Dialetti marchigiani: differenze tra le versioni
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Il [[dialetto anconitano]] ha come centro di origine la sola [[Ancona]], ma nel corso del XX secolo si è esteso alla limitrofa [[Falconara Marittima]], mentre i dialetti degli altri centri vicini al capoluogo, come [[Camerata Picena]], [[Agugliano]], [[Polverigi]], [[Offagna]], [[Camerano]], [[Sirolo]] e [[Numana]], hanno subito un progressivo fenomeno di assimilazione all'anconetano di città solo nelle ultime generazioni di parlanti, specialmente a partire dagli anni '60 e '70 del '900. Il [[dialetto anconitano]] costituisce dunque un'isola linguistica, certo a causa della storia particolare del capoluogo marchigiano, segnato dalla [[Magna Grecia#Colonie greche in Italia non appartenenti alla Magna Grecia|colonizzazione greca]] e dalla presenza del [[Porto di Ancona|porto]], fonte di contatti, anche linguistici, con popolazioni anche lontane.
Questo dialetto e la sua famiglia costituiscono il ceppo più settentrionale dell'intero gruppo mediano italiano, e, non a torto, da un discreto numero di studiosi viene considerato addirittura una forma di transizione con il gruppo gallo-italico, per via di numerosi elementi, quali la cadenza, considerata "settentrionale" da chi viene da sud, lo [[scempiamento]] delle consonanti (''ògi'' per "oggi")<ref>{{Cita libro|autore=Duilio Scandali|titolo=Scenette e scenate|anno=1919|citazione=Il nostro vernacolo non conosce geminazione di consonanti. Tuttavia ho mantenuto come pura convenzione grafica, anche ove non esistano in italiano, la doppia Z e la doppia S per indicarne i suoni sordi in confronto di quelli sonori. Le due sibilanti, del resto, come intervocaliche son sempre sonore, meno, appunto, quando corrispondono a doppie italiane}}</ref><ref>{{Citazione|Ancona opera uno scempiamento sistematico di tutte le doppie sia protoniche che postoniche|Sanzio Balducci, "I dialetti", in "La provincia di Ancona. Storia di un territorio", a cura di Sergio Anselmi, "Tomo 1 - Aspetti storico-culturali" - Falconara Marittima (AN), SAGRAF, 2002, p. 215.}}</ref>, la sonorizzazione sistematica di ''s'' intervocalico<ref>{{Cita libro|autore=Silvia Micheli|titolo=Onomastica cinquecentesca ad Ancona. Profilo linguistico e culturale della città attraverso l’analisi di un repertorio di antroponimi|citazione=La sonorizzazione delle consonanti intervocaliche, tratto caratteristico dei dialetti settentrionali e proprio anche dell’anconetano moderno, colpisce soprattutto le velari e la sibilante: nel repertorio spiccano infatti le forme Ciriago e Mariza in cui, nel primo caso, troviamo una occlusiva velare sonora al posto della corrispettiva sorda, nel secondo la sonorizzazione della sibilante viene resa graficamente con una <z>}}</ref> e l'assenza di [[raddoppiamento fonosintattico]]
Vi sono comunque numerose consonanze toscane, come l'integrità delle vocali toniche, pronunciate in maniera abbastanza simile all'italiano standard (salvo l'apertura dei suffissi in ''-mento ''e in'' -mente''); il mantenimento delle atone, sia finali, con "-o" e "-u" confusi in un fonema unico ''-o ''(con la tendenza allo scurimento indistinto di tutte in ''-u'', come ad es. ''cèlu'' per "cielo"), sia mediane (anche qui con la stessa tendenza, come ad es''. dutóre'' per "dottore")''; ''e l'assenza di nessi consonantici disagevoli e di consonanti in fine di parola, ma al contrario, come in tutta l'Italia centrale, la tendenza ad aggiungere una -e finale (''e' stòpe'' per "stop", ''el bare'' per "il bar").
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