Logica trascendentale: differenze tra le versioni
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{{citazione|Se la recettività (''Receptivität'') del nostro animo – ossia la sua capacità di ricevere rappresentazioni, in quanto esso viene modificato in qualche maniera – è da noi chiamata sensibilità, per contro, la facoltà di produrre in modo autonomo rappresentazioni, ossia la spontaneità della conoscenza, è l'intelletto. La nostra natura è costituita in modo tale, che l'intuizione non può mai essere altrimenti che sensibile, ossia contiene soltanto il modo in cui noi siamo modificati dagli oggetti. La facoltà di pensare l'oggetto dell'intuizione sensibile, per contro, è l'intelletto.<ref name=colli109>{{Cita|''Critica della ragione pura''|p. 109|Colli}}.</ref>}}
Sensibilità e intelletto sono, secondo Kant, le "due fonti basilari" da cui emana la conoscenza umana. La prima fa sì che un oggetto ci venga (come dice Kant) "dato" come impressione, mentre il secondo che l'oggetto venga "pensato" mediante concetti. Nessuna delle due fonti può sostituire l'altra: una conoscenza, per dirsi tale, non potrà mai contenere concetti privi di intuizione o intuizioni prive di concetto.<ref>{{Cita|''Critica della ragione pura''|
{{citazione|I pensieri senza contenuto sono vuoti, le intuizioni senza concetti sono cieche.<ref name=colli109/>}}
I pensieri senza contenuto non dicono nulla di ciò che esiste né è in alcun modo misurabile la loro applicabilità a ciò che esiste. Essi non possono essere giudicati veri o falsi, perché mancano di un riferimento al mondo. Quanto al molteplice offerto dai sensi, esso è indifferenziato, indiscriminato, per cui non rinvia né a oggetti né a stati di cose (che sono frutto di discriminazione).<ref>{{cita|Buroker|p. 78}}.</ref> Né i ruoli di sensibilità e intelletto possono essere scambiati: "L'intelletto non può intuire nulla, e i sensi non possono pensare nulla"<ref name=colli109/>.
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