Denis Diderot: differenze tra le versioni

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====Diderot e il libertinismo====
{{quote|La litania contro le [[Passione (filosofia)|passioni]] non ha mai fine: sono loro imputate tutte le pene dell'uomo, mentre ci si dimentica ch'esse sono anche la fonte di ogni suo [[piacere]]. [...] La sobrietà nelle passioni rende mediocri gli uomini.|Diderot, ''Pensieri filosofici''}}
Diderot ebbe rapporti filosofici con i circoli del [[libertinismo]]; egli non è un "[[Libertino (sociologia)|libertino]] amorale", ma la sua morale laica è diversa da quella corrente alla sua epoca<ref>{{cita|Diderot, ''L'uomo e la morale''|p. 116|Morale}}.</ref>: le [[passione (filosofia)|passioni]] buone portano al piacere e alla felicità, e vanno coltivate, in maniera decisa.<ref>{{cita|Diderot, ''Pensieri filosofici''|I-IV|Pensieri}}.</ref> Il [[sensismo]] e il [[razionalismo]] non portano Diderot, a rifiutare [[sentimento]], [[istinto]] e, come [[Kant]], [[Passione (sentimento)|passione]], ma come i libertini e i [[Romanticismo|romantici]], a coltivarli, se portano al bene. Per Diderot
{{quote|...inclinazioni, desideri e avversioni portate a un certo grado di intensità, combinate con una sensazione indistinta di piacere o dolore, causate o accompagnate da un movimento irregolare del sangue e degli spiriti animali, sono ciò che chiamiamo ''passioni''. Possono essere così forti da inibire qualsiasi pratica della libertà personale, uno stato in cui l'anima è in un certo senso resa passiva, da cui il nome di ''passioni''. Questa inclinazione o cosiddetta disposizione dell'anima, nasce dall'opinione che noi sosteniamo che un grande bene o un grande male è contenuto in un oggetto che in sé stesso suscita passione<ref>{{Cita pubblicazione|titolo=Passions|nome=Denis |cognome=Diderot|data=1º aprile 2004|rivista=Encyclopedia of Diderot & d'Alembert - Collaborative Translation Project|volume=12|p=142–146}}</ref>.}}
 
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Ne ''[[Il nipote di Rameau]]'' descrive le vicende di un nuovo [[Don Giovanni]], che impronta la sua vita alla leggerezza e allo sfoggio di una superficiale [[intellettuale|intellettualità]] distruggendo così ogni vero valore morale e ogni verità accertata.<ref>[http://www.teatrionline.com/2013/02/il-nipote-di-rameau-di-denis-diderot-2/ ''Il nipote di Rameau di Diderot'']</ref> Qui Diderot attacca il parassitismo di chi lusinga la classe dominante, per avere favori, soffocando il vero spirito artistico, culturale e creativo.<ref name="cita-Noetico-64-Noetico-harv-s"/>
 
Tra gli illuministi, fu praticamente l'unico, a parte [[Julien Offray de La Mettrie]] e il libertino radicale più tardo [[Marchese de Sade]], a sostenere esplicitamente il [[diritti umani|diritto umano]] di un costume sessuale e [[Amore libero|sentimentale]] [[Anarchia relazionale|apertamente libero]]<ref>[http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm Valentina Sperotto, ''Diderot e l'alterità dei "selvaggi", tra mito e riconoscimento''] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20140112122704/http://www.giornalecritico.it/Valentina%20Sperotto.htm |data=12 gennaio 2014 }}</ref>, nonostante i due citati fossero distanti da lui in moltissime posizioni; Diderot infatti condannò La Mettrie per il suo volume ''Antiseneca'', per essere un [[Edonismo|edonista]] eccessivo e per il suo meccanicismo assoluto. A proposito della morte di La Mettrie dopo un pranzo luculliano scrisse in una lettera che "La Mettrie è morto come era giusto dovesse morire, vittima della sua intemperanza e della sua follia. Si è ucciso per ignoranza di ciò che professava. Questo giudizio è severo, ma giusto", definendolo "corrotto nei costumi e nelle idee". Il libertinismo di Diderot, rispetto a quello di de Sade e dei classici libertini, è incentrato sulla "bontà" o "neutralità" dell'uomo naturale, non sull'origine che l'uomo sia malvagio e trovi soddisfazione nel [[peccato]] e nel [[senso di colpa]] (cardini del pensiero sadiano seppur mascherati da ateismo), che Diderot come La Mettrie non approva. Diderot è anche l'unico degli illuministi pre-rivoluzionari a non condannare esplicitamente l'[[omosessualità]], mantenendosi su un atteggiamento di vaga e leggera disapprovazione senza invocare interventi esterni di Stato o religione sulle vicende private. Queste posizioni illuministe [[Libertarismo|libertarie]], quasi proto-[[anarchiche]] negli ultimi anni, filtrate dagli ''[[idéologues]]'', ebbero influenza anche sulla legislazione della [[Rivoluzione francese]], che [[depenalizzazione|depenalizzò]] i cosiddetti "[[reati immaginari]]" (1790) quali [[adulterio]] e omosessualità, con l'istituzione del [[divorzio]] e del [[matrimonio civile]].<ref>Denis Diderot, ''Il sogno di d'Alembert'', parte III, "Seguito della conversazione", con relativo commento e note]</ref> Nel ''Saggio sui regni di Claudio e Nerone'', usando la storia dell'[[Impero romano]], esalta invece la libertà del pensiero rappresentata da [[Lucio Anneo Seneca|Seneca]].<ref name="cita-Noetico-65-Noetico-harv-s"/>
 
La vita di Diderot è stata spesso rappresentata nel romanzo e nel cinema, talvolta con esagerazioni per esigenze artistiche, come quella di un esponente [[Libertino (sociologia)|libertino]] dell'illuminismo; ad esempio, in maniera molto romanzata, Diderot è il singolare protagonista, a metà tra il filosofo e l'uomo di mondo, della commedia teatrale ''Il libertino'' (''Le Libertin'', 1997) di [[Éric-Emmanuel Schmitt]], il quale ispirò l'[[Le Libertin|omonimo film]] del 2000 di [[Gabriel Aghion]], che ne fa un prototipo dell'illuminista radicale e gaudente, assai simile al tipo di personaggio di [[seduttore]] libertino solitamente rappresentato da [[Giacomo Casanova]].