Zenone di Elea: differenze tra le versioni
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== Pensiero ==
{{Vedi anche|Paradossi di Zenone}}▼
Zenone mise al servizio delle dottrine del maestro Parmenide la sua notevole abilità [[logica]] e [[dialettica]], inventando una serie di argomenti volti a screditare i critici della [[Filosofia]] di [[Parmenide]] sull'[[Essere]] e i sostenitori del [[pluralismo ontologico]] e del divenire.
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È conosciuto soprattutto per i suoi [[paradosso|paradossi]] formulati in relazione alla tesi della impossibilità del [[moto (fisica)|moto]]. Oggi sono conosciuti con il nome di [[paradossi di Zenone]]. Tre di essi, in particolare, sono noti come "[[Paradossi di Zenone#Primo paradosso .28lo stadio.29|paradosso dello stadio]]", "[[paradosso di Achille e la tartaruga]]", "[[Paradossi di Zenone#Terzo paradosso .28la freccia.29|paradosso della freccia]]". In tutti il fine è quello di dimostrare che accettare la presenza del movimento nella realtà implica contraddizioni logiche ed è meglio quindi, da un punto di vista puramente razionale, rifiutare l'esperienza sensibile ed affermare che la realtà è immobile. Questi paradossi implicano anche il concetto di infinita divisibilità dello spazio ed è questa la ragione per cui hanno ricevuto una notevole attenzione da parte dei matematici. Infatti il filosofo sosteneva che per raggiungere un punto preciso, bisogna prima raggiungerne il punto medio. Per giungere ad esso si deve arrivare a sua volta al suo punto medio, e ancora al punto medio del punto medio ecc, fino a che non ci si ritrova nello stesso identico punto in cui siamo al momento della partenza, e quindi il movimento non esiste, ma è soltanto un concetto che noi percepiamo.
▲{{Vedi anche|Paradossi di Zenone}}
A mettere in discussione le affermazioni di Zenone interviene [[Aristotele]], dicendo che Zenone si sbagliava, poiché il movimento è un insieme di punti distinti soltanto in "potenza", e non in "atto". In atto il tempo e lo spazio sono un tutt'uno, di punti non distinti tra loro.
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