Tullio Torchiani: differenze tra le versioni

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Originario di una famiglia borghese della provincia di [[Sassari]] nel 1923 si laurea in giurisprudenza nella stessa città. Nel dicembre del 1924 viene assunto come impiegato semplice alla sede locale del [[Banco di Roma]], dove si forma scalando le posizioni di procuratore (1928), vice-direttore di sede (1931) e vice-direttore addetto ai rapporti con la direzione centrale (1932). Mantiene quest'ultima carica fino al 1934, quando [[Alberto Beneduce]] lo chiama a ricoprire la carica di vice-direttore generale del neo costituito [[IRI]].
 
La chiamata è il frutto dei buoni risultati che Torchiani ha ottenuto nella gestione della [[Grande depressione|crisi economica]] che a partire dalla fine del 1930 ha seguito il [[Martedì nero|crollo della borsa di New York]]. Sbilanciato nella partecipazione al capitale di rischio di molte grandi imprese - e sostenuto da robuste iniezioni di liquidità da parte della [[Banca d'Italia]] - il [[Banco di Roma]] segue il medesimo destino delle altre banche miste italiane ([[Credito Italiano]] e della [[Banca Commerciale Italiana]]). Finito in stato di totale insolvenza l'Istituto deve cedere le proprie partecipazioni al [[Consorzio per Sovvenzionisovvenzioni su Valorivalori Industrialiindustriali]], chiamato ad amministrarle in via fiduciaria. La gestione del periodo di transizione da banca mista a [[Banche di interesse nazionale|istituto di diritto pubblico]].
 
L'esperienza nella gestione delle partecipazioni industriali e nella riorganizzazione delle imprese, con buone vedute sia in campo tecnico che politico, lo rende uno dei pochi tecnici bancari esperti di [[partecipazioni statali]]. A partire dal 1934 diventa responsabile dell'ammistrazione dei pacchetti azionari di primarie aziende italiane entrate nel gruppo IRI, sedendo - tra le altre - nei consigli di amministrazione dell'[[ILVA]], della [[Finsider]], della [[SME (azienda)|SME]] e della [[STET]].