Primavera croata: differenze tra le versioni
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Tre linguisti croati, Stjepan Babić, Božidar Finka e Milan Moguš, nel settembre 1971 pubblicarono un libro di testo di ortografia e grammatica chiamato ''Hrvatski pravopis'' (''ortografia croata''), piuttosto che lo ''Srpskohrvatski'' (serbo-croato). Fu sommariamente vietato e praticamente tutte le copie furono distrutte. Tuttavia, una copia sopravvissuta arrivò a [[Londra]] dove fu ristampata e pubblicata nel 1972.<ref>{{Cita web|url=http://ihjj.hr/iz-povijesti/babic-ndash-finka-ndash-mogus-hrvatski-pravopis-1971-londonac/57/|titolo=Babić – Finka – Moguš: Hrvatski pravopis, 1971. (londonac)|sito=ihjj.hr|editore=[[Institute of Croatian Language and Linguistics]]|lingua=hr|accesso=17 gennaio 2017}}</ref>
La classe dirigente jugoslava interpretò l'intera faccenda come una restaurazione del nazionalismo croato, respinse il movimento come [[Sciovinismo|sciovinista]] e la polizia
Dopo le chiamate allo sciopero degli studenti, nel dicembre 1971 [[Josip Broz Tito|Tito]] persuase alcuni personaggi pubblici, a suo avviso inaffidabili, come [[Savka Dabčević-Kučar]], Miko Tripalo e Dragutin Haramija, a rassegnare le dimissioni, ad unirsi al partito comunista croato e ad avere un ruolo nell'amministrazione locale. Secondo la stima di Tripalo, duemila persone vennero perseguite penalmente in Croazia nel 1972 e nel 1973 per la partecipazione a questi eventi.<ref>{{Cita|Tripalo|1990}}, cited in {{Cita|Spehnjak|Cipek|2007}}</ref> Tra gli arrestati in quel momento vi erano il futuro presidente della [[Croazia]] [[Franjo Tuđman]] e il giornalista dissidente Bruno Bušić. Tra gli altri arrestati e condannati vi furono gli attivisti studenteschi Dražen Budiša, Ivan Zvonimir Čičak, Ante Paradžik e Goran Dodig, e membri di Matica hrvatska come Vlado Gotovac, Marko Veselica, Šime Đodan, Jozo Ivičević e Hrvoje Šošić. Nel 1972, più di 25.000 persone vennero espulse dalla [[Lega dei Comunisti di Croazia|Lega dei comunisti della Croazia]]. Le forze conservatrici sociali e politiche si impegnarono in una repressione che impedì le riforme finali che avrebbero reso la Jugoslavia una vera federazione di repubbliche e province sovrane, riducendo invece sia il concetto politico jugoslavo che la sua [[nomenklatura]] a una sorta di "socialismo reale" privo di potenziale.
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