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[[File:Vulgata Sixtina.jpg|thumb|Una copia della ''[[Vulgata]]'' (l'edizione [[Lingua latina|latina]] della [[Bibbia]] cattolica) stampata nel 1590.]]
La '''Controriforma'''<ref>Il termine non è mai stato in realtà usato dalla Chiesa e fu coniato dal giurista protestante Johann Stephan Pütter, ''Die Augsburgische confession'', Göttingen, Wittwe Vandenhoeck, 1776, p. 10 (cfr. Albert Elkan, “Entstehung und Entwicklung des Begriffs ‘Gegenreformation,’” in "Historische Zeitschrift", 112 (1914), pp. 473-493, a p. 475.), quindi, a grande distanza dagli avvenimenti. È da intendere come contraltare a “Riforma”, riferita all’azione di Lutero, termine, quest’ultimo, peraltro mai utilizzato dal teologo tedesco, bensì codificato dagli storiografi. Massimo Petrocchi in “La Controriforma in Italia”, Roma, Veritas, 1947, invita a accogliere il termine “col beneficio d'inventario” (p. 13)</ref>, talvolta definita anche '''Riforma cattolica''', è stata la reazione della [[Chiesa cattolica]] alla [[Riforma protestante]]. Tale reazione fu caratterizzata dall'accoglimento di alcune istanze di rinnovamento [[Chiesa (comunità)|ecclesiastico]], che peraltro anche [[Martin Lutero|Lutero]], [[Giovanni Calvino|Calvino]] e gli altri riformatori avevano messo in evidenza (formazione dei [[presbitero|preti]], dovere di residenza dei [[vescovo|vescovi]], lotta all’immoralità nel [[clero]], etc.), ma anche da una reazione polemica e difensiva di fronte al [[protestantesimo]], per evitare che altri cattolici passassero alle [[Chiesa evangelica|Chiese evangeliche]], (per mezzo di [[
Normalmente gli storici identificano come "età della Controriforma" il periodo che va dall'apertura del [[Concilio di Trento]] alla [[pace di Vestfalia]], che chiude la [[guerra dei trent'anni]].
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Oltre a Lutero, l'altro principale esponente del movimento riformatore fu il francese [[Giovanni Calvino]] (1509-1564), il quale, rifugiatosi a [[Ginevra]] in [[Svizzera]] per sottrarsi alle prime persecuzioni contro gli eretici ad opera di [[Francesco I di Francia|Francesco I]], estremizzò la teologia luterana per quanto riguarda la [[predestinazione]], l'organizzazione ecclesiastica, l'aspetto morale e l'assolutizzazione del principio della sovranità di Dio. Sul piano della predestinazione e della [[Grazia (teologia)|Grazia]], Calvino affermava che gli uomini non si salvano per le loro opere e neanche per la loro fede, ma perché sono stati predestinati al [[Paradiso]] da [[Dio]] al momento della creazione della loro anima: i fedeli potevano intravedere il favore divino grazie, per esempio, al loro successo nella vita privata e pubblica. Calvino, dal punto di vista organizzativo, trasformò Ginevra in un laboratorio ove mettere in pratica la sua concezione della Chiesa e della stessa società, organizzata in gruppi di [[Pastore (religione)|pastori]] e di [[Anziano (religione)|anziani]] con il compito di vigilare sulla moralità dei fedeli, insistendo su una vita austera e morigerata senza cadere in alcuna vanità. Il calvinismo - che trovò un suo pieno delineamento dottrinale nel [[Sinodo di Dordrecht]] (1618-1619) - si diffuse principalmente in Svizzera, nei [[Paesi Bassi]], in [[Scozia]] e, grazie all'emigrazione dei [[Puritani|puritani inglesi]], nel [[America del Nord|Nord America]].
Infine bisogna ricordare lo scisma anglicano ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] (1509-1547). A differenza delle esperienze luterane e calviniste, il sovrano inglese - proclamato [[Defensor Fidei|difensore della fede]] da Leone X per aver attaccato in un libello (''Difesa dei sette sacramenti'') le posizioni di Lutero - si autoproclamò capo della Chiesa inglese in seguito al rifiuto da parte di [[papa Clemente VII]] (1523-1534) di sciogliere il suo matrimonio con [[Caterina d'Aragona]] (zia di Carlo V) perché potesse poi sposare la sua [[Concubinato|concubina]] [[Anna Bolena]] con la prospettiva che quest'ultima potesse dare al regnante il sospirato erede maschio. Bisogna ricordare che Enrico VIII, edotto di [[teologia]], non si discostò dottrinalmente dalla Chiesa cattolica durante il suo regno: la conversione ai principi protestanti avvenne sotto il regno del figlio [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]] (1547-1553) e, dopo il breve regno della cattolica [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] (1553-1558), definitivamente sotto il lungo
=== Il Concilio di Trento ===
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[[File:Tridentinum2.jpg|thumb|405x405px|[[Tiziano Vecellio]], ''Seduta del Concilio di Trento nel 1563'']]
Di fronte al disastro che il Cattolicesimo stava subendo in tutta Europa a causa dell'avanzata del [[Protestantesimo|movimento protestante]]<ref>Iniziato nel 1517 con la protesta di [[Martin Lutero]] contro la vendita delle [[indulgenze]], movimenti anti-romani sorsero in Svizzera grazie all'azione di teologi quali [[Huldrych Zwingli]] e [[Giovanni Calvino]]; in Germania, con gli [[anabattisti]] di Munster; Martin Bucero, nella zona franco-tedesca; in Inghilterra, con la creazione di una [[Chiesa anglicana|Chiesa nazionale]] ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]] (1533). Cfr. [[protestantesimo]].</ref>, la gerarchia romana cominciò a preparare una controffensiva. [[Papa Clemente VII]], memore del [[conciliarismo]] affermatosi a [[Concilio di Costanza|Costanza]] e a [[Concilio di Basilea, Ferrara e Firenze|Basilea]] nel [[XV secolo|secolo precedente]], preferì non convocare alcun [[concilio ecumenico]], timoroso che questo potesse mettere in discussione il [[Primato di Pietro|primato petrino]]<ref>"L'ipotesi di convocazione di un concilio, da più parti richiesta, fu a lungo considerata dai pontefici con sospetta prudenza. Erano tutt'altro che scomparse le dottrine conciliariste, relative alla superiorità del concilio sul papa, che avevano trovato larga udienza e creato polemiche di non poco contro nell'età dei concili di Costanza e Basilea" (G. Filoramo - D. Menozzi, ''L'Età Moderna'', cit. pp. 170-171.)</ref><ref>{{Cita web|autore = Adriano Prosperi|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/clemente-vii_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|titolo = Clemente VII in Enciclopedia dei Papi online|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000|citazione = Ma l'ostilità del papa alla convocazione di un concilio era grandissima e già allora ben conosciuta, tanto che l'ambasciatore di Carlo V, il duca di Sessa, non ebbe il coraggio di affrontare direttamente l'argomento. Concorrevano ad alimentare tale ostilità da un lato le ombre ancora vicine del conciliarismo e l'esperienza del contrasto coi "gallicani", dall'altro il timore che il concilio potesse trovare nella sua nascita illegittima un buon pretesto per deporlo}}</ref>.
La situazione cambiò con [[Papa Paolo III|Paolo III]] (1534-1549), il quale affidò ai cardinali [[
==== Decreti dottrinali ====
Le conclusioni dei decreti conciliari furono completamente opposte rispetto a quelle progettate inizialmente da Paolo III e da Carlo V. Se costoro erano desiderosi di trovare un compromesso con i luterani (significativa l'azione mediatrice del Contarini ai [[colloqui di Ratisbona]]<ref>{{Cita libro|autore = Menozzi-Filoramo|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 161}}</ref>), l'ala reazionaria guidata da Paolo IV prese il sopravvento, grazie alla morte dei fautori dell'ala mediatrice quali Contarini e Pole. Difatti, i decreti conciliari che furono approvati poi con la bolla ''Benedictus Deus ''il 26 gennaio 1564<ref>{{Cita libro|autore = A. Tomassetti|titolo = Bullarum, diplomatum et privilegiorum Sanctorum Romanorum Pontificum|anno = 1862|editore = Seb. Franco et Henrico Dalmazzo editoribus|città = Augustae Taurinorum|volume = VII|pp = 244-247}}</ref> andavano a consolidare i punti dottrinali opposti a quelli promossi dal Protestantesimo, sottolineando il rapporto tra fede e opere, l'autorità della Chiesa nell'interpretazione delle Scritture e il ripristino della monarchia assolutista papale. Riassumendo<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.treccani.it/enciclopedia/controriforma/|titolo = Controriforma|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani online|data = }}</ref>:
# La validità delle opere insieme alla fede (contro la ''[[Cinque sola|sola fide]] ''protestante)<ref name=":2">{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 332}}</ref>.
# L'imposizione della [[Vulgata]] geronimiana come unica versione valida della [[Bibbia]], e il divieto di uso del [[lingua volgare|volgare]] per le traduzioni della [[Bibbia|Sacra Scrittura]] e nel culto.
# L'interpretazione delle Scritture è affidata esclusivamente al clero (contro il principio del ''sacerdotium universale ''protestante).
# Oltre alla Scrittura, si deve considerare come fonte rivelata anche la ''[[Tradizione (Chiesa cattolica)|Traditio Ecclesiae]]''<ref name=":2" />''.''
# Si rinnova un “ottimismo antropologico” per cui l'uomo è capace di scegliere fra bene e male (il protestantesimo accentuava un pessimismo antropologico)<ref>Si prenda, come esempio, la diatriba tra Lutero ed [[Erasmo da Rotterdam]] che sfociò nella pubblicazione del ''De libero arbitrio ''(Erasmo) contro il ''De servo arbitrio ''(Lutero).</ref>.
# Riaffermazione dei 7 [[Sacramento|sacramenti]] (contro i due ammessi dalle confessioni protestanti: [[battesimo]] e [[Santa Cena]])<ref name=":2" />.
# Riaffermazione del sacrificio eucaristico durante la [[Consacrazione]] (''[[transustanziazione]]'')<ref name=":2" />.
# Riaffermazione del [[celibato ecclesiastico]]<ref name=":3">{{Cita libro|autore = Potestà-Via|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 334}}</ref>.
# Riaffermazione del
==== Decreti disciplinari ====
Perché i decreti trovassero una concreta applicazione, si procedette alla definizione di una prassi ecclesiale estremamente rigorosa, volta all'edificazione del popolo attraverso una condotta esemplare del clero, stabilendo che:
# I [[presbitero|preti]] dovessero essere preparati culturalmente e teologicamente. Si procedette all'erezione di [[Seminario|seminari diocesani]]<ref name=":4">{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 333}}</ref>.
# I vescovi dovessero risiedere nelle diocesi, compiere delle [[Visita pastorale|visite pastorali]] e controllare direttamente l'operato del clero<ref name=":4" />.
# Il clero avrebbe dovuto controllare scrupolosamente la moralità dei loro fedeli e annotare in appositi registri le date dei battesimi, di matrimonio, di morte<ref name=":3" />.
# Ci fosse una "bonifica morale" di conventi e monasteri da tutti quei soggetti indegni o costretti alla vita monacale contro la loro volontà<ref name=":3" />.
==== Rito tridentino ====
{{Vedi anche|Messa tridentina|Messale
Fino al [[XVI secolo]], esistevano numerosissimi [[Rito liturgico|riti liturgici]] occidentali che, benché uniformi dal punto di vista strutturale, si differenziavano per invocazioni e preghiere legate alla cultura locale<ref name=":13">{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 580}}</ref>. Il Concilio, per evitare ulteriori problematiche e per sottomettere l'edizione dei libri liturgici all'autorità della Sede Apostolica, decise di estendere il più possibile il [[rito romano]]<ref name=":13" />. [[Papa Pio V]], proclamò, nella bolla ''[[Quo primum tempore]]'' (1570)<ref name=":13" />, che l'[[eucaristia]] si dovesse celebrare in tutta la [[Chiesa latina]] secondo il [[Messale Romano]] edito in quello stesso anno, con l'eccezione di quei riti che avessero più di duecento anni, che potevano essere mantenuti<ref>{{Cita web|autore = |url = https://la.wikisource.org/wiki/Quo_Primum|titolo = Quo Primum|accesso = 15 marzo 2015|data = }}</ref>.
Benché sia diffuso, non è corretto parlare di rito «tridentino». In realtà, al Concilio di Trento non fu elaborato nessun nuovo libro liturgico, il Concilio chiese al Papa di esaminare il Messale, ma le uniche variazioni riguardano alcune feste di santi: per il resto il Messale ricalcava le precedenti edizioni a stampa, in particolare l'edizione [[venezia]]na del [[1497]], a sua volta derivata dalla prima edizione a stampa del [[1474]].
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La conseguenza di queste drastiche riforme fu un'accentuazione del clima di intolleranza che si poteva già percepire all'indomani della Riforma luterana. Dagli anni sessanta del XVI secolo, infatti, l'Europa sprofondò in una serie di guerre di religione tra protestanti e cattolici che destabilizzarono profondamente gli equilibri interni degli stati, accentuando il ruolo politico e religioso del campione della Controriforma, il cattolicissimo sovrano di Spagna [[Filippo II di Spagna|Filippo II]].
* La Francia, guidata da [[Caterina de' Medici]] come reggente, si barcamenò tra momenti di momentanea riappacificazione e di aperto conflitto, favorito dalla conflittualità tra la monarchia e l'aristocrazia del sangue (i [[Guisa]]) e gli [[Ugonotti]] calvinisti. Il conflitto toccò l'apice sotto il regno di [[Enrico III di Francia|Enrico III]] (1574-1589), allorché il sovrano cercò di favorire la pace interna riconciliandosi con l'ugonotto [[Enrico IV di Francia|Enrico di Navarra]]. La conseguenza di quest'atto fu l'assassinio di Enrico III, l'ascesa ostacolata di [[Enrico IV di Francia|Enrico IV]] da parte dei membri della [[Lega cattolica (Francia)|Lega cattolica]] (patrocinata dalla Spagna), la conquista del potere del Navarra e la proclamazione dell'[[Editto di Nantes]] (1598), con cui si tollerò la presenza del calvinismo in alcune piazzaforti francesi<ref>Per maggiori dettagli, cfr. ''http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20160309150916/http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia |date=9 marzo 2016 }} ''(URL consultato il 4 febbraio 2015)</ref>.
* L'Inghilterra fu anch'essa centro delle guerre di religione tra cattolici e protestanti. Dopo la separazione da Roma (1534) ad opera di [[Enrico VIII d'Inghilterra|Enrico VIII]], il re si proclamò capo della [[Chiesa anglicana]]. Enrico, nonostante la rottura, si mantenne sempre su un piano ortodosso a livello dogmatico<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 216}}</ref>. Al contrario, il suo successore, il re bambino [[Edoardo VI d'Inghilterra|Edoardo VI]] (1547-1553), attorniato da cortigiani e teologi calvinisti (quali [[Thomas Cranmer]]), si adoperò per l'introduzione dei dogmi calvinisti nel seno della Chiesa<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 226}}</ref>. A ribaltare la situazione fu la sorellastra e fervente cattolica [[Maria I d'Inghilterra|Maria I]] (1553-1558), figlia di primo letto di Enrico VIII e di [[Caterina d'Aragona]]. Maria, nel suo breve regno, cercò di reintrodurre i costumi e gli usi cattolici, dando nel contempo inizio ad una violenta caccia contro gli eretici protestanti<ref>{{Cita libro|autore = K. O' Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |pp = 228-229}}</ref>. Ben più durature furono le riforme religiose della secondogenita di Enrico figlia di [[Anna Bolena]], [[Elisabetta I d'Inghilterra|Elisabetta I]] (1558-1603) la quale: nel 1559 pubblicò un libro di preghiere comune (''The Book of Common Prayer'')<ref name=":6">{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 232}}</ref>, mentre promulgò nel 1563<ref name=":6" /> una serie di articoli di fede (i 39 articoli). Nonostante questo tentativo di pacificazione, Elisabetta iniziò a perseguitare i sudditi cattolici dopoché [[papa Pio V]] la scomunicò ufficialmente nel 1570<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 234}}</ref> e dopo essere venuta a conoscenza dei complotti (favoriti dalla Spagna) per deporla ponendo sul trono la cugina, l'ex regina di Scozia [[Maria Stuarda]]. Elisabetta riuscì a resistere anche al tentativo armato di porre fine al suo regno da parte di Filippo II, con la spedizione dell'[[Invincibile Armata]] (1588)<ref>{{Cita libro|autore = K. O'Morgan|titolo = Storia dell'Inghilterra|anno = |editore = |città = |p = 235}}</ref>.
* La [[Guerra dei trent'anni]]. I torbidi politico-religiosi sembrarono placarsi all'alba del XVII secolo, ma non era nient'altro che una tregua. Nel 1618, in seguito alla [[Defenestrazione di Praga (1618)|defenestrazione di Praga]], scoppiò una violenta guerra tra gli [[Asburgo d'Austria]] e i principi protestanti dell'[[Sacro Romano Impero|Impero]], destinata a durare fino al 1648. Questo conflitto, che si estese a tutti i grandi Paesi europei ([[Stato Pontificio]], [[Baviera]], Asburgo d'Austria e di [[Asburgo di Spagna|Spagna]] da un lato; [[Francia]], [[Repubblica delle Sette Province Unite|Paesi Bassi]], [[Svezia]] e principi protestanti dall'altro), fu l'ultimo che si possa definire di carattere religioso. Infatti, la partecipazione della cattolica Francia (guidata dal [[
=== L'assolutismo papale ===
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===== Da Pio IV a Clemente VIII (1559-1605). L'attuazione del Concilio =====
[[Papa Pio IV|Pio IV]], negli ultimi anni del suo pontificato, si mobilitò perché i canoni disciplinari e teologici approvati a Trento fossero messi in pratica. Per questo motivo, già nel 1564 creò una [[Dicastero per il clero|Congregazione del concilio]]<ref>{{Cita libro|autore = G. Filoramo - D. Menozzi|titolo = L'Età Moderna|anno = |editore = |città = |p = 184}}</ref> perché sorvegliasse l'attuazione delle disposizioni conciliari e, il 13 novembre 1565<ref>{{Cita web|autore = Flavio Rurale|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/pio-iv_%28Enciclopedia-dei-Papi%29/|titolo = Pio IV in Enciclopedia dei Papi online|accesso = 4 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>, la pubblicazione della ''[[
==== La fine del sogno dell'egemonia cattolica (1605-1648) ====
La prima metà del secolo vide il papato impegnato nel tentativo di imporre la sua supremazia in campo religioso in tutta Europa, e non limitandosi soltanto agli Stati che nel frattempo avevano abbracciato il protestantesimo. Supportati da un apparato politico-religioso stabile ed efficiente, i pontefici del primo Seicento cercarono di ricostruire il sogno medievale di [[Papa Gregorio VII|Gregorio VII]] e di [[Papa Innocenzo III|Innocenzo III]]: una ''[[plenitudo potestatis|plenitudo potestatis directa]]'' che non si limitasse ad esercitare il potere spirituale nelle questioni prettamente religiose, ma che interferisse anche nella politica interna degli stati, considerati come il braccio "secolare" dell'azione della Chiesa.
La concretizzazione di questo progetto si trovò nell'autoritario [[Papa Paolo V|Paolo V]] (1605-1621), allorché scagliò l'[[interdetto]] contro la [[Repubblica di Venezia]] (1606) per essersi rifiutata di consegnare a Roma dei preti rei di aver commesso dei delitti e per non aver accolto le richieste pontificie in merito alla legislazione ecclesiastica<ref>{{Cita web|autore = Volker Reinhardt|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-v_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|titolo = Paolo V nell'Enciclopedia dei papi online|accesso = 5 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>. Paolo V, però, non si rese conto che la sua presa di posizione era anacronistica: la difesa dei principi giurisdizionalisti statali, nell'età delle monarchie assolute, avevano sviluppato un senso di orgoglio "laico" negli Stati, opponendosi fortemente contro le pretese di intervento diretto del pontefice nelle loro questioni di politica interna<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|p = 349|citazione = Nel patriziato veneziano prevalse l'ala di orientamento giurisdizionalista}}</ref>. Il Bellarmino stesso si accorse, anni addietro, che era impossibile esercitare tale politica:{{Citazione|Roberto Bellarmino, in particolare nelle sue ''Disputationes de controversiis christianae fidei adversus huius tempori haereticos'' [...] prendeva atto lucidamente del processo in corso nella formazione degli Stati moderni e della situazione creatasi dopo la Riforma, quando il sostegno alla causa della Chiesa romana da parte degli Stati cattolici era stato ottenuto dal Papato attraverso contrattazioni che avevano dovuto riconoscere al potere politico varie competenze nella sfera della giurisdizione ecclesiastica. Di lì derivava l'impossibilità di riproporre una prospettiva teocratica nella quale il potere del papa trovasse occasione di esercitarsi direttamente sulla società|Potestà-Vian, ''Storia del Cristianesimo'', cit., pp. 346-347}}
[[File:Bellarmine 3.jpg|thumb|253x253px|Anonimo, ''cardinale Roberto Bellarmino'', XVI secolo.|left]]
Infatti, il Pontefice non riuscì ad ottenere il risultato sperato: l'indifferenza dei veneziani (che continuarono a celebrare i sacramenti nonostante l'interdetto papale), la reazione teologico-politica di fra [[Paolo Sarpi]]<ref name=":9" /> e le minacce della Francia di Enrico IV costrinsero Paolo a retrocedere dai suoi propositi<ref name=":8" />.
Dopo il breve ma intenso pontificato di [[Papa Gregorio XV|Gregorio XV]] (1621-1623), promotore dell'importante dicastero pontificio di ''[[
{{Citazione|pose fine alle grandi guerre di religione e comportò il fallimento del progetto di restaurazione controriformista dell'Europa [...] Con la pace di Westfalia, che [[Innocenzo X]] sconfessò senza generare particolari conseguenze, il Papato entrò in una fase di grave crisi.|Potestà-Vian, ''Storia del Cristianesimo'', cit., p. 351.}}
==== Il riformismo barocco e la sua fine (1650-1740) ====
Il papato della seconda metà del XVII secolo dovette constatare amaramente la fine del suo sogno di restaurazione cattolica, accontentandosi di essere la guida morale delle coscienze e di influire, con la sua autorità morale, sulle decisioni politiche degli Stati cattolici. I pontificati di [[Papa Innocenzo X|Innocenzo X]] (1644-1655) e di [[Papa Alessandro VII|Alessandro VII]] (1655-1667) continuarono da un lato nel consolidare quella cultura controriformista attraverso disposizioni disciplinari e patrocinando l'arte barocca come strumento di propagazione della fede<ref>Bastino i nomi del [[Bernini]] e del [[Borromini]] per rievocare l'importanza del mecenatismo papale del [[barocco petrino]].</ref>; dall'altra, ad impedire la diffusione delle "devianze" ortodosse tridentine. Tra queste, spiccava per importanza ed influenza culturale il [[giansenismo]], dottrina sviluppata dal vescovo olandese [[Giansenio|Cornelius Jansen]] (1583-1638) vicina alle posizioni calviniste sul problema della [[Grazia (teologia)|grazia]] e della [[predestinazione]]<ref>{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 311}}</ref><ref>Nell'opera di Giansenio ''Augustinus ''(uscita postuma nel 1640), si cercava di dimostrare l'ortodossia di questo indirizzo teologico richiamandosi all'ultima produzione di [[sant'Agostino]], caratterizzata dalla forte accentuazione del pessimismo antropologico e sul ruolo salvifico della grazia divina.</ref> Benché i seguaci del giansensimo (celebre centro di diffusione fu il [[Port-Royal des Champs|monastero di Port-Royal]], intorno al quale gravitava il filosofo e matematico francese [[Blaise Pascal]]) si dichiarassero seguaci del cattolicesimo romano, i papi da Urbano VIII in avanti si dimostrarono fortemente avversi ad un indirizzo teologico così vicino al calvinismo. Difatti, con la bolla di papa Innocenzo X ''Cum Occasione'' del 1653<ref name=":10">{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 312}}</ref> e con quelle di Alessandro VII (''Ad sanctam beati Petri sedem'' del 1656 e ''Regiminis Apostolici'' del 1664<ref name=":10" />), il papato diede il via ad una serie di condanne nei decenni successivi, tra cui la più importante è sicuramente la bolla ''[[Unigenitus Dei Filius|Unigenitus]]'' del 1713 ad opera di [[Papa Clemente XI|Clemente XI]]<ref name=":10" />.
Il pontefice che espresse maggiormente il ruolo di guida spirituale e di difensore intransigente della dottrina fu [[Papa Innocenzo XI|Innocenzo XI]] (1676-1689), il quale intendeva rilanciare il Papato nella sua missione pastorale, avviando una selezione più rigida per scegliere i candidati curiali e cercando di estirpare alcune ignobili piaghe della Curia, quali la vita principesca che i cardinali conducevano e il [[
# Il [[quietismo]]. Propugnato dal prete spagnolo [[Miguel de Molinos]], sosteneva una forte religiosità interiore tendente al [[Mistica|misticismo]], abbandonandosi ad uno stato di quiete per fondere la propria anima con Dio<ref name=":11">{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 562}}</ref>. Di conseguenza, il quietismo giungeva quasi a screditare l'importanza della religiosità esteriore. Attaccata dai [[Compagnia di Gesù|gesuiti]], questa dottrina fu condannata da Innocenzo XI nel 1687<ref name=":11" />.
# La [[Gallicanesimo|questione gallicana]]. Innocenzo, tra il 1680 e il 1684, dovette fronteggiare il tentativo da parte di re [[Luigi XIV di Francia]] di assoggettare la Chiesa di Francia alla monarchia. Dopo una diatriba che toccò il culmine il 13 marzo 1682 con la promulgazione della ''[[Dichiarazione del clero di Francia|Declaratio cleri gallicani]]'', in cui si limitava il potere papale, riconoscendone però un primato spirituale<ref>{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 307}}</ref>.
La spinta riformatrice e pastorale fu seguita da [[Papa Innocenzo XII|Innocenzo XII]] (1691-1700), che emise la bolla ''Romanum decet pontificem'' (1692) con cui condannava esplicitamente il nepotismo<ref>{{Cita web|autore = Renata Ago|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/innocenzo-xii_%28Enciclopedia_dei_Papi%29/|titolo = Innocenzo XII in Enciclopedia dei papi online|accesso = 5 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>; e da [[Papa Clemente XI|Clemente XI]] (1700-1721), che continuò la lotta contro il giansenismo. Con quest'ultimo pontefice, però, il prestigio del papato in campo internazionale cominciò lentamente a scemare: l'affermazione piena del [[giurisdizionalismo]] e la decadenza dello Stato Pontificio in campo internazionale<ref>"C. XI non seppe assolutamente valutare il fatto che la S. Sede non possedeva più gli strumenti diplomatici adatti e l'autonomia di apparato politico su cui fondare una strategia neutralista efficace. In secondo
luogo, oltre all'eclatante manifestarsi di una intraprendente cultura e mentalità giurisdizionaliste degli Stati rivolte principalmente contro il potere ecclesiastico" (''Clemente XI'' in ''Enciclopedia dei Papi online'')</ref> (rovesci diplomatici al [[trattato di Utrecht]] del 1714<ref>{{Cita web|autore = Stefano Andretta|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/papa-clemente-xi_%28Dizionario-Biografico%29/|titolo = Clemente XI in Dizionario dei Papi online|accesso = 5 febbraio 2015|editore = Treccani|data = 2000}}</ref>) determinarono una crisi d'autorità della Chiesa Cattolica in campo etico e dottrinale. Con il radicamento dell'illuminismo nei ranghi della politica e della cultura, poi, si diffuse presso gli ambienti governativi anche un forte sentimento anti-gesuita. Se [[Papa Benedetto XIII|Benedetto XIII]] (1723-1730) e [[Papa Clemente XII|Clemente XII]] (1730-1740) cercarono di opporsi alle novità provenienti dal mondo contemporaneo, [[Papa Benedetto XIV|Benedetto XIV]] (1740-1758), per via anche del suo spirito conciliante e dei suoi interessi verso ogni ramo della cultura, cercò di trovare dei canali di mediazione con la nuova cultura europea<ref>Cfr. [[Benedetto XIV]]</ref>. Quando però si accorse dei rischi potenziali contenuti in alcune opere (L{{'}}''Esprit de lois ''di [[Montesquieu]], per esempio) e dell'[[anticlericalismo]] sempre più serpeggiante in seno agli stati cattolici europei (''in primis'' il Portogallo del [[Sebastião José de Carvalho e Melo|Marchese di Pombal]]), Benedetto XIV procedette ad un ripiegamento teologico e culturale volto alla difesa dei principi della fede cristiana. Con la seconda fase del pontificato lambertiniano, si può parlare di conclusione del riformismo barocco<ref>{{Cita libro|autore = Potestà-Vian|titolo = Storia del Cristianesimo|anno = |editore = |città = |p = 368}}</ref>.
=== La spiritualità tridentina ===
==== I nuovi ordini religiosi e il loro contributo ====
[[File:Ignatius Loyola.jpg|thumb|Incisione di [[Ignazio di Loyola|Íñigo López de Loyola]], fondatore della Compagnia di Gesù.]]
A contribuire al rinnovamento spirituale presso la popolazione, un ruolo fondamentale lo svolsero quegli ordini religiosi nati in risposta all'esigenza della Riforma Cattolica percepita già all'indomani della Riforma Luterana. Ordini come i [[Ordine dei
Infatti, oltre ad influire sulla condotta dei fedeli nell'ortoprassi religiosa, gli ordini religiosi nati dalla Riforma Cattolica (in special modo i
==== La "clericalizzazione" della società cristiana ====
L'attenzione rivolta alla pratica esteriore della religiosità e l'affidamento del popolo al clero spazzò via quel gruppo di intellettuali e religiosi cattolici (i cosiddetti ''spirituali'') simpatizzanti per la dimensione interiore della fede propugnata dal protestantesimo<ref>Esattamente, mi riferisco ai "riformisti italiani", capeggiati da [[Juan de Valdés]], Reginald Pole, Vittoria Colonna, Giulia Gonzaga e Michelangelo Buonarroti. Per maggiori informazioni, si consulti Maria Forcellino, ''Michelangelo, Vittoria Colonna e gli "spirituali": religiosità e vita artistica a Roma negli anni Quaranta'', Viella 2009.</ref>. Una religiosità che non faccia affidamento al [[Magistero della Chiesa cattolica|Magistero della Chiesa]] era vista con estremo sospetto da parte delle gerarchie, che affidavano i singoli casi all'Inquisizione. Di conseguenza, si ebbe un rafforzamento della figura del presbitero, capace di condurre il popolo di Dio alla salvezza dell'anima attraverso una corretta interpretazione esegetica delle Sacre Scritture, interpretazione fornitagli dall'istituzione dei Seminari come previsto dal Concilio di Trento:
{{Citazione|Dopo Trento, la chiesa cattolica consolidò una coscienza collettiva mediante l'eliminazione delle incertezze dogmatiche e l'affermazione del principio della ''cura animarum'' come suo compito specifico, delegato al [[Ordine sacro|ministero ordinato]]. Ne derivò un processo di "clericalizzazione"; una forte attenzione si incentrò sulla figura e sulle funzioni del prete|D. Menozzi - G. Filoramo, ''L'età Moderna'', in ''Storia del Cristianesimo'', cit., p. 202.}}L'istituzione delle [[Parrocchia|parrocchie]], circoscrizioni religiose nettamente più limitate delle [[Pieve|pievi]] medievali, aveva proprio la funzione di controllare più da vicino la morale dei fedeli, modellata grazie alla fondazione delle "Scuole di Dottrina cristiana" in cui si impartivano i precetti tridentini ai fedeli<ref>{{Cita libro|autore = |titolo = Storia della spiritualità italiana|anno = 2002|editore = Città Nuova|città = Roma|capitolo = L'azione pastorale della Chiesa dopo Trento|curatore = Pietro Zovatto|p = 318}}</ref>. Inoltre, non bisogna dimenticare che la figura del prete, nelle comunità agricole, era riverita non solo per l'autorità morale che rappresentava, ma anche per la preparazione culturale che, benché non sempre fosse eccellente, era sicuramente superiore a quella dei semplici contadini. La figura di [[Don Abbondio]] nel suo rapporto con gli abitanti del paesino descritto ne ''[[I promessi sposi|I Promessi
In conseguenza di questa esasperazione del ruolo di mediazione riservato al clero, si venne ad accentuare la distanza tra il "[[laicato]]" e il clero stesso, definendo quella ''societas inequalis ''che verrà ribadita nel [[Concilio Vaticano I]] e nel [[Codice
==== Il vescovo controriformista: Carlo Borromeo ====
{{Vedi anche|Carlo Borromeo}}
Ci sono vari vescovi esemplari del clima controriformista, come ad esempio [[Pietro Giovanni Aliotti]], [[
Il nipote di [[Papa Pio IV|Pio IV]] fu inviato a guidare l'[[arcidiocesi di Milano]], che da cinquant'anni era lasciata in uno stato d'incuria spirituale e materiale a causa della negligenza di [[Ippolito
=== La cultura barocca ===
{{vedi anche|Arte della Controriforma|Giovanni Pierluigi da Palestrina|Rivoluzione scientifica|Virginio Cesarini}}
{{vedi anche|Arte della Controriforma|Pierluigi da Palestrina|Rivoluzione scientifica|Virginio Cesarini}}La Chiesa è propagatrice in primo piano della cultura religiosa. Dopo aver abdicato al sapere mondano in seguito al Concilio di Trento, la Chiesa Cattolica fu in prima linea nella diffusione della religione e nell'opera di moderazione di quella profana, tramite lo strumento della [[Santa Inquisizione]]. Sostanzialmente, la Chiesa Cattolica opera una purificazione di tutte le tematiche pagane del primo cinquecento per dare il via ad un umanesimo cristiano che trova i suoi centri propulsori nei collegi gesuiti<ref>Ove si tenevano delle [[Sacre rappresentazioni]] volte a sensibilizzare i ragazzi sulle virtù cristiane, in contrapposizione al peccato e alla negatività espresse dagli antagonisti.</ref> e nelle predicazioni tanto in voga in quel secolo. Si può vedere quindi come la cultura cattolica non sia, come c'è stata rappresentata, soltanto repressione, ma proposta per un'innovazione del sapere in chiave cristiana: protegge infatti la scienza (purché sia in linea con le scritture); favorisce l'arte ''ad maiorem gloriam Dei'' ([[Pierluigi da Palestrina|Palestrina]] nella musica; [[Bernini]] e [[Borromini]] in quella figurativa e architettonica); esalta la poesia come funzione moralizzatrice (il circolo classicista di [[papa Urbano VIII]]).▼
▲
==== L'arte figurativa ====
{{Vedi anche|Chiesa del Gesù
[[File:Rom, Santa Maria della Vittoria, Die Verzückung der Heiligen Theresa (Bernini).jpg|thumb|[[Gian Lorenzo Bernini]], ''Estasi di santa Teresa d'Avila'' (1652), [[transetto]] sinistro di [[Chiesa di Santa Maria della Vittoria (Roma)|Santa Maria della Vittoria]], Roma.]]
In seguito alle disposizioni conciliari, l'arte figurativa del Barocco deve rispondere all'esigenza di difesa e diffusione dell'ortodossia cattolica contro l'eresia protestante. Un clima di profondo rinnovamento segue la rivoluzione dei canoni figurativi dell'età rinascimentale: gli affreschi rappresentanti scene tratte dai [[vangeli apocrifi]] vengono cancellati, mentre quelli considerati indecenti e dal sapore paganeggiante (quale il [[Giudizio universale (Michelangelo)|Giudizio Universale]] di [[Michelangelo Buonarroti|Michelangelo]]) vengono "corretti" attraverso l'aggiunta di panni per coprire le nudità. L'arte deve ritornare (come si vedrà anche per l'aspetto musicale) a "parlare" agli analfabeti, glorificare Dio e i suoi [[
Nel primo caso, la chiesa, riccamente decorata, presenta una struttura a [[croce latina|pianta latina]] fiancheggiata da una serie di [[Cappella|cappelle]] riconducenti ai motivi religiosi della controriforma: l'esaltazione dei santi e dei sacramenti, la devozione al [[Sacro Cuore di Gesù]]. La [[volta (architettura)|volta]] è affrescata col trionfo di Cristo, fiancheggiato dai [[Dottore della Chiesa|dottori della Chiesa]], con la chiara allusione di dimostrare l'ortodossia della fede cattolica<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.chiesadelgesu.org/la-chiesa/|titolo = Chiesa del Gesù a Roma|accesso = 8 marzo 2015|data = }}</ref>. Del Bernini, oltre all'esaltazione iconografica del potere papale con la ''[[Cattedra di
==== La musica ====
{{Vedi anche|Musica sacra|Musica barocca|Giovanni Pierluigi da Palestrina}}
La [[Polifonia|musica polifonica]] di stampo quattrocentesco sembrava aver preso una strada indipendente rispetto alle esigenze liturgiche, che prevedevano un uso delle parole e un messaggio che fosse semplice, chiaramente udibile da parte dei fedeli. Inoltre, si richiese una purificazione della polifonia da tutte le tematiche profane, perché la musica ritornasse ad essere ''ancilla Dei''<ref>{{Cita libro|autore = Massimo Mila|titolo = Breve storia della musica|anno = |editore = |città = |p = 82|citazione = ...lo scontro....tra la concezione rinascimentale e moderna della musica sacra e la concezione cristiano-medievale: si trattava, cioè d'intendere [la musica] come arte e allora dotata dia utonomia suprema - o come preghiera - e allora disciplinata ancella al servizio del culto}}</ref>. Il Concilio, per ribadire quest'esigenza di purificazione e di asservimento della parola musicata ai fini liturgici<ref>{{Cita libro|autore = Massimo Mila|titolo = Breve storia della musica|anno = |editore = |città = |pp = 81-82}}</ref>, emanò il ''Decretum de observandis et evitandis in celebratione Missarum ''(1562)<ref>{{Cita web|autore = |url = https://lasacramusica.blogspot.it/2014/10/storia-musicale-della-messa-17.html|titolo = Il '500 in Italia: il Concilio di Trento e Palestrina|accesso = 8 marzo 2015|data = }}</ref>:{{Citazione|Bandiscano, poi, dalle chiese quelle musiche in cui, con l'organo o col canto, si esegue qualche cosa di meno casto e di impuro; e similmente tutti i modi secolari di comportarsi, i colloqui vani e, quindi, profani, il camminare, il fare strepito, lo schiamazzare, affinché la casa di Dio sembri, e possa chiamarsi davvero, casa di preghiera.|Concilio di Trento, Sessione XXII, Canoni sul santissimo sacrificio della Messa.}}[[File:Palestrina missa papae macelli kyrie.PNG|thumb|Spartito del ''Kyrie'' della ''Missa Papae Marcelli'' di Giovanni Pierluigi da Palestrina|292x292px]]
==== Il classicismo letterario barocco ====
{{Vedi anche|Storia della letteratura italiana}}
Oltre alla linea [[
[[File:Geocentrism.gif|left|thumb|''La creazione'', tratta da una [[Bibbia]] illustrata: [[Dio Padre]] organizza l'universo in varie [[Sfere celesti|sfere concentriche]], secondo la teoria [[aristotelismo|aristotelico]]-[[Claudio Tolomeo|tolemaica]]; al centro dell'universo, ovviamente, sta la Terra.]]
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===== La visione tolemaica e il ruolo scientifico dei Gesuiti =====
Partendo dal presupposto che il [[Bibbia|testo biblico]] è un{{'}}''auctoritas ''non solamente per le questioni di fede, ma anche per quelle scientifiche, la tradizione ecclesiastica aveva accolto la [[Sistema geocentrico|teoria geocentrica]] dello scienziato egiziano [[Claudio Tolomeo|Tolomeo]], in quanto la sua teoria si accordava perfettamente alla visione [[antropocentrismo|antropocentrica]] del [[cristianesimo]]. Come l'
===== I Lincei e Galileo: la "nuova scienza" =====
{{Vedi anche|Accademia Nazionale dei Lincei|Galileo Galilei}}
{{Vedi anche|Accademia dei Lincei|Galileo Galilei}}Nata nel 1603 per iniziativa del giovane principe Federico Cesi (insieme agli amici Giovanni Heckius, il marchigiano [[Francesco Stelluti]] e l'umbro [[Anastasio De Filiis|Anastasio de Filiis]]), l'Accademia de' Lincei iniziò a funzionare soltanto nel 1609, quando il Cesi divenne proprietario dei beni paterna in seguito alla morte del genitore. La fortuna dei Lincei fu però data dall'adesione di Galileo nel 1610, determinando fra di essi un vero e proprio sodalizio scientifico: se Galileo, famoso per il fresco di stampa ''[[Sidereus Nuncius]]'', diede prestigio all'Accademia con la sua adesione, dall'altra i Lincei, molto sensibili alla divulgazione della “nova scienza”<ref>[[Francesco De Sanctis]] intitolerà, non a caso, così il XIX capitolo della sua ''[[Storia della letteratura italiana (De Sanctis)|Storia della letteratura italiana]]''.</ref>, spinsero Galileo ad adottare il [[dialogo]] come genere letterario adatto per tale scopo<ref>{{Cita libro|autore = Eraldo Bellini|titolo = Stili di pensiero del Seicento italiano|anno = |editore = |città = |pp = 7-12}}</ref>. I Lincei, per diffondere le loro scoperte, inventarono gli [[opuscolo|opuscoli]] e le [[gazzetta|gazzette]] (in [[lingua volgare]]) perché si formasse una coscienza collettiva anche con dei profani: la prosa letteraria trovò così una forma di comunione con la scienza. Questa, inoltre, doveva basarsi sull'esperienza diretta, empirica dei fenomeni, e non sulle ''auctoritates ''antiche e teologiche. Come esporrà bene Galileo nelle ''Lettere Copernicane'', la Bibbia è un volume dal carattere [[soteriologico]], perché conduca gli uomini alla salvezza, e non un libro scientifico<ref>{{Cita web|autore = Mariano Giaquinta|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/galileo-galilei_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Filosofia%29/|titolo = Galileo Galilei in ''Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Filosofia''|accesso = 16 marzo 2015|editore = Treccani|data = 2012|citazione = Nelle cosiddette lettere copernicane, composte fra il 1613 e il 1616 e indirizzate a Benedetto Castelli (21 dicembre 1613), a Piero Dini e alla granduchessa Cristina di Lorena, Galilei ingaggia una serrata difesa dell’autonomia della ricerca scientifica nei confronti della teologia e dell’autorità spirituale, cimentandosi anche sul piano esegetico-scritturale impugnato dai suoi avversari. Lo scienziato riconosce la comune origine divina della natura e della Scrittura, ma distingue nell’intento divino finalità e forme espressive diverse: la Bibbia è stata composta allo scopo di fornire agli uomini istruzioni di carattere etico-pratico e non teoretico-scientifico; essa si esprime perciò con il linguaggio degli uomini ai quali è destinato il suo messaggio.}}</ref>. Bisogna non sapere di astrologia, filosofia o teologia per capire la realtà della natura, ma di matematica e fisica, in quanto il libro dell'universo ragiona secondo i calcoli, e non intorno alle dotte disputazioni, come dirà Galileo disputando con il gesuita Orazio Grassi ne ''Il Saggiatore:''{{Citazione|La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, a conoscer i caratteri, ne’ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto.|Galileo Galilei, ''Il Saggiatore'', in ''Opere'', Vol.I, a cura di Francesco Brunetti, 2005, pp. 631-632. Il passo è riportato nel saggio di Mariano Giaquinta, cit.}}La Chiesa, nella figura del cardinal Bellarmino, si oppose alla rinascita del copernicanesimo nella sua veste galileiana<ref>"Nel 1616 la Congregazione dell'Indice condanna la dottrina copernicana: Galilei viene ammonito, in forma ufficiale ma amichevole, ad abbandonarla", Mariano Giaquinta, ''Galileo Galilei'', cit.</ref>, in quanto non conciliante con alcuni passi delle Scritture, quali ''[[Libro di Giosuè|Giosuè]]'' 10, 12-13. Il Cardinale cercò di convincere Galileo a desistere, dopo la sentenza del Sant'Uffizio del 1616, a non difendere una tesi "plausibile" solo come forumulazione matematica privata, ma non concepibile nella sua accettazione pratica<ref>{{Cita web|autore = |url = http://portalegalileo.museogalileo.it/igjr.asp?c=31102|titolo = Portale Galileo - Roberto Bellarmino|accesso = 16 marzo 2015|editore = Museo Galileo|data = 2010}}</ref>. L'ascesa poi al trono papale del filo-linceo Urbano VIII fece credere allo scienziato pisano di poter liberamente sostenere questa visione, ma si sbagliava<ref>{{Cita web|autore = |url = http://www.raiscuola.rai.it/articoli/galileo-galilei-il-processo-e-la-condanna/9151/default.aspx|titolo = Galileo Galilei: il processo e la condanna|accesso = 16 marzo 2015|editore = Rai.scuola|data = |citazione = Nel 1623 il Cardinale Maffo Barbieri, amico ed estimatore dello scienziato, diventa Papa col nome di Urbano VIII. Convinto del momento propizio per promulgare le sue idee e le sue corrette convinzioni scientifiche, Galileo scrive un libro nel quale i sostenitori della teoria aristotelica argomentano con i copernicani.|dataarchivio = 2 aprile 2015|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150402170534/http://www.raiscuola.rai.it/articoli/galileo-galilei-il-processo-e-la-condanna/9151/default.aspx|urlmorto = sì}}</ref>. Lo scontro tra questi due correnti di pensiero e di interpretazione del reale giunse il culmine con la condanna, da parte del Sant'Uffizio, del ''[[Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo|Dialogo sui massimi sistemi]]'', cosa che suscitò molto scalpore presso gli avversari del cattolicesimo controriformista.▼
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== Storiografia ==
=== Le origini: Paolo Sarpi e Pietro Sforza Pallavicino ===
{{Vedi anche|Paolo Sarpi|
[[File:Paolo Sarpi 1.jpg|thumb|Ignoto, ''Paolo Sarpi'', incisione del XIX secolo. Il Sarpi fu il primo intellettuale ad occuparsi del Concilio di Trento dal punto di vista storiografico.]]
Paolo Sarpi, il frate veneziano dell'Ordine dei Servi di Maria, che si oppose all'interferenza di [[papa Paolo V]] nelle questioni giurisdizionali della Repubblica di Venezia, nel 1619<ref name=":9">{{Cita libro|autore = Adriano Prosperi|titolo = Paolo Sarpi|anno = 2013|editore = Treccani|città = |collana = Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Politica|url = http://www.treccani.it/enciclopedia/paolo-sarpi_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Politica%29/|accesso = 4 febbraio 2015}}</ref> pubblicò a Londra la sua opera più famosa, la ''Istoria del Concilio Tridentino'', ove si sottolinea la cupidigia del papato il quale, aiutato dalla Spagna, riuscì ad imporre la sua volontà sulla collegialità dei vescovi per raggiungere i propri fini temporali<ref>«Un'assemblea ecclesiastica che, osteggiata dal papato e convocata per riformare la Chiesa e saldare la frattura religiosa della cristianità europea, aveva finito con il produrre non la riforma ma la più grave "deformazione": l'affermazione del papato al di sopra di tutto il corpo ecclesiastico e la definitiva rottura con i riformatori protestanti.» (Adriano Prosperi, ''Paolo Sarpi'', in ''Il Contributo italiano alla storia del Pensiero - Politica'', 2013)</ref>.
L'opera del Sarpi, messa subito all'Indice, spinse la Curia ad affidare all'intellettuale (e cardinale dal 1659)
meno ideologica), la ''Istoria'' è costruita con un metodo storico più efficace di quella del frate veneziano.
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I maggiori storici tendono oggi a sostenere la coesistenza di due aspetti distinti e paralleli nella realtà del cattolicesimo cinquecentesco: la "Riforma cattolica" e la "Controriforma".<ref>come afferma tra gli altri G. Battelli nella voce [http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm Controriforma] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20070702195406/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm |data=2 luglio 2007 }} del Dizionario di Storiografia online</ref><ref>{{Cita libro|autore = C. Andersen - G. Denzler|titolo = Dizionario storico del Cristianesimo|anno = 1992|editore = Edizioni Paoline|città = Cinisello Balsamo|p = 212}}</ref>
Il primo a introdurre il concetto di "riforma cattolica" fu probabilmente il protestante [[Wilhelm Maurenbrecher|Karl Peter Wilhelm Maurenbrecher]], il quale scrisse nel 1880 la ''Geschichte der Katholischen Reformation''<ref>{{Cita web|autore = G. Battelli|url = http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm|titolo = Controriforma|accesso = 4 febbraio 2015|data = |urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150924065810/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm|dataarchivio = 24 settembre 2015|urlmorto = sì}}</ref>. Dopo di lui, gli storici [[Ludwig von Pastor]], [[Joseph Lortz]], [[Lucien Febvre]], [[Delio Cantimori]], [[Erwin Iserloh]], [[Giacomo Martina]], [[Giuseppe Alberigo]], [[Fondo Mario Bendiscioli|Mario Bendiscioli]]<ref>{{Cita libro|autore = M. Bendiscioli|titolo = Riforma Cattolica. Antologia di documenti|anno = 1963|editore = |città = Roma|autore2 = M. Marcocchi|pp = 162-163}}</ref>, [[Pier Giorgio Camaiani]], [[Jean Delumeau]], [[Paolo Prodi]] ed altri continuarono a riflettere e ad elaborare la dimensione storico-religiosa del cattolicesimo post-tridentino tra riforma e controriforma.
Fu soprattutto lo storico tedesco [[Hubert Jedin]]<ref>{{Cita libro|autore = H. Jedin|titolo = Storia del Concilio di Trento|anno = [1947]; 1973-1981|editore = Morcelliana|città = Brescia}}</ref> a identificare e definire i due movimenti come distinti nella storia della Chiesa cattolica. Quale sarebbe, dunque, la differenza tra ''Riforma cattolica'' e ''Controriforma''? La ''Riforma Cattolica'' tende a mettere a fuoco gli elementi di trasformazione che la Chiesa accolse in questo periodo, procedendo alla definizione dei suoi dogmi e alla presa di coscienza di un{{'}}''alterità ''rispetto al mondo protestante<ref name=":5" />; la ''Controriforma'' sottolinea, invece, il contrasto netto con il [[protestantesimo]] e l'applicazione dei decreti conciliari nelle [[
{{Citazione|Tanto il concetto di "riforma cattolica" quanto quello di "controriforma" presuppongono nel termine "riforma" la designazione storica della crisi protestante con la conseguente frattura della fede e della Chiesa [...] Nel frattempo W. Maurenbrecher, in dipendenza dal Ranke, aveva adottato (1880) il termine di "riforma cattolica" per designare quel rinnovamento di sé operato dalla chiesa, specialmente in Italia ed in Spagna, che si riannodava ai tentativi di riforma del tardo medioevo...Noi diamo la preferenza a questa designazione di "riforma cattolica"|H. Jedin, ''Storia della Chiesa: Riforma e controriforma : crisi, consolidamento, diffusione missionaria (XVI - XVII sec.)'', Vol.VI, in ''Storia della Chiesa'', ed.it. a c. di E. Guerriero, Jaca Book, Milano 1993, p. 513.}}
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== Collegamenti esterni ==
* {{Cita web|autore = G. Battelli|url = http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm|titolo = Controriforma|accesso = 27 giugno 2015s|sito = pbmstoria.it|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20150924065810/http://www.pbmstoria.it/dizionari/storiografia/lemmi/085.htm|dataarchivio = 24 settembre 2015|urlmorto = sì}}
* {{Cita web|url = http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia|titolo = Religione, guerre di|accesso = 27 giugno 2015|editore = Zanichelli editore Spa|data = Marzo 2013|dataarchivio = 9 marzo 2016|urlarchivio = https://web.archive.org/web/20160309150916/http://dizionaripiu.zanichelli.it/storiadigitale/p/percorso/451/le-guerre-di-religione-in-francia|urlmorto = sì}}
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