Belluno: differenze tra le versioni
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Il 24 ottobre [[1917]], giorno della [[Battaglia di Caporetto|disfatta di Caporetto]], aprì il cosiddetto ''an de la fan'' (anno della fame) a Belluno. Più di 5000 cittadini e parte della giunta fuggirono dalla città, che fu interessata nei giorni successivi dal passaggio delle truppe italiane in rotta, che fecero saltare il viadotto ferroviario sull'[[Ardo (torrente)|Ardo]] e il ponte sul [[Piave]]. Il 10 novembre entrarono in città le truppe austriache che, lacere e affamate, saccheggiarono la città. Perfino la copertura di rame dell'angelo sul campanile del Duomo venne asportata, creando un danno ancora attuale alla statua, cioè delle infiltrazioni di acqua.
Il nuovo governo cittadino [[austria]]co assegnò ad ogni cittadino una carta di legittimazione per il riconoscimento personale. La chiusura di scuole e società culturali, oltre che l'accanimento dei soldati contro biblioteche e quadri, cercava di nascondere il passato per combattere l'idea di nazione italiana. Migliaia di contadini dovettero lavorare per gli invasori nei campi, ma a questa imposizione il popolo rispose mangiando di notte le patate coltivate. I comitati cittadini, i parroci, i maestri si adoperarono per la comunità, anche se al nuovo vescovo [[Giosuè Cattarossi]] venne impedita la visita pastorale. All'inizio di dicembre si insediò in città il comandante di distretto [[Karl von Kantz]]: egli si comportò in modo equilibrato, senza infierire sulla popolazione, che apprezzò il suo comando. In città vennero collocati dei servizi logistici degli invasori, come l'[[
Il 1º febbraio [[1918]] l'[[imperatore d'Austria]] [[Carlo I d'Austria|Carlo I]] si recò a Belluno per galvanizzare le truppe, ma trovo la città semideserta e sotto coprifuoco. Dopo la vittoria [[italia]]na nella [[Battaglia del solstizio]] del giugno 1918, gli invasori fuggirono dalla città la notte del 30 ottobre, a circa un anno di distanza dal loro insediamento. Il giorno successivo il generale [[Giuseppe Vaccari]] liberò la città.
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