D'Isernia: differenze tra le versioni

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Volumi 3-9
1878|pp=14|citazione=.. CUORVO Bè , lo ssaccio ca io lo Masaniello De Cola Cuorvo v'aggio prommettuto : Non penzate me fosse addebeluto ; Carta a scacazzià non sò noviello . " Ma me fa comm ' a mola lo cerviello , Ca no brutto penziero nc'è trasuto : Non ...}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Giambattista Basile
1885|citazione=... Cola Capasso il travestimento della Gerusalemme Li- berata , mentre è stranoto esserne autore Gabriele Fasano , il quale la dedicò all'Aurora Sanseverino . Assevera , che il Capasso « fu , ad un tempo , il Van- << gelas ed il Malherbe ...}}</ref>, forse dovuta a un errore di pronuncia e sovrapposizione di Sernio, Sergni<ref name=":14" /><ref name=":15" /> (scritto anche Serñi coi caratteri di stampa del passato o per un adattamento al castigliano/spagnolo che pure si parlava nel Regno di Napoli, come dimostra proprio la genealogia di Carlo de Lellis, ricca di neologismi della penisola [[Penisola iberica|iberica]]). La trasformazione del precedente cognome fu facilitata dal fatto che Ser è l'abbreviazione di Messer (Signore) e posto davanti al nome Nicola camuffava il precedente cognome Sernio (d'Isernia).<ref name=":14" /><ref name=":15" /> Infatti, sappiamo che la famiglia Corvo di Sulmona si stabilì a Sulmona a metà del [[XIV secolo]] con un certo Sernicola de Corvo, dove il nome ''Sernicola'' può essere scomposto nel prefisso ''Serni-'', con riferimento a Isernia, e nel suffisso ''-cola'' con significato ambivalente sia per Nicola che col significato «che abita» o con funzione aggettivale «che riguarda la coltura di qualcosa», secondo il modello di sostantivi latini come ''silvicŏla'' e ''agricŏla'' (composti col tema del verbo ''colĕre'' «abitare, coltivare»): Sernicola quindi avrebbe il significato ambivalente di ''«Messer Nicola de Corvo''» (Ser Nicola de Corvo) che quello di «abitante di Isernia» (Serni-cola).<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/colo/|titolo=Vocabolario on line: -colo (composti col tema del verbo colĕre «abitare, coltivare»)}}</ref> La perdita della lettera o tra Serni-cola, potrebbe essere proprio il frutto dell'[[eufonia]] italiana, la quale prevede l'alternanza di suoni alternati tra vocali e consonanti, al contrario invece di [[cacofonia]], ovvero il suono sgradevole che si genera dalla successione di due suoni identici. E proprio la cacofonia avrebbe portato alla contrazione di un nome troppo lungo quale per esempio Ser Nicola de Sernio de Corvo (o Corvis, Corvi, Corbo), l'eufonia avrebbe portato al risultato del nome contratto e sintetico, nonchènonché [[Enigmistica|enigmistico]], di ''Sernicola de Corvo''<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/ricerca/eufonia/?search=eufonia|titolo=Eufonia}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/vocabolario/cacofonia/|titolo=cacofonico}}</ref>.
 
Infatti, il genealogista Carlo de Lellis e Giovanni di Crollalanza<ref name=":4">{{Cita libro|titolo=Archivio biografico italiano (ABI II) : cumulativo di 124 repertori biografici fra i più importanti a partire dalla fine del sec. XIX sino alla metà del sec. XX. Nuova serie · Volume 3 - anno 1992|anno=1992|p=789}}</ref><ref name=":5" /> ci parlano di una famiglia d'Isernia che si chiama anche [[Corvo (famiglia)|Corvo]] e viceversa. Nell'albero genealogico della famiglia Corvo<ref name=":13" /> si incontra il nipote del capostipite che si chiamava Pietro<ref name=":13" />, di questo troviamo il nome intero in un altro libro (dove si parla della successione dei feudi) come ''Pietro Giovanni Sernicolai Corvo''.<ref name=":17">{{Cita libro|titolo="Per lo signor duca di S. Martino d. Michele Ronchi contra d. Luigi Ronchi. Commessario per ispezial delegazione del re l'illustre signor marchese caporuota d. Ippolito Porcinari ... [autori Giacinto Troysi, Felice Parrilli] , pagina 46}}</ref> Quindi a causa di una [[cacofonia]] nel pronunciare ''Ser Nicola Sernio de Corvo'', oppure ''Ser Nicola de Serñio o Serñi'' (pronunciato Sergni) e altre varianti dovute appunto alle varie pronunce locali e alle svariate trascrizioni, l'indicazione della provenienza dal [[Sannio]] oltre che a essere diventata [[Anacronismo|anacronistica]] si perse. Nel cognome Corvo però rimane comunque il legame col Sannio per tutti i lettori di [[Tito Livio]] che conoscono la leggendaria storia di [[Marco Valerio Corvo]]<ref name=":18">{{Cita libro|titolo=Tito Livio, ''Ab Urbe condita" libri VII, 26}}</ref> contenuta in <nowiki>''</nowiki>[[Ab Urbe condita libri|Ab Urbe condita]]" libri VII, 26. Infatti il cognome ''d'Isernia'', preso anche da alcuni discendenti del famoso giurista, non è detto che indichi necessariamente o soltanto il luogo di nascita tanto conteso tra vari autori (Salerno, Pinto), ma piuttosto quello di provenienza di tutta la famiglia e delle loro fortune ancestrali.<ref>{{Cita libro|titolo="Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, "Della Famiglia D'Isernia e Corvo", Napoli, anno 1671.
Vedere: "Della famiglia d'Isernia e Corvo" e "Della Famiglia Corbino o Corvino" (da pagina 115 a pagina 125)}}</ref><ref name="Palizzolo">{{cita libro|nome=Vincenzo|cognome=Palizzolo Gravina|titolo=Il blasone in Sicilia: ossia, Raccolta araldica pagina 159|url=https://www.archive.org/stream/ilblasoneinsicil00pali/ilblasoneinsicil00pali_djvu.txt|editore=Visconti & Huber, 1875|citazione=Antica e nobile famiglia romana derivata da Valerio console romano; il quale mentre combatteva con un cavaliere gallo un corvo gli scese sul cimiero, un occhio cavandogli col becco; lo che fu al Valerio di gran vantaggio per la vittoria che riportò sul suo avversario: di là il cognome}}</ref><ref name="JJ">{{cita libro|nome=Decimus Junius|cognome=Juvenalis|titolo=D. Junii Juvenalis Satirae pagina 1090|url=http://books.google.it/books?id=fAdbAAAAQAAJ&pg=RA1-PA1087&dq=famiglia+corvini&hl=it&ei=PpiRTsOIJu_44QSuyYGZDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1&ved=0CDAQ6AEwAA#v=onepage&q=famiglia%20corvini&f=false|editore=J. Antonelli, 1839|citazione=Corvino: antichissima fu la famiglia Corvinia cognominata dal corvo, che difese Valerio Corvino, mentre combatteva contro un feroce soldato dell'armata gallica}}</ref><ref name="Angius">{{cita libro|nome=Vittorio|cognome=Angius|titolo=Dizionario geografico, storico, statistico, commerciale degli ..., Volume 5 pagina 468|url=http://books.google.it/books?id=QHAPAAAAYAAJ&pg=PA468&dq=famiglia+corvini&hl=it&ei=PpiRTsOIJu_44QSuyYGZDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=2&ved=0CDUQ6AEwAQ#v=onepage&q=famiglia%20corvini&f=false|editore=G. Maspero, 1839|citazione=[...] illustre famiglia dei Corvini della stirpe nobilissima di Valerio Publicola; alla quale famiglia Corvina diede principio un pronipote del Publicola, che, come pretende Tito Livio, combattendo contro un Gallo, fu meravigliosamente aiutato da un corvo}}</ref><ref name="a">{{cita libro|nome=|cognome=|titolo=Memorie di religione, di morale e di letteratura pagina 275|url=http://books.google.it/books?id=NkMEAAAAQAAJ&pg=PA275&dq=famiglia+corvini&hl=it&ei=PpiRTsOIJu_44QSuyYGZDA&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=7&ved=0CE8Q6AEwBg#v=onepage&q=famiglia%20corvini&f=false|editore=1834|citazione=Il primo Messalla era della famiglia dei Corvini, per fede di Seneca (da brev. vit. i3): Corvinus primus Messanam vicit, et primus ex familia Valeriorum Messoria appellatus est: e d'altra parte attesta Dionisio (Mai. Script. Vat. T. II, p. 496) che M. Valerio, il quale per l'ostento del corvo si appellò Corvino, traeva l'origine da Valerio Publicola, uno dei liberatori di Roma}}</ref><ref name="Magda">{{cita libro|nome=Magda|cognome=Jászay|titolo=Incontri e scontri nella storia dei rapporti italo-ungheresi pagina 170|url=http://books.google.it/books?id=aPXckRgebBQC&pg=PA170&dq=famiglia+corvini&hl=it&ei=JJmRTu2_ILKM4gTx0PCiAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=6&ved=0CEcQ6AEwBTgK#v=onepage&q=famiglia%20corvini&f=false|editore=Rubbettino Editore, 2003|citazione=Il primo a portare il soprannome di Corvino fosse il console Marco Valerio, per ricordare che nella lotta contro i galli fu aiutato da un corvo}}</ref><ref name="etnonimo22">"''Prose d'arte''", di Basilio Magni, Roma 1875. pagina 30 e 31</ref><ref name="etnonimo2">"''Il Buonarroti - scritti sopra le arti e le lettere''", Volume Ottavo, di Benvenuto Gasparoni, Roma 1873. pagine 66, 67</ref> Non sarebbe quindi un caso se ''Sernicola de Corvo'' (noto anche come Seniola<ref name=":16" />), supposto come discendente di Andrea d'Isernia dal nome Nicola, si stabilì a Sulmona verso la metà del 1300, lungo la [[via degli Abruzzi]] che metteva in comunicazione le città di [[Firenze]] e [[Napoli]], passando anche per [[Spoleto]]. Infatti, Sulmona diede i natali al poeta [[Publio Ovidio Nasone]], che sappiamo essere amico di [[Marco Valerio Messalla Corvino]] e aderire all'omonimo circolo di letterati (e forse parente alla lontana, dato che [[Publio Valerio Publicola]] era il prozio del leggendario Marco Valerio Corvo e fratello di suo nonno): si tratterebbe di un ritorno a un luogo familiare. Mentre Spoleto, antica capitale [[Longobardi|Longobarda]] dell'omonimo [[Ducato di Spoleto|ducato]] era anche un'altra dimora della famiglia Corvo<ref>{{Cita libro|titolo=Storia del comune di Spoleto dal secolo XII al XVII
seguita da alcune memorie dei tempi posteriori · Volume 1
Di Achille Sansi · 1879|p=273|citazione=... Corvi , di cui era rimasta erede una sua figliuola per nome Francesca monaca di quel luogo ( Bracc . Com . fogl . 81. ) Da alcuni riscontri storici si vede che per più anni seguita- rono null'ostante ad esser dette le monache di S ...}}</ref><ref>{{Cita libro|titolo=Bollettino della Deputazione di storia patria per l'Umbria
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<small>Citazione tratta da: "''Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis''", Parte Terza, pagina 116, Napoli 1671. Va notato che questa citazione si basa sulla prefazione ''alle Consuetud. Di Napoli'' di Camillo Salerno, così come riportato sulle note laterali del testo di C. De Lellis.</small></blockquote>Sempre secondo Camillo Salerno, esisteva una casa di Andrea d'Isernia, presso la ''Chiesa di Santa Maria Annunziata'' di Isernia, dove si poteva osservare l'[[Arma (araldica)|arma]] o stemma della famiglia Rampinis era un compasso disteso ai lati del quale e di sopra erano compartite tre rose<ref name=":2" />.
 
Sia la famiglia Corvo che Isernia, secondo Camillo Salerno, erano originate dalla famiglia Rampini<ref name=":3" />. Inoltre de Lellis ci dà informazioni riguardo l'origine della famiglia Corvo di [[Napoli]] assimilandola sia a quella si [[Sulmona]] che a quella cognominata D'Isernia<ref name=":2" /><ref name=":4" /><ref name=":5" />.<blockquote>''Con l'occasione della '''Famiglia d'Isernia''', havendo trattato della '''famiglia Corbo'''''<ref>Il cognome Corvo è talvolta indicato come Corbo o Corbis. La variazione tra b e v potrebbe essere dovuta alla dominazione aragonese e/o spagnola: la lettera b e v suonano molto simili nella lingua spagnola. Nelle "''Memorie Storiche Degli Uomini Illustri Della Città Di Solmona''", (di Ignazio Di Pietro, anno 1806, Stamperia Grossiana) si riportano entrambe le forme del cognome. [https://books.google.it/books?id=RZvHHmerV_wC&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=corvo&f=false Vedi pagina pagina 102] Esistono alcune famiglie cognominate Corbo che non c'entrano niente con i Corvo/Corvi: alcuni cognomi sono formalmente uguali ma hanno derivazione diversa: alcuni cognomi Corbo derivano dal soprannome di mestieri legati al termine ''corba,'' "cesta o canestro".</ref>'', per l'opinione, che vi è, '''che sia questa, con quella dell'istesso sangue''' & ambedue '''dalla Famiglia de Rampinis originate'''; ...''<ref name=":3">{{Cita libro|titolo=Citazione tratta da: "Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli del signor Carlo De Lellis", Parte Terza, pagina 121, Napoli anno 1671.|p=121}}</ref></blockquote>Isernia e Corvo usavano lo stesso stemma, ossia un corvo nero in campo d'oro (talvolta d'argento), con piccole varianti a seconda dei luoghi (a volte c'è un giglio rosso in capo al corvo oppure un monte a tre cime, sia all'italiana che alla francese). Quello che è certo, è che sul portale di un palazzo nobiliare appartenuto ai Corvo di [[Via Duomo (Napoli)|via Duomo a Napoli]], di fronte al lato della [[Chiesa delle Crocelle ai Mannesi|Chiesa di San Francesco d'Assisi]] (su progetto dall'architetto Filippo Botta), si può ammirare un blasone simile a quello usato in [[Molise]] dalla famiglia<ref>{{Cita libro|titolo="Elenco delle famiglie Nobili del Molise e stemmario illustrato da Michele Tota di Altamura", voce Corvo (di Pietrabbondante)}}</ref><ref>{{Cita pubblicazione|autore=Franco VALENTE, grafica a cura di Laura Potito|titolo=Antichi stemmi feudali nel Molise (poster)}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.cognomix.it/stemma-famiglia/corvo|titolo=Stemma della Famiglia Corvo|citazione=Famiglia Corvo (MOL) (Pietrabbondante)
di argento al corvo posato di nero, col capo d'azzurro a tre stelle d'oro}}</ref>, arricchito con tre gigli sotto una [[trangla]] o fascia ridotta su cui è posato il Corvo (probabile concessione alla famiglia per i servizi resi alla Corona D'Angiò e, secondo alcune fonti, per l'appartenenza di alcuni figli di Andrea da Isernia alla famiglia della Corte Reale<ref name=":102">{{Cita libro|titolo=Atti dell'Accademia di scienze morali e politiche - Volume 21 anno 1887- Pagina 90, 91, 92}}</ref><ref name=":122">{{Cita libro|titolo=Biografie e Ritratti degli Uomini Illustri della Provincia di Molise (volume primo), opera compilata dall'avvocato Pasquale Albino. Anno 1864. Pagine 16 e 17.}}</ref><ref name=":82">{{Cita libro|titolo=Memorie Historiche del Sannio, libro IV (4) di Giovanni Vincenzo Ciarlanti, anno 1644, vol. 4, 1644, p. 388.}}</ref>): lo stemma risulta troncato da una trangla o fascia ridotta (incurvata a mo' di monte o colle) passante sulla partizione: nel primo al corvo sulla partizione, accompagnato in capo da tre stelle (6 punte); nel secondo a tre gigli ordinati.<ref>{{Cita news|autore=Scalpellino sconosciuto|titolo=Blasone della famiglia Corvo di Napoli sul portale del civico 228, via Duomo, Napoli, Italia|pubblicazione=Documento lapideo in situ (documento d'archeologia e architettura)|data=Probabile rifacimento facciata XIX (1800) secolo, su commissione di Francesco Corvo e famiglia}}</ref> Quindi lo stemma risulta molto simile, eccetto per i tre scudetti scambiati con tre gigli, a quello della famiglia ''Cornacchia'' originaria di [[Soragna]] nel parmense. Si tratterebbe quindi di una delle [[Signoria cittadina|Signorie cittadine]] più rilevanti in Italia sotto il nome di [[Meli Lupi di Soragna]] o più semplicemente ''Lupo'', come appunto si faceva chiamare il marchese Luigi Lupo Meli Lupi (cognome che si accompagna in molti documenti di individui di cognome Corvo di Napoli, ossia la famiglia D'Isernia e Corvo). Secondo il genealogista secentesco Ippolito Calandrini, la famiglia discende da Sisulfo o Gisulfo, figlio del longobardo [[Lupo del Friuli]], a sua volta discendente di [[Lupo di Troyes|San Lupo da Troyes]] <ref>{{Cita libro|autore=Ippolito Calandrini|titolo=Il publio Svezzese, ovvero, Historia Dell'Antichissima e Nobilissima Famiglia degli Illustrissimi Signori de' Lupis Marchesi di Soragna e vita Del Glorioso S. Lupo Vescovo e confessore|url=https://books.google.it/books?id=hMoV860VdJEC&pg=PA44&d#v=onepage&q&f=false|edizione=Parma|annooriginale=1653}}</ref>. La casata dette numerosi esponenti politici e [[Podestà (medioevo)|podestà]] a vari comuni dell'Italia settentrionale e centrale, fu esiliata da [[Parma]] e dal feudo di Soragna a causa delle annessioni dei [[Visconti]] [[duchi di Milano]] nel XIV secolo. I Lupi si rifugiarono, insieme con i [[Rossi di San Secondo]], dei quali erano parentati, presso i [[da Camino]] signori di [[Padova]] e altri luoghi.
 
Così tra i discendenti del famoso giurista Andrea d'Isernia, alcuni rami della famiglia mantennero il cognome che faceva riferimento al Sannio con le sue varianti Isernia (d'), Sernia, Sernio, Sergni<ref name=":19" /><ref name=":20" /><ref name=":14" /><ref name=":15" />, mentre altri ripresero l'antico cognome già esistente dai tempi della Roma antica (Corvo è il cognome preso per l'avvenimento che [[Tito Livio]] narra tra le guerre del Sannio<ref name=":18" /><ref name="JJ" />). Quindi andando avanti nel tempo alcuni discendenti usarono un cognome e altri l'altro. Così, come ricordano ''Carlo de Lellis''<ref name=":2" /> e poi ''Crollalanza<ref name=":5" />'', le due famiglie erano dallo stesso sangue. Ma come raccomanda il ''Ciarlanti'', il Grande Andrea d'Isernia detto il vecchio non è da confondere con Andrea d'Isernia della famiglia Rampini.<ref name=":6" /><ref>{{Cita web|url=http://web.tiscali.it/aboutsesto/was_pages/was_story.html|titolo=La storia di Sesto...
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=== Castellino del Biferno ===
All'inizio della dominazione angioina apparteneva a Enrico de Cusenza (signore anche di Morrone)<ref name=":24">{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/castellino-del-biferno-cb|titolo=CASTELLINO DEL BIFERNO (CB) - Notizie Storiche}}</ref> e nel 1295 fu concesso ad Andrea d'Isernia.<ref name=":23" /><ref>{{Cita web|url=https://www.italiapedia.it/bacheca.php?vd=geoloc&istat=070014&comune=Castellino%20del%20Biferno&prov=&sigla=CB&NomeReg=Molise&NReg=14|titolo=Castellino del Biferno - Storia}}</ref> Più precisamente, con diploma 13 ottobre 1295,  Castellino fu concesso al famoso giurista Andrea d'Isernia seniore (o il vecchio) e il suo successore fu il nipote Andrea d'Isernia il Giovane figlio di Roberto (primogenito del Grande Andrea d'Isernia).<ref name=":24" />
 
=== Castello di Croce ===
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''G.B. Masciotta'' annota che il re [[Carlo I d'Angiò]] diede in feudo Castelpetroso a Giovanni D'Angelo (o Giovanni d’Alneto), Vice Giustiziere del regno. Successivamente [[Carlo II di Napoli|Carlo II d'Angiò]] (morto nel 1309) lo assegnò al famoso giurista Andrea D'Isernia (morto nel 1316).<ref name=":26">{{Cita libro|titolo=G. B. MASCIOTTA, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, Vol. III, Cava dei Tirreni 1953}}</ref><ref name=":27">{{Cita web|url=https://www.lafontedellastore.it/p_itinerari.html|titolo=ITINERARI - Tabula peutingeriana}}</ref>
 
Altre fonti ci precisano che la famiglia D’Alferio, discendenti di Alferio d’Isernia, comprarono il feudo di Castelpetroso nel 1319 da Burlesca Roccafoglia (la moglie di Andrea d'Isernia il vecchio), detenendolo fino alla metà del [[XV secolo]].<ref name=":26" /><ref>{{Cita web|url=http://db.histantartsi.eu/web/rest/Opera%20di%20Arte/629|titolo=Venafro, Cattedrale, Affresco dell'absidiola sinistra}}</ref> Più specificatamente, il ''Capecelatro''<ref>{{Cita libro|titolo=F. CAPECELATRO, Storia di Napoli, vol. III, Torino 1870}}</ref> nota che Carlo I d’Angiò abbia concesso il feudo a Giovanni d’Alneto (o Giovanni D'Angelo), Vice Giustiziere del Regno  e il ''Camera''<ref>{{Cita libro|titolo=M. CAMERA, Annali delle Due Sicilie dall’origine e fondazione della monarchia fino a tutto il regno dell’augusto sovrano Carlo III di Borbone – Anno 1268. Napoli 1841}}</ref> riporta che successivamente Carlo II d’Angiò lo abbia assegnato a Giovanni Scotto. Quindi, è dopo che Castelpetroso passò ad Andrea d’Isernia la cui vedova Burlesca Roccafoglia<ref name=":10" /> lo vendette nel 1319 ad Alferio d’Isernia. Il Masciotta ricostruisce la serie di feudatari dei quali è attestato il possesso di Castelpetroso.<ref name=":26" /> Alferio d’Isernia ebbe tre figli, che si chiamavano proprio Nicola, Ruggiero e Bernardo. Il primo, cioè Nicola, successe al padre nel feudo di Castelpetroso, ma non si conosce la durata del possesso da parte della sua famiglia.<ref name=":25" />
 
L'ultima famiglia feudale di Castelpetroso è stata quella dei "''De Rossi''" anche detti "''Rubens''" o "''De Rubens''" fin dal periodo longobardo. L'unica testimonianza del passaggio dei De Rossi è lo stemma scolpito, con un leone rampante, sul portale del castello, che fu abbandonato perché la famiglia marchesale si ritirò a Napoli. Riguardo questa famiglia De Rossi, entrando nel Duomo di Caserta, c'è il sepolcro del Vescovo Nicola De Rossi, Marchese di Castelpetroso.<ref name=":26" /><ref name=":27" />
 
=== Castelpizzuto ===
[[Castelpizzuto]] sembra essere fondata dagli [[Angioini]] nel 1269 circa, come piccola roccaforte mirante i monti del [[Matese]]. Nel [[1269]] re [[Carlo I d'Angiò]] donò il [[feudo]] a Tommaso d'Evoli. Alla fine del [[Duecento|1200]] il possedimento fu diviso in tre parti, assegnate a Gualtiero da Ponte, Nicola Roccafoglia e Alferio d'Isernia. Il da Ponte morì senza eredi e così nel [[1312]], il suo terzo tornò al [[regio]] demanio, che venne poi venduto ad Alferio d’Isernia. Quest'ultimo nel [[1316]] finì di comprare per intero il feudo e divenne “Signore di Pizzuti”. Quindi la famiglia di Alfiero d'Isernia possedette probabilmente il feudo per tutti il 1300. Passo poi ai Gaetani, i [[Pandone (famiglia)|Pandone]] e i Capece Galeota e fu anche dei D'Agostino.<ref>Andreana (Adriana) Rizzo, [[moglie]] di Ottavio Galeota venne definita Signora di “Piczuti” in uno strumento di procura redatta per il consorte nel 1541.</ref><ref>Michaele Riccio, “De regibus Hispaniae, Hierusalem, Galliae, vtriusque Siciliae, & Vngariae, historia”- Auctoris vita a Carolo De Lellis, Neapoli: Egidij Longhi, [[1645]]</ref>
 
Più precisamente, nel 1312 Alferio d’Isernia acquistò la parte di Gualtiero da Ponte, e nel 1316 acquistò anche la quota  di Nicola Roccafoglia, divenendo signore dell’intero feudo. Nel 1333 alla morte di Alferio successe il figlio Nicola D’Isernia (il presunto capostipite della famiglia Corvo di Sulmona, che secondo alcune fonti è figlio di un Andrea d'Isernia<ref name=":8" /><ref>Va notato che incrociando le informazioni il padrea di un certo Nicola, che tra il 1333 e il 1343 (secondo Vincenzo Ciarlanti) prese possesso dei feudi del padre, non si capisce de il padre si chiamasse Alferio o Andrea.</ref>). Questa famiglia tenne il feudo fino alla metà del [[XV secolo]], quando nel 1456 passo ai Gaetani e più precisamente a Giacomo Gaetani.<ref>{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/castelpizzuto-is|titolo=CASTELPIZZUTO (IS)}}</ref>
 
=== Castiglione (oggi Castiglione a Casauria, Valle del fiume Pescara) ===
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=== Frosolone ===
Alcuni resti di mura [[Lingua osca|osche]] in contrada Civitella suggeriscono che Frosolone era antica e abitata  dalle popolazioni [[sanniti]]che. Il [[Vincenzo Ciarlanti]] sosteneva che si trattasse di “Fulsulae” menzionata da [[Tito Livio]], mentre [[Emanuele Coccia]] ritiene che Frosolone  sia “Fresilia” conquistata da [[Marco Valerio Massimo Corvino|Marco Valerio Massimo]] nell’anno 304 a.C. e quindi sarebbe appartenuta in ai tempi dei romani ai Corvo della [[Gens Valeria|gens valeria]]. Altri optano  che sia stata fondata da monaci benedettini provenienti da Frosinone. In epoca longobarda Frosolone è menzionato  in un diploma del 18 maggio 1064 con cui il Conte  Bernardo d’Isernia, figlio di Landolfo,  donava al Monastero di Montecasino  il Convento di San Marco. Nel XII secolo feudatario di Frosolone è Rainaldo [[Borrello (famiglia)|Borrello]], signore di [[Agnone]] e di [[Pietrabbondante]]. Ai tempi di [[Carlo I d'Angiò|Carlo I d’Angiò]] Frosolone  fu feudo di [[Andrea da Isernia|Andrea d’Isernia]], che nel 1295 ne assegnò metà alla figlia  Letizia  per portarlo in dote al conte Francesco di Montagano. Dopo il 1350 l’altra metà del feudo andò a Giovanni d’Evoli di Castropignano. In seguito la casa di Montagano ebbe il feudo completamente fino a Francesco di Capua che lo vendette a Orazio Lunario nel 1523, e poi passo alla famiglia de Raho. I passaggi non finirono, tra questi passò nel 1660 a Giuseppe Crafa d’Aragona e poi al figlio Diomede e continuarono fino all'estizione della feudalità.<ref>{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/frosolone-is|titolo=Frosolone (IS)}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://turismolise.it/comune-di-frosolone-borgo-per-eccellenza-delle-forbici-e-coltelli/?cn-reloaded=1|titolo=Comune di Frosolone – Borgo per eccellenza delle forbici e coltelli}}</ref>
 
Se Frosolone è la “Fresilia” conquistata da [[Marco Valerio Massimo Corvino|Marco Valerio Massimo]] nell’anno 304 a.C. con l'aiuto di un corvo sceso dal cielo, e la famiglia di Andrea d'Isernia era tra i discendenti e coloni rimasti sul territorio da quei tempi antichi, allora capiamo perché si fosse cognominata D'Isernia.
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Secondo alcune fonti, il castello di Macchia fu donato a Landolfo d'Isernia (che risultava già morto il 20 luglio 1325) e fu marito di Adelina di Pietra Valda.<ref name=":10" /><ref name=":12" />
 
Altre fonti ci dicono che nel 1343 [[Roberto d'Angiò]] assegnò Macchia ad Andrea D'Isernia, figlio di Landolfo ultimogenito del Grande Andrea d'Isernia il vecchio. Successivamente, alla morte di Andrea d'Isernia (figlio di Landolfo) il paese passò alla famiglia Sabran di [[Agnone]].<ref>{{Cita web|url=https://www.visitmolise.eu/scheda-localita/-/d/dms/1490133/macchia-d-isernia|titolo=MACCHIA D'ISERNIA}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.borghidellalettura.it/info.php?id=88&tit=LA-STORIA|titolo=Borghi della Lettura - La Storia}}</ref><ref>{{Cita web|url=https://www.prolocomaccla.it/our-story/|titolo=Macchia d’Isernia - Storia, Territorio ed Eventi - CENNI STORICI}}</ref> Secondo altri autori Roberto d’Angiò nel 1343 assegnò Macchia alla propria consorte Sancia la quale  ne fu titolare fino al 1345, anno della sua morte. Poi, nel 1348, la regina [[Giovanna I di Napoli|Giovanna I]] assegnò il feudo ad Andrea d’Isernia, figlio di Landolfo.<ref>{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/macchia-d-isernia-is|titolo=Macchia d'Isernia - Origine e Storia}}</ref>
 
=== Miranda ===
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=== Morrone nel Sannio ===
Nel 1273 Morrone venne concessa  in feudo a Roberto di Cusenza, al quale successe il figlio Errico o Enrico. Quest'ultimo nel 1309, alienò il feudo insieme a quello di Castiglione  a Andrea d’Isernia il vecchio. La compravendita ebbe l’approvazione Reale in data 26 maggio 1309. Così il feudo di Morrone appartenne alla famiglia D'Isernia fino al 1330, quando Andrea d'Isernia il Giovane (figlio di Roberto primogenito d'Andrea) contrattò per uno scambio col feudo di [[Longano]] (Isernia) dopo una trattativa con la moglie di Filippo di Luparia (detto Marchisio), Francesca Capuano.<ref name=":21" /><ref>{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/morrone-nel-sannio-cb|titolo=Morrone del Sannio (IS)}}</ref>
 
=== Pescolanciano ===
Nel 1274  Pescolanciano è feudo di Tommaso Carafa, il quale diede in donazione i frutti di questa terra al Monastero  di [[San Gregorio Armeno]] a [[Napoli]]. Dai Carafa la signoria passò  ad Andrea d’Isernia, che lo diede in dote alla figlia Letizia in occasione delle nozze  con Francesco Montagano. Dopo la metà del [[XIV secolo]] tornò la famiglia Carafa fino alla metà del [[XVI secolo]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/pescolanciano-is|titolo=PESCOLANCIANO (IS)}}</ref>
 
Secondo altri autori i diritti sul feudo passarono dai [[D'Evoli|d’Evoli]] di Castropignano (o d'Eboli), alla famiglia di [[Andrea da Isernia|Andrea d’Isernia]], ai Carafa, agli Spinelli di Venafro e di nuovo i d’Evoli fino alla fine del XVI secolo.<ref>{{Cita web|url=http://www.iserniaturismo.it/modules/soapbox/article.php?articleID=52|titolo=Pescolanciano - EVOLUZIONE STORICA}}</ref>
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Ai tempi degli [[Angioini]] Pizzone fu sottratta alla giurisdizione della [[Badia Morronese|Badia]] e con decreto del 13 ottobre 1295 [[Carlo II di Napoli|Carlo II d’Angiò]] assegnò Pizzone ad [[Andrea da Isernia|Andrea d’Isernia]], morto nel 1316. [[Pizzone]], nei Regesti angioini del 1320 è detto “Piczotum”.<ref>{{Cita web|url=http://pizzone.comunitaospitali.it/pizzone-storia-di-un-borgo-autentico-molise|titolo=Pizzone: la storia di un borgo autentico}}</ref><ref name=":30">{{Cita web|url=https://www.ugodugo.it/pizzone-is|titolo=PIZZONE (IS)}}</ref> Nel 1320 Pizzone fu aggregato all'[[Abruzzo Citra]]. Forse risale a questa epoca la costruzione della chiesa dedicata a [[San Nicola di Bari|San Nicola]] e dell'abitato di Pizzone.<ref>{{Cita web|url=https://www.halleyweb.com/c094036/zf/index.php/galleria-fotografica/index/album/album/5|titolo=Comune di Pizzone - Cenni Storici}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://borghidellalettura.it/info.php?id=29&tit=LA-STORIA|titolo=Borghi della Lettura - La Storia}}</ref>
 
Nel 1343  decede Filippo Stendardo senza eredi, e così Pizzone per volontà della Regina [[Giovanna I di Napoli|Giovanna I]], con diploma del 15 ottobre, venne assegnata alla regina madre Sancia, vedova di Roberto d’Angiò.<ref name=":30" />
 
=== Sessano ===