Józef Piłsudski: differenze tra le versioni
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{{citazione|Non ti detterò quello che dovrai scrivere sulla mia vita e sul mio lavoro. Ti chiedo solo di non farmi passare per un piagnone e un sentimentale.|Piłsudski, 1908<ref>{{cita|Urbankowski (1997)|vol. 1, pp. 133–141}}.</ref>}}
Il 13 maggio 1935, in conformità con le ultime volontà di Piłsudski, [[Edward Rydz-Śmigły]] ricevette la nomina dal presidente e dal governo di ispettore generale delle [[Siły Zbrojne Rzeczypospolitej Polskiej|Forze armate polacche]] e, il 10 novembre 1936, fu elevato al grado di
[[File:Piłsudski statue and honour guards.jpg|thumb|Monumento dedicato a Piłsudski nella piazza omonima di [[Varsavia]], uno dei tanti sparsi in tutta la [[Polonia]]]]
Quando il governo polacco divenne sempre più autoritario e conservatore, la fazione di Rydz-Śmigły fu osteggiata da quella del più moderato [[Ignacy Mościcki]], che rimase presidente.<ref name="jab14"/> Dopo il 1938, Rydz-Śmigły si riconciliò con il presidente, ma la classe dirigente rimase divisa tra gli "Uomini del Presidente", perlopiù civili (anche detti il "Gruppo del Castello" perché la residenza ufficiale del presidente era il [[Castello Reale di Varsavia|castello reale di Varsavia]]), e gli "Uomini del Maresciallo" (ovvero i vecchi "colonnelli di Piłsudski"), ufficiali militari professionisti e vecchi compagni d'armi del dittatore.<ref>{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=oEfDKjjX5AEC&pg=PA353|p=353|titolo=Social and Political History of the Jews in Poland 1919-1939|autore=Joseph Marcus|editore=Walter de Gruyter|anno=2011|isbn=978-31-10-83868-8}}</ref> Dopo l'[[Campagna di Polonia|invasione della Polonia]] nazista nel 1939, parte di questa divisione politica sarebbe rimasta all'interno del [[governo in esilio della Polonia|governo polacco in esilio]].<ref>{{cita pubblicazione|lingua=en|titolo=The Polish Political System in Exile, 1945-1990|autore=Sławomir Łukasiewicz|rivista=Polish American Studies|volume=72|numero=2|data=autunno 2015|pp=13-31|editore=University of Illinois Press|doi=10.5406/poliamerstud.72.2.0013|url=https://www.jstor.org/stable/10.5406/poliamerstud.72.2.0013|accesso=1º settembre 2021}}</ref><ref>{{cita pubblicazione|url=http://cejsh.icm.edu.pl/cejsh/element/bwmeta1.element.desklight-125a8acb-dd74-4606-b55d-79590c69730f/c/15658-38484-1-PB.pdf|lingua=en|editore=Torun International Studies|numero=1|volume=10|anno=2017|pp=101–110|doi=10.12775/TSM.2017.008|autore=Michał Dworski|titolo=Republic in exile - Political life of Polish emigration in United Kingdom after Second World War|accesso=1º settembre 2021}}</ref>
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[[File:Pilsuds.ogg|thumb|Voce di Józef Piłsudski registrata da lui stesso sul [[grammofono]] nel 1924]]
Dopo la [[seconda guerra mondiale]], poco del pensiero di Piłsudski influenzò le politiche della [[Repubblica Popolare di Polonia|Repubblica
Dopo la [[Rivoluzioni del 1989|caduta del comunismo]] e la [[dissoluzione dell'Unione Sovietica]] nel 1991, Piłsudski venne di nuovo riconosciuto come un eroe nazionale polacco.<ref>{{cita libro|autore=Aviel Roshwald|autore2=Richard Stites|url=https://books.google.it/books?id=uteV3ytfmqQC&printsec=frontcover&dq=European+Culture+in+the+Great+War:+The+Arts,+Entertainment+and+Propaganda,+1914–1918&hl=it&sa=X&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false|anno=2002|titolo=European Culture in the Great War: The Arts, Entertainment and Propaganda, 1914–1918|editore=Cambridge University Press|isbn=978-0-521-01324-6|p=60}}</ref> In occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, il 12 maggio 1995, il [[Sejm]] adottò la seguente risoluzione:
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{{citazione|Józef Piłsudski rimarrà, nella memoria della nostra nazione, il fautore della sua indipendenza e il leader vittorioso che ha respinto un assalto straniero che minacciava l'intera Europa e la sua civiltà. Józef Piłsudski ha servito con onore il suo paese ed è entrato per sempre nella nostra storia.<ref name="sme872">{{cita libro|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=QwquCgAAQBAJ&pg=PA872|p=872|titolo=Historical Dictionary of the Russian Civil Wars, 1916-1926|volume=2|autore=Jonathan D. Smele|editore=Rowman & Littlefield|anno=2015|isbn=978-14-42-25281-3}}</ref>}}
Mentre alcune delle mosse politiche di Piłsudski rimangono controverse (in particolare il [[colpo di Stato di maggio|colpo di Stato del maggio 1926]], il processo di Brėst contro gli oppositori politici del 1931–1932, l'istituzione del campo di detenzione di Bereza Kartuska nel 1934 e la successiva incapacità dei governi polacchi di formulare politiche coerenti e costruttive verso le minoranze nazionali) Piłsudski continua ad essere visto dalla maggioranza dei polacchi come una figura positiva nella storia del Paese del [[XX secolo]].<ref>{{cita|Charaszkiewicz ''et al.'' (2000)|pp. 66–67}}.</ref><ref name="kop120121">{{cita libro|lingua=en|autore=K. Kopp|url=https://books.google.it/books?id=WZpmAQAAQBAJ&pg=PT121|titolo=Germany, Poland and Postmemorial Relations: In Search of a Livable Past|autore2=J. Nizynska|anno=2012|editore=Springer|isbn=978-1-137-05205-6|pp=120–121}}</ref><ref>{{cita libro|lingua=en|autore=Ahmet Ersoy|url=https://books.google.it/books?id=8j-Uemo6SfoC&pg=PA407|titolo=Modernism: The Creation of Nation-States|autore2=Maciej G¢rny|autore3=Vangelis Kechriotis|anno=2010|editore=Central European University Press|isbn=978-963-7326-61-5|p=407}}</ref>
[[File:Josef Pilsudski made of salt.jpg|thumb|left|Una statua di Józef Piłsudski, realizzata interamente con salgemma, nella [[miniera di sale di Wieliczka]]]]
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