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Il racconto della torre, (Gen {{passo biblico|Gen|11|libro=no}}) di natura jahvista, offre una spiegazione della diversità dei popoli e delle lingue. Il tutto viene presentato come un castigo di Dio per una colpa collettiva di vanità e superbia.
 
La torre viene costruita secondo i canoni delle antiche torri sacre a piani ([[Ziggurat]]) che si trovano in [[Mesopotamia]]. In particolare a Babilonia l'[[Etemenanki]] era ritenuto la sede terrena del dio supremo [[Marduk]] e la "portineria" della soprastante sede celeste. Nell'antichità, infatti, i re davano udienza alla porta del palazzo o a quella della città. L'Etemenanki, rimasto incompiuto, costituiva uno strumento per presentare Babilonia come l'ombelico del mondo, prediletto dagli dei. La Bibbia vi vede l'impresa di un orgoglio insensato e collega implicitamente il nome arrogante della città (in [[Lingua accadica|accadico]]: ''Bab-ilum'' = porta degli dei) con il verbo "''balàl''" = "confondere".<ref>Mario Liverani, ''Oltre la Bibbia. Storia antica di Israele'', Laterza, 2007, pag. 261, ISBN 978-88-420-7060-3.</ref>
 
Questo tema della condanna della torre si combina con quello della città: potrebbe essere una critica della civiltà urbana, tema forse accennato già nel cap. {{passo biblico|Gen|4|libro=no}} a proposito della discendenza di Caino.