Eneide: differenze tra le versioni
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Enea, infuriato per la morte del suo amico e alleato, lo vendica scagliandosi sui nemici e facendone scempio: innanzitutto cattura vivi otto giovani per immolarli sulla pira che arderà Pallante; poi abbatte Mago ed altri guerrieri tra cui Ceculo (il semidio figlio di Vulcano), Umbrone, Anxure al quale tronca una mano, e pure un sacerdote di [[Apollo]] e di [[Diana]], figlio di tale Emone. Quindi affronta il giovane etrusco [[Tarquito]], schierato con [[Mezenzio]] e anch'egli semidio, e con la spada gli spicca via la testa dal busto, facendo infine rotolare i resti del nemico, grondanti di sangue, nella foce del [[Tevere]]. Le schiere italiche fuggono terrorizzate, ma Enea prosegue con la carneficina: cadono due fedelissimi di Turno, [[Anteo (Eneide)|Anteo]] e [[Luca (Eneide)|Luca]], poi [[Numa (Eneide)|Numa]] e anche [[Camerte]], il biondo signore di [[Amyclae]], nonché figlio di [[Volcente]]. Enea uccide inoltre una coppia di fratelli che avevano osato sfidarlo dal carro insultandolo, Lucago e Ligeri, colpendo il primo all'inguine con la lancia scagliata e buttandolo giù dal carro, mentre all'altro apre il petto con la spada. I Rutuli sono così costretti ad allentare l'assedio al campo dei Troiani, che finalmente possono intervenire al fianco di Enea; belle prove vengono offerte da [[Salio]], il giovane sicano di origini greche unitosi a Enea e ai suoi uomini, destinato però a soccombere per mano dell'italico Nealce.
Intanto Giunone, temendo per la sorte di Turno, è riuscita ad allontanare il re rutulo dal campo di battaglia. Enea può così affrontare il tiranno etrusco Mezenzio, che sta facendo a sua volta strage di Troiani, ferendolo con la lancia all'inguine;
Mezenzio inveisce per la morte del figlio
''Sinossi con numero dei versi''
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