Italo Balbo: differenze tra le versioni

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Adesione al fascismo: - aggiunta piccola curiosità riguardo la sua adesione. Mera diceria che gira tutt'ora nel Ferrarese stesso.
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[[File:Balbo Albini e Radaelli a Venezia 1921.jpg|miniatura|Balbo con la sua [[squadra d'azione]] a Venezia nel 1921 davanti alla [[Basilica di San Marco]] porta il cappello nero dei [[repubblicanesimo|repubblicani]]. Nella foto insieme a [[Ippolito Radaelli]] e [[Umberto Albini (politico)|Umberto Albini]]]]
 
Nel 1920, venticinquenne, Balbo aderì ai [[Fasci italiani di combattimento]]. Essendo stato [[Partito Repubblicano Italiano|repubblicano]], chiese al partito se potesse restarne ugualmente un iscritto, ma ricevuta una risposta negativa si accordò con i fascisti di Ferrara per uno stipendio mensile di {{formatnum:1500}} lire (pagato dai proprietari terrieri) e diventando segretario politico al posto di Gaggioli. È nota la diceria che (prima di unirsi ai Fasci di Combattimento), riunitosi insieme a dei rappresentanti del Fascismo, in uno stanzino in una locanda di Quartesana chiese, in dialetto:"Sas ciapa a far al fasista?" ("Quanto si prende a fare il fascista?"). Ottenne anche la promessa di un posto come ispettore di banca una volta conclusa la ''battaglia'' fascista.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 73-75}}.</ref> Il 13 febbraio 1921 quindi Balbo divenne segretario del Fascio di Ferrara ed uno degli esponenti di spicco, oltre che organizzatore e comandante dello [[squadrismo]] agrario, riuscendo ad avere ai suoi ordini tutte le [[squadre d'azione]] dell'Emilia-Romagna.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 27-29 e 74}}.</ref> In tal modo riuscì anche a mettere a frutto le sue esperienze di comando durante la prima guerra mondiale<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 75}}.</ref>. In questa veste organizzò una squadra d'azione denominata "Celibano"<ref>Nome derivante dalla storpiatura dialettale del suo drink preferito, il cherry-brandy conosciuto anche come ''Sangue Morlacco''</ref>. La sede era il Caffè Mozzi di Ferrara, soprannominato da Balbo e i suoi "sitùzz", ovvero piccolo posto, ''posticino''.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 28}}.</ref>
 
Il gruppo di Balbo, in parte finanziato dai proprietari terrieri locali<ref>{{cita|Franzinelli 2004|p. 69}}: «I Fasci di combattimento schierati contro leghe rosse e leghe bianche sollecitarono i finanziamenti privati, giustificati coi benefici arrecati dall'intervento repressivo delle squadre d'azione. Si istituì una tassazione parallela, col versamento regolare di somme commisurate all'estensione delle tenute».</ref><ref>{{cita|Carocci 1994|p. 17}}: «Nel 1921, mentre gli industriali puntavano non tanto sul fascismo quanto su Giolitti, gli agrari delle regioni settentrionali e i grandi proprietari di quelle centrali aderivano o appoggiavano in modo più univoco il fascismo».</ref>, contrastava i disordini provocati durante il [[Biennio rosso in Italia|biennio rosso]] dagli scioperi e dal monopolio instaurato violentemente dalle leghe socialiste<ref>{{cita|Tamaro 1953|p. 113}}: «Nel febbraio 1920 nel Ferrarese sessantamila lavoratori incrociarono le braccia, abbandonarono i campi e le stalle, vigilarono con le squadre di guardie rosse in armi il lavoro dei proprietari ribelli e dei "crumiri", percossero quanti lavoravano, incendiarono le ville e i fienili di quelli che non poterono allontanare dal lavoro».</ref> attraverso spedizioni punitive, motivate con le aggressioni ai camerati<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|p. 29}}.</ref>, che colpivano i [[Partito Socialista Italiano|social]]-[[Partito Comunista d'Italia|comunisti]]<ref>{{Cita|Reichardt 2009|}}.</ref> e le cooperative contadine delle province di [[Ravenna]], [[Modena]], [[Bologna]] ma anche [[Rovigo]], il [[Polesine]], Firenze e [[Venezia]]<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 29-30}}.</ref>. Le leghe socialiste, sostengono più fonti fra cui il [[Giordano Bruno Guerri|Guerri]], detenevano un enorme potere, che permetteva loro di emarginare coloro che non aderivano, dirottando solo verso i propri affiliati i finanziamenti pubblici e facendosi rimborsare dalla comunità le spese elettorali.<ref>{{cita|Guerri 1995|p. 80}}: «Bisogna considerare che a Ferrara, come in molte altre zone dell'Italia centrale e settentrionale, vigeva già una forma di illegalità di segno opposto. Il Partito socialista aveva il pieno controllo del comune e la Camera del lavoro e le leghe contadine facevano il bello e il cattivo tempo: otteneva lavoro solo chi era gradito alle leghe, che decretavano una vera morte civile a chi non voleva aderire; posti che avrebbero dovuto essere assegnati per concorso venivano attribuiti a membri del partito; denaro spettante a orfani e vedove di guerra veniva versato agli uffici del lavoro; spese per la propaganda di partito venivano accollate all'amministrazione pubblica».</ref> Perennemente in [[camicia nera]], Balbo era il massimo propagandista di questo emblema del [[fascismo]], ottimo organizzatore, di grande fascino fisico, alto, magro e con i capelli neri divisi nel mezzo con due svolazzanti bande ai lati. Trattare alla pari con questori e prefetti a soli venticinque anni, avendone anche la meglio, lo rese ambizioso.<ref>{{Cita|Bertoldi 1994|pp. 13, 29 e 73-76}}.</ref>