Liutprando: differenze tra le versioni

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Accentuò il carattere sacro del Palazzo regio (''sacrum palatium'') e la centralità della [[Capitale (città)|capitale]]. [[Pavia]], sede del re, della corte e dell'annuale assemblea del popolo, venne arricchita da costruzioni adatte a sottolinearne la funzione. Già i re della [[Bavarese (dinastia)|dinastia Bavarese]] avevano eretto edifici di rappresentanza; Liutprando diede ulteriore impulso all'attività, facendo di Pavia anche la capitale architettonica del regno.
 
Ristrutturò con leggi apposite le cariche dei funzionari regionali, definendone la gerarchia e le funzioni per ottenere una più giusta amministrazione della giustizia, una più completa registrazione degli obblighi militari e una più stabile sicurezza interna. Lo [[sculdascio]] amministrava la giustizagiustizia in un villaggio; i decani e i ''saltarii'' erano responsabili di un distretto rurale e i sindaci di una città. Entrambi erano sottoposti agli ''iudices'', ovvero [[duca|duchi]] e [[gastaldo|gastaldi]] che esercitavano il dominio su una ''civitas'' (città sede vescovile) e sul suo contado. Gli ''iudices'' rispondevano direttamente al re, vertice dell'intero sistema. Il potere di Liutprando si fondò anche sul rafforzamento del [[demanio]] regio, fonte di sostentamento per la corte e per l'intera struttura amministrativa che da essa dipendeva.
 
La sua personalità e l'organizzazione che diede al regno segnarono un periodo aureo dell'Italia longobarda, evidente anche ai contemporanei che potevano paragonare la solidità del dominio di Liutprando ai conflitti che avevano caratterizzato gli anni precedenti. Tale istanza di stabilità venne ribadita da Liutprando anche quando accettò l'associazione al trono di suo nipote [[Ildebrando]], nel [[737]]. L'iniziativa fu presa dalla nobiltà longobarda in occasione di una grave malattia del re, che aveva sposato Guntruda, figlia del duca di [[Baviera]] Teodeberto (l'antico protettore di suo padre [[Ansprando]]), ma non aveva avuto figli maschi. Secondo quanto riferisce [[Paolo Diacono]], Liutprando reagì dapprima infuriandosi, ma poi riconoscendo la necessità di quell'atto per garantire una successione pacifica.
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Fin dal suo primo anno di regno intervenne sul [[Diritto longobardo|''corpus'' legislativo longobardo]], emanando sei norme giuridiche di integrazione all'[[Editto di Rotari]]. Tra il [[713]] e il [[735]] promulgò altre centocinquantatré leggi, divenendo dopo [[Rotari]] il più attivo legislatore longobardo. Introdusse riforme legali ispirate al [[diritto romano]] e le nuove leggi occupano contenute in dodici volumi. Rese efficienti i [[tribunale|tribunali]] (Corti di giustizia) e modificò la tradizione longobarda del ''[[guidrigildo]]'', ovvero del denaro dato in risarcimento per offese o omicidi, aggiungendo alla pena pecuniaria anche la confisca dei beni del reo (di cui una metà andavano ai parenti della vittima, l'altra metà nelle casse reali).
 
I tanti provvedimenti miravano sia a rimediare a carenze del diritto longobardo, sia ad adempiere a quella che considerava una sua funzione primaria: adempiere alla volontà divina. Secondo le sue parole, "le leggi che un principe cristiano e cattolico ha deciso di stabilire e valutare con saggezza non le ha concepite nell'animo, ponderate nella mente e rese proficuamente compiute con le opere per la propirapropria previdenza, ma per volontà e ispirazione di Dio, perché il cuore del re è nelle mani di Dio" (prologo alle ''Liutprandi Leges'' raccolte nelle ''Leges Langobardorum'').
 
L'attività di redazione e di promulgazione delle nuove leggi erano eventi che rafforzavano l'unità dei Longobardi, poiché avvenivano in occasione dell'assemblea del popolo che si teneva ogni anno a [[Pavia]] il primo marzo. Liutprando presentava le nuove leggi come frutto di un accordo con i [[duca|duchi]] e i [[gastaldo|gastaldi]] e si mostrava all'assemblea dei suoi guerrieri come il saggio signore, guidato da Dio, di un regno saldo e coeso.
 
Obiettivo generale dell'attività legislativa fu garantire la certezza del diritto, per ridurre i rischi di conflitti interni. Operò quindi in particolare negli ambiti più frequentemente forieri di contrapposizioni: il diritto di famiglia, la compravendita e il furto di cavalli, la validità dei documenti, il diritto di pegno. Favorì l'attività dei giudici per ottenere sentenze rapide e si prodigò per i deboli, senza limitarsi ad affermazioni di principio: tutelò dal rischio di perdita di beni i minorenni e le donne libere, difese i debitori dagli interventi troppo brutali dei creditori, proibì la vendita di ex liberi come schiavi al di fuori dell'Italia, difese l'integriàintegrità del matrimonio tra i membri delle classi inferiori ([[aldio|aldii]] e schiavi).
 
Tutelò la [[Chiesa cattolica]], nella quale ormai si riconosceva la stragrande maggioranza dei Longobardi, riconoscendo tra l'altro alle chiese l'inviolabilità, ponendo le monache sotto la sua diretta e particolare protezione, vietando alcune pratiche [[paganesimo|pagane]] e introducendo nel diritto matrimoniale longobardo le prescrizioni del [[diritto canonico]].
 
Per rafforzare la tutela del [[demanio]] regio, emanò norme che impedivano ai [[gastaldo|gastaldi]] e agli altri amministratori l'alienazione di beni pubblici senza la sua esplicita autorizzazione.
 
===Le campagne militari===
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Insediatosi dopo un periodo di guerre civili, in un primo momento perseguì una politica di pacificazione con l'[[Impero bizantino]] e con [[Roma]], tanto da costringere il [[Ducato di Spoleto|duca di Spoleto]], [[Faroaldo II]], a restituire ai bizantini il porto [[Ravenna|ravennate]] di Classe ([[712]]-[[713]]). Ancora nel [[715]] sembrò voler rimanere nel solco del trattato di pace siglato nel [[680]] con Bisanzio da [[Pertarito]] e [[Cuniperto]]: come atto di amicizia e di devozione verso il nuovo papa, [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], gli restituì il patrimonio delle [[Alpi Cozie]], che era stato nuovamente confiscato dopo la morte di [[Ariperto II]].
 
La debolezza dell'[[Impero bizantino]], sconvolto dalle lotte dinterneinterne seguite alla fine della dinastia di [[Eraclio I di Bisanzio|Eraclio I]] ([[711]]), favoriva l'allontanamento delle province italiane, provate da un'insostenibile pressione fiscale. Un'inazione, da parte di Liutprando, avrebbe a quel punto potuto alienargli il sostegno popolare, sempre inclicneincline, tra i Longobardi, a non lasciar cadere lo spirito guerriero che li aveva sempre caratterizzati. La facilità stessa del colpo di mano su Classe aveva dimostrato come la situazione fosse favorevole a una ripresa dell'espansione ai danni dei domini bizantini in Italia. Nel [[717]] quindi, sfruttò l'attacco degli [[Arabi]] all'impero per attaccare a sua volta [[Ravenna]] e saccheggiare Classe. Contemporaneamente, e con un'azione concertata con lui, il [[Ducato di Spoleto]] occupò [[Narni]] e quello di [[Ducato di Benevento]] si impadronì di [[Cuma]]. I colpi di mano portarono all'interruzione dei contatti tra [[Roma]] e gli altri possedimenti bizantini in Italia, ma gli esiti furono di breve durata: presto Liutprando si ritirò a nord, mentre il [[Ducato di Napoli|duca bizantino di Napoli]], [[Giovanni I di Napoli|Giovanni I]], riconquistò Cuma.
 
In seguito ([[726]]) Liutprando sfruttò le agitazioni causate dalla politica [[Iconoclastia|iconoclasta]] dell'imperatore bizantino [[Leone III di Bisanzio|Leone III]] per intraprendere una nuova campagna. Bisanzio appesantì la pressione fiscale anche sul papato, che avrebbe voluto ricondurre sotto un suo più pieno controllo. [[Papa Gregorio II]] si pose a capo delle rivolte contro l'[[Impero bizantino]], che divamparono in larga parte dell'[[Esarcato d'Italia]]; tra il [[727]] e il [[728]] si sottomisero a Liutprando diverse località fortificate dell'[[Emilia]] ([[Frignano (territorio)|Frignano]], [[Monteveglio]], [[Busseto]], [[San Giovanni in Persiceto|Persiceto]]) e la ben più importante [[Osimo]], nella [[Pentapoli bizantina|Pentapoli]]. Liutprando, presentandosi come difensore del papato e accentuando la sua devozione cattolica, attraversò il fiume [[Po]] e occupò la regione a sud di [[Ravenna]], compresa [[Bologna]].
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Nell'Italia centromeridionale si era intanto rafforzato il legame tra il [[Stato Pontificio|Papato]] e i ducati di [[Ducato di Spoleto|Spoleto]] e di [[Ducato di Benevento|Benevento]], che cercavano nel papa un appoggio alle loro ambizioni di indipendenza da [[Pavia]]. Nel [[729]], con un rovesciamento di alleanze, Liutprando scese a patti con l'[[esarca]], [[Eutichio (esarca)|Eutichio]]: un accordo rivolto, nella prospettiva del re, contro i duchi autonomisti e, in quella dell'esarca, contro il papa "ribelle" a Bisanzio. Liutprando marciò su [[Spoleto]] e ottenne la sottomissione dei duchi [[Trasmondo]] di Spoleto e [[Romualdo II di Benevento]], che gli giurarono fedeltà e gli offrirono ostaggi come pegno. Poi si portò sotto le mura di [[Roma]], per poter trattare da una posizione di forza con il papa. Incontrò [[Papa Gregorio II|Gregorio II]], al quale attestò la sua devozione, e si recò in preghiera sulla [[Tomba di Pietro]]. Orchestrò poi la riappacificazione tra il papa e l'esarca, sancendo così un dominio senza precedenti nella storia del regno longobardo: non soltanto esercitava un effettivo potere su tutti i [[ducati longobardi]], ma era anche arbitro delle poche e divise aree bizantine rimaste in [[Italia]] (l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato di Ravenna]] e [[Roma]]), cadute in una condizione di confusione.
 
Intorno al [[732]], mentre Liutprando si trovava a [[Benevento]] per raiffermareriaffermare l'autorità del potere centrale sul riottoso [[Ducato di Benevento|ducato]], suo nipote [[Ildebrando]] e il [[Ducato di Vicenza|duca di Vicenza]] Peredeo riuscirono a espugnare la stessa [[Ravenna]]. La conquista, che sembrava preludere all'unificazione dell'intera [[Italia]] sotto la corona longobarda, si rivelò però per il momento effimera: dopo breve tempo la flotta di [[Repubblica di Venezia|Venezia]], chiamata in aiuto dal nuovo papa [[Papa Gregorio III|Gregorio III]], riportò la capitale dell'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]] sotto l'autorità bizantina. Peredeo cadde e Ildebrando fu fatto prigioniero, ridando slancio ai bizantini; il duca bizantino di [[Perugia]], Agatone, tentò la riconquista di [[Bologna]], ma venne duramente sconfitto dall'esercito longobardo (benché Liutprando fosse ancora a [[Benevento]]).
 
Nel [[743]] siglò una pace ventennale con il [[papa Zaccaria]], con l'obiettivo di isolare i domini bizantini. Invase quindi l'[[Esarcato d'Italia|Esarcato]], occupò [[Cesena]] e assediò [[Ravenna]]. Zaccaria intervenne tuttavia come mediatore e, appellandosi alla religiosità del sovrano, indusse Liutprando a conservare lo ''status quo''.
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===La politica religiosa e la [[Donazione di Sutri]]===
Definiva se stesso ''re cattolico'' e i Longobardi ''popolo cattolico'' e si adoperò per il rafforzamento della [[Chiesa cattolica|Chiesa]]. Accanto all'attività legislativa, favorì il consolidamento delle strutture eccesiasticheecclesiastiche. Istituì la diocesi di [[Ceneda]] e si propose come mediatore nei conflitti che opponevano, in [[Toscana]], quella di [[Arcidiocesi di Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino|Siena]] ad [[Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro|Arezzo]] e quella di [[Arcidiocesi di Lucca|Lucca]] a [[Diocesi di Pistoia|Pistoia]].
 
Fu il primo re longobardo ad avere una cappella palatina, dove ogni giorno veniva tenuto il servizio divino. IstituiìIstituì chiese e monasteri; fondò quello di [[San Pietro in Ciel d'Oro]] a [[Pavia]] e sostenne quello del [[Monte Bardone]]. La religione cattolica divenne un nuovo elemento di coesione del regno, essendo ormai la fede comune tanto dei dominatori longobardi quanto dei sudditi romanici.
 
Nel [[728]], nel quadro della sua campagna espansionista ai danni dei domini [[Impero bizantino|bizantini]], occupò le fortificazioni di [[Sutri]], nella parte settentrionale del [[ducato romano]]. Dopo cinque mesi, e in seguito alle pressanti insistenze del [[Papa Gregorio II]], donò il borgo e alcuni castelli "agli apostoli [[San Pietro apostolo|Pietro]] e [[Paolo di Tarso|Paolo]]. Si trattava del primo nucleo del potere territoriale della [[Chiesa cattolica]], passato alla storia come [[Donazione di Sutri]].
 
===La politica estera===
Dopo la morte di [[Pertarito]] i sovrani longobardi avevano dedicato scarse attenzioni alle relazioni con gli altri regni europei. Liutprando, al contrario, già prima di salire al trono aveva maturato ampia esperienza sia del Ducato di [[Baviera]], sia del regno [[Franchi|franco]]. Una volta salito sul trono, intervenìintervenne - unico tra i sovrani longobardi - più volte nelle vicende politiche europee, mirando soprattutto a mantenere un equilibrio di pace - ma che lo vedeva comunque protagonista - con i popoli confinanti (Franchi e [[Avari]]).
 
Nel [[717]] intervenne nei contrasti interni della [[Baviera]], sostenendo il fratello di sua moglie Guntrude, Ucberto, anche occupando alcune fortificazioni di confine nel territorio di [[Merano]].
 
Con il regno dei [[Franchi]], nominalmente governato dai [[Merovingi]] ma di fatto dai [[Maggiordomo di palazzo|maggiordomi di palazzo]] [[Carolingi]], i rapporti furonifurono inizialmente tesi, a causa della tradizionale ostilità tra questi e i [[Bavari]] alleati di Liutprando. La situazione mutò quando [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]], nel [[725]], intervenne a sua volta nei conflitti interni bavaresi e sposò una nipote di Guntrude. Tra il maggiordomo di palazzo franco e Liutprando prese forma uno stretto legame che si consolidò, intorno al [[730]], in un'alleanza formale (''amicitia'').
 
Il legame con [[Carlo Martello (dinastia dei Carolingi)|Carlo Martello]] venne rafforzato nel [[737]], quando il sovrano ''de facto'' dei [[Franchi]] inviò a [[Pavia]] suo figlio [[Pipino il Breve|Pipino]] affinché Liutprando lo adottasse. Il re lo accolse benevolmente, lo fece rasare all'uso longobardo e lo rimandò al padre con ricchi doni. L'episodio rappresentò un passaggio fondamentale nella storia dei Franchi: attraverso quell'adozione Pipino divenne figlio di re e quindi legittimato, nell'ottica del tempo, ad assumere formalmente il trono a danno della [[Merovingi|dinastia Merovingia]] (cosa che fece nel [[751]]).