Attila: differenze tra le versioni

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Soprannominato ''flagellum Dei'' ("flagello di Dio") per la sua ferocia, si diceva che dove fosse passato non sarebbe più cresciuta l'[[erba]]. Il suo nome, altresì, significa in [[lingua gotica|gotico]] "piccolo padre". Gli studi storici moderni vedono in lui, più un predone che un distruttore insensato<ref>{{cita|Luttwak|cap. 1: ''Attila e la crisi dell'Impero'', pp. 29-64}}.</ref>. Si racconta che fosse superstizioso, facesse affidamento sulle profezie e si facesse influenzare nelle decisioni in campo militare da [[indovino|indovini]] e [[sciamani]]<ref name= Klein />. Alcune leggende, mai sostenute da elementi concreti, raccontano di sue pratiche cannibalistiche e che avesse mangiato i propri figli Erp ed Eitil, che sua moglie gli servì dopo averli arrostiti nel [[miele]]<ref name= Klein /> (cosa altamente improbabile considerando che l'ambasciatore e storico [[Prisco di Panion]] descrive Attila come un padre affettuoso). Alcuni raccontano che avrebbe avuto numerose mogli e più di cento figli; questa affermazione però viene riferita anche ai sovrani mongoli [[Gengis Khan]] e [[Kublai Khan]], causando confusione.
 
Nonostante il suo impero si fosse disgregato alla sua morte, è diventato una figura leggendaria nella [[storia europea]], che lo ricorda in modo diverso a seconda della zona: guerriero feroce, avido e crudele nell'area al tempo sotto [[Roma]]; condottiero impavido e coraggioso nei paesi che facevano parte del suo impero. Attila appare spesso nelle letterature sia [[letteratura germanica|germaniche]] sia [[letteratura scandinava|scandinave]]; alcuni racconti lo celebrano come un grande e nobile re ed è il personaggio principale di diverse saghe dell'[[Europa settentrionale]] e [[Europa orientale|orientale]].
 
== Biografia ==