Parent training: differenze tra le versioni

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=== Incontro 2: Quale trattamento per l'autismo ===
 
La varietà e la qualità dei trattamenti è un tema che va affrontato da subito con le famiglie dei bambini autisticicon autismo, per capire se si è di fronte a un serio programma [[medicina fisica e riabilitazione|riabilitativo]] che può giovare realmente o meno alla situazione del figlio. L'autismo è un disturbo estremamente complesso, che altera in maniera pervasiva non solo lo sviluppo cognitivo e relazionale dell'individuo, ma anche la sua sintomatologia, la quale varia notevolmente da persona a persona<ref name="nome4">{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 52}}.</ref>. Per questo motivo, è bene premettere sin dall'inizio che «non esiste un intervento specifico valido per tutti allo stesso modo e che raramente è possibile ottenere la remissione totale dei sintomi»<ref name="nome4"/>.
Quando ci si occupa, nello specifico, di un bambino autisticocon autismo bisogna partire dalle caratteristiche del disturbo che mettono maggiormente in difficoltà i genitori, come ad esempio le difficoltà relazionali che si manifestano nella:
* scarsa consapevolezza della propria identità;
* assenza dei requisiti per sviluppare una relazione con i coetanei e/o gli adulti di riferimento;
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# intervento precoce (entro i 3 anni di età);
# trattamento educativo che preveda almeno 15 ore settimanali distribuite nei vari contesti di vita;
# trattamento centrato sullo sviluppo delle abilità sociali e del rapporto interpersonale tra il bambino autisticocon autismo e le persone che vivono nei suoi ambienti di vita;
# valutazione periodica del bambino tramite l'utilizzo di strumenti informali standardizzati<ref name="nome5"/>.
Deve essere chiaro, però, che l'obiettivo del trattamento non è la guarigione, ma il raggiungimento della più ampia autonomia possibile del bambino. Nell'incontro si procede quindi con la distribuzione e la discussione della scheda informativa nella quale viene riportata un'ampia rassegna dei principali trattamenti<ref>{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 54}}.</ref>.
 
=== Incontro 3: Come funziona l'apprendimento del bambino autisticocon autismo ===
 
All'inizio dell'incontro si chiede ai genitori quali sono i comportamenti e gli [[atteggiamento|atteggiamenti]] problematici del figlio che maggiormente li preoccupano<ref>{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 59}}.</ref>.
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* vi sono molti fattori che entrano in gioco nella relazione con il figlio e ogni volta bisogna muoversi tenendo conto di tutti gli elementi in gioco<ref name="nome8"/>.
 
=== Incontro 6: Comunicare con il bambino autisticocon autismo tramite materiale visivo ===
 
«Lo scopo di questo incontro è di spiegare quali sono le basi teoriche dell'ampio uso del materiale visivo per sviluppare le capacità di comunicazione e [[relazione interpersonale]] del bambino autisticocon autismo»<ref>{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 79}}.</ref>.
In particolare, i fattori fondamentali che permettono di poter migliorare la comunicazione sono: «una precisa organizzazione delle fasi di apprendimento, la strutturazione dell'ambiente e la scelta degli oggetti motivanti con i quali iniziare a costruire i requisiti base per un corretto insegnamento alla comunicazione»<ref>{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 80}}.</ref>.
L'uso del supporto visivo nella comunicazione aiuta il bambino nella comprensione e nella conoscenza di uno specifico oggetto e lo facilita nell'espressione dei bisogni e desideri che rimarrebbero latenti e/o non comprensibili da parte dell'interlocutore.
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Da questo incontro in poi, il focus del parent training si sposterà dalla relazione con il figlio e la conoscenza della sua [[patologia]] a una dimensione più personale: i pensieri e le emozioni provate dai genitori.
Il genitore è quindi «invitato a volgere l'attenzione su se stesso in quanto persona, membro di una coppia e parte di una famiglia che oltre al figlio autisticocon autismo comprende anche un partner e spesso altri figli»<ref name="nome9"/>.
Il clima del gruppo, a questo punto del discorso, dovrebbe essere abbastanza confidenziale da permettere a tutti i genitori partecipanti di parlare di loro stessi, anche se in ogni caso nessuno si deve sentire obbligato a farlo.
In seguito, si focalizza l'attenzione del gruppo su quanto l'intermediazione del nostro pensiero sia fondamentale per la nostra percezione delle cose. Lo scopo dell'incontro infatti è quello di portare i genitori alla consapevolezza che non sono i fatti in sé a farci star bene o meno, ma come noi questi fatti li interpretiamo<ref name="nome9"/>.
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# doverizzazioni, considerare cioè un'esigenza assoluta ciò che nella maggior parte dei casi sarebbe solo obiettivamente preferibile;
# espressioni di insopportabilità, intolleranza ecc. sono forme di esagerazione attraverso le quali l'aspetto sgradevole di un evento o di una persona viene ingigantito, determinando un atteggiamento di rabbia o di [[evitamento]];
# valutazioni globali su se stessi o sugli altri, significa giudicare una persona nella sua globalità partendo da un solo o da pochi comportamenti osservati. Quando sono riferiti agli altri questi pensieri fanno nascere nei loro confronti un atteggiamento di [[ostilità]] o rifiuto, se invece sono riferiti a se stessi determinano disistima e sconforto;
# pensieri catastrofizzanti, sono pensieri che anticipano in modo esageratamente negativo eventi futuri, provocando quindi reazioni di intensa ansia<ref>{{Cita|Bacci, Menazza e Vio 2010|p. 91}}.</ref>.