Economia della Repubblica Democratica Tedesca: differenze tra le versioni
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==Settori dell'economia==
=== Agricoltura ===
[[File:Bundesarchiv Bild 183-1987-0122-023, Infografik, Landwirtschaft der DDR Getreideerträge.jpg|thumb|Un manifesto propagandistico del 1987 che mostra l'aumento della produzione agricola dal 1981 al 1983 e il 1986.]]Il settore agricolo della Germania orientale occupava una posizione particolare all'interno del sistema economico, pur essendo completamente integrato. Nel 1985 l'agricoltura e la silvicoltura impiegavano il 10,8% della forza lavoro, ricevevano il 7,4% degli investimenti lordi in capitale e contribuivano per l'8,1% al prodotto netto del Paese.<ref name=":11">{{Cita|Burant 1988|p. 138}}.</ref> Nonostante la produzione agricola non riuscisse a soddisfare la domanda interna rendendo necessaria l'importazione, gli ottimi raccolti del 1984 e del 1985 ridussero notevolmente la dipendenza della Germania Est dalle importazioni.<ref name=":11" />
A parte alcuni piccoli appezzamenti privati a gestione familiare, l’agricoltura era stata interamente [[Collettivizzazione|collettivizzata]] dopo la seconda guerra mondiale.<ref name=":11" /> Al 1º luglio 1954, si contavano 4.974 fattorie collettive, con 147.000 membri, che coltivavano il 15,7% delle terre arabili. Le fattorie collettive godevano di un'autonomia formale e avevano un'importanza maggiore rispetto alle normali fattorie statali,<ref name=":11" /> ma erano comunque subordinate al Consiglio dei Ministri tramite il Ministero dell’Agricoltura, delle Foreste e dell’Alimentazione. Nel 1984 occupavano circa l'85,8% della superficie agricola totale, mentre le aziende agricole statali ne detenevano solo il 7%.<ref name=":12">{{Cita|Burant 1988|p. 139}}.</ref> Gli altri terreni del settore agricolo socialista, che nel 1984 costituivano il 95% dei terreni totali, erano detenuti da cooperative orticole e da varie altre unità specializzate.<ref name=":12" /> Un articolato sistema di relazioni legava le fattorie ad altre cooperative e alle industrie di trasformazione dei prodotti agricoli.
Esistevano tre tipi di aziende agricole collettive, il tipo I, II e III: nelle aziende agricole di tipo I, solo i terreni arati dovevano essere utilizzati collettivamente mentre tutte le altre terre e risorse produttive venivano lasciate all'uso individuale dei membri.<ref name=":12" /> Nelle fattorie di tipo II, tutti i terreni agricoli venivano utilizzati collettivamente, tranne i piccoli appezzamenti privati tenuti da ogni famiglia, che doveva però cedere tutti i macchinari e le attrezzature necessarie.<ref name=":12" /> Le aziende agricole di tipo III erano completamente collettivizzate: tutte le risorse produttive (compresi i terreni arati, le foreste, i prati, le risorse idriche, i macchinari e gli immobili), ad eccezione di piccoli appezzamenti privati e di alcuni capi di bestiame, venivano utilizzate collettivamente.<ref name=":12" /> Per entrare a far parte di un collettivo di tipo III, un agricoltore doveva contribuire con beni - strutture, bestiame e macchinari - di un determinato valore, che diventavano proprietà dell'organizzazione.<ref name=":12" /> I membri il cui patrimonio non era sufficiente a soddisfare questo requisito potevano dare il loro contributo obbligatorio con il reddito guadagnato in un determinato periodo di tempo.<ref name=":12" /> I lavori sugli appezzamenti privati dovevano essere svolti solo in orario extra-lavorativo, e i proprietari di appezzamenti privati potevano venderli e lasciarli in eredità.<ref>{{Cita|Burant 1988|pp. 139-140}}.</ref>
In tutte le fattorie collettive della Germania Est, la distribuzione del reddito residuo — dopo i contributi obbligatori a vari fondi specializzati — si basava sulla quantità di terra conferita da ciascun membro e sulla quantità di lavoro svolto per il collettivo.<ref name=":13">{{Cita|Burant 1988|p. 140}}.</ref> La proprietà terriera individuale restava garantita da una base giuridica: in caso di esproprio per usi industriali, i membri ricevevano un indennizzo.<ref name=":13" />
Ogni agricoltore collettivo era tenuto a contribuire con una quantità minima di lavoro annuale, stabilita dall'assemblea generale dei membri, e chi non rispettava questa soglia subiva penalizzazioni sul reddito.<ref name=":13" /> In linea con la politica del SED, tale norma mirava a garantire che le energie dei membri fossero rivolte prioritariamente al lavoro collettivo, piuttosto che ai propri appezzamenti privati.<ref name=":13" /> Nel 1980, solo circa 10 000 agricoltori operavano in cooperative di tipo I e II, mentre la stragrande maggioranza apparteneva invece alle aziende di tipo III, preferite dal partito.<ref name=":13" />
Negli anni Settanta e nei primi anni Ottanta, l’agricoltura della RDT seguì una tendenza alla fusione: cooperative e aziende statali si unirono in grandi unità da 4 000–5 000 ettari. Nacquero così i "Dipartimenti cooperativi di produzione vegetale" (''Kooperative Abteilungen der Pflanzenproduktion'', KAP), che includevano anche impianti di trasformazione alimentare e divennero la forma predominante nella produzione agricola.<ref name=":13" /> Parallelamente, si sviluppò una crescente specializzazione anche nell'allevamento.<ref name=":13" />
Nel 1982, il governo della RDT annunciò una riforma agricola con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita nelle aree rurali e aumentare l’autonomia delle cooperative agricole. Il programma prevedeva una maggiore integrazione tra produzione vegetale e allevamento, in particolare per ottimizzare la pianificazione dei mangimi, oltre a incentivi per le cooperative e un moderato sostegno al settore privato.<ref name=":13" />
=== Industria ===
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