Abito completo da uomo: differenze tra le versioni

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== Storia ==
Le origini dell’abito risalgono allo standard sartoriale semplificato stabilito dal re inglese [[Carlo II d’Inghilterrad'Inghilterra|Carlo II]] nel XVII secolo, ispirato all’esempio della corte di [[Luigi XIV di Francia|Luigi XIV]] a [[Reggia di Versailles|Versailles]]. Carlo II decretò che, alla corte inglese, gli uomini dovessero indossare un lungo cappotto, un gilet (all’epoca chiamato “''petticoat''”), una cravatta (precursore della cravatta moderna), una [[parrucca]], calzoni al ginocchio e un cappello. I dipinti di [[Jan Steen]], [[Pieter Bruegel il Vecchio]] e altri artisti dell’Età dell’Oro olandese rivelano che una simile tenuta era già diffusa nei [[Repubblica delle Sette Province Unite|Paesi Bassi]], se non in tutta l’[[Europa occidentale]].
 
Gli stili attuali trovano le loro radici nella cosiddetta [[grande rinuncia maschile]] della fine del XVIII secolo, che portò a un cambiamento netto: dai vestiti elaboratamente ricamati e tempestati di gioielli si passò a un abbigliamento più semplice, tipico del periodo della [[Reggenza inglese|Reggenza britannica]], che si evolse gradualmente fino alla severa formalità dell’[[Età vittoriana|era vittoriana]]. Alla fine del XIX secolo, nella ricerca di maggiore comodità, l’allentamento delle regole portò alla nascita del moderno abito ''lounge''.
 
== Utilizzo ==
Indumento molto in voga nella [[cultura di massa]] fino agli anni cinquanta, oggi, con l'avvento del [[prêt-à-porter]] e dell'abbigliamento [[casual]] è poco utilizzato nel tempo libero, pur rimanendo un importante riferimento nei canoni dell'abbigliamento più formale. Il completo è ritenuto un capo da lavoro, spesso associato ai lavoratori del [[settore terziario]] e in particolare a quelli operanti nel mondo della finanza, i cosiddetti "colletti bianchi", in opposizione alle "tute blu", i lavoratori d'industria e i manovali.