Massimo d'Azeglio: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Etichette: Annulla Modifica da mobile Modifica da web per mobile Modifica da mobile avanzata
Cropped version of portrait
Riga 136:
Tornato ad essere «un semplice mortale», promise sostegno al suo successore, aspirando soprattutto a tornare ad una vita lontana dai veleni della politica e dedita alla sua vera grande passione: la pittura. Nell'autunno del [[1852]] veniva a sapere dalla moglie Luisa che erano stati ritrovati album e studi di quadri accantonati parecchi anni prima. D'Azeglio chiese con insistenza di riaverli, rivolgendosi anche a quanti ricordava di averne prestati. Poiché il nipote Emanuele si trovava in [[Regno Unito]], gli chiese di ottenere per lui commissioni artistiche, e lo scopo non tardò a realizzarsi. D'Azeglio si recò oltre la Manica per i numerosi lavori che gli erano stati offerti, desideroso di ringraziare inoltre quegli uomini politici che lo avevano sostenuto negli anni trascorsi alla Presidenza del Consiglio. A [[Londra]] fu ricevuto dalla regina [[Vittoria del Regno Unito|Vittoria]] e da [[Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha|Alberto]], che lo invitarono a pranzo a corte.<ref>M. de Rubris, cit., pp. 93-96</ref>
 
[[File:Massimo d'Azeglio foto (cropped).jpg|thumb|Massimo d'Azeglio, 1859-1861]]
 
Rifiutò inoltre tutte le onorificenze di cui voleva insignirlo il sovrano (tra queste, la nomina a generale e quella a cavaliere dell'ordine supremo dell'Annunziata). Tuttavia, pur volendo ritirarsi dalla cosa pubblica, continuava, per necessità e per amor di patria, a seguire da vicino l'evolversi della situazione politica: Cavour lo teneva in grande considerazione e si avvaleva costantemente del suo aiuto. Quando, nel dicembre [[1854]], il Piemonte guadagnò rilevanza internazionale aderendo all'alleanza con [[Francia]] e Inghilterra inviando un proprio contingente in [[Crimea]] – in risposta alle sollecitazioni delle due grandi potenze europee –, d'Azeglio si schierò tra i sostenitori dell'intervento. Il panorama politico era diviso sulla questione, tanto che il Ministro degli Esteri [[Giuseppe Dabormida|da Bormida]] si dimise protestando contro la decisione del governo, ma Cavour, favorevole all'alleanza, riuscì con la consueta abilità a prevalere, proponendo a d'Azeglio un nuovo mandato alla Presidenza del Consiglio.<ref>N. Bianchi, cit., p. 258</ref> D'Azeglio rifiutò l'offerta, ma sostenne Cavour nei propri obiettivi politici, conscio anch'egli dell'importanza decisiva di un futuro apporto francese e inglese per la causa risorgimentale.<ref>M. de Rubris, cit., pp. 120 e ss.</ref>