Gilbert Romme: differenze tra le versioni
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Romme si oppose alla legge del 22 pratile ed era assente da Parigi il 9 termidoro, essendo dal 23 febbraio al 25 settembre del 1794 in missione nel Sud-Ovest della Francia. Fu probabilmente favorevole al colpo di Stato, ma guardò con preoccupazione alla reazione moderata che ne seguì, e si oppose alla legge del 3 ventoso dell'anno III (21 febbraio [[1795]]) che stabiliva la separazione tra Stato e Chiesa, vedendovi, in assenza di un controllo dello Stato, la possibilità di un ritorno dell'influenza del cattolicesimo nella vita pubblica francese.<ref name="J.-R. Suratteau, cit., p. 934"/>
===Processo e suicidio===
Il 18 ventoso (8 marzo [[1795]]) sposò la vedova di un patriota con la quale conviveva da tempo e che attendeva un figlio da lui. Quando i [[sanculotti]], già ribellatisi il [[Insurrezione del 12 germinale anno III|12 germinale]] (1º aprile 1795) chiedendo pane e il ripristino della [[Costituzione francese del 1793|costituzione giacobina]], occuparono con la forza la [[Convenzione nazionale]] [[Convenzione termidoriana|termidoriana]] [[Insurrezione del 1
[[File:Charles Ronot - Les derniers Montagnards.png|thumb|200px|Charles Ronot, ''Gli ultimi montagnardi'', dipinto raffigurante Romme e i suoi compagni.]]
I tredici imputati furono processati il 20 pratile (8 giugno). Nella sua difesa, Romme dichiarò: «Il mio ultimo respiro sarà per la Repubblica una, indivisibile, fondata sull'eguaglianza e la libertà [...] verserò io il mio sangue per la Repubblica ma non darò ai miei nemici la soddisfazione di spargerlo». Così aveva giurato di fare con gli altri imputati. Infatti, il 29 pratile dell'anno III (17 giugno [[1795]]), condannato con [[Jean-Marie Goujon|Goujon]], [[Ernest Dominique Duquesnoy|Duquesnoy]], [[Pierre Bourbotte|Bourbotte]], [[Jean-Michel Duroy|Duroy]] e [[Pierre Aimable Soubrany|Soubrany]] alla [[ghigliottina]], Romme prese il coltello con il quale Goujon si era già colpito e si pugnalò ripetutamente al collo e al petto, lasciando con un ultimo sforzo l'arma a Duquesnoy. Bourbotte, Duroy e Soubrany non ebbero il tempo di uccidersi e furono immediatamente ghigliottinati.<ref>J.-R. Suratteau, cit., p. 935; M. De Paulis, ''Gilbert: nascita e morte di un rivoluzionario'', 1993, p. 246.</ref> «Furono gli ''[[Ultimus Romanorum|Ultimi Romanorum]]''», scrisse [[Thomas Carlyle]].<ref>T. Carlyle, ''The French Revolution: A History'', 1837, p. 310.</ref>
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