Religione: differenze tra le versioni

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Voci correlate: wl a Genere di Dio
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{{q|invece coloro che riconsideravano con cura e, per così dire, ripercorrevano tutto ciò che riguarda il culto degli dei furono detti religiosi da ''relegere'', come elegante deriva da ''eligere'' (scegliere), diligente da ''diligere'' (prendersi cura di), intelligente da ''intelligere'' (comprendere)|[[Cicerone]]. ''De natura deorum'' II, 28; traduzione in italiano di [[Cesare Marco Calcante]] in Cicerone. ''La natura divina''. Milano, Rizzoli, 2007, pagg. 214-5 |qui autem omnia quae ad cultum deorum pertinerent diligenter retractarent et tamquam relegerent, sunt dicti religiosi ex relegendo, ut elegantes ex eligendo, diligendo diligentes, ex intelligendo intelligentes|lingua=la}}
 
[[Jean Paulhan]] evidenzia come [[Lucrezio]] fece invece derivare ''religio'' dalla radice di ''re-ligare'', nel significato «dei legami che uniscono gli uomini a certe pratiche»<ref name=paul/> – derivazione che fu poi ritenuta tale anche da Lattanzio e [[Servio Mario Onorato]] (però col significato di «legarsi nei confronti degli dei»<ref name=lat>{{q|«le fait de se lier vis-à-vis des dieux», symbolisé par l'emploi des ''uittæ'' et des ''στέμματα'' dans le culte.|{{Cita libro
|coautori = [[Alfred Ernout]] e [[Antoine Meillet]]
|altri = ristampa della IV edizione, in nuovo formato, aggiornata e corretta da Jacques André (1985)
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Allo stesso modo osservò [[Gerardus van der Leeuw]] (1890-1950) che coniando l'espressione ''[[homo religiosus]]'' lo oppose all{{'}}''homo negligens'':
{{q|Possiamo quindi intendere la definizione del giurista [[Masurio Sabino]]: ''religiosum est, quod propter sanctitatem aliquam remotum ac sepositum a nobis est''. Ecco precisamente in che cosa consiste il [[sacro]]. Usargli sempre debiti riguardi: è questo l'elemento principale della relazione fra l'uomo e lo straordinario. L'etimologia più verosimile fa derivare la parola ''religio'' da ''relegere'', osservare, stare attenti; ''homo religiosus'' è il contrario di ''homo negligens''.| [[Gerardus van der Leeuw]]. ''Phanomenologie der Religion'' (1933). In italiano: Gerardus van der Leeuw. ''Fenomenologia della religione''. Torino, Boringhieri, 2002, pag.30}}
 
== Storia della definizione ==
=== Occidente ===
==== Grecia antica ====
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[[File:Manicheans.jpg|left|thumb|upright=0.7|Monaci [[Manicheismo|manichei]] intenti a copiare testi sacri, con un'iscrizione in [[Lingua sogdiana|sogdiano]] (manoscritto da [[Khocho]], [[Bacino del Tarim]]). Il [[manicheismo]] fu una religione perseguitata, al pari di altre, nell'[[Impero romano]] in quanto contrastava con il ''[[mos maiorum]]''.]]
 
La concezione romana di "religione" (''religio'') corrisponde alla cura nei confronti dell'esecuzione del [[rito]] a favore degli dèi, rito che, per tradizione, va ripetuto finché non risulti correttamente eseguito<ref>{{q|Per i Romani ''religio'' stava a indicare una serie di precetti e di proibizioni e, in senso lato, precisione, rigida osservanza, sollecitudine, venerazione e timore degli dèi.|[[Mircea Eliade]]. ''Religione'' in ''Enciclopedia del novecento''. Istituto enciclopedico italiano, 1982, pag.121}}</ref>. In questo senso i romani collegavano al termine di "religione" un senso di timore nei confronti della sfera del [[sacro]], sfera propria del rito e quindi della religione stessa<ref>[[Enrico Montanari]]. ''Dizionario delle religioni'' (a cura di [[Giovanni Filoramo]]). Torino, Einaudi, 1993, pag. 642-4</ref>.
 
In un ambito più aperto i romani accoglievano comunque tutti i riti che non contrastassero con il ''[[mos maiorum]]'' dei tradizionali riti religiosi, ovvero con il costume degli antenati. Quando nuovi riti, e quindi ''novae religiones'', venivano a contrastare con il ''[[mos maiorum]]'' questi venivano proibiti: fu il caso, ad esempio e di volta in volta, delle religioni [[Ebraismo|ebraica]], [[Cristianesimo|cristiana]], [[Manicheismo|manichea]] e dei riti ''[[bacchanalia]]''<ref>[[Enrico Montanari]]. ''Op.cit.'', pag. 642-4</ref>.