Belmoro: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nessun oggetto della modifica
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica visuale Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 30:
Un romanzo distopico ambientato nel nuovo mondo nato dalla catastrofe atomica e dagli orrori della [[terza guerra mondiale]]. Un mondo retto da un ordine tecnocratico in grado di plasmare le idee e i sentimenti degli uomini. Il suo nome è ''Opera Mundi''. E la sua capitale mondiale è Energheiton:  una realtà disumanizzata nella quale la vita è scandita dai diktat della tecnocrazia.
 
In ''Opera mundi'' anche le pulsioni dell’anima sono osteggiate. Tutto è governato dalle leggi della [[tecnocrazia]] e del mercato.  Anche la riproduzione è amministrata da [[Eugenetica|politiche eugenetiche]]. I più ricchi si affidano alla fecondazione artificiale. Le debolezze umane, l’infelicità e la miseria appartengono esclusivamente a coloro che, fuori da questo sistema, vivono ai margini della società, disprezzati e perseguitati. Solo Magnitudo (probabilmente Roma, una città in bilico tra un glorioso passato e un’incalzante e una sempre più feroce modernità) e la regione di Lipona (Lisbona o secondo altri Napoli visto l’anagramma sotteso alla parola) provano a resistere ai diktat dell’Ordine Mondiale, perpetuando passioni, virtù e vizi del passato.
 
Belmoro  (questo il nome che gli viene dato dalla famiglia contadina che per prima lo accoglie sulla Terra) è una creatura extraterrestre, scaraventata tra gli uomini da un altro mondo. Un diciottenne senza sentimenti, senza storia, senza memoria: ricorda solo di provenire dal cielo. Quanto basta per scatenare l’incredulità fra i detentori del sapere e della tecnica, l’indifferenzal’ottusità della gente dedita solo al consumo, lo sberleffo dei vertici della polizia di Magnitudo. Ma anche i loro sospetti:. Per i tutori dell’ordine, gli uomini dispongono naturalmente di una memoria. E rimuoverla dalladal coscienzaloro degli uominivissuto è compito del potere. A ribadirlo a Belmoro è un tecnocrate di Energheiton:
 
''«Noi non abbiamo storia. Non abbiamo passato. Noi abbiamo soltanto un avvenire. Noi insegniamo la storia del futuro. E del passato noi non abbiamo che un repertorio di parole e di nomi. Noi sappiamo soltanto quello che faremo domani. Tutti aspettiamo domani. E questo è il compito nostro»'' (p. 319).
 
QuandoA Belmoro approda sul pianeta Terra, gli sono ignoti non solo i concetti di bene e di male, di colpa e di peccato, ma anche la speranza e la paura. Inizierà a sperimentare la paura solo quando incontrerà per la prima volta un altro essere umano, una donna. Il suo nome è Irmene.
Per un insondabile paradosso, l’extraterrestre Belmoro si sarebbe così improvvisamente trovato a incarnare la forza e i valori dell’umanità, sfidando un mondo nel quale anche la natura era divenuta via via asettica, mondata, artificiale:
 
Per un insondabile paradosso, sarà proprio l’extraterrestre Belmoro sia sarebbeincarnare, cosìnel improvvisamentecorso trovatodella a incarnarestoria, la forza e i valori dell’umanità, sfidando con coraggio un mondo dominato dal mercato e nel quale anche la natura eraè oramai divenuta via via asettica, mondata, artificiale:
 
''«Era gente calma, ben vestita, ingegnosa, che aveva trasformato tutto in industria, ma senza perciò perdere il senso della vita e della natura. I grandi boschi, i grandi laghi, i prati verdissimi, sembravano, ora me ne accorgevo, anch’essi artificiali; non c’era mai l’idea che essi potessero deperire, sporcarsi, con tutto il loro popolo di animali e di piante. Tutto era fresco, nuovo, intatto, come al settimo giorno della creazione»'' (pp. 102-103)''.''
Riga 42 ⟶ 44:
Una vita irenica e artificiale, regolata da una beata atarassia e nella quale ''«''si potrà avere un cuore di [[cellophane]], le donne saranno fecondate artificialmente, nasceranno gli omoteri senz'anima, cioè ibridi di uomini e animali. Sarà estirpato ogni sentimento»<ref>{{Cita libro|autore=S. De Fiores|titolo=Itinerario culturale di Corrado Alvaro|anno=2006|editore=Rubettino|città=Soveria Mannelli|p=26}}</ref>.
 
Per sfuggire all'omologazione dell'umanità programmata da Jupiter, la centrale atomica che regola e alimenta l'ordine globale, Belmoro si troverà, così, costretto a rifugiarsi, «fuori dal mondo», in una città popolata da dissidenti, poveri ed emigrati, «i quali costituiscono l'ultimo residuo di vera umanità».<ref>{{Cita libro|titolo=Ibidem}}</ref> Tra questi uomini anche Belmoro si trasforma in uomo.  
Quando Belmoro approda sul pianeta Terra, gli sono ignoti non solo i concetti di bene e di male, di colpa e di peccato, ma anche la speranza e la paura. Inizierà a sperimentare la paura solo quando incontrerà per la prima volta un altro essere umano, una donna. Il suo nome è Irmene.
 
Per sfuggire all'omologazione dell'umanità programmata da Jupiter, la centrale atomica che regola e alimenta l'ordine globale, Belmoro si troverà, così, costretto a rifugiarsi, «fuori dal mondo», in una città popolata da dissidenti, poveri ed emigrati, «i quali costituiscono l'ultimo residuo di vera umanità».<ref>{{Cita libro|titolo=Ibidem}}</ref>
 
Una dimensione che avrebbe pervaso il modo di essere di Belmoro, a tal punto da trasformarlo in un uomo.