Lingue d'Italia: differenze tra le versioni

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Valore culturale dei dialetti in Italia: elimino ridondanza; piccole correzioni
sposto informazioni sulla diffusione dei dialetti; tempi verbali
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[[Graziadio Isaia Ascoli]], nel ‘’Proemio” del primo volume dell’[[Archivio glottologico italiano]], negli anni 70 del [[XIX secolo]], osservava che alla frammentazione linguistica del paese corrispondeva la secolare mancanza di una capitale accentratrice capace di promuovere un modello linguistico di riferimento per gli altri territori, contrariamente a quanto avvenuto precedentemente in [[Francia]]; oltre a ciò, il glottologo ravvisava l’assenza in Italia di un movimento religioso e culturale, quale fu la [[Riforma protestante]] per la [[Germania]], che permise la circolazione di una lingua omogenea e la diffusione dell’istruzione elementare pur in assenza di un’unione politica e pur esistendo in quel paese una divisione delle [[Chiesa (comunità)|Chiese]]<ref>{{Cita testo|autore=Graziadio Isaia Ascoli|titolo=Proemio|pubblicazione=Archivio Glottologico Italiano|editore=Ermanno Loescher|data=1873|urlcapitolo=https://archive.org/details/archivioglottol05unkngoog/page/n11/mode/2up|numero =1|pp=9-16|accesso=15 luglio 2024}}</ref>. A tali considerazioni, nel [[XX secolo]], [[Tullio De Mauro]] aggiungeva questioni geografiche: non solo i confini politico-amministrativi tra gli stati preunitari, ma anche la discontinuità paesaggistica e naturale avrebbero condizionato i particolarismi regionali e dunque ostacolato l’espansione di una lingua nazionale, favorendo invece l’abbondanza di idiomi locali fortemente differenziati gli uni dagli altri<ref>{{Cita libro|titolo=Storia linguistica dell’Italia unita|autore=Tullio De Mauro|editore=Editori Laterza|città=Bari|anno=1976|annooriginale=1960|volume=I|edizione=4|capitolo=Una lingua d’elezione|pp=16-21}}</ref>.
 
Ad eccezione di taluni idiomi stranieri legati ai moderni flussi migratori, le lingue che vi si parlano comunemente sono in via esclusiva di [[lingue indoeuropee|ceppo indoeuropeo]] e appartenenti in larga prevalenza alla famiglia delle [[lingue romanze]]; sono presenti, altresì, [[Varietà (linguistica)|varietà]] albanesi, germaniche, greche e slave.
 
La lingua ufficiale (''de iure'') della [[Italia|Repubblica Italiana]], l'italiano, discende storicamente dalla variante letteraria del [[Lingua volgare|volgare]] [[dialetto toscano|toscano]], il cui uso in letteratura è iniziato con le cosiddette "Tre Corone" ([[Dante Alighieri|Dante]], [[Francesco Petrarca|Petrarca]] e [[Giovanni Boccaccio|Boccaccio]]) verso il [[XIII secolo]], e si è in seguito evoluto storicamente nella [[lingua italiana]] moderna; questa, con l'eccezione di alcune aree di più tarda italianizzazione<ref>A titolo di esempio, si potrebbe citare la situazione occorrente nel [[Regno di Sardegna]] [[Casa Savoia|sabaudo]]. Nel [[Sardegna|possedimento insulare]] del Regno, il ruolo di lingua tetto era stato adempiuto non dall'italiano, a differenza della vicina [[Corsica]], bensì dalle lingue iberiche fino alla seconda metà del Settecento; fu intorno a tale periodo che l'italiano vi sarebbe stato introdotto ufficialmente per mezzo di norme mirate alla diffusione di detta lingua tra gli isolani: tale manovra ineriva a un allineamento di tale territorio verso l'orbita egemonica del Piemonte, nel quale l'italiano era, invece, [[Editto di Rivoli|già stato eletto]] come lingua ufficiale ben due secoli prima. In [[Valle d'Aosta]] e [[Savoia (regione storica)|Savoia]], al contrario, era e sarebbe stato ancora il francese a occupare a lungo una posizione di prestigio. Cfr. Ines Loi Corvetto, ''I Savoia e le "vie" dell'unificazione linguistica'', in {{Cita libro|autore=Ignazio Putzu, Gabriella Mazzon|anno=2012|titolo=Lingue, letterature, nazioni. Centri e periferie tra Europa e Mediterraneo}}; {{Cita libro|autore=Eduardo Blasco Ferrer, Peter Koch, Daniela Marzo|titolo=Manuale di linguistica sarda|editore=De Gruyter|anno=2017}}; {{Cita libro|autore=Tullio De Mauro|titolo=Storia linguistica dell'Italia unita|città=Bari|editore=Editori Laterza|anno=1991}}</ref>, sarebbe stata ufficialmente adottata come codice linguistico di [[Prestigio (linguistica)|prestigio]] presso i vari [[Stati preunitari]] a partire dal [[XVI secolo]].<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/storia-della-lingua_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|titolo=Enciclopedia Treccani: ''Storia della lingua italiana e del suo utilizzo negli Stati preunitari''}}</ref>
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Dal punto di vista degli idiomi locali preesistenti esclusivamente nel parlato, ne consegue un processo di [[Attrito linguistico|erosione linguistica]] e di minorizzazione, processo accelerato sensibilmente dall'ampia disponibilità di [[Mezzo di comunicazione di massa|mezzi di comunicazione di massa]] in lingua italiana e dalla mobilità della popolazione, oltre ad una scarsa volontà politica di riconoscere una minima valenza culturale ai "dialetti". Questo tipo di cambiamenti e volontà politica ha ridotto sensibilmente l'uso degli idiomi locali, molti dei quali sono ormai considerati [[lingua in pericolo|in pericolo di estinzione]], principalmente a causa dell'avanzare della [[lingua italiana]] anche nell'ambito strettamente sociale e relazionale<ref>{{Cita web|url=https://www.treccani.it/enciclopedia/dialetti_(Enciclopedia-dell'Italiano)/|titolo=Dialetti|sito=Treccani|lingua=it|accesso=20 marzo 2024}}</ref>.
<br />Secondo l'Istat,<ref>{{cita web|url= https://www.istat.it/it/archivio/207961|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e di altre lingue in Italia|sito=istat}}</ref><ref>{{Cita testo|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e delle lingue straniere|pubblicazione=Istat.it|editore=Istat|data=27 dicembre 2017|url=https://www.istat.it/it/files/2017/12/Report_Uso-italiano_dialetti_altrelingue_2015.pdf|formato=pdf|accesso=10 aprile 2025}}</ref>, nel 2015 il 45,9% degli italiani parlaparlava in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alternaalternava con ununa dialetto o linguavarietà locale, il 14% si esprimeesprimeva esclusivamente nell'idioma locale, mentre il resto ricorrericorreva a un'altra lingua. Tullio De Mauro, intervistato dal quotidiano [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] il 29 settembrenel 2014, affermava che l'uso alternante di italiano e dialetto (con riferimento ai dialetti dell'Italia, non ai dialetti dell'italiano) arrivava allora al 44,1% e coloro che adoperanoadopervaano solo l'italiano eranoeravano il 45,5%.<ref>{{cita web|titolo=Intervista di Francesco Erbani del 29 settembre 2014|url=http://www.repubblica.it/cultura/2014/09/29/news/tullio_de_mauro_gli_italiani_parlano_anche_in_dialetto-96922903/|sito=La Repubblica}}</ref>
 
== Lingue territoriali ==
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Dagli anni 2000, con l’uso dei “dialetti” accolto nella comunicazione pubblica stilisticamente vivace, come è accaduto nella strategia di marketing di aziende grandi e piccole, si è assistito al sempre più frequente ricorso di questo rinnovato strumento linguistico tra le tifoserie [[ultras]] per quanto riguarda la scrittura degli striscioni, che restano prevalentemente in italiano, per diffondere a livello nazionale la propria identità locale<ref>{{Cita web|autore=Francesco Montuori|url=https://www.treccani.it/magazine/lingua_italiana/speciali/Ultras/S_Montuori.html|titolo=Perché gli ultrà non scrivono (quasi mai) in dialetto|sito=Treccani.it|editore=Istituto della Enciclopedia Italiana|data=5 novembre 2024|accesso=16 aprile 2025}}</ref>.
 
Secondo l'Istat,<ref>{{cita web|url= https://www.istat.it/it/archivio/207961|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e di altre lingue in Italia|sito=istat}}</ref><ref>{{Cita testo|titolo=L'uso della lingua italiana, dei dialetti e delle lingue straniere|pubblicazione=Istat.it|editore=Istat|data=27 dicembre 2017|url=https://www.istat.it/it/files/2017/12/Report_Uso-italiano_dialetti_altrelingue_2015.pdf|formato=pdf|accesso=10 aprile 2025}}</ref> nel 2015 il 45,9% degli italiani parla in modo esclusivo o prevalente l'italiano, il 32,2% lo alterna con un dialetto o lingua locale, il 14% si esprime esclusivamente nell'idioma locale, mentre il resto ricorre a un'altra lingua. Tullio De Mauro, intervistato dal quotidiano [[La Repubblica (quotidiano)|La Repubblica]] il 29 settembre 2014, affermava che l'uso alternante di italiano e dialetto (con riferimento ai dialetti dell'Italia, non ai dialetti dell'italiano) arrivava allora al 44,1% e coloro che adoperano solo l'italiano erano il 45,5%.<ref>{{cita web|titolo=Intervista di Francesco Erbani del 29 settembre 2014|url=http://www.repubblica.it/cultura/2014/09/29/news/tullio_de_mauro_gli_italiani_parlano_anche_in_dialetto-96922903/|sito=La Repubblica}}</ref>
 
== Situazione giuridica ==