'Aia]].<ref name="Cronologia4"/><ref>raccontato nel libro ''Viaggio in Olanda''</ref>
 
Tornato a Parigi, dal [[1774]] fece vita ritirata a causa della sua salute in declino, risiedendo talvolta nella villa di campagna di d'Holbach, a Grandval. In questi ultimi anni scrisse molte opere e cominciò la pubblicazione, a puntate, di ''Jacques il fatalista''.<ref name="Cronologia2" />
 
In questo periodo moriranno molti dei suoi collaboratori ''philosophes'' ([[Montesquieu]] era morto nel 1755): Helvetius nel [[1771]], Voltaire e Rousseau nel [[1778]], l'amico [[Jean Baptiste Le Rond d'Alembert|d'Alembert]] morto nel [[1783]] (pochi giorni dopo il compimento dei 70 anni di Diderot)<ref name="Cronologia3"/> e madame d'Epinay (morta anche lei nel 1783, ad aprile).<ref name="Cronjacq4"/>
 
[[File:Jean-Simon Berthélémy - Portrait de Denis Diderot (1713-1784), écrivain et philosophe - P2082 - Musée Carnavalet.jpg|thumb|Jean-Simon Berthélémy, Diderot ritratto l'anno della morte (1784), [[Museo Carnavalet]] di Parigi]]
Il 19 febbraio [[1784]] Diderot, che soffriva d'[[ipertensione]] ed [[enfisema]], venne colpito da un [[ictus]]. Furono per lui durissimi colpi la morte di Sophie, avvenuta solo tre giorni dopo, il 22 febbraio<ref name=Sophie/>, e quella di una sua nipote, Marie-Anne detta ''Minette'', nata da poco, il 15 aprile. Nel luglio 1784 si trasferì in un lussuoso appartamento in Rue de Richelieu<ref>Will Durant (1967). The Story of Civilization Volume 10: Rousseau and Revolution. Simon&Schuster, p. 893.</ref>, il cui affitto era pagato da Caterina II, dove però visse solo per due settimane; il 31 luglio dello stesso anno, infatti, Diderot morì a [[Parigi]]<ref name="Cronjacq4"/><ref>Gli ultimi anni di vita di Diderot sono trattati in: Arthur M. Wilson, ''Diderot: l'appello ai posteri''</ref> per un [[morte cardiaca improvvisa|improvviso attacco cardiaco]]<ref name=Cronologia5/>: colpito dal malore, al termine di un pranzo con la moglie e la figlia, mentre si accingeva a mangiare una [[Composta (cucina)|composta]] di [[ciliegie]] di cui era golosissimo, si accasciò e morì in pochi minuti, senza accorgersi quasi di nulla.<ref name="Fusaro3"/><ref>Stéphane Audeguy, ''In Memoriam'', Parigi, Gallimard, p. 9-10, ISBN 978-2-07-012319-3</ref><ref>{{cita|Noetico|pag. 65}}.</ref> L'[[autopsia]], che fu eseguita secondo la volontà espressa dallo stesso Diderot, ascrisse la causa della morte a [[cardiomiopatia ipertrofica]] ed [[embolia polmonare]]<ref>Blom, Philipp. "In the Panthéon". Lapham's Quarterly. Archived from the original on 13 November 2012. Accesso 27 gennaio 2013.</ref>, causate da [[ipertrofia cardiaca]] cronica.<ref>[http://www.guidafrancia.net/tradizioni/personaggi/denis-diderot.htm ''Personaggi francesi: Denis Diderot'']</ref>
 
===Sepoltura e vicende postume===
In prossimità della sua morte gli amici lo avevano convinto a trasferirsi, per risiedere in una parrocchia il cui sacerdote acconsentisse a seppellirlo cristianamente, per evitare, in questo modo - come aveva fatto anche Voltaire - la sepoltura infamante in una [[fossa comune]]. Diderot firmò quindi, su loro insistenza, una falsa professione di fede cattolica e visse quindi gli ultimi mesi nel quartiere di [[Rue Saint-Roch|Saint-Roch]], dove aveva traslocato (nei pressi della dimora di d'Holbach, in un sontuoso appartamento di rue Richelieu, a spese di Caterina II<ref name=Busnelli/>).<ref>{{Cita web |url=http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |titolo=''Note ai Pensieri filosofici di Diderot'' |accesso=12 gennaio 2014 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20140112154029/http://jsq.humnet.unipi.it/Diderot.pdf |dataarchivio=12 gennaio 2014 |urlmorto=sì }}</ref> Il corpo di Diderot verrà sepolto nella [[chiesa di Saint Roch (Parigi)|chiesa di Saint-Roch]], sontuoso edificio [[Architettura barocca|barocco]] e luogo di sepoltura di artisti<ref>Ivi si trovano le tombe di [[Pierre Corneille]], André Le Nôtre, Marie Anne de Bourbon e Marie-Thérèse Rodet Geoffrin ([http://www.parigi.it/it/chiesa-di-saint-roch.php Chiesa di Saint-Roch]) e il [[cenotafio]] di [[Henri de Lorraine-Harcourt]]</ref>, proprio accanto al posto dove, nel [[1789]], sarà inumato l'amico d'Holbach, condividendone il destino di celebre [[ateo]] sepolto in un luogo religioso.<ref name="Cronologia5"/>
[[File:Diderot y Catalina II de Rusia.jpg|thumb|left|Diderot e Caterina II]]
 
Caterina II garantì alla vedova di Diderot una donazione di 10001&nbsp;000 [[rubli]]; precedentemente aveva concesso dei lasciti anche al nipote superstite del filosofo, Denis-Simon, che ebbe discendenza.<ref name="Cronologia5"/>
 
Dopo la morte di Diderot, i suoi [[manoscritto|manoscritti]] e i volumi della sua biblioteca furono trasferiti a [[San Pietroburgo]], dove l'imperatrice Caterina aveva riunito anche i volumi appartenuti a D'Alembert e Voltaire, oggi esposti alla [[Biblioteca nazionale russa]].<ref name="Fusaro3"/><ref>[http://archiviostorico.corriere.it/2004/gennaio/05/Voltaire_tesoro_ritrovato_co_9_040105063.shtml ''Voltaire, il tesoro ritrovato'']</ref>
[[File:"À Diderot et aux Encyclopédistes" d' A.-C. Terroir (Panthéon, Paris) (52291681138).jpg|thumb|200px|''A Diderot e agli Enciclopedisti'' di A. C. Terroir, monumento e cenotafio di Diderot nel Pantheon (1913), fotografato con la presenza di un'installazione artistica temporanea recente con uno specchio e un [[pendolo di Foucault]].]]
Postumo uscirà, per volontà della moglie Antoinette, la versione completa, in volume, del celebre romanzo ''Jacques il fatalista''.<ref name="Cronologia5"/>
 
Nel [[1791]] i [[sanculotti]] assaltarono la chiesa di Saint-Roch, danneggiando anche le tombe, per cui i resti andarono dispersi, probabilmente finiti anche in fosse comuni di cimiteri di epoca rivoluzionaria e quindi poi nelle [[catacombe di Parigi]], oppure nell'ossario della chiesa. Assalti e combattimenti a Saint-Roch avvennero nuovamente nel [[1795]], durante l'[[insurrezione del 13 vendemmiaio anno IV]] (con scontri tra i soldati comandati da [[Napoleone Bonaparte]] e i monarchici, con i primi che mitragliarono il sagrato e la facciata) e il 7 gennaio [[1815]] (durante una protesta [[anticlericale]] per il divieto di sepoltura di un'attrice, durante il periodo turbolento della [[prima restaurazione francese]] che precedette i [[cento giorni]]), per cui l'aspetto originario della chiesa e della posizione delle lapidi è andato perduto, subendo un'opera di rifacimento. Il 6 [[brumaio]] dell'[[Anno VII del calendario rivoluzionario francese|anno VII]] (27 ottobre 1798), un decreto del [[Direttorio]] l'aveva temporaneamente nominata "Tempio del Genio", monumento laico in analogia al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]] e ai [[Culto della Ragione|Templi della Ragione]] come [[Cattedrale di Notre-Dame (Parigi)|Notre-Dame]] [[Scristianizzazione della Francia|sconsacrata]]. La lapide di Diderot è comunque andata perduta. Tuttavia un grande [[cenotafio]] lo ricorda al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]], situato proprio sotto la cupola. Nel 2013, per il tricentenario della nascita, un gruppo di intellettuali ha proposto, al [[Presidente della Repubblica francese|Presidente francese]] [[François Hollande]], di effettuare una cerimonia ufficiale per il trasferimento solenne presso il Pantheon, a bara vuota come avvenuto per [[Condorcet]], e per altri illuministi, tra i quali [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] qui portati durante la [[Rivoluzione francese]].<ref>[http://www.lastampa.it/2013/10/15/societa/francia-festa-per-i-anni-di-diderot-il-filosofo-nonno-di-wikipedia-Hz3PeS5srLxnr8mF7v55CJ/pagina.html ''Francia, festa per i 300 anni di Diderot, il filosofo "nonno" di Wikipedia'']</ref>
Il 6 [[brumaio]] dell'[[Anno VII del calendario rivoluzionario francese|anno VII]] (27 ottobre [[1798]]), un decreto del [[Direttorio]] l'aveva temporaneamente nominata "Tempio del Genio", monumento laico in analogia al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]] e ai [[Culto della Ragione|Templi della Ragione]] come [[Cattedrale di Notre-Dame (Parigi)|Notre-Dame]] [[Scristianizzazione della Francia|sconsacrata]]. La lapide di Diderot è comunque andata perduta.
Tuttavia un grande [[cenotafio]] lo ricorda al [[Pantheon (Parigi)|Pantheon]], situato proprio sotto la cupola. Nel [[2013]], per il tricentenario della nascita, un gruppo di intellettuali ha proposto, al [[Presidente della Repubblica francese|Presidente francese]] [[François Hollande]], di effettuare una cerimonia ufficiale trasferimento solenne presso il Pantheon, a bara vuota come avvenuto per [[Condorcet]], come accaduto per altri illuministi, tra i quali [[Voltaire]] e [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] qui portati durante la [[Rivoluzione francese]].<ref>[http://www.lastampa.it/2013/10/15/societa/francia-festa-per-i-anni-di-diderot-il-filosofo-nonno-di-wikipedia-Hz3PeS5srLxnr8mF7v55CJ/pagina.html ''Francia, festa per i 300 anni di Diderot, il filosofo "nonno" di Wikipedia'']</ref>
 
== Altre attività e studi di Diderot ==
Oltre che filosofo e instancabile enciclopedista e scrittore, Diderot fu uno dei primi europei ada interessarsi di [[orientalistica|culture orientali]], avviando gli studi sul [[buddhismo]], il [[taoismo]] e l'[[induismo]].<ref>[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/05/26/la-piccola-lezione-dei-grandi-fatalisti-dalloriente.html ''La piccola lezione dei grandi fatalisti, dall'oriente a Diderot'']</ref><ref>Urs App, ''The Birth of Orientalism''. Philadelphia: University of Pennsylvania Press, 2010, pp. 133 e 187</ref>
 
Diderot è stato considerato anche un precursore della [[psicologia]]: [[Sigmund Freud]], il padre della [[psicoanalisi]], afferma che egli ha già intuito con acutezza la realtà del [[complesso di Edipo]], riferendosi ada una frase de ''Il nipote di Rameau'', nella traduzione tedesca di [[Goethe]]: ''«Se il piccolo selvaggio fosse abbandonato a sé stesso e se conservasse tutta la sua debolezza mentale, e alla mancanza di ragione propria del bambino in fasce congiungesse la violenza delle passioni dell'uomo di trent'anni, torcerebbe il collo al padre e giacerebbe con la madre»''.<ref>Sigmund Freud, ''Sommario di psicoanalisi'', capitolo VII, pp. 79-80, trad. di Sante David, Giunti, I classici della psicologia, 1953/2010</ref>
=== Diderot critico d'arte ===
Diderot svolse un ruolo capitale anche nella storia della critica d'arte e nella storia dell'arte, disciplina nata intorno agli anni trenta del secolo dei lumi, contemporaneamente alla storia della letteratura promossa dai protestanti rifugiati nei [[Paesi Bassi]] e dai [[Congregazione di San Mauro|benedettini di Saint-Maur]].<ref name="Cronologia2" /> Potendo avere accesso alla pittura del XVI e XVII secolo, presente nelle collezioni del [[Luigi Filippo I di Borbone-Orléans|duca d'Orléans]] al Palais Royal, in quelle di [[Ange-Laurent de La Live de Jully]] in [[rue de Richelieu]], nonché nelle proprietà dell'amico [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], Diderot vi contribuì dischiudendo una strada che condurrà sino a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]<ref>''Scritti sull'arte'', tr. it. Torino, Einaudi, 1992.</ref>.
Potendo avere accesso alla pittura del XVI e XVII secolo, presente nelle collezioni del [[Luigi Filippo I di Borbone-Orléans|duca d'Orléans]] al Palais Royal, in quelle di [[Ange-Laurent de La Live de Jully]] in [[rue de Richelieu]], nonché nelle proprietà dell'amico [[Paul Henri Thiry d'Holbach|barone d'Holbach]], Diderot vi contribuì dischiudendo una strada che condurrà sino a [[Charles Baudelaire|Baudelaire]]<ref>''Scritti sull'arte'', tr. it. Torino, Einaudi, 1992.</ref>.
[[File:Diderot-statue.jpg|upright|thumb|Statua di Diderot a Parigi]]
[[File:Denis Diderot by Claude Bornet.jpg|thumb|left|Diderot in un dipinto di Claude Bornet]]
Diderot fu il primo a collegare il punto di vista tecnico a quello estetico nella sua critica d'arte raccolta principalmente nella serie di impressioni ch'egli consegnò in forma epistolare in occasione delle esposizioni parigine (i ''Salons'') alla ''Correspondance littéraire'' dell'amico [[Friedrich Melchior von Grimm|Friedrich Grimm]]. Il ''[[Salon (mostra)|Salon]]'', iniziativa dapprima annuale, poi biennale dal [[1746]] al [[1781]] era un'esposizione di pittura ada ingresso gratuito che si apriva al mattino del giorno della festa del re, [[Luigi IX di Francia|San Luigi]], il 25 agosto e che durava all'incirca fino alla fine di settembre.<ref name="Cronologia6"/><ref>{{cita web|url=http://www.parodos.it/blog/critica_darte.htm|titolo=I Salon di Diderot <!--creato automaticamente, da ricontrollare manualmente -->|lingua= |data= |accesso= }}</ref>
 
Se il resoconto diderottiano del ''Salon'' del [[1759]], il primo redatto per la ''Correspondance littéraire'', non fu che un articolo di una quindicina di pagine, a partire dal [[1761]] e dal [[1763]] queste lettere diventarono il terreno su cui Diderot formulò alcuni dei suoi princìpi estetici più importanti, disseminandovi altresì riflessioni filosofiche storiche e morali.<ref>Esiste dei ''Salons'' diderottiani una splendida edizione curata da Jean Seznec (Oxford, 1975-1983) che affianca al testo diderottiano la riproduzione delle opere d'arte citate rintracciabili. Un'edizione più accessibile occupa il IV tomo delle ''Oeuvres'' curata da L. Versini, Paris. Laffont, 1996, pp. 171-1005.</ref><ref>{{cita libro|titolo=I Salon|autore=Denis Diderot (a cura di Maddalena Mazzocur-Mis)|editore=Bompiani|anno=2021}}</ref>
 
L'[[estetica]] illuminista trova in Diderot, che la intendeva come un mezzo di sviluppo della società<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s">{{cita|Noetico|64}}.</ref>, l'abbandono degli schemi idealistici, dato che il senso estetico e la [[bellezza]] divengono per lui il frutto di un “rapporto”"rapporto" tra l'oggetto artistico e chi lo percepisce con la propria sensibilità individuale. In questo modo l'“estetico”"estetico" non è più l'oggetto in sé, ma il “rapporto”"rapporto" soggetto-oggetto. Questo rapporto ha delle tipologie estremamente variabili, pluralistiche, non prive di casualità. Sono perciò tali rapporti a fondare il bello in generale, mentre ogni singolo bello particolare (di ogni oggetto artistico) non è riferibile ad alcuno degli schemi codificati di bellezza. Nel ''Traité du Beau'' Diderot precisa il suo pensiero relativamente al “bello”"bello" con un'ulteriore relativizzazione, conferendo una base filosofica all'estetica che è lontana sia dal [[sensismo]] puro chesia dall'astrazione intellettualistica.<ref>[http://telecultura.tarcisiomuratore.eu/dispense/illuminismo.pdf ''Sensismo ed estetica sensista'', in ''L'illuminismo e l'estetica'']</ref>
 
Secondo Diderot un particolare elemento di giudizio nell'esame di un'opera d'arte può essere rappresentato anche da quel "velo del tempo", da quella patina che valorizza i quadri di pittori come [[Claude Joseph Vernet]] che hanno ''«un tono di colore migliore degli altri perché hanno avuto il vantaggio di essere stati dipinti dal tempo, come accade alle opere dei grandi coloristi. Vernet si trova bene alla verifica del tempo, che nuoce tanto ai suoi colleghi.»'' Diderot teorizza in questo modo anche un gusto per l'antico, che influenzerà il restauro [[romanticismo|romantico]] e l'estetica del [[neoclassicismoNeoclassicismo]].<ref>Alessandro Conti, ''Restauro'', Editoriale Jaca Book, 1992, pp.34-35</ref>
 
== Pensiero ==
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==== L'educazione alla scienza ====
Tipicamente rispondente all'impegno [[pedagogia|pedagogico]] [[illuminismo|illuministico]] della liberazione dall'ignoranza e dalla superstizione religiosa è l'invito di Diderot a una formazione culturale [[scienza|scientifica]], rivolto specialmente alle giovani menti aperte alle novità<ref name="Fusaro4"/>:
 
{{Citazione|Giovane, prendi e leggi. Se potrai arrivare sino alla fine di quest'opera sarai capace di capirne una migliore. Io mi sono proposto più che d'istruirti di esercitarti e perciò m'importa poco che tu adotti le mie idee o che le rifiuti purché esse abbiano ricevuto tutta la tua attenzione. Uno più esperto di me t'insegnerà a conoscere le forze della natura; a me basterà di averti fatto mettere alla prova le tue.||Jeune homme, prends et lis. Si tu peux aller jusqu'à la fin de cet ouvrage, tu ne seras pas incapable d'en entendre un meilleur. Comme je me suis moins proposé de t'instruire que de t'exercer, il m'importe peu que tu adoptes mes idées ou que tu les rejettes, pourvu qu'elles emploient toute ton attention. Un plus habile t'apprendra à connaître les forces de la nature; il me suffira de t'avoir fait essayer les tiennes.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|Introduzione|Interpretazione}}[[1753]]</ref>|lingua=fr}}
[[File:DiderotPhilosophicalThoughts.jpg|upright=0.7|thumb|''[[Pensieri filosofici]]'', prima edizione del [[1746]]]]
==== Dal deismo all'ateismo evoluzionista ====
{{vedi anche|Storia dell'ateismo}}
{{citazione|Se un misantropo si fosse proposto di fare l'infelicità del genere umano, che avrebbe potuto inventare di meglio che la credenza in un essere incomprensibile, sul quale gli uomini non avrebbero potuto mai mettersi d'accordo e al quale avrebbero attribuito maggior importanza che alla loro stessa vita?|''L'uomo e la morale''<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 88.|Morale}}, a cura di V. Barba, Edizioni Studio Tesi, 1991</ref>}}
Nel discorso scientifico sulla natura sino al '700 non era assente il tema religioso. Agli inizi del suo pensiero Diderot, influenzato da [[Voltaire]], si mostra attratto dal ''[[deismo]]'', fondato, più che su quel perfetto meccanismo celeste che suscitava l'ammirazione di [[Isaac Newton|Newton]] e poi di [[Kant]], sull'ammirevole ordine stabilito da un Ente supremo all'interno degli organismi naturali.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XX; XXII|Pensieri}}.</ref><br />La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava ada escludere la necessità di un Dio creatore (anche la teoria di Spallanzani non necessitava comunque di una causa prima superiore).<ref name="Fusaro4"/> Diderot si autodescrive nei fatti come [[Ignosticismo|ignostico]] e [[Apateismo|apateista]]:
Nel discorso scientifico sulla natura sino al '700 non era assente il tema religioso. Agli inizi del suo pensiero Diderot, influenzato da [[Voltaire]], si mostra attratto dal ''[[deismo]]'', fondato, più che su quel perfetto meccanismo celeste che suscitava l'ammirazione di [[Isaac Newton|Newton]] e poi di [[Kant]], sull'ammirevole ordine stabilito da un Ente supremo all'interno degli organismi naturali.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XX; XXII|Pensieri}}.</ref><br />
La constatazione poi che esistono individui malamente costituiti, se non addirittura mostri naturali<ref>D. Diderot, ''Lettera sui ciechi per quelli che ci vedono'' a cura di Mirella Brini Savorelli. Firenze, La nuova Italia, 1999</ref>, lo porta prima all'[[agnosticismo]]<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XV|Pensieri}}.</ref>, già presente in lui sotto certi aspetti<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|IX; XXXIII|Pensieri}}.</ref>, poi a un completo [[ateismo]]<ref>''The Cambridge Companion to Atheism'', a cura di Michael Martin, Cambridge University Press, 2007; p. 30</ref>, anche se non esplicito e netto come quello dell'amico [[d'Holbach]], e fondato sul [[probabilismo]] e su un parziale [[evoluzionismo (scienze etno-antropologiche)|evoluzionismo]]: in natura infatti gli organismi si sono organicamente strutturati dopo una serie infinita di esperimenti che le forze naturali hanno compiuto prima di arrivare a costituire corpi in grado di affrontare l'esistenza. Gli esseri infelici per natura sono il risultato dei tentativi falliti, compiuti in un tempo che si può definire eterno, se si ammette che l'[[universo]] e la [[materia (filosofia)|materia]] siano da sempre esistenti.<ref>Dupré, Louis. Religion and the Rise of Modern Culture. Notre Dama, Indiana: University of Notre Dame Press, 2008; p. 50.</ref> Questa concezione casuale e pre-evoluzionistica, che si potrebbe far risalire a [[Lucrezio]]<ref>che Diderot cita nei ''Pensieri sull'interpretazione della natura'', pag. 43, Armando Editore, 1996 - 128 pagine</ref> e ancor prima agli [[atomismo|atomisti]], a [[Democrito]] ed [[Epicuro]] (a cui Lucrezio si ispirava), ebbe molta fortuna nel [[XVIII secolo|Settecento]] anche perché, trovando conferme sperimentali della teoria della generazione spontanea dei germi (''generatio aequivoca'')<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|XIX|Pensieri}}.</ref>, sostenuta da molti biologi fino alla confutazione da parte di [[Lazzaro Spallanzani]], portava ad escludere la necessità di un Dio creatore (anche la teoria di Spallanzani non necessitava comunque di una causa prima superiore).<ref name="Fusaro4"/> Diderot si autodescrive nei fatti come [[Ignosticismo|ignostico]] e [[Apateismo|apateista]]:
{{citazione|È molto importante non confondere la [[Conium maculatum|cicuta]] col [[prezzemolo]], ma credere o non credere in Dio non lo è per nulla.|Denis Diderot, ''Lettera a [[Voltaire]] dell'11 giugno 1749''<ref>in [https://books.google.it/books?id=WTUHAAAAQAAJ&pg=PA422&dq=diderot+Il+est+tr%C3%A8s+important+de+ne+pas+prendre+de+la+cigu%C3%AB+pour+du+persil,&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwijvbvzmYnjAhUjlosKHYZnAoYQ6AEIODAB#v=onepage&q=diderot%20Il%20est%20tr%C3%A8s%20important%20de%20ne%20pas%20prendre%20de%20la%20cigu%C3%AB%20pour%20du%20persil%2C&f=false Œuvres complètes de Diderot] vol. 19, p. 422.</ref>|Il est très important de ne pas prendre de la ciguë pour du persil, mais nullement de croire ou de ne pas croire en Dieu.|lingua=fr}}
Come per d'Holbach, anche per Diderot la religione rivelata è fonte di [[superstizione]] e turbamento: ''«il pensiero che Dio non esista non ha mai terrorizzato nessuno; sì invece quello che ne esista uno, tal quale me l'hanno raffigurato»''. Sulla linea di pensiero di [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] (come lui anticipatore della teoria dell'[[evoluzione]] di [[Jean Baptiste de Lamarck|Lamarck]] e [[Charles Darwin|Darwin]]) anche Diderot ritiene che in natura si debba escludere ogni [[meccanicismo]] incapace com'è di spiegare la vita e per lo stesso motivo considera la matematica inutile per la biologia.<ref name="Fusaro4"/><ref>Annabella D'Atri, ''Vita e artificio: la filosofia di fronte a natura e tecnica''; Diderot, Denis, 56</ref> Tra le opere dedicate all'interpretazione naturalistica del mondo, oltre ai ''Pensieri'' e alla ''Lettera'', Diderot scrive ''Il sogno di d'Alembert'', in cui utilizza la finzione del sogno fatto dall'amico, a cui il libro è dedicato per esporre organicamente la sua filosofia, spesso sotto forma di scene e dialoghi.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
Sulla linea di pensiero di [[Georges-Louis Leclerc de Buffon|Buffon]] (come lui anticipatore della teoria dell'[[evoluzione]] di [[Jean Baptiste de Lamarck|Lamarck]] e [[Charles Darwin|Darwin]]) anche Diderot ritiene che in natura si debba escludere ogni [[meccanicismo]] incapace com'è di spiegare la vita e per lo stesso motivo considera la matematica inutile per la biologia.<ref name="Fusaro4"/><ref>Annabella D'Atri, ''Vita e artificio: la filosofia di fronte a natura e tecnica''; Diderot, Denis, 56</ref>
Tra le opere dedicate all'interpretazione naturalistica del mondo, oltre ai ''Pensieri'' e alla ''Lettera'', Diderot scrive ''Il sogno di d'Alembert'', in cui utilizza la finzione del sogno fatto dall'amico, a cui il libro è dedicato per esporre organicamente la sua filosofia, spesso sotto forma di scene e dialoghi.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
 
==== L'origine della vita ====
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# oppure si deve ritenere che il punto di partenza sia unico; ma in questo caso bisogna spiegare perché i corpi naturali appaiano diversi.<ref name="Fusaro4"/>
Diderot è convinto che tutta la materia abbia possibilità di uno sviluppo senziente: le primigenie particelle materiali organizzandosi, arrivano alla vita e da questa a quelle forme più alte di sviluppo che sono la coscienza e il pensiero.
[[File:Jean-Honoré Fragonard - Denis Diderot (Fanciful Figure) - WGA8064.jpg|upright=0.9|thumb|Presunto ritratto di Denis Diderot, opera di [[Jean-Honoré Fragonard|Fragonard]] nel [[1769]] circa<ref>Molti hanno contestato che il soggetto sia Diderot, in quanto mostra un colore di occhi e capelli diverso; Diderot in particolare aveva gli occhi castani, mentre il soggetto raffigurato li ha azzurri; al Louvre il ritratto è presentato come raffigurante un personaggio anonimo; cfr. Marie-Anne Dupuy-Vachey, ''Fragonard: les plaisirs d'un siècle, catalogue de l'exposition'', Paris, Musée Jacquemart-André, 2007, Culturespaces, 2007.</ref>]]
Egli pensa che un organismo completamente formato abbia in sé un complesso di elementi vitali indipendenti dal tutto così come il complesso unitario rappresentato da uno [[sciamatura (ape)|sciame]] di api (l'organismo) è costituito dai singoli insetti (i "microanimali" indipendenti). La prova di questo è nel vedere come ad esempio un polipo possa dividersi in organismi più piccoli o come dalla decomposizione di un corpo nascano microrganismi diversi.<ref>D. Diderot, ''Il sogno di D'Alembert'', intr. B. Craveri, Milano, Rizzoli 1996</ref> Seguendo Condillac, Diderot aderisce al [[sensismo]]: le sensazioni e la sensibilità, correttamente interpretati dalla ragione, sono parti importanti dell'esperienza della vita<ref>a tal proposito: "Non cessiamo forse di provare compassione allorché la distanza o l'esiguità degli oggetti hanno su di noi lo stesso effetto che ha sui ciechi la privazione della vista? A tal punto le nostre virtù dipendono dal nostro modo di sentire e dall'intensità con cui siamo toccati dalle cose esteriori! Analogamente non dubito che se non fosse per la paura del castigo, molti sarebbero più disposti a uccidere un uomo da una distanza che lo facesse apparire come una rondine, che non a sgozzare un bue con le proprie mani. Se abbiamo compassione per un cavallo che soffre e schiacciamo una formica senza farci alcuno scrupolo, non è forse perché siamo mossi dallo stesso principio?" (Lettera sui ciechi ad uso di coloro che vedono)</ref>, ma occorre distinguere tra opinione e realtà verificata.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri sull'interpretazione della natura''|p. 49|Interpretazione}}.</ref> Come Hume, d'Holbach, Voltaire e Rousseau (e gran parte degli illuministi) riconosce il rispetto agli animali in quanto essere senzienti, anche se per Diderot il mondo è reso interessante soprattutto per la presenza dell'uomo, l'unico animale che la ammira e la studia, altrimenti sarebbe solo uno spettacolo senza spettatori:
Come Hume, d'Holbach, Voltaire e Rousseau (e gran parte degli illuministi) riconosce il rispetto agli animali in quanto essere senzienti, anche se per Diderot il mondo è reso interessante soprattutto per la presenza dell'uomo, l'unico animale che la ammira e la studia, altrimenti sarebbe solo uno spettacolo senza spettatori:
{{Citazione|Soltanto la presenza dell'uomo rende interessante l'esistenza degli esseri (...). L'uomo è il termine unico dal quale occorre partire e al quale occorre far capo, se si vuol piacere, interessare, commuovere, perfino nelle considerazioni più aride e nei particolari più secchi.<ref>[[Encyclopédie]], alla voce "[[Enciclopedia]]"</ref>}}
Tuttavia nel suo pensiero, si trovano anche ridimensionamento dell'essere umano, che è pur sempre un animale, inoltre polemizza con le dottrine di Rousseau sulla bontà intrinseca della natura, sostenendo che il fascino della natura è anche di essere a volte terribile (estetica del [[Sublimesublime]]):
{{citazione|Andiamo, amico, diamoci un po' meno d'importanza. Noi siamo nella natura, un momento ci stiamo bene, un momento male: credetemi, coloro che lodano la natura per aver tappezzato a primavera la terra di verde, un colore amico dei nostri occhi, sono degli impertinenti che dimenticano che questa stessa natura, di cui vogliono trovare ovunque la benevolenza, stende d'inverno una grande coltre bianca che ferisce i nostri occhi, ci dà il capogiro e ci espone a morire congelati. La natura è bella e buona quando ci è propizia, brutta e cattiva quando ci affligge. Sovente è ai nostri stessi sforzi ch'essa deve almeno una parte del suo fascino...<ref>''Salon'', 1767; da: ''Ouvres esthetique''</ref>}}
 
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Tutte queste tesi sulla natura non vengono mai affermate da Diderot in maniera esclusiva e definitiva: egli preferisce usare la forma [[dialogo|dialogica]] nei suoi scritti - spesso uno dei due dialoganti è Diderot e l'altro un suo conoscente - proprio per evitare quelle affermazioni [[dogma]]tiche, che talora si riscontravano anche tra gli illuministi (ad esempio in [[d'Holbach]], ma anche in [[Rousseau]]), alle quali Diderot contrappone uno [[scetticismo metodologico|scetticismo]] che non scade mai a derisione dell'avversario con cui sta polemizzando, cosa che lo differenzia nello stile da [[Voltaire]].<ref name="Fusaro4"/>
 
Nella morale Diderot è contrario a qualunque impostazione [[determinismo|deterministica]], sostenuta in parte dal d'Holbach, che consideri l'uomo vittima impotente di elementi naturali: al contrario l'individuo è libero di scegliere il suo comportamento dominando se stesso e le forze naturali nei limiti in cui riesce a sfuggire ai suoi istinti naturali: per il dominio della natura e per la sua libertà giova all'uomo la conoscenza dei fenomeni naturali e della storia umana che gli permetterà di liberarsi dalla superstizione e dai pregiudizi per conseguire una vita che sarà felice a condizione che rispetti il bene universale.<ref>D. Diderot, ''Ritorno alla natura: Supplemento al Viaggio di Bougainville''; a cura di Antonio A. Santucci. Bari, Laterza, 1993</ref> La sua critica agli eccessi della proprietà privata non cade invece mai in sogni di [[Primitivismo|restaurazione primitiva]] o rifiuto del progresso "corruttore", come in Rousseau. Nonostante la diffusione del [[razzismo]] e del filo-[[colonialismo]] tra gli intellettuali dell'epoca (tranne quelli dell'area gesuita, con le loro "[[riduzioni gesuite|missioni]]"), anche nell'Encyclopedie<ref>"Espèce humaine": "Tutti questi popoli [dell'Africa] sono sudici e grossolani, superficiali e stupidi (...) Non soltanto il colore li distingue, ma differiscono dagli altri uomini per tutti i tratti del loro volto, per i nasi larghi e piatti, per le grandi labbra, e per la lanuggine al posto dei capelli, sembrano costituire un'altra specie di uomini"</ref>, Diderot, ammirando la società dell'isola di [[Tahiti]] come prototipo realizzato della teoria del "[[buon selvaggio]]", si pronunciò contro lo [[schiavismo]] e la colonizzazione<ref>[https://corsaro.wordpress.com/2008/06/11/illuminismo-scheda-di-lettura-diderot-e-voltaire-sulla-visione-dell%E2%80%99altro/ ''Diderot e Voltaire sulla "visione dell'altro"'']</ref>, oltre che contro la [[maschilismo|sottomissione della donna]], e a favore della [[Anarchia relazionale|libertà sessuale]] nell'opera ''Supplemento al viaggio di Bougainville''.<ref name="Cronologia6"/><ref name="Fusaro4"/><ref>Diderot, ''Supplemento al viaggio di Bougainville'', p.13</ref>
La sua critica agli eccessi della proprietà privata non cade invece mai in sogni di [[Primitivismo|restaurazione primitiva]] o rifiuto del progresso "corruttore", come in Rousseau.
Nonostante la diffusione del [[razzismo]] e del filo-[[colonialismo]] tra gli intellettuali dell'epoca (tranne quelli di area gesuita, con le loro "[[riduzioni gesuite|missioni]]"), anche nell'Encyclopedie<ref>"Espèce humaine": "Tutti questi popoli [dell'Africa] sono sudici e grossolani, superficiali e stupidi (...) Non soltanto il colore li distingue, ma differiscono dagli altri uomini per tutti i tratti del loro volto, per i nasi larghi e piatti, per le grandi labbra, e per la lanuggine al posto dei capelli, sembrano costituire un'altra specie di uomini"</ref>, Diderot, ammirando la società dell'isola di [[Tahiti]] come prototipo realizzato della teoria del "[[buon selvaggio]]", si pronunciò contro lo [[schiavismo]] e la colonizzazione<ref>[https://corsaro.wordpress.com/2008/06/11/illuminismo-scheda-di-lettura-diderot-e-voltaire-sulla-visione-dell%E2%80%99altro/ ''Diderot e Voltaire sulla "visione dell'altro"'']</ref>, oltre che contro la [[maschilismo|sottomissione della donna]], e a favore della [[Anarchia relazionale|libertà sessuale]] nell'opera ''Supplemento al viaggio di Bougainville''.<ref name="Cronologia6"/><ref name="Fusaro4"/><ref>Diderot, ''Supplemento al viaggio di Bougainville'', p.13</ref>
 
====Diderot e il libertinismo====
{{quote|La litania contro le [[Passione (filosofia)|passioni]] non ha mai fine: sono loro imputate tutte le pene dell'uomo, mentre ci si dimentica ch'esse sono anche la fonte di ogni suo [[piacere]]. [...] La sobrietà nelle passioni rende mediocri gli uomini.|Diderot, ''Pensieri filosofici''}}
Diderot ebbe rapporti filosofici con i circoli del [[libertinismo]]; egli non è un "[[Libertino (sociologia)|libertino]] amorale", ma la sua morale laica è diversa da quella corrente alla sua epoca<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 116|Morale}}.</ref>: le [[passione (filosofia)|passioni]] buone portano al piacere e alla felicità, e vanno coltivate, in maniera decisa.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|I-IV|Pensieri}}.</ref> Il [[sensismo]] e il [[razionalismo]] non portano Diderot, a rifiutare [[sentimento]], [[istinto]] e, come [[Kant]], [[Passione (sentimento)|passione]], ma come i libertini e i [[Romanticismo|romantici]], a coltivarli, se portano al bene. Per Diderot
{{quote|...inclinazioni, desideri e avversioni portate a un certo grado di intensità, combinate con una sensazione indistinta di piacere o dolore, causate o accompagnate da un movimento irregolare del sangue e degli spiriti animali, sono ciò che chiamiamo ''passioni''. Possono essere così forti da inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l'anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di ''passioni''. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell'anima, nasce dall'opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in se stesso suscita passione.<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Passions|nome=Denis |cognome=Diderot|data=1º aprile 2004|rivista=Encyclopedia of Diderot & d'Alembert - Collaborative Translation Project|volume=12|p=142–146}}</ref>.}}
 
Il tema morale, come quello della scelta tra il [[determinismo]] e il [[libero arbitrio]], è ripreso da Diderot anche nelle sue opere letterarie come il [[romanzo filosofico]] ''[[Jacques il fatalista e il suo padrone|Giacomo il fatalista]]'' dove sostiene che, sulla base delle esperienze vissute, un rigido determinismo alla d'Holbach sia da escludere.<ref name="Fusaro4"/>
 
Ne ''[[La monaca]]'' accusa la morale corrente di ipocrita perbenismo ed esalta invece la felicità raggiungibile su questa Terra, criticando, da spunti biografici e familiari, il costume di avviare ragazzi e ragazze ancora giovani alla vita ecclesiastica, pur in assenza di una qualsiasi vocazione o libera scelta<ref>{{Cita web |url=http://www.philosophicaonline.it/scheda_autore.asp?ID=92 |titolo=Diderot su DeAgostini Philosofica |accesso=30 dicembre 2013 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20131230233959/http://www.philosophicaonline.it/scheda_autore.asp?ID=92 |dataarchivio=30 dicembre 2013 |urlmorto=sì }}</ref><ref>[http://www.riflessioni.it/enciclopedia/diderot.htm ''Diderot'' su riflessioni.it]</ref>. Nel libro, come già, con toni più satirici ne ''[[I gioielli indiscreti]]'', Diderot riprende temi erotico-libertini, ma come pretesto per spiegare delle idee.<ref name="Fusaro4"/> In particolare attacca la vita religiosa, vista come ambiente di perversione e malvagità, spesso usata dai padri per risolvere questioni di eredità o nascondere scomode relazioni extraconiugali, facendo sparire i figli nati dall'adulterio, come la protagonista del romanzo, e condannandoli ada una vita di infelicità per tutelare i loro interessi.<ref name="cita-Noetico-63-Noetico-harv-s"/>
[[File:TheresePhilosophe.jpg|thumb|Diderot è ritenuto da alcuni autore (o co-autore) del [[romanzo libertino]] ''[[Thérèse philosophe]]'', o perlomeno delle parti più filosofiche. Di solito ritenuto opera di [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]] o autori come [[Xavier d'Arles de Montigny]] o [[Louis-Charles Fougeret de Monbron]], presenta digressioni filosofiche e uno stile ironico per molti non attribuibili a scrittori considerati modesti, tali da far pensare all'intervento di Diderot, che in quel periodo scriveva testi libertini.<ref>[http://books.google.it/books/about/Th%C3%A9r%C3%A8se_philosophe.html?id=JT86PQAACAAJ&redir_esc=y Th�r�se Philosophe, o Memorie per far conoscere la storia del Padre Dirrag e ... - Denis Diderot - Google Libri]</ref>]]
Qualche critico ha attribuito a Diderot anche il romanzo libertino erotico-filosofico ''[[Thérèse philosophe]]'', solitamente attribuito - almeno in alcuni suoi estratti - a [[Jean-Baptiste Boyer d'Argens]], che lo pubblicò anonimo nel [[1748]]. Fu uno dei motivi dell'arresto a Vincennes, in quanto ritenuto altamente diretto contro la Chiesa e la morale (egli negò sempre, anche nelle lettere, di aver scritto il romanzo). Il libro oltre a scene di [[erotismo]] esplicito riprende le teorie [[Materialismo|materialiste]] ed [[Edonismo|edoniste]] di [[Julien Offray de La Mettrie]], ufficialmente rifiutate da Diderot, teorie che tuttavia talvolta ricompaiono nelle opere di Diderot in forma attenuata. Il filosofo enciclopedista avrebbe, secondo questa ipotesi, scritto il romanzo in segreto, più che altro per autofinanziamento, difatti fu un vero ''best seller'' per decenni.<ref>[http://www.lundici.it/2016/09/therese-philosophe-il-romanzo-erotico-dellilluminismo-attribuito-a-diderot/ “Thérèse philosophe”: il romanzo erotico dell’Illuminismo attribuito a Diderot]</ref>
 
Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
 
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente [[diritti umani|diritto umano]] di un costume sessuale e [[Amore libero|sentimentale]] [[Anarchia relazionale|apertamente libero]]<ref>[http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm Valentina Sperotto, ''Diderot e l'alterità dei "selvaggi", tra mito e riconoscimento''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140112122704/http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm |data=12 gennaio 2014 }}</ref>, nonostante i due citati fossero distanti da lui in moltissime posizioni; Diderot infatti condannò La Mettrie per il suo volume ''Antiseneca'', per essere un [[Edonismo|edonista]] eccessivo e per il suo meccanicismo assoluto. A proposito della morte di La Mettrie dopo un pranzo luculliano scrisse in una lettera che "La Mettrie è morto come era giusto dovesse morire, vittima della sua intemperanza e della sua follia. Si è ucciso per ignoranza di ciò che professava. Questo giudizio è severo, ma giusto", definendolo "corrotto nei costumi e nelle idee". Il libertinismo di Diderot, rispetto a quello di de Sade e dei classici libertini, è incentrato sulla "bontà" o "neutralità" dell'uomo naturale, non sull'origine che l'uomo sia malvagio e trovi soddisfazione nel [[peccato]] e nel [[senso di colpa]] (cardini del pensiero sadiano seppur mascherati da ateismo), che Diderot come La Mettrie non approva. Diderot è anche l'unico degli illuministi pre-rivoluzionari a non condannare esplicitamente l'[[omosessualità]], mantenendosi su un atteggiamento di vaga e leggera disapprovazione senza invocare interventi esterni di Stato o religione sulle vicende private. Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/>
Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/>
 
La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'', [[1997]]) di [[Éric-Emmanuel Schmitt]], il quale ispirò l'[[Le Libertin|omonimo film]] del 2000 di [[Gabriel Aghion]], che ne fa un prototipo dell'illuminista radicale e gaudente, assai simile al tipo di personaggio di [[seduttore]] libertino solitamente rappresentato da [[Giacomo Casanova]].
 
== Opere ==
[[File:Greuze Portrait of Diderot.jpg|thumb|upright|Diderot ritratto da [[Jean-Baptiste Greuze]], [[1766]]]]
Edizioni moderne delle opere di Diderot
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== Film tratti da opere di Diderot ==
* ''[[Susanna Simonin, la religiosa]]'' ([[1966]]) di [[Jacques Rivette]], dal romanzo ''La monaca''
* ''[[La monaca nel peccato]]'' ([[1986]]) di Dario Donati (pseudonimo di Aristide Massaccesi, noto anche come [[Joe D'Amato]]), sempre da ''La monaca''
* ''Jacques le fataliste'' ([[1993]]) di Antoine Douchet
* ''[[La religiosa]]'' ([[2013]]) di Guillame Nicloux, [[remake]] del film da ''La monaca'' del 1966
 
==Altre trasposizioni==
* ''La religieuse'', fumetto di [[Georges Pichard]], sempre da ''La monaca'', Création Art Presse, 1992
* ''Jacques le fataliste et son maître'' ([[1984]]), serie televisiva di Claude Santelli
 
== Film su Diderot ==
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* Fabio Scotto, ''Le neveu de Rameau di Denis Diderot: analisi socio-critica''. Milano, Cooperativa libraria I.U.L.M., 1992
* Federico L. Silvestre, "L'estetica di Diderot. Il Salòn del 1767 alla luce del trasformismo" in ''Parol. Quaderni d´arte e di epistemologia, ''v. 21, anno XXVII, 2012
* Carlo Tamagnone, ''Denis Diderot. L'ateismo problematico'', Civitavecchia, NonCredoLibri, 2013 - Collana Quaderni illuministi.<ref>http://id.sbn.it/bid/TER0037695.</ref><ref>http://id.sbn.it/bid/VIA0266951</ref> su opac sbn
* [[Franco Venturi]], ''Le origini dell'Enciclopedia''. Torino, Einaudi, 1946