Utente:Dexter High/Sandbox: differenze tra le versioni

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* L'italianizzazione di termini ormai di uso comune con equivalenti, ad esempio "Mescita" in luogo di [[Bar (pubblico esercizio)|Bar]], "Acquavite" in luogo di [[Brandy]] o di [[Whisky]]. Furono introdotti alcuni termini in sostituzione di altri recentemente entrati a far parte dell'uso comune, come ''sandwich'' che divenne ''tramezzino'', ''cocktail'' che fu trasformato in ''bevanda arlecchina''. Alcuni termini, come ''tramezzino'', sono rimasti in uso nella lingua italiana.
* l'italianizzazione di moltissimi cognomi non italiani (per esempio gli sloveni ''Vodopivec'' in ''Bevilacqua'', ''Russovich'' in ''Russo'', ''Krizman'' in ''Crismani'', ecc. oppure nell'area di Nizza e in Savoia il francese ''Dupont'' divenne ''Del Ponte'', ''Leblanche'', ''Blanc'' e ''Blanqui'' si tramutarono in ''Bianchi'', ''Baudoin'' in ''Baudino'', ''Giraud'' in ''Giraudo'', ''SerratMicha'' in ''SerratiMicca'', ''MichaPellegrin'' in ''MiccaPellegrini'', ''PellegrinPrévost'' in ''PellegriniPrevosto'', ''Serrat'' in ''Serrati'', ''Tuche'' in ''Tucci'', ''Vigneron'' in ''Veneroni'' ecc.), portata avanti dallo Stato italiano.<br>Solo nella [[provincia di Trieste]], ad esempio, furono italianizzati i cognomi di almeno cinquantamila persone prevalentemente di origine [[Slovenia|slovena]] e [[Croazia|croata]]<ref>Paolo Parovel, ''L'identità cancellata. L'italianizzazione forzata dei cognomi, nomi e toponimi nella "Venezia Giulia" dal 1919 al 1945, con gli elenchi delle province di Trieste, Gorizia, Istria ed i dati dei primi {{TA|5 300}} decreti'', Trieste, Eugenio Parovel Editore, 1985. Dell'argomento tratta anche Miro Tasso, ''Un onomasticidio di Stato'', Trieste, Mladika, 2010. Boris Pahor, ''Necropoli'', Roma, Fazi Editore, 2008. Alois Lasciac, invece (''Erinnerungen aus meiner Beamtencarriere in Österreich in den Jahren 1881-1918'', Trieste, Tipografia Editoriale Libraria, 1939), ricorda la precedente situazione di prevaricazione slava sui cognomi italiani.</ref>. Con il Fascismo l'opera divenne sistematica: se si riteneva che il cognome avesse radice latina o italiana, l'italianizzazione (definita in questo caso "restituzione") avveniva d'ufficio, senza richiesta di consenso all'interessato, mentre, se il cognome era chiaramente straniero, l'italianizzazione (qui, "riduzione") era "facoltativa", anche se "raccomandata" spesso sotto minaccia, specie per i funzionari pubblici, ai quali un cognome straniero poteva arrivare a bloccare la carriera.<ref>{{Cita pubblicazione |autore = Barbara Bertoncin |url = http://www.unacitta.it/newsite/intervista_stampa.asp?rifpag=homepaginestoria&id=2162&anno=2011 |titolo = Intervista a Miro Tasso
<!--realizzata da Barbara Bertoncin--> |rivista = Una città |numero = 185 |data = giugno 2011 |accesso = 8 aprile 2015}}</ref>