Corrado Alvaro: differenze tra le versioni

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Nel [[1925]] è tra i firmatari del [[Manifesto degli intellettuali antifascisti]] di [[Benedetto Croce]]. Nello stesso anno diviene critico teatrale per il "Risorgimento" di Roma. Vi avrebbe collaborato fino alla soppressione del giornale da parte della dittatura. Il 16 dicembre, all'uscita dal Teatro Valle a Roma, viene aggredito e malmenato, insieme ad [[Adriano Tilgher (filosofo)|Adriano Tilgher]], da una squadra di fascisti. Ridotta al silenzio la stampa d'opposizione, ad Alvaro venne impedito di scrivere sui giornali: il suo nome era stato inserito nelle "liste di proscrizione" stilate dal fascismo. Nel 1926, grazie alla copertura offerta da [[Pietro Pancrazi]] avrebbe però iniziato a collaborare, senza firmare, con "La Stampa". Ma anche la copertura assicurata ad Alvaro dal giornale torinese è destinata in breve tempo a venire meno<ref>{{Cita libro|autore=C. Alvaro|titolo=Quasi una vita|ed=Bompiani,|dataoriginale=1950|anno=1968|editore=Bompiani|città=Milano|p=21}}</ref>''.
 
Sebbene vittima di una feroce aggressione mediatica ordita dal fascismo, Alvaro declina l'invito rivoltogli da alcuni amici francesi (in particolare da [[Romain Rolland]]) che lo sollecitavano a rifugiarsi a Parigi<ref>{{Cita libro|titolo={{Chiarire|Ibidem}}}}</ref>.
 
Alla fine del 1928, decide però di riparare, per qualche tempo, a Berlino, essendogli sempre più difficile lavorare (e firmare) in Italia<ref>C. Alvaro, ''Ultimo diario'' (1959)'','' Bompiani, Milano, 1966, p. 208.</ref>.
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A Berlino entra in contatto con il mondo intellettuale tedesco: [[Hermann Hesse]], [[Thomas Mann]], [[Walter Benjamin]], [[Bertolt Brecht]]. Di quest'ultimo Corrado Alvaro, insieme ad Alberto Spaini, avrebbe tradotto ''[[L'opera da tre soldi]]'' (''Die Dreigroschenoper'', 1928). Nella versione italiana Alvaro-Spaini, il lavoro teatrale brechtiano venne messo in scena l'8 marzo 1930, da [[Anton Giulio Bragaglia]] con il titolo ''La veglia dei lestofanti'' al [[Teatro dei Filodrammatici (Milano)|Teatro dei Filodrammatici di Milano]]. Negli anni berlinesi, Alvaro stringe amicizia con [[Pier Maria Rosso di San Secondo]], e in particolare, con [[Luigi Pirandello]] e [[Marta Abba]].
 
Nel 1929 esce in Italia la raccolta di racconti ''[[L'amata alla finestra]]'' (1929). L'opera ottiene un ampio successo, ma Alvaro continua ad essere inviso al fascismo e per il veto posto dai vertici del Partito - pare dallo stesso Mussolini - non otterrà l'ambito premio "[[La Fiera Letteraria]]"<ref>{{Cita libro|autore="Cronologia" in C. Alvaro|titolo=L'amata alla finestra|annooriginale=1929|anno=1994|editore=Bompiani|città=Milano|p=XXVIII}}</ref><ref>{{Cita libro|autore=C. Alvaro|titolo=Quasi una vita|edizione=cit.|p=62|posizione=}}</ref>.
 
Tornato in Italia, nel corso del 1930, pubblica il romanzo ''Vent'anni'' e ben tre raccolte di racconti: ''Misteri e avventure, La signora dell'isola'', ''Gente in Aspromonte.'' Opera, quest'ultima, che gli varrà il prestigioso premio letterario "La Stampa". La giuria era composta, fra gli altri, da [[Pietro Pancrazi]], [[Luigi Pirandello]] e [[Margherita Sarfatti]].
 
La ritrovata amicizia con [[Luigi Pirandello]] e, soprattutto, l'inteso legame con [[Margherita Sarfatti]] furono determinanti per stemperare l'atteggiamento persecutorio del regime nei suoi confronti e per indurre lo stesso Alvaro ad abbassare i toni polemici verso il regime. Non sarebbero però mancati i cedimenti: nel 1934 pubblica un libretto dal titolo ''Terra nuova. Prima cronaca dell'Agro Pontino'', celebrativo della bonifica dell'[[Agro pontino]]. Opera che Alvaro, anche negli anni a venire, avrebbe continuato a difendere, considerandola un omaggio al mondo contadino e non al fascismo<ref>{{chiarire|Ivi}}, p. 209.</ref>.
 
Come inviato de ''La Stampa'' compie numerosi viaggi in Italia e all’estero (Grecia, Turchia, Russia), dei quali dà conto nei volumi ''Viaggio in Turchia'' (1932), ''Itinerario italiano'' (1933), ''I maestri del diluvio. Viaggio in Russia'' (1935).