Cangrande I della Scala: differenze tra le versioni
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La morte di [[Enrico VII di Lussemburgo|Enrico VII]] nell'agosto [[1313]] liberò Cangrande dal suo obbligo di fornire risorse militari e finanziarie all'imperatore e un cambiamento di governo a Padova gli diede il tempo di accumulare un imponente esercito. Con la sua morte però il guelfismo recuperava forza, mentre nell'alta Italia la fazione ghibellina poteva contare solo su quattro grandi città: [[Verona]], [[Milano]], [[Mantova]] e [[Pisa]]. Di queste Verona era la più compatta politicamente, e ben sostenuta dal popolo, e si assunse infatti la responsabilità di assumere la guida della fazione ghibellina.<ref>{{cita libro|M.|Carrara|Gli Scaligeri|1966|Dell'Oglio|Varese}} p.74</ref> Dalla primavera del [[1314]] iniziò ad utilizzare la stessa tattica dei suoi nemici in modo punitivo, bruciando le colture e le città in territorio padovano. La devastazione dei distretti rurali fece decidere al consiglio di Padova di porre fine alla guerra una volta per tutte cercando di prendere Vicenza con forze soverchianti. Venne raccolto un grande esercito sotto il [[podestà]] [[Ponzino de 'Ponzini]], che partì da Padova e marciò per tutta la notte. Il sobborgo di San Pietro a Vicenza venne invaso alle prime ore del mattino del [[17 settembre]] [[1314]].
Cangrande in quel momento era a Verona, ma saputa la notizia partì velocemente con poca scorta a cavallo per raggiungere velocemente Vicenza: egli riuscì a coprire la distanza tra le due città in sole tre ore. Arrivato in città senza esitazione condusse un improvvisato attacco contro gli invasori, che erano ancora nella periferia della città. Lo storico [[Albertino Mussato]], che era con le forze padovane, racconta come questo improvviso assalto rapidamente si sviluppò in un accerchiamento dell'esercito padovano. Cangrande, in piedi sulle staffe, esortò i suoi seguaci a ''uccidere il vile nemico''.
La vittoria di Cangrande fu completa e fu in grado di concludere un trattato di pace nell'ottobre [[1314]], di cui [[Venezia]] fu garante, in cui [[Padova]] riconobbe la sua supremazia veronese su [[Vicenza]].<ref name= Pagina77-78 >{{cita libro|M.|Carrara|Gli Scaligeri|1966|Dell'Oglio|Varese}} p.77-78</ref> Dopo questa vittoria militare migliorò ancora la sua reputazione: riuscì a guadagnare anche la riluttante ammirazione di uomini come Mussato, il quale si opponeva ardentemente a Cangrande per il suo stile autocratico. Si vide in quel momento la qualità per cui divenne popolare, il quasi sconsiderato coraggio in battaglia e la sua magnanimità verso i nemici sconfitti, alcuni dei quali divennero suoi amici. Tra i prigionieri vi furono anche nobili influenti come [[Carraresi|Jacopo da Carrara]] e suo nipote [[Carraresi|Marsilio]]; grandi giocatori e Cangrande della successiva carriera.
E' tra l'altro di questo periodo il massiccio stanziamento, previo consenso degli scaligeri, di popolazioni tedesche nei [[Lessini]] (altopiano, allora quasi spopolato, a nord di Verona), che furono chiamati in seguito [[Cimbri]], anche se una loro presenza era già attestata dall'ottenuta investitura del [[1287]] dal vescovo Bartolomeo della Scala.<ref name= Pagina77-78 />
===Uno strenuo ghibellino===
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