Isernia: differenze tra le versioni
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Secondo la Carta Geologica d'Italia redatta dal Servizio Geologico d'Italia<ref name=serviziogeologico>{{cita web|url=http://www.isprambiente.gov.it/Media/carta_geologica_italia/tavoletta.asp?foglio=161|titolo=Servizio Geologico d'Italia - Carta Geologica d'Italia, foglio n° 161 (Isernia)|accesso=15 luglio 2011|urlmorto=sì}}</ref>, il territorio del comune di Isernia è situato a metà tra le formazioni "calcareo-dolomitiche mesozoiche" a sud, relative all'[[appennino campano]] e dei [[matese|monti del Matese]], e i "sedimenti di tipo pelagico" del mesozoico-terziario a nord, appartenenti all'[[appennino sannita]] e all'[[appennino abruzzese]]<ref name=serviziogeologico/>. L'accavallamento molto esteso di queste due zone costituisce un'anomalia rispetto al resto della morfologia appenninica.
Il sottosuolo del centro abitato è formato da rocce di [[travertino]], mentre nella parte settentrionale del comune sono presenti rocce [[Arenaria|arenarie]] e [[calcare]]e<ref name=serviziogeologico/>.
Il territorio di Isernia, dal 847 al 1984 è stato interessato da molteplici terremoti, quello del 1805 causò oltre 1000 vittime<ref>{{Cita web|url=https://bibliotecamicheleromano.blogspot.com/2016/09/isernia-e-i-terremoti-storia-di-una.html|titolo=Isernia e i terremoti. Storia di una relazione pericolosa}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.eventiestremiedisastri.it/schede/terremoto-1805-sannio/|titolo=Terremoto 1805 Sannio}}</ref>
=== Clima ===
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Tra il XIV e il XVI secolo Isernia alternò periodi di relativa autonomia come città del [[demanio regio]] a fasi di infeudamento. Nel 1476 la città venne donata da re [[Ferdinando I di Napoli]] alla consorte [[Giovanna di Trastámara (1455-1517)|Giovanna di Trastámara]]. Nel [[1519]] Isernia fu infeudata a [[Guglielmo di Croÿ]], ciambellano dell'imperatore [[Carlo V]]. Tramite decreto datato 1521 Isernia venne nuovamente riammessa nel demanio regio. Isernia rimase per tutto il XVI secolo l'unica città demaniale del [[Contado di Molise]]. Nel 1638 essa venne tuttavia posta in vendita, venendo acquistata dal duca di Montenero, Carlo Greco nel 1643 dopo una serie di infruttuosi tentativi da parte dell'[[universitas]] di Isernia di preservare la propria autonomia. Il duca di Montenero nel 1644 rivendé Isernia a [[Diego I d'Avalos|Diego d'Avalos]], al quale venne conferito il titolo di Principe sul feudo. I [[d'Avalos]] tennero Isernia per circa un secolo, salvo una breve parentesi iniziata nel 1698, quando [[Cesare Michelangelo d'Avalos]] la cedette a Fulvio Costanzo, principe di Colle d'Anchise, nella cui titolarità rimase sino al 1712. A causa di una serie di contrasti con le autorità cittadine il Costanzo preferì infatti cedere Isernia nuovamente a Cesare Michelangelo d'Avalos per 57.400 ducati. Alla morte di Cesare Michelangelo, avvenuta nel 1729, il suo erede designato, Giovan Battista d'Avalos accettò l'eredità gravata da enormi debiti dello zio con beneficio d'inventario. Nel 1733 si ebbe la confisca dei beni al Regio Fisco e dunque il relativo apprezzo. Ciò consentì alla città di riscattarsi e rientrare nel demanio regio, giungendo nel 1742 ad un accordo con i creditori del d'Avalos ed impegnandosi a pagare la somma di 43.000 ducati.<ref>Per una ricostruzione della vicenda, v. Valeria Cocozza, ''Il costoso miraggio della demanialità. Ceti emergenti e attività creditizie nelle cause di riscatto in demanio del Regno di Napoli'' in ''Mediterranea Ricerche Storiche'', n. 47, dicembre 2019</ref>
Il terremoto del 1085 causò 1000 morti e la distruzione del convento di Santa Maria delle Monache e la parte superiore del campanile della cattedrale di S. Pietro Apostolo<ref>{{Cita web|url=http://www.eventiestremiedisastri.it/schede/terremoto-1805-sannio/|titolo=Terremoto 1805 Sannio}}</ref>.
Il 23 ottobre 1860 Isernia ospitò per una notte Vittorio Emanuele II di Savoia in viaggio per recarsi a Teano ad incontrare Giuseppe Garibaldi. Il Sovrano prese alloggio nel Palazzo Cimorelli, sito nella via che poi prese il Suo nome, ospite di Vincenzo Cimorelli ([[nascita|n.]] {{data|5|4|[[1796]]}} - [[morte|m.]] {{data|9|8|[[1889]]}})<ref>Raffaele de Cesare: La fine di un regno, [[Milano]] [[1969]], pag. 963</ref>. L'indomani, alla partenza per [[Venafro]], donava all'ospite la sua tabacchiera d'oro in un cofanetto sul coperchio del quale erano incise le iniziali reali<ref>Francesco Colitto: Imperatori, Re e Regine nel Molise: Vittorio Emanuele II. S. Giorgio Editrice, [[Campobasso]] [[1978]]</ref>.
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