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Durante il XVIII secolo, l’amministrazione dei casali seguiva le stesse normative in vigore a Napoli, pur conservando un margine di autonomia gestionale. Nel tempo, tuttavia, si perse progressivamente l’obbligo per i cittadini del casale di prestare servizio per le necessità della città, un’imposizione che risaliva al periodo del ducato.
Tra gli studiosi che hanno trattato di Secondigliano, Domenico Chianese lo annoverò tra i 37 casali aggregati alla città di Napoli, beneficiari di particolari privilegi e prerogative.
In modo più dettagliato, lo incluse tra i 10 casali situati oltre la collina di Capodichino. Ambrosi, invece, descrive il borgo come situato a 99 metri sul livello del mare, caratterizzato da un’aria salubre e da una popolazione nota per la sua eccezionale longevità. Egli evidenzia inoltre la presenza di strade ampie, regolari e ben lastricate, nonché un’abbondanza di fontane, con acqua proveniente dal Serino e distribuita capillarmente in tutte le abitazioni. Ribadisce, infine, che il paese esisteva già a partire dall'VIII secolo.
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