Luigi Giuliano: differenze tra le versioni
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Una volta uno dei due figli più piccoli della famiglia andò a scommettere. Era la prima volta che il ragazzo metteva piede in una bisca e non essendo abituato a certe regole si agitò troppo. Il proprietario lo cacciò in malo modo. Quando Giuliano seppe della cosa, mandò a chiamare il proprietario, e con un coltello da pane gli fece tagliare il dito indice con cui aveva mostrato la porta al ragazzo.
Il 15 luglio [[1982]], un mese e mezzo dopo che era finito in carcere Pio Vittorio, Luigi venne arrestato da latitante per associazione a delinquere e concorso in omicidio; al momento dell'arresto, dopo aver tentato la fuga sui tetti, disse "non mi mandate a Poggioreale se no mi ammazzano", ed è quello che in effetti stava per accadere il 14 novembre dello stesso anno quando tentarono di ucciderlo nel [[carcere di Poggioreale]], accoltellandolo durante l'ora d'aria. Il 15 aprile [[1983]] ottenne la libertà provvisoria per motivi di salute perché avrebbe sofferto di problemi cardiaci incompatibili con la detenzione. Che non fosse in splendida forma lo confermò il fatto che gli fu sospeso l'obbligo di residenza a [[Calice Ligure|Calice]], in provincia di [[Savona]], e gli fu annullato l'obbligo di firma dai Carabinieri. Gli fu concesso un mese di tempo per decidere dove farsi operare al cuore e così scelse una clinica vicino a [[Ravenna]].
Benché fisicamente non al meglio, partecipò a una rissa con un gruppo di arabi in un ristorante di [[Bologna]]. Poco dopo si diede alla latitanza. Gli investigatori sospettavano che fosse tornato a Forcella e gli fecero terra bruciata attorno arrestando in poco tempo i fratelli Raffaele, Nunzio e Salvatore.
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