Giuseppe Di Matteo: differenze tra le versioni

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|Nazionalità = italiano
|Categorie = no
|FineIncipit = è una vittima innocente di [[mafia]]<ref>{{cita web | url= https://vittimemafia.it/23-novembre-1993-altofonte-pa-rapito-giuseppe-di-matteo-11-anni-tenuto-in-ostaggio-fino-all11-gennaio-1996-strangolato-ed-il-corpo-sciolto-nellacido-giovanni-brusca-ordino-qallibertativi-du-cagnuleddu/ | titolo= 23 Novembre 1993 Altofonte (PA). Rapito Giuseppe di Matteo, 11 anni, tenuto in ostaggio fino all’11 Gennaio 1996, strangolato ed il corpo sciolto nell’acido. Giovanni Brusca Ordinò: “allibertativi du cagnuleddu” | data= 23 nocembre 1993 | accesso= 7 giugno 2025}}</ref>
|Immagine = Di-matteo-cavallo.jpg
|Didascalia = Giuseppe Di Matteo mentre cavalca; l'[[equitazione]] fu una delle sue più grandi passioni
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Oltre a praticare l’[[equitazione]] a livello agonistico, il piccolo Di Matteo “passava ore” a seguirla in televisione. “Aveva studiato il metodo equestre che aveva fatto scuola nel campo, quello di [[Federico Caprilli]] (…) [e] il suo sogno era quello di saltare a [[piazza di Siena]] con i colori della Nazionale. La gara che lo appassionava di più era la ‘potenza’, una serie di salti a eliminazione in cui vinceva chi riusciva a saltare più in alto”<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|p=318}}</ref>. “Al galoppatoio lo conoscono tutti. Ha già vinto alcune gare e tantissimi premi: è il più piccolo ed è molto promettente. È la mascotte del maneggio di [[Villabate]]”<ref name="Sabella" />. Al XXVIII Concorso Ippico Internazionale di [[Marsala]] (22-28 maggio 1992), vince la coppa a cui teneva maggiormente.
 
L’altra grande passione di Giuseppe era un passatempo che lo accomunava a molti altri bambini della sua generazione ed anche di quelle successive: i videogiochi. I primi li ricevette in dono per Natale dai familiari. Uno degli ultimi, invece, gli fu donato da [[Giovanni Brusca]] in persona, durante la latitanza che questi trascorse protetto dai Di Matteo nella loro tenuta. A proposito il fratello minore di Giuseppe, Nicola, ricorda: “un giorno arrivò [[Giovanni Brusca]], a me e mio fratello Giuseppe regalò un [[Nintendo]], è ancora a casa da qualche parte, quanto ci abbiamo giocato nei due mesi che rimase a casa nostra con la sua compagna. Allora non sapevo che fosse un [[Mafia|mafioso]] latitante, non sapevo neanche del ruolo di mio padre”.<ref>{{Cita web|url=https://www.repubblica.it/cronaca/2017/05/23/news/di_matteo_mio_fratello_sciolto_nell_acido_ma_alla_fine_la_mafia_ha_perso_-166146532/|titolo=Di Matteo: "Mio fratello sciolto nell'acido ma alla fine la mafia ha perso"|sito=la Repubblica|data=23 maggio 2017-05-23|lingua=it|accesso=11 aprile 2022-04-11}}</ref> Tra le ragioni del grande sconvolgimento morale provocato nell’opinione pubblica dal delitto Di Matteo, vi è il fatto che Brusca ordinò ed eseguì il sequestro e l'uccisione spietata di un bambino con cui di fatto aveva avuto un rapporto di amicizia, avendo familiarizzato e allegramente giocato con lui per diverso tempo.
 
La giocosità e affettuosità del piccolo Giuseppe è attestata anche dai ricordi scolastici dell’amica Mariella, con cui aveva organizzato scherzi e partecipato ada escursioni e gare. Mariella racconta così di quando per scherzo avevano nascosto le merende di tutti i compagni di classe<ref name=":0">{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni,|città= Roma|p=253}}</ref> e di quando, sul pullman che li portava in gita scolastica ad [[Agrigento]] avevano cantato le loro canzoni preferite. Quella di Giuseppe era ''Vita mia'' di [[Amedeo Minghi]], ma Giuseppe amava molto anche le [[Canto popolare|canzoni della tradizione popolare]] siciliana, come ''Si maritau Rosa'', di cui cantava a squarciagola il ritornello<ref name=":0" />. La stessa Mariella ricorda, infine, come grazie al sostegno dell’amico ella aveva trovato la forza di partecipare alla gara di mezzofondo che si era tenuta ad [[Altofonte]] nei primi anni novanta alla presenza del loro compaesano [[Salvatore Antibo]]<ref>{{Cita libro|autore=Pino Nazio|titolo=Il bambino che sogna i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi|anno=2010|editore=Sovera Edizioni, Roma|pp=313-314}}</ref>, negli anni ottanta uno dei corridori di fondo migliori del mondo.
 
=== Il sequestro e l’omicidio ===
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A seguito del rapimento, avvenuto al maneggio di [[Villabate]] il 23 novembre 1993, la vita sociale, affettiva e familiare del piccolo Giuseppe Di Matteo fu cancellata di colpo, la sua salute fisica progressivamente minata alle fondamenta e la sua condizione psicologica lentamente stravolta. Nei 779 giorni del sequestro, il ragazzo non poté parlare con i suoi cari, non ebbe più una compagnia, né una forma di svago: i rapitori, per il timore di essere riconosciuti, evitarono, infatti, il più possibile contatti diretti. Solo negli ultimi mesi di vita un carceriere gli procurerà con qualche regolarità riviste e giornali sportivi e talvolta qualche quotidiano.
 
Anche l’alimentazione e l’igiene personale del ragazzino furono lungamente e gravemente trascurate, al punto che solo dopo quasi due anni dal rapimento gli vennero tagliati per la prima volta i capelli, gli venne dato del latte al mattino e qualche pasto caldo<ref>{{Cita libro|autore=Alfonso Sabella|titolo=Cacciatore di mafiosi. Le indagini, i pedinamenti, gli arresti|anno=2009|editore=Mondadori, |città=Milano|p=172}}</ref>. Se si escludono, infine, gli spostamenti in auto da un nascondiglio all’altro, durante i quali veniva comunque legato e incappucciato, non uscì più all’aria aperta. Il suo corpo, non più esercitato in alcuna attività fisica, si inflaccidì completamente e i lacci, con cui veniva tenuto legato, gli procurarono delle piaghe. Quando, dopo due anni e più di sequestro, Giuseppe fu immobilizzato per essere strangolato, uno degli esecutori materiali dell’omicidio notò che “ormai … non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… … sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro”.<ref>{{Cita web|url=https://www.agi.it/cronaca/omicidio_giuseppe_di_matteo_acido-6867445/news/2020-01-11/|titolo=I mafiosi che sciolsero un bambino nell'acido e andarono a dormire|sito=Agi|lingua=it|accesso=18 febbraio 2023-02-18}}</ref>
 
Il [[Alfonso Sabella|giudice Sabella]], che condusse le indagini e istruì il processo, ha potuto ricostruire le condizioni di prigionia, riassumendole poi nel suo libro; sui singoli nascondigli e su singoli episodi della vita di Giuseppe in questi luoghi, sono poi disponibili nel libro di [[Martino Lo Cascio]] ampie citazioni direttamente dagli atti del processo. Dopo aver trascorso la prima notte del sequestro in un nascondiglio improvvisato all’interno di un capannone a [[Lascari]], dove il bimbo non disponeva di un bagno, Giuseppe fu trasferito in diversi nascondigli nella [[provincia di Agrigento]].<ref>Cfr. perciò Martino Lo Cascio, ''Il giardino della memoria. I 779 giorni del sequestro Di Matteo''. Messina, Mesogea, 2016, pp. 29-35, 38-47 </ref> Sono “mesi di celle umide, pareti scrostate, latrine improvvisate, giacigli sporchi e puzzolenti. Mesi di corde, catene, cappucci. Di giorno qualcuno, con il viso coperto dal passamontagna, gli porta da mangiare. Non lo tengono digiuno, ma gli danno sempre le stesse cose, pizza fredda e panini. Panini e pizza. Ogni tanto gli fanno una foto, un filmino o gli fanno scrivere sotto dettatura qualche biglietto (…): messaggi da mandare ai familiari”<ref>{{Cita libro|autore=Alfonso Sabella|titolo=Cacciatore di mafiosi. Le indagini, i pedinamenti, gli arresti|anno=2009|editore=Mondadori, |città=Milano|p=166}}</ref> per ricattarli.
 
Tra la fine dell’estate del 1994 e l’agosto del 1995, viene spostato dapprima in una masseria adibita a deposito per le olive nelle [[Madonie]], quindi in una abitazione a [[Castellammare del Golfo]], da lì nel magazzino di un limoneto, a [[Campobello di Mazara]], e poi ancora in un covo nei pressi di [[Erice]]. Tutti questi ambienti sono nascondigli improvvisati.<ref>Cfr. a riguardo Lo Cascio, cit., pp. 57-62, 75-80.</ref> In particolare, a Castellammare del Golfo, la sua cella è “un bagno dove c'è appena lo spazio per appoggiare a terra un materasso”<ref>Sabella, cit. p. 170</ref> e Giuseppe riceve il cibo e, quando è il caso, dei “bigliettini scritti” attraverso “uno sportellino in basso” che è stato ricavato nella porta e che ricorda una “gattaiola”<ref>Ibidem</ref>. A Campobello di Mazara, invece, la cella è un “locale zeppo di casse, con una stanzetta e un séparé dove è stata ricavata una sorta di latrina”<ref>Ivi, pp. 170-171.</ref>.
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Dall’agosto del 1995, infine, Giuseppe viene tenuto nei sotterranei di un casolare in località Giambascio<ref name="aaa">Cfr. a riguardo Lo Cascio, cit., pp. 99-111.</ref>, presso [[San Giuseppe Jato]], in un ambiente sotterraneo costruito appositamente. La cella è dotata di una porta di ferro con spioncino e il passaggio dal pianterreno al sotterraneo è garantito da un montacarichi perfettamente mimetizzato.<ref name="aaa" /> È in questo luogo che, per ordine di [[Giovanni Brusca]], Giuseppe di Matteo verrà strangolato e sciolto nell’acido l’11 gennaio 1996.
 
Il casolare, confiscato alle mafie, è oggi un centro di valorizzazione del territorio e un luogo della memoria e dell’impegno contro le mafie e reca il nome di [[Giardino della Memoria]].<ref>{{Cita web|url=https://www.ilnuovogiardinodellamemoria.it/esplora/il-nuovo-giardino-della-memoria/|titolo=Il nuovo Giardino della Memoria|sito=Il nuovo giardino della memoria|lingua=it-IT|accesso=11 aprile 2022-04-11}}</ref> A Giuseppe Di Matteo sono dedicati inoltre due presidi antimafia della [[Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie|rete associativa antimafia Libera]] (il primo a [[Saluggia]], in provincia di [[Vercelli]], e il secondo nella [[Valle dello Jato]], in Sicilia)<ref name=":1">{{Cita web|url=https://vivi.libera.it/storie-745-giuseppe_di_matteo|titolo=Giuseppe Di Matteo|sito=vivi.libera.it|accesso=2022-04-11 aprile 2022}}</ref> e, in ricordo della sua grande passione per l’equitazione, due centri ippici, uno nel [[Parco dei Nebrodi]]<ref>{{Cita web|url=https://www.cavallomagazine.it/notizie/dedicato-al-piccolo-giuseppe-di-matteo-il-nuovo-centro-per-il-cavallo-sanfratellano-1-3659392|titolo=Dedicato al piccolo Giuseppe Di Matteo il nuovo centro per il Cavallo Sanfratellano|sito=Cavallo Magazine|data=12 gennaio 2018-01-12|lingua=it-IT|accesso=11 aprile 2022-04-11}}</ref> e uno a [[Portella della Ginestra]], anch’esso “sorto sui terreni confiscati”<ref name=":1" /> alla mafia.
 
== L’impatto sociale e l’influenza culturale ==
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* Pino Nazio, ''[[Il bambino che sognava i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi]]''. Da un incontro con Santino di Matteo. Sovera editore, 2010. ISBN 8881249251. È il primo racconto che tenta di concentrarsi di più sulla figura del piccolo Giuseppe, anziché relegarsi alla descrizione del suo macabro destino. Si basa sulle testimonianze del padre, incontrato per intercessione dell’avvocato di famiglia, sui ricordi dell’amica del cuore di Giuseppe, Mariella, sui testi di Sabella e Monticciolo e sugli atti del processo. È il solo testo a raccontare diffusamente episodi che riguardano l’infanzia di Giuseppe. La narrazione prova a immedesimarsi nei principali personaggi della vicenda, tra cui il nonno e i genitori di Giuseppe, e a descrivere l'evoluzione psicologica del piccolo Di Matteo durante la prigionia.
* Martino Lo Cascio, ''[[Il giardino della memoria. I 779 giorni del sequestro Di Matteo]]''. Mesogea, 2016. ISBN 8846921615. In questo volume, Lo Cascio dà voce ada un regista teatrale che accetta inizialmente l'incarico di scrivere una pièce sulla tragica storia del piccolo Di Matteo e per farlo si concentra sui 779 giorni di prigionia del ragazzo. Al termine del racconto, il regista rescinderà il contratto, pregando il direttore del teatro di “credere che nient’altro si cela dietro questa ritirata se non un immenso dolore”<ref>Lo Cascio, cit., p. 136.</ref>. Al racconto in prima persona del registra si alternano passi in cui viene data voce allo stesso Giuseppe, nonché ampi stralci degli atti giudiziari del processo.
* Marina Paterna (con la partecipazione del Collaboratore di Giustizia Mario Santo Di Matteo), ''[[Ho sconfitto la mafia. Io sono vivo!]]'', Mednet, 2017. ISBN 8894365808. Il libro, che prende spunto da incontri con il padre di Giuseppe e da fonti giornalistiche e letterarie, rielabora in forma romanzata e in un ritmo febbrile e incalzante la storia di Giuseppe, ricreando i giorni del sequestro attraverso dialoghi, riflessioni e parole spesso affidati allo stesso Giuseppe. Il filo rosso della narrazione è costituito dal tentativo di una giovane giornalista incinta e del poliziotto suo compagno, di entrare in contatto con il piccolo Giuseppe.
* Dario Levantino, Il giudice e il bambino. Fazi editore, 2024. ISBN 9791255967557<nowiki/>6. Attraverso il genere letterario della fiaba, Dario Levantino ci racconta la storia del piccolo Di Matteo e del suo incontro con il giudice Borsellino in un paradiso fantastico. I giovani lettori possono avvicinarsi al tema della mafia e riflettere su uno degli episodi più crudi della nostra storia.
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=== Iniziative culturali ===
Non sono mancate iniziative culturali a livello locale in ricordo e in onore di Giuseppe. Tra queste, si possono ricordare i due concorsi indetti nel 2011 in alcune scuole, tra cui quelle di Altofonte ''Una stella brilla in ciel'' e ''Giuseppe Di Matteo: La storia e il sogno''. Nell’ambito di questi concorsi, gli alunni si sono cimentati nella stesura di elaborati dedicati proprio al piccolo Giuseppe, per tenerne viva la memoria, e hanno piantato un ulivo di fronte alla [[scuola]] che aveva frequentato.<ref>{{Cita web|url=https://www.antimafiaduemila.com/home/rassegna-stampa-sp-2087084558/cronache-italia/35233-palermo-albero-dulivo-per-ricordare-il-piccolo-giuseppe-di-matteo.html|titolo=Palermo: albero d'ulivo per ricordare il piccolo Giuseppe Di Matteo|autore=Super User|sito=Antimafia Duemila {{!}} Fondatore Giorgio Bongiovanni|lingua=it-IT|accesso=18 febbraio 2023-02-18}}</ref>
 
== Note ==
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== Bibliografia ==
* {{cita libro | autore= Pino Nazio, ''| titolo= Il bambino che sognava i cavalli. 779 giorni ostaggio dei corleonesi''. Da un incontro con Santino di Matteo. | editore= Sovera editore, | anno= 2010. | ISBN= 978-888124925188-812-4925-1}}
* {{cita libro | autore=Alfonso Sabella, ''| titolo= Cacciatore di mafiosi. Le indagini, i pedinamenti, gli arresti''.| città= Milano, | editore= Mondadori, | anno= 2009. | ISBN= 978-880470915288-047-0915-2}}
* {{cita libro | autore=Martino Lo Cascio, ''| titolo= Il giardino della memoria. I 779 giorni del sequestro Di Matteo''. | editore= Mesogea, | anno= 2016. | ISBN= 978-884692161188-469-2161-1}}
* {{cita libro | autore=Marina Paterna (con la partecipazione del Collaboratore di Giustizia Mario Santo Di Matteo), ''| titolo= Ho sconfitto la mafia. Io sono vivo!'', | editore= Mednet, | anno= 2017. | ISBN= 978-889436580188-943-6580-1}}
* {{Cita libro|autore=Renzo Conti|titolo=Cuncuma - Nel voler esprimere la singolarità|anno=2022|editore=Ex Libris|ISBN=978-88-31305-75-4}}
 
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