Storia del Regno d'Italia (1861-1946): differenze tra le versioni
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== La prima guerra mondiale ==
{{Vedi anche|Italia nella prima guerra mondiale|fronte italiano (1915-1918)}}
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{{Vedi anche|Neutralità italiana (1914-1915)}}
[[File:Promised Borders of the Tready of London.png|miniatura|In giallo i territori promessi all'Italia con il [[Patto di Londra]]]]
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Per quanto riguarda i possedimenti coloniali l'Italia avrebbe conquistato l'arcipelago del [[Dodecaneso]] (occupato, ma non annesso a colonia dopo la [[guerra italo-turca]]), la base di [[Valona]] in [[Albania]], il bacino carbonifero di [[Adalia]] in [[Turchia]], nonché un'espansione delle colonie africane, a scapito della Germania (l'Italia in Africa possedeva già [[Libia italiana|Libia]], [[Somalia italiana|Somalia]] ed [[Colonia eritrea|Eritrea]]).
=== L'ingresso nella prima guerra mondiale ===
Lo Stato italiano decise di entrare in guerra il 24 maggio 1915. Il comando dell'esercito venne affidato al generale [[Luigi Cadorna]], che aveva come obiettivo il raggiungimento di [[Vienna]] passando per [[Lubiana]].<ref>{{Cita libro | titolo = L'età dell'imperialismo e la Prima guerra mondiale | editore = La biblioteca di Repubblica|data=2004|p=683}}</ref> All'alba del 24 maggio il [[Esercito|Regio Esercito]] sparò il primo colpo di cannone contro le postazioni austro-ungariche asserragliate a [[Cervignano del Friuli]] che, poche ore più tardi, divenne la prima città conquistata. All'alba dello stesso giorno la flotta austro-ungarica bombardò la stazione ferroviaria di [[Manfredonia]]; alle 23:56, bombardò [[Ancona]]. Lo stesso 24 maggio cadde il primo soldato italiano, [[Riccardo Di Giusto]].▼
▲Il comando dell'esercito venne affidato al generale [[Luigi Cadorna]], che aveva come obiettivo il raggiungimento di [[Vienna]] passando per [[Lubiana]].<ref>{{Cita libro | titolo = L'età dell'imperialismo e la Prima guerra mondiale | editore = La biblioteca di Repubblica|data=2004|p=683}}</ref> All'alba del 24 maggio il [[Esercito|Regio Esercito]] sparò il primo colpo di cannone contro le postazioni austro-ungariche asserragliate a [[Cervignano del Friuli]] che, poche ore più tardi, divenne la prima città conquistata. All'alba dello stesso giorno la flotta austro-ungarica bombardò la stazione ferroviaria di [[Manfredonia]]; alle 23:56, bombardò [[Ancona]]. Lo stesso 24 maggio cadde il primo soldato italiano, [[Riccardo Di Giusto]].
{{Doppia immagine|left|Italian Front 1915-1917.jpg|239|kobaridDSCN5565.jpg|245|<small>In viola: territori conquistati dall'Italia nella prima offensiva sul fronte dell'Isonzo terminata il 16 giugno 1915</small>|<small>Il paese di Caporetto, occupato dall'esercito italiano durante la prima offensiva sul fronte dell'Isonzo</small>}}Il fronte aperto dall'Italia ebbe come teatro le [[Alpi]], dallo [[Stelvio]] al [[mare Adriatico]]. Lo sforzo principale per sfondare il fronte fu concentrato nella regione delle valli dell'[[Isonzo]], in direzione di [[Lubiana]].<br />Dopo un'iniziale avanzata italiana, gli austro-ungarici ricevettero l'ordine di trincerarsi e resistere. Si arrivò così a una guerra di [[Guerra di trincea|posizione]] simile a quella che si stava svolgendo sul fronte occidentale: l'unica differenza consisteva nel fatto che, mentre sul [[fronte occidentale (1914-1918)|fronte occidentale]] le trincee erano scavate nel fango, sul fronte italiano erano scavate nelle rocce e nei ghiacciai delle Alpi fino e oltre i 3.000 metri di altitudine. Nelle ultime battaglie dell'Isonzo, combattute alla fine del 1915, le perdite italiane ammontarono a oltre 60.000 morti e più di 150.000 feriti, equivalenti a circa un quarto delle forze mobilitate.[[File:Flitscher Klause 01.jpg|thumb|Un bastione austro-ungarico presso [[Plezzo]]]]▼
▲{{Doppia immagine|left|Italian Front 1915-1917.jpg|239|kobaridDSCN5565.jpg|245|<small>In viola: territori conquistati dall'Italia nella prima offensiva sul fronte dell'Isonzo terminata il 16 giugno 1915</small>|<small>Il paese di Caporetto, occupato dall'esercito italiano durante la prima offensiva sul fronte dell'Isonzo</small>}}Il fronte aperto dall'Italia ebbe come teatro le [[Alpi]], dallo [[Stelvio]] al [[mare Adriatico]]. Lo sforzo principale per sfondare il fronte fu concentrato nella regione delle valli dell'[[Isonzo]], in direzione di [[Lubiana]].<br />Dopo un'iniziale avanzata italiana, gli austro-ungarici ricevettero l'ordine di trincerarsi e resistere. Si arrivò così a una guerra di [[Guerra di trincea|posizione]] simile a quella che si stava svolgendo sul fronte occidentale: l'unica differenza consisteva nel fatto che, mentre sul [[fronte occidentale (1914-1918)|fronte occidentale]] le trincee erano scavate nel fango, sul fronte italiano erano scavate nelle rocce e nei ghiacciai delle Alpi fino e oltre i 3.000 metri di altitudine. Nelle ultime battaglie dell'Isonzo, combattute alla fine del 1915, le perdite italiane ammontarono a oltre 60.000 morti e più di 150.000 feriti, equivalenti a circa un quarto delle forze mobilitate.[[File:Flitscher Klause 01.jpg|thumb|Un bastione austro-ungarico presso [[Plezzo]]]]L'inizio del 1916 fu caratterizzato dalla [[quinta battaglia dell'Isonzo]] che non portò ad alcun risultato. Negli scontri che seguirono gli austro-ungarici sfondarono in [[Provincia autonoma di Trento|Trentino]], occupando l'[[altopiano dei Sette Comuni|altopiano di Asiago]]. Questa offensiva fu fermata a fatica dall'Esercito italiano che reagì con una controffensiva respingendo il nemico fino all'[[Carso|altopiano del Carso]]. Lo scontro fu chiamato [[battaglia degli Altipiani]].
Il 4 agosto
Oltre alla conquista di Gorizia, l'unico guadagno territoriale fu l'avanzamento del fronte di qualche chilometro in Trentino. Il 18 agosto 1917 ebbe inizio la più imponente offensiva italiana nel conflitto, con 600 battaglioni e 5.200 pezzi d'artiglieria (a fronte, rispettivamente dei 250 e 2.200 austriaci). Nonostante lo sforzo la battaglia non portò a nessun acquisto territoriale né tanto meno alla conquista di postazioni strategiche. Ingente fu il prezzo pagato con il sangue (30.000 morti, 110.000 feriti e 20.000 tra dispersi o prigionieri).
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{{vedi anche|Battaglia di Caporetto}}
[[File:Postcard from WWI Italian front.JPG|thumb|La cartolina di un soldato al fronte alla famiglia]]Nell'ottobre
Visti gli esiti dell'ultima offensiva italiana e i rinforzi provenienti dal fronte orientale, austro-ungarici e tedeschi decisero di tentare l'avanzata. Il 24 ottobre gli austro-ungarici e i tedeschi ruppero il fronte convergendo su Caporetto e accerchiarono la 2ª [[Armata]] comandata dal generale [[Luigi Capello]]. I generali Luigi Capello e Luigi Cadorna da tempo avevano il sospetto di un probabile attacco, ma sottovalutarono le notizie e l'effettiva capacità offensiva delle forze nemiche. Gli austriaci avanzarono per {{M|150|u=km}} in direzione sud-ovest raggiungendo Udine in soli quattro giorni. L'unica armata che resistette al disastro<ref>Puntata di "La grande storia" dal titolo "Casa Savoia" andata in onda su Rai Tre</ref> fu la 3ª, guidata da [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|Emanuele Filiberto di Savoia]], cugino di re [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]].▼
▲Il 24 ottobre gli austro-ungarici e i tedeschi ruppero il fronte convergendo su Caporetto e accerchiarono la 2ª [[Armata]] comandata dal generale [[Luigi Capello]]. I generali Luigi Capello e Luigi Cadorna da tempo avevano il sospetto di un probabile attacco, ma sottovalutarono le notizie e l'effettiva capacità offensiva delle forze nemiche. Gli austriaci avanzarono per {{M|150|u=km}} in direzione sud-ovest raggiungendo Udine in soli quattro giorni. L'unica armata che resistette al disastro<ref>Puntata di "La grande storia" dal titolo "Casa Savoia" andata in onda su Rai Tre</ref> fu la 3ª, guidata da [[Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta|Emanuele Filiberto di Savoia]], cugino di re [[Vittorio Emanuele III d'Italia|Vittorio Emanuele III]].
[[File:Battle of Caporetto IT.svg|thumb|left|Mappa dell'avanzata austro-ungarica tedesca in seguito alla rotta italiana]]
La rottura del fronte di Caporetto provocò il crollo delle postazioni italiane lungo l'Isonzo, con la ritirata delle armate schierate dall'[[Mare Adriatico|Adriatico]] fino alla [[Valsugana]], in Trentino. I 350.000 soldati dislocati lungo il fronte si diedero a una ritirata disordinata assieme a 400.000 civili che scappavano dalle zone invase. Ingenti furono le perdite di materiale bellico. Inizialmente si tentò di fermare il ripiegamento portando il nuovo fronte lungo il fiume [[Tagliamento]], con scarso successo, poi al fiume Piave, dove, l'11 novembre 1917, la ritirata ebbe fine anche grazie al diniego di re Vittorio Emanuele III alla proposta di indietreggiare fino al [[Mincio]].
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La disfatta portò alcune conseguenze: Cadorna venne rimosso dall'incarico e sostituito dal generale [[Armando Diaz]] nel ruolo di capo di stato maggiore. Oltre a Cadorna perse il posto anche il generale [[Luigi Capello]], ritenuto principale responsabile della sconfitta. Un altro effetto della disfatta fu l'elevato malcontento nelle truppe. I disordini furono frequenti, e molti si conclusero con sommarie fucilazioni.
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{{Vedi anche|Battaglia del solstizio|Battaglia di Vittorio Veneto}}
[[File:Battle of Vittorio Veneto.jpg|thumb|left|Schema della [[Battaglia di Vittorio Veneto]] nel [[1918]] risultata decisiva per la vittoria italiana nella guerra]]
[[File:Rapallo nuovo confine.JPG|thumb|verticale|In punteggiato bianco: il nuovo confine orientale italiano stabilito dai trattati di [[Trattato di Saint-Germain-en-Laye (1919)|Saint-Germain-en-Laye (1919)]], [[Trattato di Rapallo (1920)|Rapallo (1920)]] e [[Trattato di Roma (1924)|Roma (1924)]]]]
La severa disciplina di Cadorna, i lunghi mesi in trincea e il disastro di Caporetto avevano fiaccato l'esercito. Per i militari più religiosi furono anche determinanti le parole di papa Benedetto XV sull'”inutile strage”. Diaz, per fronteggiare questi problemi e per raggiungere la vittoria, cambiò completamente strategia. Innanzitutto alleggerì la disciplina ferrea. Secondariamente, essendo il nuovo fronte meglio difendibile di quello lungo l'Isonzo, puntò ad azioni mirate alla difesa del territorio nazionale, piuttosto che a sterili ma sanguinosi contrattacchi. Ciò determinò il compattamento delle truppe e della nazione, presupposto per la vittoria finale. Già nel
Gli austro-ungarici fermarono gli attacchi in attesa della primavera del
L'offensiva austro-ungarica arrivò il 15 giugno: l'esercito dell'Impero attaccò con 66 divisioni nella battaglia del solstizio (15-22 giugno 1918), che vide gli italiani resistere all'assalto. Gli austro-ungarici persero le loro speranze, visto che il paese era ormai a un passo dal tracollo, assillato dall'impossibilità di continuare a sostenere lo sforzo bellico sul piano economico e su quello sociale, data l'incapacità dello Stato di farsi garante dell'integrità dello Stato multinazionale asburgico. Con i popoli dell'impero asburgico sull'orlo della rivoluzione, l'Italia anticipò di un anno l'offensiva prevista per il 1919 per impegnare le riserve austro-ungariche e impedire loro la prosecuzione dell'offensiva sul fronte francese.
Da [[Battaglia di Vittorio Veneto|Vittorio Veneto]], il 23 ottobre partì l'offensiva, con condizioni climatiche pessime. Gli italiani avanzarono rapidamente in Veneto, Friuli e Cadore e il 29 ottobre l'Austria-Ungheria si arrese. Il 3 novembre, a [[Villa Giusti]], presso [[Padova]] l'esercito dell'Impero firmò l'armistizio; i soldati italiani entrarono a [[Trento]] mentre i [[bersaglieri]] sbarcarono a [[Trieste]], chiamati dal locale comitato di salute pubblica, che però aveva richiesto lo sbarco di truppe dell'Intesa. Il giorno seguente, mentre il generale Armando Diaz annunciava la vittoria, venivano occupate [[Rovigno]], [[Parenzo]], [[Zara]], [[Lissa (isola)|Lissa]] e [[Fiume (Croazia)|Fiume]]. Quest'ultima - pur non prevista tra i territori promessi dal Patto di Londra - venne occupata in seguito agli eventi del 30 ottobre 1918 quando il Consiglio Nazionale, insediatosi nel municipio dopo la fuga degli ungheresi e la presa del potere da parte di truppe croate, aveva proclamato l'unione della città all'[[Italia]] sulla base dei [[Quattordici punti|principi wilsoniani]].
Secondo alcune ricostruzioni, l'esercito italiano avrebbe inteso occupare anche [[Lubiana]], ma fu fermato poco oltre [[Postumia (città)|Postumia]] dalle truppe serbe. Il 5 novembre reparti della [[Regia Marina|Marina]] entravano a [[Pola]], occupata per alcuni giorni da alcuni reparti militari sloveni e croati già facenti parte dell'esercito austriaco, a nome dell'appena costituito (ed effimero) [[Stato degli Sloveni, Croati e Serbi]]. Il giorno seguente venivano inviati altri mezzi a [[Sebenico]] che diventava la sede principale del
L'ultimo caduto italiano è stato il [[sottotenente]] [[Alberto Riva Villa Santa]] di 19 anni, appartenente all'[[8º Reggimento bersaglieri]], caduto poco prima delle ore 15 del 4 novembre 1918 a [[Paradiso (Pocenia)]] poco distante da [[Udine]].
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== Il fascismo nella seconda guerra mondiale ==
{{Vedi anche|Entrata dell'Italia nella seconda guerra mondiale|Italia nella seconda guerra mondiale}}
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[[File:Nave Conte di Cavour Taranto.jpg|thumb|left|La corazzata Cavour parzialmente affondata nella [[Notte di Taranto]] dall'aviazione inglese]]▼
L'Italia non navigava in buone acque, non c'era stato il tempo per recuperare e riorganizzare dalle campagne d'Etiopia e di Spagna, nonché dalla Grande Guerra; i fucili erano vecchi, logori e antiquati, così come l'Aviazione, mentre la marina disponeva di navi moderne. Il dislivello con le altre potenze europee (e più in là extra europee) non era ignorabile, così si decise per non intervenire, una decisione di non belligeranza, comunicata alla Germania il 26 Giugno 1939.
Ciò non durò molto, innanzitutto perché la non belligeranza non era in linea con l'ideologia e la propaganda fascista, fortemente bellica e nazionalista. Altro motivo fu che Mussolini, viste le vittorie rapide ottenute dai nazisti, che avevano già conquistato Lussemburgo, Belgio, Olanda, Francia e Polonia grazie alla tattica della [[guerra lampo]] (''blitzkrieg''), valutò che la guerra sarebbe giunta rapidamente alla vittoria dei nazisti, e non poteva lasciare la gloria e l'egemonia dell'Europa ai tedeschi, doveva esserne partecipe da alleato di [[Adolf Hitler|Hitler]]. Inoltre diversi territori del bacino mediterraneo e dei Balcani, che non interessavano ai nazisti, erano d'interesse del regime fascista e per citare una dichiarazione di Mussolini "un pungo di morti da usare al tavolo delle trattative" avrebbe fatto da aiuto per perseguire gli obbiettivi dell'espansionismo fascista. Ricordiamo inoltre che l'economia italiana era strettamente legata alla Germania (il 60 % del carbone combustibile arrivava dalla Germania nazista).
=== La "guerra parallela" ===
▲[[File:Nave Conte di Cavour Taranto.jpg|thumb
Così nel 10 Giugno 1940 l'Italia entrò in guerra ufficialmente e già tra il 21 e il 24 Giugno le truppe italiane si scontrarono contro l'esercito francese sulle Alpi occidentali (la Francia si arrese il 22 ai nazisti, Parigi conquistata il 14).
Ciò portò allo Stato fascista italiano la sola conquista di una piccola striscia nel sud del Paese, riportando i confini a prima del
Contemporaneamente, a nord, le truppe comandate dal generale [[Rodolfo Graziani]] attaccarono gli inglesi stanziati in [[Egitto]] e si spinsero fino a [[Sidi Barrani]]. Nello stesso momento lo Stato maggiore fascista concentrò le sue mire espansionistiche in [[Grecia]]. Più volte bloccati dalla [[Germania]] durante l'estate nell'ottobre del
Gli insuccessi in [[Grecia]] portarono, il 4 dicembre 1940, alle dimissioni di [[Pietro Badoglio]] dal ruolo di [[capo di stato maggiore dell'Esercito italiano|capo di Stato Maggiore]] che venne sostituito dal [[generale]] [[Ugo Cavallero]]. Pochi giorni dopo, tra il 6 e l'16 dicembre gli inglesi intrapresero un'offensiva in Nord Africa, sconfiggendo le truppe italiane e riprendendosi [[Sidi Barrani]] e la [[Baia di Sollum]].
▲[[File:Kingdom of Italy 1942 with provinces.svg|upright=1.2|thumb|Il Regno d'Italia tra il 1941 e il 1943, con la [[Provincia di Lubiana]], la [[Provincia di Cattaro]] e il [[Governatorato di Dalmazia]]]]Nel febbraio [[1941]] gli inglesi sconfissero nuovamente gli italiani, in [[Egitto]] penetrando anche in [[Libia]] nella regione della [[Cirenaica]]. Contemporaneamente si registrarono i primi insuccessi anche nelle colonie del corno d'Africa, culminati il 20 maggio con la resa del [[Amedeo di Savoia-Aosta (1898-1942)|Duca d'Aosta]] dopo la [[Seconda battaglia dell'Amba Alagi|battaglia sull'Amba Alagi]]. In questa occasione all'[[Regio Esercito|esercito italiano]] fu reso l'[[onore delle armi]] da parte dei britannici.
Nel marzo ripresero poi le operazioni in [[Grecia]], ma nonostante gli sforzi fatti da Cavallero, l'esercito italiano venne nuovamente sconfitto e questo fatto causò la fine della ''Guerra parallela'', così chiamata da [[Benito Mussolini|Mussolini]].<ref name="Repubblica">{{Cita libro
=== La guerra subalterna ===
L'intervento tedesco nei [[Penisola balcanica|Balcani]] fece rinviare la campagna in [[Russia]], che venne intrapresa nel giugno [[1941]], con l'[[Operazione Barbarossa]].
Il governo italiano decise un'ampia partecipazione delle proprie truppe, temendo di avere un ruolo sempre più marginale nella guerra, mandando in azione il [[CSIR|Corpo di Spedizione Italiano in Russia]] al comando del generale [[Giovanni Messe]]. Contemporaneamente l'arrivo di [[Erwin Rommel]] in Libia vide un netto miglioramento della situazione, ma con il passare dei mesi la scarsità di rifornimenti dovuti all'affondamento di questi da parte degli inglesi stanziati a [[Malta]] fece arretrare nuovamente il fronte. In Russia il CSIR vinse alcune battaglie, ma, a partire da ottobre, l'inverno causò vari problemi ai soldati italiani, non muniti di sufficienti protezioni contro il freddo.
▲[[File:Bundesarchiv Bild 183-B27180, Russland, italienische Soldaten mit Mauleseln.jpg|thumb|left|Soldati dell'ARMIR in [[Unione Sovietica|URSS]] nel 1942]]Nel [[1942]] le operazioni italiane si concentrarono in [[Unione Sovietica]] e in [[Africa]]. In entrambi i fronti, grazie alle truppe tedesche si ebbero frequenti successi: in Russia si conquistarono vasti territori e si arrivò a controllare durante l'estate anche [[Volgograd|Stalingrado]], mentre nel Nordafrica Rommel si spinse in [[Egitto]], conquistando varie città, ma a causa degli attacchi dell'aviazione anglo-americana e dei rinforzi sempre meno frequenti si arrivò a una sconfitta nella battaglia di [[Seconda battaglia di El Alamein|El Alamein]], che segnò la fine delle speranze dell'Asse di conquistare l'Egitto e i campi petroliferi del [[Medio Oriente]]. A seguito di questa sconfitta cominciò la ritirata e gli italiani, non muniti di mezzi veloci, vennero sconfitti dagli inglesi, con le divisioni [[Divisione Ariete|Ariete]] e [[Divisione Littorio|Littorio]] che vennero quasi completamente annientate dalla controffensiva.
La situazione peggiorò poi anche in [[Russia]] con l'avvicinarsi dell'inverno, infatti Mussolini non si era curato di rafforzare l'equipaggiamento delle truppe italiane appartenenti all'[[Reparti italiani al fronte orientale|ARMIR]],<ref>{{Cita libro | titolo = La seconda guerra mondiale e il dopoguerra| editore = La biblioteca di Repubblica|data=2004|p=194}}</ref> ex [[CSIR]]. Già nell'estate vi erano state pesanti decimazioni nell'esercito italiano e nel dicembre [[1942]] cominciano le prime pesanti sconfitte, seguite dalla ritirata.
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{{Vedi anche|Caduta del fascismo|||}}
[[File:SC180476.jpg|thumb|Lo sbarco americano a [[Gela]] nel contesto dello [[Sbarco in Sicilia]] nel luglio 1943]]Le sconfitte sia sul fronte africano sia su quello russo causarono in
A maggio venne presa [[Tunisi]], ultimo baluardo dell'esercito regio italiano e poche settimane più tardi anche le isole di [[Isola di Lampedusa|Lampedusa]] e [[Pantelleria]], dando inizio allo [[Sbarco in Sicilia]].<br />
Le difficoltà militari colpirono anche [[Benito Mussolini|Mussolini]]. Il 24 luglio si riunì il [[Gran Consiglio del Fascismo]] e il mattino seguente il duce venne sfiduciato. Vittorio Emanuele III decise quindi di sostituirlo a capo del governo con [[Pietro Badoglio]]. Proprio mentre si trovava a colloquio con il re, Mussolini fu arrestato: il monarca aveva fatto circondare l'edificio dai carabinieri, e il duce venne portato a [[Ponza]], in carcere. Successivamente fu trasferito a [[La Maddalena]] e quindi sul [[Gran Sasso]].<br />Intanto il nuovo capo del governo Badoglio annunciò la continuazione della guerra al fianco dei tedeschi, ma contemporaneamente cominciò a trattare l'[[armistizio]] con gli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]], che venne firmato a [[Armistizio di Cassibile|Cassibile]] il 3 settembre 1943.
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