Nell'agosto del [[1963]] indiscrezioni giornalistiche sollevarono dubbi sulla correttezza dell'operato di Ippolito nell'amministrazione del C.N.E.N. Tutto parte da una serie di articoli a firma del deputato socialdemocratico [[Giuseppe Saragat]], futuro [[Presidente della Repubblica]], che attaccava direttamente la gestione del C.N.E.N. Nei mesi seguenti venne avviata una indagine ministeriale e si occupò della questione [[Giovanni Leone]], anche lui futuro [[Presidente della Repubblica]]. Il 3 marzo [[1964]] Ippolito fu arrestato per presunte irregolarità amministrative. In particolare, gli vennero contestati i reati di falso continuato in atti pubblici, peculato continuato e aggravato, interesse privato in atti d'ufficio, [[abuso d'ufficio]]<ref>Cfr. ''l'Unità'', 5 marzo 1964</ref>. Ne seguì un processo discusso, molto sentito dall'[[opinione pubblica]] e dalla stampa, che culminò con la condanna di Ippolito a 11 anni di carcere.
L'Italia e il mondo politico erano divisi. I fatti contestati erano dubbi e di modesta entità, mentre la condanna fu pesantissimapesante, e alcuni ritengono che la vicenda giudiziaria fosse stata una cospirazione per togliere di mezzo Ippolito e stroncare la nascente industria nucleare italiana in favore della potente filiera petrolifera, oppure una "rivalsa delle baronie elettriche che avevano subito la nazionalizzazione''".''<ref name="Trec">{{Treccani|felice-ippolito_(Dizionario-Biografico)}}</ref> Inoltre, i primi dubbi sollevati nell'agosto del 1963 da Saragat vennero rilanciati dalla stampa di destra legata a gruppi industriali - quali l'[[Edison (azienda)|Edison]] - che avevano perso il [[monopolio]] della produzione di energia elettrica a seguito della nazionalizzazione e della creazione dell'[[Enel]], di cui Ippolito era stato un fervente promotore. Si parlò anche di un clima intimidatorio verso i testimoni della difesa.{{Senza fonte}}▼
Ne seguì un processo discusso, molto sentito dall'[[opinione pubblica]] e dalla stampa, che culminò con la condanna di Ippolito a 11 anni di carcere.
▲L'Italia e il mondo politico erano divisi. I fatti contestati erano dubbi e di modesta entità, mentre la condanna fu pesantissima, e alcuni ritengono che la vicenda giudiziaria fosse stata una cospirazione per togliere di mezzo Ippolito e stroncare la nascente industria nucleare italiana in favore della potente filiera petrolifera, oppure una "rivalsa delle baronie elettriche che avevano subito la nazionalizzazione''".''<ref name="Trec">{{Treccani|felice-ippolito_(Dizionario-Biografico)}}</ref>
Inoltre, i primi dubbi sollevati nell'agosto del 1963 da [[Giuseppe Saragat]] vennero rilanciati dalla stampa di destra legata a gruppi industriali - quali l'[[Edison (azienda)|Edison]] - che avevano perso il [[monopolio]] della produzione di energia elettrica a seguito della nazionalizzazione e della creazione dell'[[Enel]], di cui Ippolito era stato un fervente promotore. Si parlò anche di un clima intimidatorio verso i testimoni della difesa.{{Senza fonte}}