Francesco Delfino: differenze tra le versioni

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Delfino riuscì comunque a organizzare un servizio d'intercettazione a distanza, quando effettivamente incontrò Lombino in una caffetteria newyorkese. Durante il colloquio Lombino avrebbe rivelato di essere al servizio di una famiglia mafiosa di [[Brooklyn]], di essere il "segretario" di Francesco Pazienza e di essere al corrente della natura della missione di Delfino negli Stati Uniti, dedicata alla individuazione e cattura di quest'ultimo. Lombino avrebbe mostrato a Delfino un mazzo di chiavi, asseritamente quelle dell'ufficio del Pazienza, offrendosi di farvi penetrare Delfino, il quale, subodorando una possibile trappola, avrebbe negato persino di sapere chi fosse questo tal Pazienza, e di esser a New York sulle tracce di traffici di armi e droga, non interessato a tale personaggio.
 
Dopo l'incontro, Delfino avrebbe cambiato tutti i propri numeri telefonici e si sarebbe poi recato in missione ad [[Haiti]] e [[Santo Domingo]] nel quadro delle attività di prevenzione volte a proteggere il [[papa Giovanni Paolo II]] durante la sua [[visita pastorale]] nelle [[Antille]], essendovi stati segnali di possibili attentati alla sua vita, soprattutto a [[Port -au -Prince]].
Durante tale attività, Delfino avrebbe ricevuto una telefonata dal suo segretario a New York che riferiva che egli era cercato con urgenza da un giornalista della rivista ''[[Panorama (rivista)|Panorama]]'', [[Sandro Ottolenghi]]. Delfino avrebbe quindi contattato il giornalista, che gli riferì di aver incontrato Pazienza assieme a Lombino e a un terzo personaggio, capo mafia, autodefinitosi il "notaio di Brooklyn", i quali gli avevano mostrato una foto di Delfino presa mentre questi lasciava l'ambasciata per recarsi all'appuntamento con Lombino. Nella medesima conversazione i tre avrebbero rivendicato - come mafia di Brooklyn - di aver avuto un ruolo chiave nella liberazione del generale statunitense [[James Lee Dozier]], rapito dalle [[Brigate Rosse]], avendo, a loro dire, fornito proprio loro al predecessore di Delfino nel proprio incarico quale ufficiale del SISMI a New York, l'indicazione - decisiva per la liberazione dell'ufficiale - circa la località ove Dozier era tenuto prigioniero. In cambio di tale informazione avevano richiesto la somma di due miliardi di lire, somma che non era stata loro consegnata e che ora reclamavano da Delfino. Tali notizie furono poi incluse in un articolo a firma di Ottolenghi apparso su ''Panorama'' nei primi mesi del 1983.