Bitonto: differenze tra le versioni

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Il centro abitato si trova sul primo gradino dell'[[altopiano della Murgia]] a {{M|118|u=m}} [[s.l.m.]]<ref name=CI>{{cita web|url=http://www.comuni-italiani.it/072/011/clima.html|titolo=Comuni Italiani|accesso=5 luglio 2011}}</ref> mentre a {{M|102|u=m}} [[s.l.m.]] raggiunge il suo punto più basso. Il territorio comunale ha un'altezza minima pari a {{M|39|u=m s.l.m.}} riscontrabili nella parte settentrionale, quella più vicina al mare, mentre nella parte meridionale è decisamente collinare e raggiunge un'altezza massima di {{M|491|u=m s.l.m.}}<ref name=CI/> che determina, così, una escursione altimetrica di {{M|452|u=m}}.
 
Il territorio comunale include il [[parco nazionale dell'Alta Murgia]] e la [[Parco naturale regionale Lama Balice|Lama Balice]], sito naturalistico e paesaggistico istituito nel [[2007]] come parco regionale, collocato ai margini del centro storico della città. Il terreno su cui insiste il territorio di Bitonto è caratterizzato dalla presenza del [[calcare di Bari]] e della [[dolomia]] bitontina<ref>{{cita|Gelao|p. 197|Gelao, 2004}}.</ref>, i cui estesi giacimenti ne hanno fatto il materiale utilizzato per la costruzione della stragrande maggioranza delle strutture e monumenti locali.
 
* [[Classificazione sismica]]: zona 3 (sismicità bassa). [[Ordinanza ministeriale]] n. 3274/03, aggiornata al 16/01/2006 con le comunicazioni delle regioni.
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=== Età moderna ===
Il 27 maggio [[1551]] la città riacquistò la propria autonomia e la regia demanialità, versando al duca di Sessa e alla corona spagnola una somma di 86&nbsp;000 ducati (66&nbsp;000 per la città di Bitonto e 20&nbsp;000 per il porto di Santo Spirito). Gli statuti cittadini furono redatti nel [[1565]]<ref>{{cita|Gelao|p. 195|Gelao, 2004}}.</ref>. La disputa di confine con Bari per il possesso di Santo Spirito, iniziata nel XIII secolo, riprese vigore in quegli anni fino al [[1584]], quando il consiglio di [[Napoli]] fissò nuovamente i medesimi confini del [[1265]]<ref>{{cita|Melchiorre|p. 69|Melchiorre, 2010}}.</ref>.
 
[[File:Obcarolino.png|miniatura|upright|Obelisco Carolino]]
Nel [[XVII secolo|Seicento]] visse una fioritura culturale, con la bottega di pittura di [[Carlo Rosa (pittore)|Carlo Rosa]], l{{'}}''Accademia degli Infiammati'', il matematico [[Vitale Giordano]] e [[Nicola Bonifacio Logroscino]], attore dell'[[opera buffa]].
 
Nel [[1647]] vi furono moti insurrezionali del popolo contro la nobiltà frenati solo dal conte di Conversano<ref>{{cita|Piacente|pp. 334-36|Piacente, 1861}}.</ref>. Il 25 maggio [[1734]], durante la [[guerra di successione polacca]], nel campo di San Leone l'esercito [[Spagna|spagnolo]] di [[Carlo III di Spagna|Carlo di Borbone]] vi sconfisse gli [[Impero austro-ungarico|Austriaci]] nella [[battaglia di Bitonto]], assicurando ai [[Borbone]] il possesso del [[Regno di Napoli]] e la sua indipendenza dopo secoli di dominazione straniera. Per celebrare l'avvenimento fu innalzato l'obelisco Carolino.
 
=== Età contemporanea ===
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;[[Palazzo Vulpano-Sylos]]: [[Monumento nazionale]]<ref>{{cita|Ministero della Pubblica Istruzione|p. 394|MPI, 1902}}.</ref>, fu costruito nella seconda metà del [[XV secolo|Quattrocento]] per volere di Giovanni Vulpano, riutilizzando forse una torre medievale del [[XII secolo]]. Oltre il portale con elementi [[Architettura gotica|tardo-gotici]] [[aragonesi]], si apre un cortile che riprende lo [[Rinascimento|stile rinascimentale]] napoletano dove, nel [[fregio]], diversi personaggi del casato sono raffigurati insieme a condottieri e imperatori romani<ref name=vulpano>{{cita|Custode|pp. 303-09|Custode, 1999}}.</ref>. Allo stemma della famiglia Vulpano si aggiunse quello della famiglia Sylos, quando con l'estinzione della prima questa divenne proprietaria del palazzo<ref name=vulpano/>.
[[File:Bitonto Palazzo Sylos Calò 2 (1).jpg|thumb|Loggiato illuminato del palazzo Sylos-Calò]]
;[[Palazzo Sylos-Calò]]: Edificato tra il [[1529]] e il [[1583]] da Giovanni Alfonso Sylos<ref>{{cita|Gelao|p. 201|Gelao, 2004}}.</ref>, in stile tardo-[[Architettura rinascimentale|rinascimentale]]. La residenza nobiliare ha una facciata irregolare sulla quale si apre un portale inquadrato da lesene e con due effigi imperiali sotto il cornicione. Il loggiato, realizzato su due livelli, è una pregevole espressione del Rinascimento pugliese. Il porticato si erge su otto colonne; l'androne è coperto da volte ribassate con lunette e presenta colonne lisce con capitelli corinzi, ripresi dal [[rinascimento fiorentino]]. Dal [[2009]] l'edificio ospita la [[Galleria nazionale della Puglia]], che custodisce una ricca collezione di dipinti di arte moderna donata allo Stato da Girolamo e Rosaria De Vanna.
[[File:Palazzoregna.png|thumb|facciata del palazzo De Ferraris-Regna]]
;Palazzo De Ferraris-Regna: Il nucleo originario risale al [[XIV secolo]] e fu realizzato dai De Ferraris, nobile famiglia [[Genova|genovese]] che si stanziò nel [[XIV secolo]] a Bitonto<ref name=regna>{{cita|Pasculli|p. 158|Pasculli, 1978}}.</ref>. Tra il [[1586]] e il [[1639]] fu ricostruito per volere della famiglia Regna (giunta a Bitonto nel [[XIII secolo]] con Paolo Regna, preso in ostaggio a Milano da Federico II)<ref name=regna/>. Il palazzo presenta un portale con colonne di ordine dorico poggianti su un semplice basamento. I loggiati interni sono realizzati in epoche diverse: il primo piano e il cortile risalgono al [[XIV secolo]], mentre il piano superiore è più recente. Le finestre sono state trasformate in seguito in balconi. Il portale è in stile tardorinascimentale, con la data ([[1586]]) incisa sul portale stesso<ref name=regna/>.
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;[[Torrione angioino]]: È un [[torre|torrione]] cilindrico la cui committenza è attribuita a [[Giovanni I Ventimiglia]] e [[Marino Correale]] a metà del XV secolo per la presenza di alcuni stemmi presenti nei capitelli delle colonnine reggicamino<ref name=":1">{{cita|Galati|pp. 95-103|Galati}}.</ref>, la morfologia, gli accorgimenti ossidionali, la struttura architettonica, la scansione delle volte distribuite su 3 piani e soprattutto per la comparazione con altri edifici coevi, quali il torrione di [[San Mauro Forte]]<ref name=":1" /> e il torrione di [[Minervino Murge]]<ref name=":1" />, realizzati negli stessi anni. Faceva parte di una [[piazzaforte]] con ventotto torri e cortine<ref>{{cita|Riccardi|p. 118|Riccardi}}.</ref>. Fu utilizzata come [[torre d'avvistamento|torre di avvistamento]] e di difesa, e i suoi sotterranei furono adibiti a luogo di detenzione. Ha un'altezza che supera i {{M|24|u=m}}, e un diametro di circa 16<ref name=torrione>{{cita|Touring club italiano|p. 158|Touring club italiano, 1978}}.</ref>. È dotata di mura spesse quasi {{M|5|u=m}}<ref name=torrione/> che rendono la torre molto resistente. È realizzata in [[bugnato]] e termina con una [[merlatura]]. Alla base il torrione è inanellato dalle casematte che, in basso, terminano con uno zoccolo a stella che segna il perimetro interno del [[fossato (architettura)|fossato]], profondo oltre {{M|4|u=m}}. L'interno è composto da tre ambienti poveri. Quella del piano terra e l'ultimo sono di [[pianta (architettura)|pianta]] circolare e hanno copertura a volta semisferica. Il piano mediano ha invece pianta ottagonale ed è coperta da una [[volta a crociera]]. Il torrione dal [[2009]] è sede di una galleria d'arte contemporanea allestita nelle [[casematte]], grazie a un intervento di riqualificazione che ha anche riportato alla luce il fossato.
;Porta Baresana: Fu costruita presumibilmente nel [[XVI secolo]]<ref name=porta>{{cita|Acquafredda|pp. 351-352|Acquafredda, 1996}}.</ref>. Tuttavia un secolo più tardi fu ricostruita in seguito a un danneggiamento<ref name=porta/>. La facciata anteriore mostra uno stile rinascimentale con l'accesso costituito da un [[arco a tutto sesto]] e affiancato da [[paraste]] terminanti in un [[architrave]]. Su questo è stata aggiunta la copia di una [[predella]] policroma, un dipinto rappresentante i santi protettori della città. Più in alto la facciata reca uno stemma dei [[Savoia (famiglia)|Savoia]] che sostituisce lo stemma della città aggiunto nel 1551 in occasione del riscatto della città dal feudatario. La parte superiore della facciata anteriore è costituita dal vano dell'[[orologio]], aggiunto nel [[Novecento]]. Sul vano dell'orologio si erge una statua dell'Immacolata, che nasconde la campana dell'orologio. La facciata retrostante presenta un [[fornice]] a [[archivolto|ghiera]] affiancato da paraste in bugnato, similmente alla facciata esterna ma con degli zoccoli di basamento più alti. Sull'architrave, che presenta lo stemma della città si erge il [[Timpano (architettura)|timpano]] in cui è situato, nel mezzo, il secondo quadrante dell'orologio.
;Porta La Maja: È detta anche "del [[Monte Carmelo|Carmine]]" (la stessa porta reca l'iscrizione <small>IANUA CARMELI</small>) e sostituisce una porta di età romana<ref>Si sarebbe conservata fino agli inizi del [[XVII Secolo]] ed era posta probabilmente più in alto e più a est di quella attuale (dove in antichità, accoglieva la [[via Traiana|via Minucia-Traiana]], biforcatasi dalla porta Robustina) e "spostata" nella sede attuale quando fu costruito il primo ponte sulla [[lama Balice|lama]] (il "ponte del Carmine", poi andato distrutto nell'alluvione del 1846), cfr. {{cita|Sylos|pp. 74-78|Sylos, 1981}}.</ref>. Fino alla prima metà del [[Seicento]] la porta era costituita da un semplice ambiente chiuso da una [[volta a botte]] acuta, esattamente come appare dalla facciata interna<ref name=torrioneuno/>. Dal [[1677]] la facciata esterna viene inglobata in un ricco paramento così come appare oggi<ref name=torrioneuno/>. Si tratta di una coppia di colonne binate a fasce orizzontali, poggianti su [[piedritti]] e terminanti con [[capitelli tuscanici]], che sorreggono due [[trabeazione|trabeazioni]] da cui si innalzano i rispettivi [[timpano (architettura)|timpani]]. Nell'ambiente superiore è uno stemma dei Savoia e una statua della [[Madonna del Carmine]]. Una cornice unifica l'ambiente sovrastante al resto della struttura. Fiancheggiano la porta una torre normanna rettangolare, sulla destra, e una torre angioina cilindrica, sulla sinistra<ref>{{cita|Dicarlo|p. 79|Dicarlo, Foramitti, Massarelli}}.</ref>. Il riferimento al Carmine deriva anche dal fatto che si trovasse in prossimità del convento dei [[Ordine dei carmelitani scalzi|Carmelitani]] (ora l'immobile ospita l'orfanotriofio provinciale femminile [[Maria Cristina di Savoia]])<ref name=Sylos/>.
 
==== Torri di campagna ====
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[[File:Lampascioni.jpg|thumb|left|Lampascioni sott'olio]]
Ricca è la cucina bitontina, che annovera diversi piatti tipici.
Tra questi è la ''ciallédde'', preparato con pane bagnato, pomodorini, olio e sale. Piatti simili sono diffusi in tutta la Puglia<ref>{{cita|Bonomo, Loaldi, Prosperi|p. 230|Bonomo}}.</ref>.
Diffusi sul territorio murgiano sono i [[lampascioni]], una pianta che genera dei bulbi dalla forma di piccole cipolle, che sono raccolti e lasciati a mollo almeno due giorni, dopo i quali sono pronti per essere serviti, solitamente conditi con [[sale]] e [[olio d'oliva]].
 
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Rinomati i dolci legati alle tradizioni festive.
Legata al periodo di Ognissanti è ad esempio la colva, preparata con grano ammorbidito nell'acqua, chicchi di melograno e di uva, scaglie di cioccolato fondente, il tutto legato insieme dal vin cotto di uva<ref>{{cita|Buttitta|p. 95|Buttitta}}.</ref>.
 
Tipiche del periodo [[natale|natalizio]] sono, invece, le [[cartellate]], e i cuscinetti. Le prime sono dei nastrini di una sottile sfoglia di pasta preparata con farina, olio e vino bianco, avvolti su sé stessi sino a formare una sorta di "rosa" che sono poi fritte in abbondante olio e passate nel vin cotto di uva, di fichi, o di fichi d'India. Talvolta il vino bianco è sostituito con del succo di arancia.