Quattro giornate di Napoli: differenze tra le versioni

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partecipanti allo scontro presso il Palazzo dei Telefoni il 9 settembre 1943
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Sin dai giorni immediatamente seguenti l'armistizio, in città si andarono intensificando gli episodi di intolleranza e resistenza verso i tedeschi e azioni armate – più o meno organizzate<ref>[https://giuseppearagno.wordpress.com/2012/03/27/le-quattro-giornate-appunti-e-note/ Giuseppe Aragno, ''Le Quattro Giornate. Appunti e note'', Meridione. Sud e Nord del mondo, 4/2010, pp. 207-233].</ref> – fecero seguito alle manifestazioni studentesche del 1º settembre in [[piazza del Plebiscito]] e alle prime assemblee nel [[Liceo Classico Sannazaro|Liceo Classico «Sannazaro»]] al [[Vomero]].
 
Il 9 settembre, verso le ore 16, in via Foria truppe tedesche tentarono di sequestrare [[Fucile|armi lunghe]] ([[Carcano Mod. 91#Moschetto (per Cavalleria) Mod. 91|moschetti mod. 91]] e qualche [[Beretta MAB 38|MAB 38]]) a militari e ad agenti di [[pubblica sicurezza]], alcuni dei quali in abiti civili; gli italiani dapprima fuggirono, quindi al sopraggiungere di un [[autoblindo]] reagirono con un agguato catturando il mezzo blindato e una ventina di soldati tedeschi; questi, tuttavia, furono liberati poco dopo per ordine del Comando Militare Italiano, e i militari italiani puniti. Il giorno stesso alcuni cittadinimilitari, soprattutto carabinieri, si scontrarono con le truppe tedesche al Palazzo dei Telefoni, mettendole in fuga, e in via Santa Brigida; quest'ultimo episodio vide coinvolto un carabiniere costretto a sparare per difendere un negozio dal tentato saccheggio da parte di alcuni soldati.
 
Il 10 settembre, tra piazza del Plebiscito e i [[giardini del Molosiglio]], avvenne il primo scontro cruento nel quale i militari italiani e alcuni cittadini napoletani riuscirono a impedire il transito di alcuni automezzi tedeschi; nei combattimenti perirono tre marinai e tre soldati tedeschi. Gli occupanti ottennero la liberazione di alcuni uomini fatti prigionieri dagli insorti, anche grazie a un ufficiale italiano che intimò ai suoi compatrioti la riconsegna degli ostaggi e di tutte le armi. La rappresaglia per gli scontri di piazza del Plebiscito non tardò ad arrivare: i tedeschi infatti appiccarono un incendio alla [[Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III|Biblioteca Nazionale]] e successivamente aprirono il fuoco sulla folla intervenuta.