Sant'Antioco (Italia): differenze tra le versioni

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Successivamente Sulci fece parte del [[giudicato di Cagliari]], nella [[curatoria]] omonima, ma nel [[XIII secolo]] era ormai disabitata e la sede della [[Diocesi di Iglesias|diocesi di Sulci]] fu trasferita a [[Tratalias]]. L'isola Sulcitana, abbandonata, nel [[1124]] venne donata simbolicamente a Sant'Antioco (di fatto alla diocesi), da cui poi prese il nome, dal giudice di Cagliari [[Mariano II Torchitorio II]] e sua moglie Preziosa e poi dalla giudichessa [[Benedetta di Cagliari]] nel [[1216]]<ref>Luigi Cinesu, ''Donazione dell'isola Sulcitana a S.Antioco''</ref>. Questa desolazione, proseguirà per tutto il periodo [[Storia della Sardegna aragonese|aragonese]] e [[Storia della Sardegna spagnola|spagnolo]] ([[1324]]-[[1713]]), tra [[XVI secolo|XVI]] e [[XVII secolo]] veniva interrotta eccezionalmente a due settimane di distanza dal giorno di [[Pasqua]] quando, per alcuni giorni, migliaia di persone accorrevano sull'isola per celebrare la festa in onore di Sant'Antioco (detta ''Sa Festa Manna''). Nel [[1615]], in piena [[controriforma]], in un gran fervore di caccia alle reliquie l'[[arcivescovo di Cagliari]] [[Francisco d'Esquivel]] fece ritrovare le reliquie del santo (vere o presunte), collocate presso le catacombe<ref>{{Cita web |url=http://www.comune.santantioco.ca.it/cms/il-santo/il-rinvenimento-delle-reliquie.html |titolo=L'epigrafe del Vescovo Pietro e il rinvenimento delle reliquie del Santo |accesso=19 aprile 2015 |urlarchivio=https://web.archive.org/web/20150427143159/http://www.comune.santantioco.ca.it/cms/il-santo/il-rinvenimento-delle-reliquie.html |dataarchivio=27 aprile 2015 |urlmorto=sì }}</ref>.
[[File:Sant’Antioco 331.jpg|left|thumb|Tipica abitazione in grotta, abbandonate solo negli [[anni 1970|anni 70]]]]
Solo nel [[XVIII secolo]], in [[Regno di Sardegna (1720-1861)|epoca sabauda]], iniziò un processo di ripopolamento del territorio, attuato in particolare da famiglie provenienti da [[Iglesias (Italia)|Iglesias]], che diede luce all'odierno abitato di Sant'Antioco il quale si sovrappose alle rovine dell'antica Sulci. Alla metà del secolo si contavano 38 case, 15 botteghe e 164 capanne, delle quali 100 scavate nella roccia, per un totale di circa 300 abitanti<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 138|Pinna}}.</ref>. L'incremento demografico proseguì nei due secoli successivi.
 
Nel [[1793]], nel corso della [[spedizione francese in Sardegna]], la cittadina venne occupata per breve tempo dai francesi, comandati dall'ammiraglio [[Laurent Truguet]].
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Il 16 ottobre [[1815]] si verificò l'ultima incursione dei [[corsari barbareschi]] sull'isola, durante la quale venne ucciso il comandante militare di Sant'Antioco Efisio Melis Alagna (nato a [[Cagliari]] nel [[1785]]) e 12 suoi commilitoni. 158 antiochensi furono catturati e fatti schiavi, ma successivamente riscattati<ref>[https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/02/02/SW203.html La Nuova Sardegna, Nel 1815 difese l'isola dagli assalti barbareschi Sant'Antioco, una targa in ricordo dell'eroe Efisio Melis Alagna] {{Webarchive|url=https://web.archive.org/web/20211212170642/https://ricerca.gelocal.it/lanuovasardegna/archivio/lanuovasardegna/2003/02/02/SW203.html |date=12 dicembre 2021 }}.</ref>. A seguito di questo evento, la [[Royal Navy|flotta inglese]] incominciò a [[cannone]]ggiare le piazzeforti africane, costringendo i barbareschi a firmare un trattato di pace.
 
Nel [[1938]] venne inaugurata la vicina città mineraria di [[Carbonia]] il cui [[carbone]] estratto veniva imbarcato nel porto di Sant'Antioco che divenne il primo porto sardo nel [[1940]], con un traffico di circa un milione di tonnellate di merci<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 154|Pinna}}.</ref>. Durante la [[seconda guerra mondiale]] Sant'Antioco e il suo porto furono più volte bombardati dagli [[Alleati della seconda guerra mondiale|Alleati]]<ref>{{Cita|Giorgio Pinna|p. 155|Pinna}}.</ref>.
 
== Monumenti e luoghi d'interesse ==