Isabella d'Este: differenze tra le versioni
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=== La corte di Mantova ===
Isabella da bambina era gracile e di salute molto cagionevole (ancora nel 1490 pativa indisposizioni di stomaco), pertanto la madre si premurò di ritardare il più possibile le nozze.<ref>Alessandro Luzio. Isabella d'Este e Francesco Gonzaga, Promessi Sposi, Archivio Storico Lombardo: Giornale della società storica lombarda (1908 mar, Serie 4, Volume 9, Fascicolo 17), pp. 41, 51 e 61.</ref> Queste ebbero luogo il 12 febbraio 1490, quando Isabella raggiunse i quindici anni e mezzo, mentre Francesco i ventitré. A lui portò in dote la somma di 25.000 [[Ducato (moneta)|ducati]], oltre a preziosi gioielli, piatti, e un servizio d'argento.<ref>{{cita|Marek|p. 28|cidMarek}}.</ref> Prima del magnifico banchetto che seguì la cerimonia di nozze, Isabella guidò attraverso le principali vie di Ferrara in sella a un cavallo avvolto in gemme e oro.<ref>{{cita|Marek|p. 30|cidMarek}}.</ref> Fece il suo ingresso a Mantova nel febbraio [[1490]] su un carro con al seguito quattordici [[Cassone (mobile)|bauli]] ripieni della sua [[Dote (società)|dote]] e dipinti dal pittore ferrarese [[Ercole de' Roberti]].<ref>{{cita|Bini|p. 11|cidBini}}.</ref> La prima notte di nozze fu traumatica per Isabella, a causa di una "rottura" provocata, forse, dalla fragilità fisica di lei e dall'irruenza del marchese.<ref>{{Cita|Pizzagalli, 2001|p. 45}}.</ref>
[[File:Medaglia nuziale di Isabella d'Este e Francesco Gonzaga.jpg|miniatura|Medaglia nuziale di Isabella e Francesco, realizzata nel 1490, museo di Berlino.]]
Isabella trascorse i primi anni di matrimonio ritirata a Mantova, eccetto che per le frequenti visite ai parenti a Ferrara, al riparo dunque dai grandi stravolgimenti politici relativi alla [[discesa di Carlo VIII in Italia]] e non coinvolta dal marito nelle faccende di governo.<ref name=":6" /> Francesco affidò per la prima volta la reggenza alla moglie proprio nel 1495 quando, nominato [[capitano generale]] della Lega Santa antifrancese, dovette partire con tutto l'esercito. Non mancò chi avvisasse il marchese di certi disordini scoppiati a Mantova per una presunta incapacità di Isabella di reggere lo stato, ma ella assicurò al marito trattarsi solo di malevolenze.<ref>{{Cita|Pizzagalli, 2001|pp. 103-104}}.</ref>
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Francesco del resto, essendo un condottiero, non era quasi mai a casa, ma di continuo in viaggio: la stessa secondogenita Margherita fu concepita nei pochissimi giorni tra il suo ritorno dall'[[Assedio di Novara (1500)|assedio di Novara]] e la sua partenza per la Calabria.<ref>{{Cita|Pizzagalli, 2001|pp. 109-110}}.</ref> Isabella, scherzando (ma non troppo), gli diceva che avrebbe preferito "essere mogliere de uno poltrone che d'uno valenthomo", cioè di un marito che la sera tornasse a casa e non di un condottiero, infatti lo invitava a guardarsi dai pericoli e a non volere "essere de li primi sempre", ma gli assicurava che non avrebbe voluto altro tipo di marito che lui, perlomeno "in qualche cosa, ma in qualche altra lo cambiaria [cambierei] volentiera".<ref>Isabella d'Este and Francesco Gonzaga, Sarah D.P. Cockram, Routledge, 2016, p. 215.</ref>
Anche a Isabella piaceva viaggiare,<ref name=":10" /> ma, diversamente dalla sorella, non seguì mai il marito nei suoi spostamenti militari, preferendo alternare gite nel mantovano a lunghe permanenze presso i parenti di Ferrara.<ref name=":6" /> Solo nel 1500 nacque finalmente l'attesissimo figlio maschio [[Federico II di Mantova|Federico]], che fu il più amato da Isabella.<ref>{{cita|Bini|p. 13|cidBini}}.</ref> Nello stesso anno incontrò il [[re di Francia]] [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] a [[Milano]] in missione diplomatica per convincerlo a non inviare le sue truppe contro Mantova. Seguirono altri incontri ufficiali anche in anni successivi, come nel 1507, e il re si mostrava molto galante con lei, ma, poiché Isabella non conosceva il francese, le occorreva l'intermezzo di donne che le facessero da interprete.<ref>{{Cita|Luzio|pp. 157-158}}.</ref>[[File:Da Vinci Isabella d'Este.jpg|thumb|[[Leonardo da Vinci]], ''[[Ritratto di Isabella d'Este (Leonardo)|Ritratto di Isabella d'Este]]'', 1500 circa|sinistra]]
Isabella mostrò inoltre grande abilità diplomatica e politica nei negoziati con [[Cesare Borgia]], che aveva spodestato [[Guidobaldo da Montefeltro]], duca di [[Urbino]], marito della cognata e amica intima [[Elisabetta Gonzaga]] ([[1502]]). Si trovò a rivaleggiare con l'altra cognata [[Lucrezia Borgia]], che nel 1502 aveva sposato suo fratello [[Alfonso I d'Este|Alfonso]] e si intratteneva spesso con suo marito Francesco. Lucrezia aveva precedentemente avanzato proposte di amicizia a Isabella, che quest'ultima aveva freddamente e sdegnosamente ignorato. Dal momento in cui Lucrezia arrivò a Ferrara come promessa sposa di Alfonso, Isabella, pur avendo agito come accompagnatrice durante le feste di nozze, considerò Lucrezia come una rivale, che cercò di superare in ogni occasione.<ref>{{cita|Marek|pp. 147-148|cidMarek}}.</ref> La vicinanza di Francesco a Lucrezia, la cui bellezza era nota,<ref>{{cita|Marek|p. 33|cidMarek}}.</ref> causò in Isabella, molto gelosa, sofferenza e dolore emotivo.<ref>{{cita|Marek|pp. 166-169|cidMarek}}.</ref>
=== Prima reggenza ===
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Francesco fu liberato il 14 luglio 1510, grazie anche all'intervento di due ambasciatori gonzagheschi fra' [[Anselmo da Bologna]]<ref>{{Cita|Pizzagalli, 2001|p. 267}}.</ref> e [[Ludovico Brognolo]],<ref>[http://www.treccani.it/enciclopedia/ludovico-brognolo_(Dizionario-Biografico)/ Treccani.it. Ludovico Bagnolo.]</ref> quando Isabella finalmente accettò di dare in ostaggio il figlio [[Federico II Gonzaga|Federico]] a [[papa Giulio II]], a garanzia della condotta politica del marito.<ref>{{cita|Bini|pp. 14-15|cidBini}}.</ref> Sia l'imperatore [[Massimiliano I d'Asburgo|Massimiliano I]] che il re di Francia [[Luigi XII di Francia|Luigi XII]] espressero tuttavia forti dubbi sulle reali intenzioni del pontefice nei confronti del giovanissimo Federico, per ottenere il quale egli aveva lungamente insistito, dal momento che Giulio II era notoriamente [[Omosessualità|omosessuale]] e uomo dai costumi corrotti.<ref>{{Cita web|url=https://www.culturagay.it/biografia/25|titolo=Giulio II (Giuliano della Rovere)}}</ref>[[File:Francesco II Gonzaga.jpg|miniatura|[[Francesco II Gonzaga]], marito di Isabella]]
Il comportamento tenuto da Isabella durante la prigionia di Francesco provocò risentimento in quest'ultimo, che appena rientrato a casa escluse formalmente la moglie dalla guida dello Stato, ragion per cui la marchesa lasciò Mantova per soggiornare a Milano e a Genova.<ref>{{cita|Bini|p. 15|cidBini}}.</ref> Nello stesso anno Isabella fu la padrona di casa del Congresso di Mantova, indetto per risolvere questioni riguardanti Firenze e Milano.<ref>{{cita|Marek|p. 250|cidMarek}}.</ref>
Ormai in età matura, e acquisita consapevolezza politica bastante a far da consigliera e da intermediaria anche ai parenti, Isabella cercò di aiutare i fratelli [[Alfonso I d'Este|Alfonso]] e [[Ippolito d'Este|Ippolito]] nel conflitto che oppose il ducato di Ferrara al papato di [[Papa Giulio II|Giulio II]]: poiché la situazione pareva disperata, Isabella prima suggerì ad Alfonso di umiliarsi di fronte al Papa presentandosi a Roma in veste di penitente, poi consigliò a Ippolito (che, benché cardinale, era a tutti gli effetti il capo militare del ducato) di consegnare Ferrara al Papa, anziché sostenere una difesa che appariva ormai disperata. I suoi consigli non furono seguiti, ma Alfonso e Ippolito riuscirono ugualmente a salvare Ferrara per mezzo delle armi.<ref>Isabella d'Este: la primadonna del Rinascimento, Massimo Felisatti, Bompiani, 1982, p. 197.</ref>
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=== Seconda reggenza ===
Dopo la morte del marito, avvenuta nel 1519, la [[Vedovanza|vedova]] Isabella, all'età di 45 anni, divenne un "devoto capo di Stato", come reggente del figlio [[Federico II Gonzaga|Federico]].<ref>{{cita|Marek|p. 201|cidMarek}}.</ref> La sua posizione richiese un serio impegno: fu necessario per lei studiare per affrontare i problemi di un governatore di una città-Stato. Per migliorare il benessere dei suoi sudditi, studiò [[architettura]], [[agricoltura]] e [[industria]], e seguì i precetti che [[Niccolò Machiavelli]] aveva previsto per i governanti nel suo libro ''[[Il principe]]''. In cambio, gli abitanti di Mantova la rispettarono e le vollero bene.<ref>{{cita|Marek|p. 205|cidMarek}}.</ref> Ella giocò un ruolo importante nella politica italiana del tempo, rafforzando costantemente il prestigio del [[Marchesato di Mantova|marchesato mantovano]]. Fra i suoi molteplici e importanti risultati vi furono l'elevazione di Mantova a [[Ducato di Mantova|ducato]] e il conseguimento del titolo di [[cardinale]] per il figlio minore [[Ercole Gonzaga|Ercole]].[[File:Mantua 2013 021.jpg|miniatura|destra|[[Antonio della Mola]], ''Appartamento della Grotta di Isabella d'Este'', tarsia lignea]]
=== Il sacco di Roma ===
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=== Ultimi anni e morte ===
Tornata a [[Mantova]], lasciò le stanze del [[castello di San Giorgio (Mantova)|castello di San Giorgio]] e si fece costruire un appartamento al piano terra di Corte Vecchia<ref>{{cita|Bini|p. 17|cidBini}}.</ref> con il famoso [[Studiolo di Isabella d'Este|studiolo]], nel quale raccolse importanti opere di pittori del tempo. Si occupò della vicenda del matrimonio del figlio [[Federico II Gonzaga|Federico]], un'operazione molto ingarbugliata dall'ordine dei numerosi fatti: il ripudio della prima moglie [[Maria Paleologa]], accusata di congiura da una cortigiana di Federico, poi la scelta di [[Carlo V]] di dargli in moglie la sua cugina Giulia, più anziana di lui e malvoluta dal popolo, la riabilitazione di Maria dopo che questa era diventata unica erede del feudo del [[Monferrato]] e, in seguito alla morte di lei, le definitive nozze con sua sorella [[Margherita Paleologa]].
[[File:Chiesa santa Paola, Mantova.jpg|thumb|[[Mantova]], [[chiesa di Santa Paola]], luogo di sepoltura di Isabella]]
Isabella ricevette in eredità dall'amica contessa [[Margherita Maloselli Cantelmo]], morta nel 1532, il convento in costruzione a Mantova delle [[Canonichesse regolari lateranensi]] di ''Santa Maria della Presentazione'', che venne completato nel 1534<ref>Pompeo Litta, ''Famiglie celebri di Italia. Cantelmo di Napoli'', Tav. I, 1832.</ref> e chiamato dai mantovani "della Cantelma", in onore della sua fondatrice.<ref>[https://www.lombardiabeniculturali.it/archivi/soggetti-produttori/ente/MIDB0006D8/ Lombardia Beni Culturali. Casa della Cantelma, canonichesse lateranensi (1534 - 1797)]</ref>
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=== Testamento e inventario dei beni ===
Isabella testò davanti al notaio [[Odoardo Stivini]] di [[Rimini]] il 22 dicembre [[1535]] e una copia del testamento è conservata nell'[[archivio Gonzaga di Mantova]].<ref>{{cita|Bini|p. 42|cidBini}}.</ref> Isabella lasciò erede dei suoi beni il figlio Federico, mentre il contenuto della Grotta dato in godimento alla nuora, Margherita Paleologa.<ref>{{cita|Bini|p. 24|cidBini}}.</ref> Il testamento è costituito da 23 fogli in pergamena ed elenca 236 voci nelle quali sono descritti monili, gioielli, vasi, manufatti in oro e argento, sculture e tutti i dipinti di grandi maestri raccolti nello studiolo ([[Mantegna]], [[Perugino]], [[Correggio (pittore)|Correggio]], [[Lorenzo Costa]] e altri).<ref>{{cita|Bini|pp. 21-43|cidBini}}.</ref>
== Aspetto e personalità ==
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=== Aspetto fisico ===
È stata descritta come fisicamente attraente, sebbene fosse grassoccia e paffuta già nella medaglia del 1490.<ref name=":16">Emporium, Istituto italiano d'arti grafiche (Bergamo), 1895, Arte retrospettiva: i ritratti di Isabella d'Este, pp. 436-438.</ref> [[Mario Equicola]] la descrive "di corporatura quadrata, né gracile né obesa; capelli biondicci; occhi neri luminosi e nitidi [...]; naso graziosamente ricurvo (verso il basso); più abbondante e piena di rossore la faccia lattea [...]".<ref name=":16" /> Possedeva "occhi vivaci" e "grazia vivace".<ref>{{cita|Marek|p. 16|cidMarek}}.</ref> [[Bernardo Accolti|Unico Aretino]]<ref name=":19">La Roma di Leon X: quadri e studi originali, Domenico Gnoli, Editore Ulrico Hoepli, 1938, p. 280.</ref> le aveva appioppato il soprannome di "ficatella giottina", ossia fegatella ghiottona,<ref name=":19" /> perché era appunto "grassa come un tordo".<ref name=":16" />[[File:Medaglie_dei_fratelli_d'Este,_Isabella,_Beatrice,_Alfonso_e_Ippolito.jpg|miniatura|[[Medaglia|Medaglie]] dei fratelli d'Este a confronto: Isabella, [[Alfonso I d'Este|Alfonso]], [[Ferrante d'Este|Ferrante]], [[Ippolito d'Este|Ippolito]] e [[Sigismondo d'Este (1480-1524)|Sigismondo]] avevano ereditato il tipico naso estense del padre; [[Beatrice d'Este|Beatrice]] quello leggermente all'insù della madre. Tutti inoltre erano bruni, fuorché Ferrante e Sigismondo, che avevano recuperato, come pare, il tradizionale biondo degli Este.]]
Dell'aspetto fisico di Isabella si interessò il re di Francia [[Carlo VIII di Francia|Carlo VIII]], impenitente donnaiolo, il quale avendo già conosciuto la sorella [[Beatrice d'Este|Beatrice]], che gli era piaciuta sommamente, volle sapere se Isabella le somigliasse:<ref name=":4">La galleria dei Gonzaga, venduta all'Inghilterra nel 1627-28: documenti degli archivi di Mantova e Londra, Alessandro Luzio
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|[[Ludovico Ariosto]], ''[[Orlando Furioso]]'' XIII, 59}}
Oggigiorno è conosciuta come la ''[[primadonna]] del Rinascimento'', secondo un'espressione coniata dagli studiosi moderni.<ref>{{cita|Malacarne|p. 105|cidMalacarne}}.</ref> Giudizi meno intrisi di lodi, anzi assai duri, furono invece espressi dal pontefice [[Papa Giulio II|Giulio II]], uomo pur di corrotti costumi, che, in disaccordo con la condotta di Isabella, giunse a chiamarla perfino "quella ribalda putana".<ref>{{Cita libro|autore=Luca Bonoldi|titolo=Isabella d'Este: La Signora del Rinascimento|anno=2015|p=75}}</ref> Giudizio non dissimile aveva espresso pure lo stesso marito Francesco il quale, ormai prigioniero dei Veneziani, accusava la moglie di non volergli bene e d'essere anzi stata causa della sua rovina, riferendosi a lei come a "quella putana di mia moier [moglie]".<ref>{{Cita libro|titolo=Archivio storico lombardo|anno=1910|editore=Società storica lombarda|p=57}}</ref> La cognata [[Elisabetta Gonzaga|Elisabetta]] la chiamava la ''Traditrice d'Urbino''.<ref name=":19" />
== Attività culturali ==
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Per lei lavorarono gli artisti più famosi del tempo, vale a dire [[Giovanni Bellini]], [[Giorgione]], [[Leonardo da Vinci]], [[Andrea Mantegna]] (pittore di corte fino al [[1506]]), [[Perugino]], [[Raffaello]] e [[Tiziano]], ma anche [[Antonio da Correggio]], [[Lorenzo Costa]] (pittore di corte dal [[1509]]), [[Dosso Dossi]], [[Francesco Francia]], [[Giulio Romano]] e molti altri. Per esempio il suo "[[Studiolo di Isabella d'Este|Studiolo]]" nel [[Palazzo Ducale (Mantova)|Palazzo Ducale]] di Mantova, è stato decorato con allegorie di Mantegna, Perugino, Costa e Correggio.<ref>{{de}}Ferino, Sylvia: ''Isabella d’Este – Fürstin und Mäzenatin der Renaissance''. Kunsthistorisches Museum Wien (Vienna) 1994, pp. 86-425.</ref> Parallelamente contattò i più importanti scultori e [[Medaglia|medaglisti]] del suo tempo, vale a dire [[Michelangelo]], [[Pier Jacopo Alari Bonacolsi]] (l'Antico), [[Gian Cristoforo Romano]] e [[Tullio Lombardo]], e raccolto antica arte romana.<ref>Ferino (1994), pp. 106, 315, 321; Cartwright, Julia: ''Isabella d’Este''. Murray (London) 1907, Table of contents.</ref> Per quanto riguarda l'[[architettura]], non potendo permettersi nuovi palazzi, commissionò architetti come [[Biagio Rossetti]] e [[Gian Battista Covo]].<ref>Ferino (1994), p. 18.</ref> Nelle [[discipline umanistiche]], Isabella era in contatto con [[Pietro Aretino]], [[Ludovico Ariosto]], [[Pietro Bembo]], [[Baldassarre Castiglione]], [[Mario Equicola]], [[Gian Giorgio Trissino]].<ref>Cartwright (1907), table of contents.</ref> In musica sovvenzionò i compositori [[Bartolomeo Tromboncino]] e [[Marco Cara]] e suonava il [[liuto]] lei stessa.<ref>Ferino (1994), pp. 429-432.</ref> Insolitamente, impiegò le donne come cantanti professionisti alla sua corte, tra cui [[Giovanna Moreschi]], moglie di [[Marchetto Cara]].<ref>{{en}}Tick, Judith et al.: ''Women in music, §II: Western classical traditions in Europe & the USA''. In: Macy, Laura: Grove Music Online. Oxford Music Online. Oxford University Press.</ref>
Fu attiva anche nel campo della moda e dopo la morte prematura della sorella [[Beatrice d'Este|Beatrice]], la quale era stata grande innovatrice e padrona assoluta in questo settore, Isabella assunse a sua volta questo ruolo, ordinando l'abbigliamento più bello, tra cui [[Pelliccia|pellicce]], compresi i più recenti distillati di [[Profumo|profumi]], che lei stessa inventò e inviò come [[Dono|regali]]. Il suo stile di vestire con [[cappello]] ("[[capigliara]]") e pronunciate [[Scollo|scollature]] vennero imitati in tutta Italia e alla corte francese.<ref>{{cita|Marek|p. 159|cidMarek}}.</ref> Uno dei capolavori assoluti del più noto ceramista rinascimentale, [[Niccolò Pellipario|Nicola d'Urbino]], fu espressamente realizzato a Urbino per Isabella dietro richiesta della figlia Eleonora, nel 1524.<ref>M. Palvarini Gobio Casali, D. Ferrari (a cura di), ''Una credenza istoriata per Isabella d'Este'', Mantova, Universitas Studiorum, 2014.</ref>
=== La cultura del cibo ===
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