Nadīm: differenze tra le versioni
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Quanti s'erano saputi segnalare per il loro spessore culturale (artistico o scientifico) e quanti potevano vantare qualità umane fuori del consueto, erano ritenuti in grado di suscitare l'interesse del Califfo, col quale perciò non dovevano limitarsi a consumare i pasti, interloquendo invece e confrontandosi con lui su temi quali la [[poesia]] e la [[letteratura araba|letteratura]], la [[musica]] e tutte le [[arte|arti]] e le [[scienze]] di cui il Califfo era spesso munifico committente.
Nel sentire popolare s'immaginava, non solo nei periodi di decadenza politica e istituzionale, che il ''nadīm'' accompagnasse il Califfo nelle generose bevute del proibitissimo vino e in avventure galanti che si diceva avvenissero regolarmente nel chiuso delle
Le attività del ''nadīm'', ma anche gli intrighi che facilmente potevano essere intessuti alla mensa califfale, sono magistralmente e minuziosamente descritti nell'opera di [[ʿAbd Allāh ibn al-Muqaffaʿ|Ibn al-Muqaffaʿ]].<ref>Su cui si vedano [[Francesco Gabrieli]], "L'opera di Ibn al-Muqaffaʿ", in ''[[Rivista degli Studi Orientali]]'', XIII (1932), pp. 197-247 e XIII (1932), pp. 292-305; Dominique Sourdel, "La biographie de Ibn al-Muqaffaʿ d'après les sources anciennes", su ''Arabica'', 1 (1954), pp. 307-323; Mirella Cassarino, ''L'aspetto morale e religioso nell'opera di Ibn al-Muqaffaʿʿ'', Rubbettino, Soveria Mannelli (Cz), 2000 e Patrizia Spallino, ''Il Galateo Maggiore'', Palermo, Officina di Studi Medievali, 2007. </ref>
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